Chiesa cattolica

  • “Omosessualità è di natura”: Milano supera il Segno

     

     

    di Luisella Scrosati

    Da tempi immemori, la Chiesa è stata considerata come la nuova arca noachica, che salva quanti vi entrano dalle acque mortifere del peccato e del mondo. O ancora come una barca, capace di rimanere a galla in mezzo ai marosi della storia. A Fabio Landi, direttore del mensile della diocesi di Milano Il Segnopiace invece lanciare l’immagine di una Chiesa “aperta da tutti i lati”. Che, se associata all’immagine tradizionale della Chiesa arca/barca, non dona un’idea molto rassicurante del Corpo mistico di Cristo.

    Il riferimento è alla chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano, oggi in zona Porta Venezia, ma all’epoca dell’erezione del piccolo altare, alla fine del XV secolo, era la zona dedicata al lazzaretto. Più precisamente, l’altare era collocato al centro del lazzaretto, di modo che potesse essere visto da ogni punto. Lì, circa un secolo dopo, all’epoca della “peste di San Carlo”, il grande vescovo di Milano dispose la costruzione di un edificio ottagonale, con una singolare caratteristica: doveva rimanere aperto da tutti i lati, per permettere la visione delle celebrazioni liturgiche a tutti gli appestati ed impedire che rimanessero privi della vita liturgica sacramentale della Chiesa, nel momento della grande prova. Il raffronto con quanto abbiamo vissuto al tempo della pandemia Covid-19 è piuttosto evidente, ma non è l’argomento di questo articolo.

    Torniamo all’editoriale del numero di ottobre di Fabio Landi (in foto); questo esempio architettonico di sublime carità è stato completamente distorto nel suo significato. Ci informa infatti il direttore che esso è stato scelto per la celebrazione mensile animata da un gruppo di fedeli omosessuali, divenendo, con tale iniziativa, «il ritratto della Chiesa così fortemente voluta da Francesco: aperta, accessibile, essenziale, per mostrare Dio a tutti». L’effetto nemmeno troppo collaterale è quello di una Chiesa talmente aperta da far acqua da tutte le parti, come documenta l’approfondimento interno curato da Laura Badaracchi. 

    I “Giovani del Guado” oggi conta circa settanta persone di svariati orientamenti sessuali, che scorrazzano tra parrocchie, oratori e associazioni presenti nella Diocesi di Milano per farsi conoscere  ed organizzare ritiri per dare spazio «ai momenti di convivialità e alla preghiera, alla riflessione e formazione su vari temi», spiega uno dei coordinatori, Francesco Gagliardi. Tra questi temi compare anche «la vita di coppia». Iniziative che pare abbiano un grande successo e godano di molti aiuti: «Cerchiamo di invitare teologi, biblisti, sacerdoti per aiutarci: li troviamo facilmente, sono molto disponibili. Facciamo parte di una grande rete che ha ottimi contatti e ce li passa: oserei dire che siamo viziati». La vita del cattolico non LGBT non è così facilitata, specie se ha la sventura di essere etichettato come tradizionalista o conservatore; non che ce ne dispiaccia, bisognerebbe però avere almeno l’onestà di rivedere la retorica della mancanza di “inclusività”.

    Nella Chiesa si moltiplicano le attività per normalizzare la condizione omosessuale. L’articolo presenta l’opera di “accompagnamento” del gesuita padre Pino Piva a Bologna e le iniziative di don Gabriele Davalli, il direttore dell’Ufficio famiglia della diocesi felsinea, quello della benedizione della coppia gay “sposatasi” civilmente a Budrio (vedi qui). Si parla del gruppo Zaccheo, voluto dal vescovo di San Severo, Mons. Giovanni Checchinato: tutto all’insegna del superare i preconcetti e andare al di là degli stereotipi. Al di là anche dell’insegnamento della Chiesa?

    La domanda viene rivolta a don Aristide Fumagalli (in foto), zelante sostenitore della nuova linea morale della Chiesa post-Amoris Laetitia, quella del bene possibile attraverso il male reale. Il teologo risponde che «la dottrina del Magistero non esclude che la persona omosessuale possa corrispondere alla vocazione cristiana all’amore, ma nega la legittimità morale di un amore che volesse esprimersi anche sessualmente». Bene.

    Tuttavia, nel suo saggio L’amore impossibile. Persone omosessuali e morale cristiana, sostiene l’idea di un’identità omosessuale che non può e non dev’essere riconsiderata, ma riconosciuta ed accettata. Secondo la presentazione che ne ha fatto Luciano Moia (vedi qui), per Fumagalli «la condanna degli atti o omosessuali, “non contempla la possibilità, sconosciuta sino all’epoca contemporanea, che gli atti omosessuali corrispondano alla natura della persona ed esprimano l’amore personale”. Non quindi atti dettati da «idolatria religiosa ed egoismo edonistico» – le due condizioni che li rendono inaccettabili – ma “espressione di amore personale cristiano”. Fumagalli parte da un dato scientifico che non si può ignorare. Oggi gli studiosi sono in gran parte concordi nel considerare l’omosessualità “espressione di una condizione esistenziale che costituisce e pervade, similmente all’eterosessualità, l’identità della persona”».

