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L'Ordine nel pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira




di Julio Loredo

 

 

(Conferenza tenuta nel VIII Congresso Conservatore, Cracovia, 8 ottobre 2011. Traduzione dall'originale inglese.)

 

Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira si definiva un "contro-rivoluzionario", intendendo questo termine nel senso da lui spiegato nel suo capolavoro «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» (Sugarco Edizioni, Milano 2009).

 
Il termine non è affatto nuovo. Era stato coniato in riferimento alle reazioni contro la Rivoluzione francese del 1789 e le sue sequele. Nei secoli XIX e XX la corrente contro-rivoluzionaria ha prodotto notevoli pensatori e leader politici che hanno cercato di precisare la loro posizione, sviluppando una dottrina e una strategia coerenti.

 
Nei loro scritti e discorsi una parola ricorre per definire la Contro-Rivoluzione: Ordine. Lo stesso  dott. Plinio assume questo punto di vista quando scrive: "Se la Rivoluzione è il disordine, la Contro-Rivoluzione è la restaurazione dell'ordine.  E per ordine intendiamo la pace di Cristo nel Regno di Cristo, ovvero la civiltà cristiana, austera e gerarchica, sacrale nelle sue fondamenta, antiegualitaria e antiliberale".

 
Come possiamo definire l'Ordine? Cos'è il Regno di Cristo? Come possiamo considerare queste note caratteristiche di una civiltà cristiana elencate da Plinio Corrêa de Oliveira: austera, gerarchica, sacrale, antiegualitaria, antiliberale?

 

1. Beati gli operatori di pace


Per la loro stessa natura, tutti gli esseri anelano intensamente la pace.  La condizione naturale delle cose è quella della tranquillità. Questo è vero perfino nel mondo materiale dove, per le stesse leggi della fisica, tutto tende alla stabilità.

 
La situazione ottimale all'interno di una famiglia, per esempio è quella dell'armonia risultante dalla concordia fra i suoi membri. A nessuno piace litigare. Ne «La Città di Dio», sant'Agostino osserva: "Chiunque considera i fatti umani e il comune sentimento naturale ammette con me questa verità; come infatti non v'è alcuno che non voglia godere, così non v'è chi non voglia avere la pace". («La Città di Dio», 19:12).

 
Naturalmente parlando, la pace è il fine più alto che l'uomo possa desiderare.

 
Per noi, cattolici, la pace è inoltre un comandamento divino: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Gv, 14:27). A questo riguardo il nostro Divino Salvatore è stato molto esplicito: "Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio" (Matt, 5:8). Se vogliamo essere chiamati figli di Dio, siamo dunque moralmente obbligati a lavorare per la pace. La domanda sorge spontanea: cos'è la pace?

 
Una risposta infantile sarebbe: "È l'assenza di guerra!" Certo! È come dire che la luce è l'assenza di oscurità o che l'amore è l'assenza di odio... Questo è un errore di logica che consiste nel definire una cosa semplicemente come l'assenza del suo contrario.

 
Per capire cos'è la vera pace, dobbiamo tornare agli insegnamenti del Vangelo.

Lo stesso Gesù Cristo che ci ha comandato di lavorare per la pace ha anche detto: "Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare pace ma una spada" (Matt, 10:34). Questo è lo stesso Gesù Cristo che l'Apocalisse descrive in questo modo: "Combatte con giustizia (…) È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio (…) Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti" (Apoc., 19:16).

A questo punto, il nostro fittizio ascoltatore infantile esclamerà: "Ma questa è una contraddizione!" Noi, però, sappiamo benissimo che tra questi due perfetti insegnamenti non ci può essere discrepanza né, tanto meno, una contraddizione. Dobbiamo quindi concludere che la pace non può essere definita semplicemente come assenza di conflitto.

