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TFP NEWSLETTER 22 SETTEMBRE 2022 |
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Gentile ,
Quattro miliardi di persone hanno seguito le esequie della Regina d’Inghilterra. Un numero davvero impressionante che pone almeno una domanda: come mai un’istituzione data per morente, la monarchia, suscita ancora oggi così tanta ammirazione? Una risposta potrebbe essere questa: anche se inconsciamente, una grande moltitudine di persone sente che l’essere umano è fatto per qualcosa di più grande - già su questa terra - che non appena per il solo vivere, produrre e consumare. Questa ricerca di qualcosa di più grande, di più sublime, è un’aspirazione universale che la Rivoluzione non è riuscita a spazzare via. Tanto che se ne discute anche in Paesi identificati da tempo con questa mentalità materialista del vivere per produrre e consumare. Un esempio lampante sono gli Stati Uniti d’America. Ma il dibattito, pur necessario, rischia di offrire false soluzioni. Non sarà un nazional-conservatorismo a risolvere i problemi. No. Ci vuole un ritorno alla tradizione cristiana.
Cordialmente
Samuele Maniscalco
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COME IL MARXISMO HA ROVINATO L’ISTRUZIONE IN ITALIA
di Julio Loredo
Sulla scia della rivoluzione bolscevica del 1917 in Russia, diversi pensatori marxisti iniziarono a esplorare le possibilità per replicarla in Occidente. Giunsero rapidamente alla conclusione che da noi fosse impraticabile. Era necessaria una nuova strategia. Gli sforzi più importanti in questo senso furono portati avanti dalla cosiddetta Scuola di Francoforte. Ma chi favorì una svolta cruciale fu il lavoro di Antonio Gramsci, cofondatore del PCI. Ampliando il concetto marxista di egemonia, Gramsci ne esplorò gli aspetti culturali, sviluppando le basi di quella che poi divenne nota come Rivoluzione culturale. Secondo lui, la sinistra doveva controllare alcuni settori chiave della società: l’istruzione, la cultura e la magistratura. Le trasformazioni politiche, sosteneva Gramsci, sarebbero arrivate in seguito come naturale conseguenza di questi cambiamenti nella cultura.
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CI VUOLE UN RITORNO ALLA TRADIZIONE CRISTIANA, NON AL NAZIONALISMO
di John Horvat
Il libro di Yoram Hazony del 2022, Conservatism: A Rediscovery, arriva in un momento in cui il movimento conservatore sta facendo un esame di coscienza e mettendosi in discussione. Ma fornisce una soluzione del tutto soddisfacente? La prospettiva nazional-conservatrice di Hazony può andare d'accordo con molti concetti di una società cristiana organica, ma non ne condivide i fondamenti metafisici. Le sue considerazioni non riguardano la natura delle cose, ma soltanto ciò che "è stato buono e benefico in passato".
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IL RUOLO DELLA SOFFERENZA: LA LEZIONE AMERICANA
di John Horvat
La nostra crisi attuale riflette l’apice di enormi problemi che, lungi dall'andare via, si stanno solo accumulando, ed è questo ciò che tutti percepiscono in questo momento. O cambiamo la nostra prospettiva sbagliata di negare la sofferenza, o saremo senza dubbio sopraffatti dalla realtà delle tragedie della vita. La crisi attuale è arrivata al punto che abbracciare la Croce è l'unica via d'uscita. Non possiamo più allontanarci e "andare avanti con la nostra vita".
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SUPREMAZIA DELLA TRADIZIONE SUL POTERE MILITARE ED ECONOMICO
di Plinio Corrêa de Oliveira
Trascriviamo un testo nel quale Plinio Corrêa de Olivera commenta un quadro del pittore e scultore austrico Franz Josef Karl Edler von Matsch che riproduce l’incontro dell’Imperatore Francesco Giuseppe con il kaiser Guglielmo II, accompagnato dai Principi tedeschi, nel 1908. “È una scena altamente sacrale. Lo splendore del cerimoniale è portato a un apice di gala e di pompa, tale da condurre lo spirito alle più alte considerazioni, che poi aprono finestre per la contemplazione di Dio Nostro Signore”.
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IL RUOLO DEI SIMBOLI, LA POMPA E LA RICCHEZZA NELLA VITA UMANA
di Plinio Corrêa de Oliveira
Da diverse parti giungono pesanti critiche al fasto e, in modo generale, al tonus altamente aristocratico della monarchia inglese. Queste critiche sostengono che il cerimoniale che circonda la Casa di Windsor è obsoleto e necessita di una "modernizzazione". E per modernizzazione intendono chiaramente una "plebeizzazione", cioè una rinuncia ai suoi aspetti più autenticamente aristocratici, per conformarlo allo spirito essenzialmente ugualitario del nostro secolo. Cosa dobbiamo pensare di queste critiche? Più profondamente, il fasto monarchico costituisce una mera reliquia del passato, un anacronismo senza valore che va, quindi, rimpiazzato?
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