    Anche Moia trova nell’articolo spazio più che sufficiente per pontificare, esibendo tutto un frasario che più stereotipato non si può. Prima se la prende con la Chiesa, che avrebbe esercitato  «per troppo tempo […] un forte controllo delle coscienze, evitando una crescita educativa». In questo modo, «ha chiuso la strada a qualsiasi spazio di discernimento personale e per troppo tempo ha continuato a proporre una dottrina “chiusa”, senza accorgersi che l’insistenza su norme morali, ormai dichiarate inattuali dal tribunale della storia, rischiano di mettere in sordina l’annuncio cristiano».

    La dottrina della Chiesa viene accantonata dal “tribunale della storia” – chissà cosa ne pensano nel “tribunale di Dio” -, e i suoi insegnamenti sulla questione derubricati a «dispute dottrinali e contese pastorali», che a giudizio di Moia, non devono essere risolti dal Magistero, ma dal discernimento esercitato dai laici. La strada che conduce a «costruire una dottrina da museo e schierarsi tutt’intorno per difenderla» dev’essere abbandonata a pro di «un giardino di relazioni» che accolgano le persone. Questo nuovo atteggiamento pastorale «è profondamente cambiato quasi ovunque grazie al magistero di Papa Francesco, che ha aperto la strada anche a uno sviluppo della dottrina».

    Dulcis in fundo, spazio alla testimonianza di una donna. Tale suor Giuliana Galli, delle suore del Cottolengo, che, quasi alla soglia dei novant’anni, ha tirato le orecchie alla nota consorella che aveva allontanato due modelle, mentre posavano scambiandosi un bacio saffico, attirandosi così una valanga di sbeffeggiamenti da parte di quegli stessi media che poi invitano a non giudicare. Anche Suor Giuliana difende quella «posizione nella vita non riconosciuta e ritenuta vizio o malattia, mentre è un modo di essere e di vivere». «Un percorso alternativo, che va rispettato», per il quale bisogna deporre ogni rigidità. «Io non ho negazione da fare, né condanna da dire», conclude la religiosa.

    E l’articolista trae l’originalissimo insegnamento morale della questione: «L’atteggiamento giusto, in ogni contesto: misericordia, non giudizio». Slogan passpartout per continuare ad aprire i vari lati della Chiesa.

    Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 Ottobre 2022.

  • Come rifiutare la falsa alternativa autoritarismo o anarchia?

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira 

    Almeno da un certo punto di vista, l'intera lotta della Chiesa contro il liberalismo negli ultimi secoli può essere riassunta nel modo seguente:

    Diffidando degli eccessi del potere pubblico, i liberali hanno talmente diminuito il potere dell'autorità da renderla incapace non solo di fermare i crimini, ma persino di mantenere l'ordine pubblico. La Chiesa insegna che questo modo di agire è cattivo. Nessuno ha il diritto di fare il male. Quindi, qualsiasi quadro politico che privi lo Stato del potere di reprimere il male prontamente e interamente è fondamentalmente sbagliato.

    Con tragica eloquenza, i fatti dimostrarono che l'insegnamento della Chiesa era giusto. Basta leggere la letteratura politica della maggior parte delle nazioni occidentali nel diciannovesimo e nei primi decenni del ventesimo secolo. Tali trattati raccomandavano di inibire e limitare il potere pubblico in modo che, incapace di contenere la marea montante dell'anarchia, allo Stato non rimanesse altra scelta che assistere alla lenta e inevitabile demolizione dell'ordine sociale.

    Analizzando bene questo errore, vediamo che esso afferma che non esiste uno Stato che reprima il male senza sacrificare la libertà che hanno le persone di fare il bene. Di fronte a questo falso dilemma, il liberalismo preferisce l'anarchia al dispotismo. Così, preferisce lasciare che gli interessi pubblici scivolino lungo la rampa liberale che porta alla dissoluzione di tutta la vita sociale.

    Questo falso dilemma è la questione centrale che separa cattolici e liberali. Sfortunatamente, non c'è mai stata una discussione seria sulla questione. Molti pensavano che di fronte a un'alternativa "inevitabile" tra l'eccessiva libertà e l'abuso di autorità, un liberale sostenesse automaticamente la prima mentre la Chiesa sosteneva la seconda.

    Tuttavia, la Chiesa mette in dubbio il valore scientifico di questa alternativa anarchia-despotismo. Dio ha organizzato così meravigliosamente l'ordine dell'universo degli esseri inanimati e irrazionali, che sarebbe mostruoso immaginare che Egli abbia organizzato imperfettamente le cose dell'uomo. Potenzialmente, l'uomo deve avere qualità che permettano la creazione di società umane con un ordine ancora più perfetto di quello osservato tra gli esseri irrazionali, siano api o formiche. Altrimenti, l'uomo non sarebbe il capolavoro di Dio.

    Poiché esiste una soluzione, la Chiesa condanna la falsa alternativa come due semplici vie verso la perdizione. Esse sono come due abissi che si aprono ai due lati. La Chiesa indica la via giusta, che non tende né all'anarchia né al dispotismo. Questa via si trova nell'ordine cristiano.