 

2. Pace ed Ordine


a. La tranquillità dell'ordine


La pace è una situazione che comprende due elementi: tranquillità ed ordine, essendo quest'ultimo quello fondamentale. La tranquillità risulta dall'ordine.

 
Cos'è l'ordine? Come genera la pace? Citiamo ancora una volta la saggezza di sant'Agostino:

 
"La pace del corpo è l'ordinata proporzione delle parti, la pace dell'anima irragionevole è l'ordinata pacatezza delle inclinazioni, la pace dell'anima ragionevole è l'ordinato accordo del pensare e agire, la pace del corpo e dell'anima è la vita ordinata e la salute del vivente, la pace dell'uomo posto nel divenire e di Dio è l'obbedienza ordinata nella fede in dipendenza alla legge eterna, la pace degli uomini è l'ordinata concordia, la pace della casa è l'ordinata concordia del comandare e obbedire d'individui che in essa vivono insieme, la pace dello Stato è l'ordinata concordia del comandare e obbedire dei cittadini, la pace della città celeste è l'unione sommamente ordinata e concorde di essere felici di Dio e scambievolmente in Dio, la pace dell'universo è la tranquillità dell'ordine". («La Città di Dio», 19:13).

 
Quindi l'idea essenziale è quella di ordine.

 

b. Cos'è ordine?

i. Ordine naturale e legge eterna


Possiamo definire l'Ordine come la corretta disposizione delle cose secondo il proprio fine, naturale e soprannaturale.

 
Prendiamo per esempio una penna. Una penna è finalizzata a scrivere. Quando scrive, adempie al suo fine. Diciamo che è in ordine. Quando non scrive, non adempie al suo fine. Diciamo è "fuori posto" o in disordine. A sua volta, l'ordine della penna risulta dalla corretta disposizione dei suoi componenti, sicché ognuno adempia al suo proprio fine: il manico è fatto per essere afferrato, il tubo interno è fatto per contenere l'inchiostro, l'inchiostro è fatto per tingere, e così via.

 
Possiamo ampliare questa definizione all'universo intero. Quando ogni singola creatura è disposta correttamente per adempiere al suo proprio fine, l'universo è in ordine.

 
Per poter tendere verso un fine, però, prima si deve avere conoscenza di questo fine. Questo è chiaramente impossibile per le creature irrazionali, ovvero i minerali, le piante e gli animali. Come mai si muovono in modo ordinato seguendo certe leggi?

 
La risposta è che Dio ha inciso queste leggi nella loro natura. Spiega l'«Enciclopedia Cattolica»: "Nel dare esistenza alle creature, Dio le ha ordinate e le dirige verso un fine. Nel caso delle creature inanimate, questo governo divino è contenuto nella natura che Dio gli ha dato. In esse comanda il determinismo".

 
Dotato di anima spirituale e, quindi, di libero arbitrio, il caso dell'uomo è diverso. Dice la stessa Enciclopedia: "Come tutta la creazione, anche l'uomo è destinato da Dio ad un fine, e riceve da Lui una direzione verso questo fine. Questa direzione è in armonia con la sua natura intelligente e libera. In virtù della sua intelligenza e del suo libero arbitrio, l'uomo è padrone della sua condotta.  Diversamente dalle cose del mondo materiale, egli può agire, variare la sua azione o astenersi dall'agire secondo la sua libera volontà. Egli, però, non è un essere senza legge all'interno di un universo ordinato. Dio ha inciso nella sua natura una legge, la legge naturale, riflesso della legge divina che dà ordine e direzione di ogni cosa".

