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Newsletter dell'Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Giugno 2012 — 1 |
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Gentile , Meno di un anno fa, non poche voci auspicavano un deciso ridimensionamento delle celebrazioni per il Giubileo di Diamante di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Adducevano non solo l'incombente crisi economica, ma anche ragioni di fondo. Lo spirito moderno, secondo loro, è ormai diventato insensibile al cerimoniale monarchico. Taluni repubblicani prevedevano perfino un clamoroso "fiasco", tale da vibrare il colpo di grazia all'anacronistica monarchia windsoriana. Invece... "incollati alla tv come in una fiaba", come ha titolato un quotidiano londinese, milioni di persone, e non solo in Gran Bretagna, hanno seguito le sfarzose cerimonie del Diamond Jubilee di Sua Graziosa Maestà. Alla Regata Reale sul Tamigi, per esempio, erano presenti più di un milione di spettatori, nonostante la pioggia battente. Qualcosa di simile era già successo nel 2002 in occasione dell'ultimo addio alla popolare Queen Mum, la Regina Madre, entrata nella storia con fastose esequie degne di regine di altri tempi. E, più recentemente, le solennità del Golden Jubilee avevano richiamato un'attenzione che aveva perfino superato quella suscitata dal mondiale di calcio dello stesso anno, nonostante le solite voci avessero previsto che sarebbe stato un "non-event". Cosa c'è nella monarchia inglese che affascina l'immaginazione pubblica? È il saper utilizzare alla perfezione il linguaggio dei simboli. Ne parlava il prof. Plinio Corrêa de Oliveira in un articolo pubblicato nel 1957 dalla rivista Catolicismo, che pubblichiamo con le illustrazioni originali. Mentre un milione di persone acclamavano la Regina Elisabetta II sulle rive del Tamigi, domenica 3 giugno, un milione di persone acclamavano Papa Benedetto XVI nel parco di Bresso (MI), in occasione della Messa pontificia di chiusura del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Cosa hanno in comune queste due celebrazioni, oltre alla loro coincidenza temporale? Ne parliamo in un'analisi redazionale trascritta dopo l'articolo di Plinio Corrêa de Oliveira. Per qualche riflessione sul simbolismo, tratte da una cena informale del prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel 1992, potete invece consultare questo link: Cordialmente,
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Il ruolo dei simboli, la pompa e la ricchezza nella vita umana
di Plinio Corrêa de Oliveira
Cosa dobbiamo pensare di queste critiche? Più profondamente, il fasto monarchico costituisce una mera reliquia del passato, un anacronismo senza valore che va, quindi, rimpiazzato? Il quesito è mal posto. Noi dobbiamo agire non secondo i capricci di questo o quel secolo, ma secondo l'ordine stabilito da Dio nella creazione. La Provvidenza ha voluto che ci fossero nella natura i materiali belli e preziosi con i quali l'ingegno umano, rettamente animato da un desiderio di bellezza e di perfezione, producesse i gioielli, i velluti, le sette, in altre parole tutto quanto serve per l'ornamento dell'uomo e della società. Immaginare un'ordine sociale, qualunque sia la forma di governo, in cui tutte queste cose fossero proscritte come intrinsecamente cattive, implicherebbe rigettare doni preziosi concessi dalla Provvidenza per la perfezione morale dell'umanità. D'altronde, Dio ha dato all'uomo la possibilità di esprimere, a traverso gesti, riti e forme protocollari l'alta nozione che egli ha della sua propria dignità, come figlio di Dio. E, ancor di più, di manifestare la sublimità delle funzioni di governo, spirituale o temporale, che a volte è chiamato ad esercitare. Questo perché l'autorità ha origine non nell'uomo ma in Dio stesso. La dignità intrinseca a quella funzione va manifestata in modo tangibile. Perciò il lusso e la pompa costituiscono elementi naturali nella vita di un popolo civile. Queste risorse decorative hanno quindi una funzione sociale. Esse furono fatte per adornare la tradizione, il potere legittimo, gli autentici valori sociali, e non per diventare il privilegio di arrampicatori, di nouveaux riches che ostentano la loro opulenza — alla quale niente li ha preparati — in locali notturni, casinò e alberghi di lusso. E tanto meno per rimanere chiusi in musei come incompatibili con la funzionalità e con il lugubre pragmatismo di una certa modernità. Intese in questo modo, le risorse decorative hanno un'ammirevole funzione culturale, didattica e pratica della più alta importanza per il bene comune della società. * * *
Nel balcone del palazzo di Buckingham la Regina, il Duca di Edimburgo e due loro figli si offrono al tripudio della folla. Secoli di gusto, raffinatezza, potere e ricchezza hanno pazientemente prodotto questi magnifici gioielli, questi meravigliosi indumenti, questa perfezione di portamento e di espressioni fisionomiche. Considerato appena il comfort del corpo, possiamo immaginare che la Regina forse avrebbe preferito starsene in vestaglia e ciabatte, comodamente seduta davanti al caminetto a fare la maglia. E che il Duca forse avrebbe preferito rilassarsi in una piscina, lasciando i bambini a giocare in giardino. Ma loro sanno che, vista la carica che ricoprono, certe cose si possono fare solo in privato. Questi atteggiamenti forse si addicono a un pastore alle prese col suo gregge di essere irrazionali, ma non a un capo di governo che sollecita il rispetto di un popolo intelligente. Gli animali si possono condurre col bastone e con la carota. Ma gli uomini esigono convinzioni, princìpi e, dunque, simboli che li esprimano. Quando la Famiglia Reale si mostra al balcone di Buckingham, simboleggia la dottrina dell'origine divina dell'autorità, simboleggia la grandezza della nazione, il valore dell'intelligenza e del buongusto della cultura inglese. E la folla applaude. Da tutto il mondo giungono persone desiderose di contemplare questa manifestazione della grandezza britannica. E, alla fine della cerimonia, se ne tornano a casa commentando: "Che grande istituzione! Che grande cultura! Che grande paese!"
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La seconda fotografia mostra invece la Regina Elisabetta in abbigliamento quotidiano, durante una trasmissione radiofonica alla BBC. Spesso le esigenze della vita moderna richiedono abiti più semplici e pratici. Niente di male. Cosa succederebbe, però, se ella si mostrasse sempre in questi panni davanti al suo popolo? Cosa succederebbe se ella rinunciassi definitivamente agli abiti da cerimonia e ai gioielli della Corona? Se ella rinunciasse a utilizzare nelle occassioni solenni la magnifica carrozza dorata trainata da cavalli bianchi? Quanti accorrerebbero a vederla? E, vedendola, quanti penserebbero alle glorie dell'Inghilterra? Più probabilmente, le poche persone accorse esclamerebbero: "Che signora simpatica!" La raffinatezza e la distinzione della Regina sarebbero oscurate in grande parte dalla banalità dell'abbigliamento. E, giacché ci sono tante signore simpatiche nelle nostre città, tutto sommato ella non attirerebbe tanto l'attenzione. O ammirevole, legittimo e profondo potere dei simboli! Solo li nega chi non li comprende. O chi vuole distruggere le alte realtà che questi simboli raffigurano. Guai al paese in cui, indipendentemente dalla forma di governo, l'opinione pubblica si lascia fuorviare da volgari demagoghi che divinizzano la banalità e simpatizzano appena con ciò che è comune, inespressivo, triviale...
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Una incontenibile sete di splendore
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