Attenzione ai pacati!
di Plinio Corrêa de Oliveira
Dalle ultime elezioni è emerso il seguente quadro: in tre degli Stati più importanti del Brasile – San Paolo, Rio de Janeiro e Minas Gerais – ha vinto la sinistra. Essa ha, inoltre, ottenuto buoni risultati in altri Stati. È l’esatto opposto di ciò che, per il bene della Civiltà Cristiana e del Brasile, avrei voluto. Comunque, io disprezzo l’atteggiamento dello struzzo che, quando si avvicina il nemico, infila la testa nella sabbia. Tralascio quindi l’analisi di alcuni aspetti importanti delle ultime elezioni, come per esempio lo scostamento – a mio avviso – tra il risultato elettorale e le vere aspirazioni della stragrande maggioranza del Brasile autentico. Oppure, il ruolo preponderante della sinistra nella Stampa (Quarto potere) e nelle sacrestie (Quinto potere) nel risultato elettorale. Tralascio pure il ruolo, a dir poco singolare, delle tendenze sinistrorse nei quartieri ricchi e delle tendenze conservatrici nei quartieri poveri. Il fatto palpabile, certo, indiscutibile, sul quale si centra la mia attenzione, è l’innegabile progresso della sinistra.
Si impongono due domande basilari, alle quali vorrei dare una risposta schietta: dove porterà il Brasile questa avanzata della sinistra? Di fronte a essa, qual è il mio dovere e quello di quanti la pensano come me?
Per entrambe le domande ci sarebbero infinite risposte. Mi accontento di evidenziare un punto attorno al quale, a mio avviso, tutto ruota. Questo punto è psicologico piuttosto che ideologico, secondo l’indole del nostro popolo.
Innumerevoli brasiliani si sono persuasi che la repressione al comunismo [da parte della dittatura militare, che allora volgeva al fine, ndr] abbia “sgomberato il terreno”. Oggi non ci sarebbero più sovversivi tra di noi. Pertanto, qualsiasi repressione anticomunista è diventata superflua e, anzi, inopportuna.
Questa persuasione – a mio parere, chimerica – fa piacere al brasiliano. Il brasiliano è naturalmente affettuoso, le discussioni gli piacciono fintanto che non siano “per davvero”. Egli detesta la polemica tanto quanto adora le chiacchiere. Per la stragrande maggioranza dei brasiliani, “sinistra” vuol dire semplicemente democrazia, libertà, possibilità di sentire belle arringhe politiche che non portano da nessuna parte. “Sinistra” significa opportunità di partecipare a questo teatrino.
Dovendo scegliere fra la lotta al comunismo e le delizie dei pettegolezzi “democratici”, un gran numero di brasiliani preferisce il libero gioco politico. E così va il Brasile.
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Tutto ciò contiene per noi una grande lezione: la vittoria della sinistra sarà durevole solo nella misura in cui essa saprà comprendere l’indole del popolo brasiliano. Allo stesso modo, il centro e la destra continueranno a svolgere un ruolo importante nella vita del Brasile solo se sapranno adattarsi a tale situazione.
Voglio essere ancora più concreto. Se la sinistra vorrà mettere subito in atto le cosiddette “rivendicazioni popolari” di stampo socialista contenute nel suo programma; se essa si mostrerà acida e permalosa di fronte alle critiche dell’opposizione; se perseguiterà gli oppositori con meschine manovre legislative, vessazioni giudiziarie o manganellate poliziesche, il Brasile si sentirà frustrato nel suo desiderio di un regime “bon enfant”, dalla vita rilassata e spensierata. Prima si allontanerà dalla sinistra, poi si mostrerà offeso e, infine, furioso. Allora la sinistra avrà perso la partita della popolarità.
In altre parole, se la sinistra, ora così influente nello Stato (1°, 2° e 3° poteri), nella Stampa (4° potere) e nella Chiesa (5° potere), non capirà la voglia di serenità che oggi anima i brasiliani, smetterà di attrarre le masse e affonderà nell’isolamento. Parlerà a folle dapprima silenziose e, poi, adirate.
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La storia offre innumerevoli esempi di regimi che sono crollati perché non hanno saputo capire analoghe situazioni. Le capiva benissimo, per esempio, Luigi XVIII di Francia. Liberale, volterriano e furbo, egli morì serenamente sul trono nel 1824. Gli successe suo fratello Carlo X. Cavalleresco, raffinato, gentile come un raggio di sole, dolce come un favo di miele, egli era un vero “uomo di destra” a cui, però, mancava ogni scaltrezza politica (come, ahimè, è piuttosto frequente nella destra).
Egli si mise a governare contro la sinistra con una determinazione e una sconsideratezza tali che finì per esasperare non solo la sinistra ma anche il centro. Con lui, l’agognata tranquillità andò via via scemando. Alla fine, abbandonato da tutti tranne che dai più intimi, cadde nel vuoto. Lo sostituì quel grande temporeggiatore di Luigi Filippo, il Re borghese, il “Re ombrello”, finché, stanca di tranquillità, la Francia lo gettò a terra nel 1848.
Il Brasile di oggi vuole assolutamente la pace. Se la sinistra vittoriosa non saprà offrirla, finirà per scomparire. D’altronde, se il centro e la destra non sapranno a loro volta condurre la lotta politica in un clima di pace, sarà il loro turno di scomparire.
Qualche lettore esasperato mi chiederà: Ma, in fondo, chi ci guadagna con questa calma? Non ne ho ancora parlato. Ho solo mostrato chi perderà se non saprà capirla.
Allora, chi ci guadagna? La destra? Il centro? La sinistra? Rispondo: ci guadagna chi saprà comprendere le vere fibre dell’anima brasiliana e saprà entrare in un dialogo pacifico con esse. Che sia il governo o l’opposizione, l’influenza sarà di chi saprà portare avanti questo dialogo.
Insisto. Se il Governo, la Stampa e la Chiesa non sapranno mantenere un clima di pace, e useranno invece la violenza fisica, legale o pubblicitaria contro l’opposizione, i brasiliani pacati li sfideranno: dove è la tua sincerità? Dov’è la tua dignità? Quando eri all’opposizione, rivendicavi libertà e rispetto, ora che sei al governo usi la persecuzione e la diffamazione contro chi è all’opposizione?
Dall’altra parte, se i brasiliani pacati scorgeranno qualche acrimonia nel centro e nella destra, gli diranno: è chiaro che è impossibile convivere con te, nemmeno sconfitto sai usare un atteggiamento distensivo.
Attenzione ai pacati che si indignano, signori della sinistra, del centro e della destra! Non è il tempo di mostrare sdegno, ma di fare discussioni aperte, educate, logiche e intelligenti. I pacati tollerano tutto, tranne che la loro pace sia disturbata. Allora diventano facilmente feroci...
(Plinio Corrêa de Oliveira, "Cuidado com os pacatos!", Folha de S. Paulo, 14 dicembre 1982)