 
Questa ordinazione e direzione divina di tutte le cose non è casuale. Il caso è l'opposto dell'ordine. L'ordinazione e direzione di tutte le cose proviene dalla propria idea che Dio ha di Ordine. È, per così dire, l'attuazione nell'universo del concetto che Dio ha di Ordine. Questo concetto, co-sostanziale con l'essenza divina, è chiamato legge eterna. Sentiamo san Tommaso nella «Summa Theologica»:

 
"Così come in qualsiasi artefice preesiste l'essenza [ratio] delle cose che sono costituite attraverso la sua arte, così anche in qualsiasi governante è necessario che preesista il criterio dell'ordine [ratio ordinis] delle azioni che coloro che sono soggetti al suo governo devono compiere. (…)  Ora, Dio con la sua sapienza è creatore di tutte le cose e con esse ha un rapporto simile a quello che l'artefice ha con i prodotti della sua arte. Egli è anche governatore di tutti gli atti e i movimenti che si trovano nelle singole. (…) La legge eterna non è nient'altro che la ragione della divina sapienza, dirigendo tutti gli atti e i movimenti".  (I-II, Q. 93, 1)

 
E così giungiamo ad una conclusione estremamente importante:  l'ordine dell'universo rispecchia la Saggezza Divina. In altre parole, l'Ordine è il riflesso di Dio nell'universo. Nel cercare la restaurazione dell'Ordine — cioè nel portare avanti la Contro-Rivoluzione — noi non stiamo realizzando semplicemente un'impressa sociale, politica, culturale o filosofica. Stiamo cercando la gloria di Dio.

 


ii. Ordine e gerarchia


A questo punto, e prima di parlare del fine soprannaturale delle creature razionali, possiamo presentare un'altra idea: quella di gerarchia.

 
L'ordine presuppone diversità, e quindi gerarchia. Perché vi sia ordine, ci deve essere un elemento di disuguaglianza. Per esempio, non si possono mettere in ordine cinque bicchieri perfettamente uguali. Certo, possiamo disporli in fila o in cerchio, ma se scambiamo un bicchiere con un altro, non cambia nulla. Quindi è solo una collezione, non un'ordine.

 
Si possono invece mettere in ordine cinque bicchieri diversi, per esempio disponendoli secondo la loro dimensione e forma, come quando apparecchiamo il tavolo per una cena di gala: bicchiere per vino bianco, bicchiere per vino rosso, bicchiere per l'acqua, bicchiere per lo champagne, bicchiere di liquore.

 
Su una scala molto più vasta, questo è vero riguardo all'ordine dell'universo: esso suppone la diversità.

 
S. Tommaso insegna che la bontà divina è meglio rappresentata in un universo composto da molte e diverse creature. Dio creò l'universo a Sua immagine e somiglianza. Le creature riflettono le perfezioni di Dio e, ciò facendo, Gli rendono gloria. Una creatura non potrebbe da sola riflettere tutte le perfezioni di Dio. Quindi, Dio creò molti esseri, sicché ognuno ne riflettesse un certo aspetto. Gli autori paragonano questo ad un enorme specchio composto da milioni di piccoli specchietti. Ogni piccolo specchietto riflette un aspetto di Dio, nell'insieme l'universo Lo riflette "totus sed non totaliter".

 
"La distinzione e moltitudine delle cose — scrive il Dottore Angelico — proviene dall'intenzione del primo agente che è Dio. Egli creò le cose perché la Sua bontà potesse essere comunicata alle creature e da esse rappresentata. E siccome la Sua bontà non poteva essere rappresentata adeguatamente da una sola creatura, Egli creò molte e diverse creature, affinché ciò che una non può rappresentare sia rappresentato da un'altra". (I-II, q. 47, un. 1)

 
Questa varietà degli esseri, continua san Tommaso, è necessariamente gerarchica: "Così  come la saggezza di Dio è la causa della distinzione delle cose, così la stessa saggezza è la causa della loro disuguaglianza".

 
Da questo deduciamo una seconda conclusione estremamente importante:  l'ordine dell'universo, e quindi anche la società umana, è fondamentalmente gerarchico.

 

iii. Ordine morale

Finora abbiamo trattato dell'universo nei suoi aspetti materiali. Ma ci sono anche creature dotate di una natura spirituale: gli uomini e gli angeli.

