Elogio a S. José de Anchieta
Se potessimo ricorrere ad un paragone profano, per dare l’idea dell’importanza di Anchieta nella nostra Storia, diremmo che egli fu per il Brasile ciò che furono Licurgo per Sparta e Romolo per Roma. Quindi, uno di quegli eroi favolosi che sono alle origini di certe grandi nazioni, innalzando le prime mura, erigendo i primi edifici ed organizzando le prime istituzioni.
La sua figura, di una rutilante bellezza morale, si erge dalle origini della nazione brasiliana, nel costruire il suo primo ospedale e il suo primo gruppo scolastico, nel redigere, affidando alle spiagge dell’oceano, i primi versi composti nelle regioni brasiliane.
Quindi, Anchieta fu simultaneamente, il nostro primo maestro di scuola, il nostro primo fondatore di opere pie e il patriarca della nostra letteratura, cioè, il più antico volto della letteratura brasiliana, come lo denominava il noto saggista brasiliano Silvio Romero.
E su questa triplice corona splende ancora il diadema di una virtù che fece in modo che si ripetessero, nelle selve brasiliane, i miracoli come quelli del Poverello d’Assisi che, con la sua semplice presenza, domava le belve e attirava i passeri nelle folte foreste dell’Umbria.
(Pubblicato su “O Século” di Rio de Janeiro, del 4-9-1932)