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La fede cattolica, la fedeltà e il coraggio di confessarla

 

Omelia tenuta da S. E. Mons. Athanasius Schneider, ORC, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, Kazakhstan, nelle Sante Messe celebrate a Santa Toscana, Verona, il 26 maggio 2017; e nel Monastero di S. Benedetto, Bergamo, il 27 maggio 2017.

 

Sia lodato Gesù Cristo! Cari fratelli e sorelle! In questa Santa Messa vogliamo in modo particolare esprimere la nostra fede cattolica, rinnovare la nostra fedeltà all’immutabile fede cattolica e la nostra gioia di poter credere in modo cattolico. L’espressione più sublime dell’immutabile fede cattolica è la liturgia tale quale ci è stata trasmessa in modo organico dai santi Apostoli. Ci dovrebbe commuovere il fatto che possiamo celebrare la Messa non soltanto nello spirito, ma anche nel modo esteriore così come era celebrata da tanti santi durante più di un millennio e come era celebrate nei giorni dei nostri nonni e padri.

Non c’è bisogno di prove che viviamo oggi in un tempo nel quale la fede cattolica e apostolica nel suo significato immutabile è sotto attacco generalizzato da parte dei nemici di Cristo. Tale attacco si manifesta per ora non per mezzo di una repressione fisica o cruente, ma piuttosto per mezzo di una repressione psicologica, di discriminazione e di marginalizzazione di coloro che confessano le verità cattoliche. Però, osserviamo ai nostri giorni anche il fatto inaudito che quelli che rimangono fedeli alla fede cattolica e la difendono, vengono alle volte discriminati e marginalizzati persino nella vita della Chiesa. Ciò richiama alla mente una simile situazione descritta da san Basilio, quando nel quarto secolo la vera fede era stata perseguitata da parte dei rappresentati del clero conformista con la moda intellettuale di quel tempo. San Basilio scriveva: “Oggi gli uomini sono più inventori di sistemi raggiranti che teologi; la sapienza di questo mondo vince i premi più alti, ma ha rinnegato la gloria della Croce”. (Ep. 90, 2).  . (Ep. 243, 2.4).

Quanto attuale risuonano le seguente luminosi parole di Papa Pio XII, proferite quasi settant’anno fa: “La Chiesa non mendica favori; le minacce e la disgrazia delle potestà terrene non la intimoriscono. Essa non s'immischia in questioni meramente politiche od economiche. […] Ora è ben noto quel che lo Stato totalitario e antireligioso esige ed attende da lei come prezzo della sua tolleranza o del suo problematico riconoscimento. Esso, cioè, vorrebbe una Chiesa che tace, quando dovrebbe parlare; una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla; una Chiesa che si distacca dal fondamento inconcusso sul quale Cristo l'ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa; una Chiesa che non resiste alla oppressione delle coscienze e non tutela i legittimi diritti e le giuste libertà del popolo; una Chiesa che con indecorosa servilità rimane chiusa fra le quattro mura del tempio, dimentica del divino mandato ricevuto da Cristo: Andate sui crocicchi delle strade (Matth. 22, 9); istruite tutte le genti (Matth. 28, 19)” (Discorso ai fedeli, 20 febbraio 1949).

Non importa dove si trova il persecutore fuori o dentro della Chiesa, ciò che è necessario è la fedeltà alla purezza della fede battesimale, cioè la fedeltà all’integrità della fede cattolica. Ci fa bene a tutti noi di lasciarci confortare dagli esempi dei martiri e confessori. Ciò che dava ai martiri e confessori la forza di patire e la forza della pace dell’anima in mezzo alle tribolazioni, era soprattutto la santissima Eucaristia. Quando leggiamo le testimonianze della loro vita, scopriamo per noi oggi l’esempio della loro fede profondissima nel mistero della santissima Eucaristica, del loro ardente amore e della loro delicata riverenza di questo massimo mistero della nostra fede, giacché hanno saputo: l’Eucaristia è il Signore: «Dominus est». E con questo tutto è detto.  Rendiamo a Gesù Eucaristico tanto onore, tanta attenzione e tanto amore quanto siamo ne capaci, osiamo tanto quanto possiamo.

Quante volte i persecutori irrompevano in quei luoghi nascosti, dove si celebrava il santo sacrificio dell’altare, e uccidevano il sacerdote celebrante e tutti che assistevano alla santa Messa: uomini, donne, anziani e bambini. Ed in quei momenti accadeva una cosa commovente e tremenda: il sangue di questi martiri, martiri persino bambini, correva sulla terra e si mescolava con il preziosissimo sangue di Cristo sotto la specie del vino, che i persecutori per fini sacrilegi hanno versato sulla terra. Ed ecco, il sacrificio di Cristo nella Messa e il sacrificio di vita di quei martiri dell’Eucaristia sono divenuto un unico sacrificio. L’immenso oceano dell’amore sacrificale, che è il sangue di Cristo, anche se questo immenso oceano si nascondeva sotto la specie di qualche goccia di vino, ha ricevuto in se la piccolissima goccia del sangue dei martiri eucaristici, unendo il sacrificio di loro vita al Suo unico sacrificio d’amore.

“Sii fedele fino alla morte, ed Io ti darò la corona della vita” (Apoc. 2, 10). Queste parole del Signore sono un santo dovere per ogni cristiano. Essere fedele significa conservare la fede in tutta la sua purezza, integrità e bellezza senza alterarla, quella fede che il Dio uno e trino ha infuso nella nostra anima. Soltanto la fede cattolica è la verità, poiché la chiesa cattolica è la sola legittima detentrice della verità soprannaturale. Prima del battesimo abbiamo ascoltato questa domanda: “Che cosa chiedi alla Chiesa?”. La risposta era semplice e decisiva: “La fede”. La seguente domanda era: “Che cosa ti dà la fede?”, e la riposta era di nuovo brevissima e insuperabile: “La vita eterna”. E ciò solamente importa.

Ci illuminino e incoraggino queste parole di san Fedele di Sigmaringa: “O fede cattolica, salda, forte e ben radicata, il tuo fondamento è una roccia sicura! (cfr. Mt 7, 25). Il cielo e la terra passeranno, ma tu non passerai. Tutto il mondo da principio ti si oppose, ma tu hai trionfato su tutto con forza invincibile. «Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (1 Gv 5, 4). Essa ha sottomesso re potentissimi alla signoria di Cristo, ha portato i popoli all`obbedienza di Cristo. Che cosa ha dato ai santi apostoli e ai martiri la forza di sopportare lotte crudeli e pene acerbissime, se non la fede, e soprattutto la fede nella risurrezione? Che cosa ha dato agli anacoreti il coraggio di disprezzare le delizie e gli onori, di calpestare le ricchezze, di vivere in verginità e nel deserto, se non una fede viva? Che cosa oggi si fa` che i veri cristiani rinunzino alle comodità, abbandonino i piaceri, sopportino dolori, e sostengano fatiche? La viva fede, operante per la carità (cfr. Gal 5, 6) fa abbandonare i beni presenti con la speranza dei futuri, e con i futuri fa cambiare i presenti”.

“Sii fedele fino alla morte, ed Io ti darò la corona della vita” (Apoc. 2, 10). Amen.