 
Gli esseri materiali sono limitati nel tempo, giungono cioè ad un termine. Gli esseri spirituali invece sono eterni. Una volta creati da Dio, vivranno per sempre. Questo implica che, oltre ai loro fini temporali, essi hanno anche un fine trascendentale che, in ultima analisi, può essere solamente Dio, causa prima e ultima di tutta la creazione.

 
In ogni creatura razionale vi è la ferma speranza d'una felicità perfetta, senza fine. Questo tipo di felicità può essere realizzato soltanto nel cielo con la visione beatifica, ovvero la contemplazione diretta di Dio. Questo è il fine ultimo dell'uomo.

 
L'uomo, però, capisce che questo fine eccede di molto le sue forze, e che lui non lo realizzerà mai senza l'aiuto di Colui che è l'oggetto della sua speranza, cioè Dio. Perciò egli cerca il Suo aiuto. Questo è magistralmente spiegato da san Tommaso:

 
"La speranza di cui parliamo raggiunge Dio stesso, fondandosi sul suo aiuto, per conseguire il bene sperato. (…) Il bene che dobbiamo sperare da Dio è un bene infinito, proporzionato alla virtù divina che viene in nostro aiuto: infatti è proprio di una virtù infinita condurre ad un bene infinito. (…) Perciò l'oggetto proprio e principale della speranza è la beatitudine eterna". (II-II, q. 17, un. 2)

 
Anzitutto l'uomo cerca l'aiuto di Dio rispettando la legge morale.

 
Una pianta o un animale è legato dalle leggi della natura, non è libero di scegliere. L'uomo è diverso. Dotato di libero arbitrio, egli può agire, variare le sue azioni o trattenersi dall'agire secondo la sua libera volontà. Ma le sue azioni sono indifferenti, o esiste invece un criterio che determina se esse sono "corrette" o "sbagliate", "buone" o "cattive"?  Se fossero indifferenti, ciò implicherebbe che non esiste nessun ordine. E questo è impossibile.

 
La risposta ovvia è che le azioni umane non sono indifferenti. Dio, che stabilì un'ordine nell'universo, stabilì anche le regole di condotta ordinata per le creature razionali. Questa è la legge morale. Le azioni sono "buone" o "cattive", "corrette" o "sbagliate" a secondo o meno della corrispondenza all'intenzione di Dio. La legge morale rispecchia, dunque, la Saggezza Divina.

 
Questa legge morale fu incisa da Dio nella natura dell'uomo (legge divina naturale) e fu inoltre insegnata da Dio stesso attraverso la Rivelazione (legge divina positiva). Per adeguarsi all'ordine dell'universo, mantenendo in questo modo la pace, l'uomo deve seguire la legge morale. Ecco perché il dott. Plinio chiama la civiltà cristiana "antiliberale".

 

iv. Ordine soprannaturale


La tendenza dell'uomo a ricorrere all'aiuto di Dio per giungere al suo fine ultimo, che è la felicità eterna, è accolta da Dio che, misericordiosamente, si abbassa al livello dell'uomo per condurlo sulle vie della rettitudine, come una madre  conduce il suo bambino che sta appena imparando a camminare.

 
Questa relazione per la quale l'uomo tende a Dio che, a Sua svolta, viene in aiuto dell'uomo per condurlo alla felicità eterna si chiama propriamente religione, che costituisce un ordine più alto: l'ordine soprannaturale.

 
L'«Enciclopedia Cattolica» definisce l'ordine soprannaturale come "l'insieme degli elementi che eccedono i limiti dell'universo, creati gratuitamente da Dio per elevare la creatura razionale al di sopra della sua sfera naturale, avvicinandola a Dio, sua vita e destino".

 
Al cuore dell'ordine soprannaturale troviamo la grazia divina, una "partecipazione creata alla vita increata di Dio". È la vita della grazia che ci permette di percorrere questa via.

