Attualità
Spagna: i comunisti abbattono la Croce
Il consiglio comunale della città di Aguilar de la Frontera, situata a Córdoba (Spagna), ha demolito il 19 gennaio una croce che era stata eretta nel 1939 in onore delle vittime della Guerra Civile, vicino all’ingresso del convento delle Carmelitane scalze.
I vicini e più di cento persone, presenti all’atto vandalico, si sono opposti alla rimozione del simbolo cristiano al grido di “Viva Cristo Re!”. La Polizia, però, ha protetto gli operai.
La città è governata da una maggioranza assoluta di Sinistra Unita di orientamento comunista. Come scusa per questo atto di vandalismo, il consiglio comunale ha affermato “l’origine franchista” della croce, la cui vera origine è la crocifissione di Cristo.
Tutto in nome della famigerata “Legge della memoria storica” varata dal governo rosso/viola di Pedro Sánchez, e che più propriamente dovrebbe essere chiamata Legge della damnatio memoriae, giacché intende cancellare ogni traccia del glorioso passato cattolico della Spagna.
L’arcivescovo di Córdoba, mons. Demetrio Fernández ha duramente criticato la violenza della Giunta comunista. Per tutta risposta è stato accusato di essere “fascista, reazionario e antidemocratico”.
Così l’ormai ex-cattolica Spagna viene a sommarsi ai distruttori di croci, tra cui la Cina e le zone controllate dall’ISIS. Diceva bene mons. Fernández: “La pagheranno molto cara!”.
Membri di alcune associazioni giovanili cattoliche hanno pietosamente messo una croce di legno al posto di quella rimossa dai comunisti.
L’abuso di telefoni cellulari e tablet genera bimbi zombi
Un bambino di tre anni giocava continuamente con lo smartphone, tenendolo molto vicino agli occhi. L’oftal- mologo lo esaminò e concluse che non aveva bisogno di occhiali, ma che lo faceva perché era diventato uno “zombi digitale”.
L’espressione è dell’American Pediatric Association, che raccomanda: per i bambini sotto i due anni, zero minuti al giorno di esposizione a telefoni cellulari e dispositivi simili; da 3 a 5 anni, massimo 1 ora / giorno; da 6 a 18 anni, massimo 2 ore / giorno. I principali problemi per l’uso eccesivo di questi dispositivi sono: 1) crescita cerebrale inadeguata e disturbi mentali; 2) ritardo nello sviluppo; 3) miopia; 4) obesità; 5) disturbi del sonno; 6) aggressività; 7) comportamenti di dipendenza, come isolarsi dalla famiglia e dagli amici; 8) sovraesposizione alle radiazioni degli schermi.
Sahara: numero di alberi allarma gli allarmisti
Uno studio pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista Nature, condotto da una équipe di ben venticinque scienziati di varie nazionalità, sta allarmando gli allarmisti.
Intitolato “Numero inaspettatamente alto di alberi nel Sahara occidentale e nel Sahel”, lo studio rileva che vi siano almeno 1,8 miliardi di alberi nel deserto del Sahara. Leggiamo nell’Abstract: “Abbiamo trovato una grande quantità di alberi che crescono isolati, senza copertura boschiva. Questi alberi non forestali hanno un ruolo cruciale nella biodiversità e svolgono funzioni importanti nell’ecosistema, come stoccaggio del carbonio, risorse alimentari e riparo per esseri umani e animali. Tuttavia, la maggior parte dell’interesse pubblico relativo agli alberi è concentrata esclusivamente sulle foreste, trascurando questi alberi non boschivi”. Lo studio, basato su quasi undicimila immagini satellitari, ha rilevato ben 1,8 miliardi di alberi, cioè 13,4 alberi per ettaro, con cime in media di 12 m2.
Questo contraddice frontalmente le supposizioni degli allarmisti: “Sebbene la copertura boschiva complessiva sia bassa, la densità relativamente elevata di alberi isolati sfida le narrative prevalenti sulla desertificazione delle zone aride”. Conclude lo studio: “La nostra valutazione suggerisce un modo per monitorare gli alberi al di fuori delle foreste a livello globale e per esplorare il loro ruolo nella mitigazione del degrado, dei cambiamenti climatici e della povertà”.
(Martin Brandt et al., “An unexpectedly large count of trees in the West African Sahara and Sahel”, Nature, 14 ottobre 2020)
Catolicismo compie settant’anni
“Con quest’edizione, Catolicismo compie settant’anni di buone battaglie per la causa cattolica, sotto gli auspici di Maria Santissima. Lei ci ha dato animo durante questi sette lunghi decenni”.
Così esordisce l’Editoriale del numero di gennaio 2021 del mensile Catolicismo. Fondato per ispirazione di Plinio Corrêa de Oliveira, la storia di questo organo di cultura cattolica si identifica con la vita e l’opera del noto pensatore e uomo d’azione brasiliano.
“Non siamo mai stati politicamente corretti – continua l’Editoriale – abbiamo sempre avuto il coraggio di affrontare venti e tempeste contro l’onda delle opinioni diffuse dalla maggior parte dei media contemporanei. Vogliamo produrre e presentare in toni sempre elevati un ideale di fedeltà cattolica. Siamo pure conosciuti come ‘la rivista delle verità dimenticate’. Ed è vero. Cerchiamo sempre di proporre tutte quelle verità che il progressismo moderno ha mandato nel dimenticatoio. Cerchiamo di proclamare l’obbedienza alla morale cattolica. Cerchiamo di dilatare l’amore per le verità lasciateci in eredità dal nostro Divino Salvatore.
“Non siamo e non pretendiamo d’essere eco ripetitore di false ideologie, di volgarità, di contestazioni infondate. La nostra posizione si è sempre fondata sui principi cattolici. Catolicismo è un organo di combattimento contro-rivoluzionario, senza compromessi e senza legami finanziari o politici che lo possano trattenere. Il nostro unico compromesso è col Magistero tradizionale dell’unica vera religione: la Santa Fede Cattolica Apostolica Romana.
“Esattamente settant’anni fa, il nostro fondatore scrisse sul primo numero della rivista un articolo programmatico che finiva con queste parole, che oggi facciamo nostre:
“È questa la nostra finalità, il nostro grande ideale. Avanziamo verso la civiltà cattolica che potrà nascere dalle rovine del mondo moderno, come dalle rovine del mondo romano è nata la civiltà medioevale. Avanziamo verso la conquista di questo ideale, con il coraggio, la perseveranza, la decisione di affrontare e di vincere tutti gli ostacoli, con cui i crociati marciavano verso Gerusalemme. Infatti, se i nostri antenati seppero morire per conquistare il sepolcro di Cristo, non vorremo noi - figli della Chiesa come loro - lottare e morire per restaurare qualcosa che vale infinitamente di più del preziosissimo sepolcro del Salvatore, cioè il suo regno sulle anime e sulle società, che Egli ha creato e salvato perché lo amino eternamente?”.