Il miracolo di san Nicola di Flüe
di Marco Giglio
Nel 2016 abbiamo pubblicato l’articolo «L’uomo che fermò Hitler», raccontando il miracolo di san Nicola di Flüe che salvò la Svizzera dall’invasione nazista. Ricordiamolo brevemente. Nel 1940 la Svizzera era circondata dalle Potenze dell’Asse. L’Italia fascista aspirava alla Svizzera italiana, il Terzo Reich al resto della Confederazione. Paese neutrale, la Svizzera era stata fin lì risparmiata dalla guerra. Il 13 maggio il Führer diede l’ordine di attaccarla con l’operazione Tannenbaum, che coinvolgeva un milione di soldati tedeschi al comando del generale Ritter von Loeb.
Mentre la Wehrmacht e la Waffen SS iniziavano l’attacco, apparve nel cielo una figura con la mano alzata. Era chiaramente san Nicola di Flüe (non ancora canonizzato). Nessun carro armato si mise in moto, gli aerei rimassero bloccati, gli uomini non riuscivano ad avanzare, e l’operazione dovette essere annullata.
Abbondano le testimonianze del portentoso miracolo. Eccone alcune, tratte dagli Atti dell’indagine realizzata un mese dopo a Waldenburg:
Ruth Müller: “Ho quindici anni. Mia madre mi chiamò e mi disse di guardare in alto, in cielo. Ho visto una mano nel cielo”.
Frau Sonderegger: “Era notte. Ero a casa. A un tratto la signora Müller-Walder mi chiamò e mi disse di guardare. Ho visto una mano nel cielo. Sicuramente non era una nuvola. Era una vera mano! Quella mano mi diede pace e serenità nonostante la guerra. Io a mia volta chiamai la signora Berger e le feci vedere anche la mano”.
Frau Müller: “Una signora mi chiamò e mi disse di venire a guardare. Nel cielo vi era un segno. Una mano. Anche mio marito vide la figura nel cielo. Tutto il vicinato guardò quello spettacolo. Io ho trentacinque anni, sono casalinga e ho quattro figli”.
Ecco come, nell’omelia in occasione della canonizzazione di san Nicola di Flüe, il 16 maggio 1947, Papa Pio XII ricordava quel fatto:
“Nicola di Flüe è il vostro Santo, diletti figli e figlie, non solo perché egli ha salvato la Confederazione in un momento di profonda crisi, ma anche perché ha tracciato per il vostro Paese le grandi linee di una politica cristiana. Voi le conoscete; esse si possono riassumere nei seguenti punti:
“Tutelate la patria contro ogni ingiusta aggressione. Soltanto in questo caso, per una guerra di difesa, impugnate strenuamente le armi.
“Non fate alcuna politica di espansione. Egli vi ammì: Cari amici, non allargate troppo la frontiera della Confederazione, affinché tanto meglio possiate rimanere in libertà, tranquillità e unione. Perché dovreste lasciarvi prendere dalla voglia di guerreggiare?
“Non mettete a rischio la patria, sospingendola sconsideratamente nel mare tempestoso della politica estera e implicandola nelle lotte dei Potentati.
“Tenete alta la moralità del popolo e il rispetto verso l’autorità stabilita da Dio.
"Voi sapete, diletti figli e figlie della Svizzera, — e forse nessun secolo della vostra storia patria ne ha fatto una così viva esperienza come il presente — quale pienezza di bene quelle esortazioni hanno significato e significano per il vostro popolo “Se però voi, in questi giorni di glorificazione del vostro Santo, riandando con la mente alle due orribil guerre mondiali, il cui incendio ha circondato, ma non oltrepassato i confini della libera Svizzera, se voi oggi, diciamo, innalzate lo sguardo pieno di riconoscenza a Nicolao della Flüe, non dimenticate, anzi scolpite in voi profondamente il pensiero che quei principi fondamentali della vostra Confederazione hanno vita e forza soltanto se essi vengono elevati a maggior altezza dalla sapiente massima dell'Eremita di Ranft: La pace è sempre in Dio; Dio è la pace. Sopra ogni altra cosa abbiate Dio dinanzi ai vostri occhi e osservate coraggiosamente i suoi comandamenti. Rimanete fermi nella fede e nella religione dei vostri padri!
“La pace è sempre soltanto in Dio. Queste parole del Santo ai suoi compatriotti hanno valore universale, come — salvo poche eccezioni — anche gli altri suoi ammaestramenti per il bene della patria. Se il mondo di oggi senza pace tornerà a Dio, troverà anche la pace; soltanto uomini, che piegano la fronte dinanzi a Dio, sono in grado di dare al mondo una vera, giusta e durevole pace.
“Voglia il novello Santo, amante della pace, «Liebhaber des Friedens», come lo chiamarono ancor in vita il podestà e il Consiglio della città di Solothurn, intercedere presso il trono di Dio, affinchè possiate mantenere il prezioso bene della pace e questo bene sia concesso a tutto il mondo”.
* Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IX, Nono anno di Pontificato, 2 marzo 1947- 1° marzo 1948, pp. 71-80. Tipografia Poliglotta Vaticana.