 

v. Ordine sociale


Osservando la natura umana, troviamo in essa una tendenza innata a relazionarsi con altri uomini. È il cosiddetto istinto di socialità, che determina nell'uomo un bisogno imperioso di vivere  permanentemente in società. Essendo l'autore della natura umana, Dio è anche l'autore dell'istinto di socialità e, dunque, di tutte le sue conseguenze. In altre parole, la società è voluta da Dio.

 
La società deve seguire certe leggi, oppure è un'agglomerazione casuale di esseri senza legge? La risposta corretta è, ovviamente, la prima. I motivi sono almeno due: d'una parte, se la società è di origine divina, appartiene all'ordine dell'universo voluto da Dio e deve quindi assoggettarsi alla legge naturale ed eterna. D'altra parte, se vogliamo che la società adempia al suo scopo — vale a dire, la pacifica convivenza dei cittadini — deve osservare le condizioni che producono pace ed ordine:

 
— un ordine materiale, per il quale ogni elemento deve essere disposto correttamente e gerarchicamente secondo il suo fine o funzione;

 
— un ordine morale che implica che la società non può essere indifferente, ma ha il dovere di promuovere la rettitudine;

 
— un ordine soprannaturale, perché il dovere e il bisogno degli uomini di relazionarsi con Dio non scompare quando essi vivono in società. Essendo l'uomo fatto di corpo ed anima, spetta alla società non solo la soddisfazione dei suoi bisogni materiali, ma anche di quelli spirituali attraverso la promozione della religione.



3. Ordine cristiano



Con queste idee in mente, possiamo definire facilmente l'ordine cristiano.



a. In interiore homine


Ordine cristiano è quello che torna effettiva la Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, "Re di re e Signor di signori" (Apoc. 19:16).


Prima di tutto nel cuore degli uomini ("Il regno di Dio è dentro di voi" Lc 17:21). Questo è l'ordine cristiano in interiore homine, ossia la pace di anima di colui che, redento dal peccato e riconciliato con Dio, segue i Suoi precetti. Questo presuppone una gerarchia interna per la quale la Fede illumina la ragione, la ragione dirige la volontà, e la volontà domina la sensibilità.


Una civiltà che rifletta e mantenga questo necessariamente sarà austera, che è precisamente la prima caratteristica che il dott. Plinio menziona della civiltà cristiana.



b. Sacralità



Tale ordine interno non si può spiegare senza la vita soprannaturale. Il ruolo della grazia consiste precisamente nell'illuminare l'intelligenza, fortificare la volontà, e temperare la sensibilità perché tendano verso il bene. L'uomo, quindi, lucra enormemente con la vita soprannaturale, che lo eleva al di sopra delle miserie della natura decaduta.


La società cristiana, come il dott. Plinio afferma, è dunque fondamentalmente sacrale.


La sacralità dell'ordine temporale era, forse, il più importante tema del pensiero e dell'azione di Plinio Corrêa de Oliveira. Distinguendo perfettamente fra ordine spirituale e ordine temporale, egli voleva tuttavia che la vita cristiana penetrasse profondamente quella sociale, e che questa, a sua volta, servisse "ministerialmente" l'ordine spirituale. Proprio a questo tema egli ha dedicato alcuni dei suoi più importanti saggi, come «La crociata del secolo XX» e «Note sul concetto di cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale», del quale cito alcune righe della conclusione:


"La società temporale, voluta da Dio e da Lui ordinata, quando realizza in se stessa un'opera di santificazione, è una società santa. È società interamente naturale, ma lavorata in profondità dalla vita soprannaturale che scaturisce nei suoi membri".



4. Militia est vita hominem super terram



a. Il dovere della militanza


Abbiamo parlato di pace, abbiamo parlato di armonia, abbiamo parlato di amore. Abbiamo definito la pace come la tranquillità dell'ordine.  Ma abbiamo parlato anche di spada e di guerra. Come c'entra la guerra in questo panorama?


Purtroppo, dalla caduta di Lucifero e dei nostri padri Adamo ed Eva, dobbiamo fare i conti con una realtà inevitabile: il peccato, che introduce in tutto un fattore di disordine.


All'inizio della creazione Dio regnava in tutta la Sua gloria nel Cielo coi suoi angeli, nell'ordine perfetto da Lui creato. Tutto non era che pace e felicità senza fine. Era così anche nel Paradiso, dove i nostri primi padri conversavano familiarmente con Dio. Se questo ordine fosse continuato per sempre, la pace e l'armonia avrebbero regnato.


Ma, fra le perfezioni delle creature razionali v'era la libertà, ossia la possibilità di scegliere secondo il proprio libero arbitrio. Inebriato dall'orgoglio, Lucifero, un semplice angelo benché il più perfetto, volle diventare come Dio, rovesciando così la gerarchia celeste. Trascinati da lui, molti angeli scelsero di ribellarsi contro l'ordine divino. Questa fu una sorta di prima Rivoluzione nella storia, espressa nel satanico Non serviam! Io non ubbidirò!


Di fronte a questa brutale rottura dell'ordine celestiale, per gli angeli rimasti fedeli sorse un nuovo dovere morale: conoscere, amare e servire Dio in aperto contrasto con quegli angeli cattivi che bestemmiavano e si ribellavano contro di Lui. In altre parole, sorse il dovere della militanza. Dovevano difendere l'Ordine, minacciato da questa Rivoluzione.


Il Non serviam! di Lucifero fu contrastato dal Quis ut Deus! di san Michele e, come narra la Bibbia: "Scoppiò quindi una grande guerra in cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo". (Apoc. 12:7-8).


Successivamente, Lucifero rifece la sua fellonia inducendo Adamo ed Eva a commettere il  peccato originale che ruppe l'ordine divino sulla terra.


Da questo momento in poi, non possiamo più parlare di amore di Dio senza completarlo con un altro sentimento, armonico e contrario: il rigetto del male. Così come non possiamo più concepire il servizio di Dio senza completarlo con un'altra azione, armonica e contraria: la lotta contro il male.


Questa opposizione comincia dentro di noi. Come conseguenza del peccato originale, l'ordine interno nell'uomo fu disgregato. Esiste nell'uomo un attrito costante tra i suoi appetiti sregolati e la sua volontà guidata dalla ragione. Durante tutta la vita, l'uomo deve quindi lottare contro le sue tendenze disordinate.


Ma il peccato tende a manifestarsi in ogni azione umana. Esso si "incarna", per così dire, in cattive persone, in idee sbagliate, in movimenti rivoluzionari, in tendenze dirompenti, in religioni false e poteri illegittimi che bisogna contrastare. Ecco perché la Chiesa ci ricorda che "la vita dell'uomo sulla terra è una milizia" (Giobbe, 7:1).



b. La restaurazione dell'Ordine


Dobbiamo comunque ricordare che la guerra non è mai fine a se stessa, ma è finalizzata alla restaurazione dell'ordine.


L'uomo non lotta contro le sue tendenze disordinate perché gli piaccia essere in conflitto con se stesso, ma perché vuole restaurare il suo ordine interno, per poter poi agire in modo ordinato. Noi non lottiamo contro il male nella società perché siamo guerrafondai incalliti ma perché vogliamo sopprimere un fattore di disordine, ripristinando in questo modo la pace.


Questo è spiegato da sant'Agostino: 


"Anche quelli che vogliono la guerra non vogliono altro che vincere, desiderano quindi con la guerra raggiungere una pace gloriosa. (...) La pace è il fine auspicabile della guerra. Ogni uomo cerca la pace anche facendo la guerra, ma nessuno vuole la guerra facendo la pace". («La Città di Dio», 19, 12)

c. Rivoluzione e Contro-Rivoluzione



E così arriviamo alla conclusione di questa relazione già eccessivamente lunga.


Storicamente, l'ordine cristiano giunse al suo apice con la Cristianità medievale che, come spiega il dott. Plinio, "non è stata un ordine qualsiasi, possibile come sarebbero possibili molti altri ordini. È stata la realizzazione, nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi, dell'unico vero ordine tra gli uomini, ossia della civiltà cristiana".


Verso la fine del secolo XIV, questo ordine fu colpito nelle sue fondamenta da una crisi, la Rivoluzione, così definita dal dott. Plinio: "Il suo obiettivo principale non è la distruzione di questi o di quei diritti di persone o famiglie. Più di questo, essa vuole distruggere tutto un ordine di cose legittimo, e sostituirlo con una situazione illegittima. E ‘ordine di cose' non dice ancora tutto. La Rivoluzione vuole abolire una visione del mondo e un modo di essere dell'uomo, con l'intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti. In questo senso si comprende che questa Rivoluzione non è soltanto una rivoluzione, ma è la Rivoluzione".


Questa crisi è andata avanti lungo i secoli, producendo successive convulsioni: Umanesimo e Rinascimento, Protestantesimo, Rivoluzione francese, Comunismo, giungendo così all'attuale tappa che il dott. Plinio chiamava genericamente "quarta Rivoluzione" e che ebbe il suo paradigma nel maggio ‘68 parigino.


Oggi il processo rivoluzionario è giunto ad un parossismo: "Quanto è stato distrutto dal secolo XV, quello la cui distruzione è oggi ormai quasi interamente compiuta, è la disposizione degli uomini e delle cose secondo la dottrina della Chiesa".


Di fronte a questa Rivoluzione, come gli angeli fedeli di fronte alla Rivoluzione di Lucifero, il nostro dovere di militanza ci spinge a opporre un Quis ut Deus! chiaro e forte, che in questo caso potrebbe essere tradotto come un Quae ut civitas christiana! Un grido di guerra in difesa della civiltà cristiana, in difesa del'Ordine cristiano e naturale, in difesa di Santa Romana Chiesa.  In altre parole, il nostro dovere di militanza cattolica ci muove ad opporre una Contro-Rivoluzione:


"Se la Rivoluzione è il disordine, la Contro-Rivoluzione è la restaurazione dell'Ordine. E per Ordine intendiamo la pace di Cristo nel Regno di Cristo. Ossia, la civiltà cristiana, austera e gerarchica, sacrale nei suoi fondamenti, antiugualitaria e antiliberale.


"L'Ordine nato dalla Contro-Rivoluzione dovrà risplendere, più ancora di quello del Medioevo, nei tre punti principali in cui è stato ferito dalla Rivoluzione:


"1) Un profondo rispetto dei diritti della Chiesa e del papato e una sacralizzazione, in tutta l'ampiezza possibile, dei valori della vita temporale, il tutto in opposizione al laicismo, all'interconfessionalismo, all'ateismo e al panteismo, così come alle loro rispettive conseguenze.


"2) Uno spirito di gerarchia che segni tutti gli aspetti della società e dello Stato, della cultura e della vita, in opposizione alla metafisica ugualitaria della Rivoluzione.


"3) Una cura costante nello scoprire e nel combattere il male nelle sue forme embrionali o nascoste, nel fulminarlo con esecrazione e con marchio d'infamia, e nel punirlo con fermezza inflessibile in tutte le sue manifestazioni, e particolarmente in quelle che attentano all'ortodossia e alla purezza dei costumi, il tutto in opposizione alla metafisica liberale della Rivoluzione e alla sua tendenza a dare libero corso e protezione al male".


Questa è l'eredità del dott. Plinio che noi ora siamo chiamati a continuare ed adempiere, con l'aiuto di Maria Santissima a Chi, chiudendo il mio intervento, rivolgo filialmente lo sguardo.