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    Per decenni i liberali hanno ingannato la Chiesa con queste false alternative. Il mostro liberale aveva mille facce per accogliere tutte le tendenze. Una faccia sorrideva alla Chiesa, cercando di attrarre e affascinare i suoi figli ingenui. Un'altra guardava la Chiesa con ghigno accigliato per paralizzare i cattolici timorosi. Un’altra ancora trattava la Chiesa con lo stesso sospetto, noia e risentimento con cui il Figliol Prodigo guardava verso la casa paterna quando se ne allontanava. Tutte queste manovre hanno scoraggiato la reazione dei cattolici autentici, che temevano un'apostasia di massa dei loro fratelli cattolici liberali.

    Tuttavia, c'erano altre facce di questa idra. Mille altre teste si sono manifestate nell'anticlericalismo, nel libero pensiero e nell'anarchismo. Queste teste hanno assaltato chiese, profanato tabernacoli e immagini, assassinato preti, vergini consacrate, re e capi di Stato. Dal 1789 ad oggi, questa folla di nichilisti, carbonari e banditi non ha cessato di operare in diversi luoghi.

    Il campo liberale ha indossato questi diversi volti per corrispondere alla grande varietà di risposte che in campo cattolico affrontavano e combattevano l'idra. Rari sono stati coloro che ne hanno percepito tutte le facce. Tra i più perspicaci, ancora più rari erano quelli che capivano che tutte queste facce non ritraevano un'esitazione interiore o una debolezza nelle tendenze della grande idra. Infatti, mentre ogni sorriso era una bugia, ogni bestemmia era vera. Nonostante tutte le sue apparenti incertezze e contraddizioni, il liberalismo era logico, inflessibile e immutabile nella sua marcia verso l'anarchia e l'ateismo.

    Tutti questi volti dovevano parlare una grande varietà di lingue. Nel campo della pura dottrina, non tutto ciò che il liberalismo proponeva era necessariamente condannabile. Così, si poteva essere d'accordo con alcune affermazioni liberali senza professare implicitamente una dottrina condannata dalla Chiesa.

    Cosa fare di fronte a questa situazione? Essere d'accordo con ciò che è possibile e poi cercare di domare la bestia? O attaccarla con forza direttamente e senza esitazione?

    All'epoca dell'offensiva liberale, i cattolici provarono un po' di tutto. Tuttavia, considerando come sono andate le cose nell'Europa dell’ottocento, solo una verità emerge chiaramente. Nonostante tutti i tentativi di collaborazione cattolica, il movimento liberale si impadronì dell'Europa e raggiunse i suoi principali obiettivi. Scristianizzò e secolarizzò l'Europa, dissolse la famiglia e lo Stato e trascinò il mondo contemporaneo su una strada che lo portò a due passi dall'anarchia.

    L'improvvisa sensazione di terrore causata da questa anarchia fu la forza motrice che portò alla reazione opposta cioè, al fascismo e al nazismo.

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    Di fronte alla falsa alternativa "dispotismo-anarchia", i totalitaristi di ogni tipo hanno preferito l'autoritarismo come reazione all'anarchia.

    Hanno visto giusto? Ovviamente no. Ancora una volta non sono riusciti ad evitare la falsa alternativa. Sono fuggiti dal liberalismo, ma sono scivolati dalla cima del dilemma al fondo dell'abisso. Non hanno capito che la soluzione non stava nello scegliere tra due abissi, ma nel cercare la via che non conduce agli abissi bensì al cielo.

    Così, invece di scegliere la civiltà cristiana, la reazione contro l'anarchia ci ha portato a un altro disastro: lo Stato Moloch.

    Il liberalismo e l’autoritarismo hanno una radice comune. Quando il liberalismo alla fine porta al dispotismo, di quale dispotismo parliamo? Di tutti. I colori politici non hanno importanza. Che la sua bandiera sia marrone, rossa o nera, sempre di dispotismo si tratta. Se è mite, benigno e morbido come il roseo dispotismo di un governo laburista inglese, sarà sempre dispotismo.

    Il socialismo oggi, come il nazismo ieri e il liberalismo l'altro ieri, mostrano mille volti. Uno sorride alla Chiesa, un altro la minaccia, un altro ancora parla contro di lei.

    L'atteggiamento dei cattolici in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, per contrastare questo nuovo socialismo, deve essere lo stesso di quelli che si sono opposti con successo al liberalismo nel passato. Deve consistere in una lotta risoluta, franca, inflessibile e senza paura.

    Il socialismo non è un animale selvaggio che possiamo domare. È un mostro apocalittico che combina l'astuzia della volpe con la violenza della tigre. Non dimentichiamolo, per non dovere dopo imparare nel modo più duro a ricevere i suoi colpi brutali.

     

    L'articolo precedente è stato originariamente pubblicato su Legionário il 16 giugno 1946. È stato tradotto e adattato per la pubblicazione senza la revisione dell'autore.

     

    Fonte: Tfp.org, 28 Dicembre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Verso una Chiesa-Nuova

    Nel aprile 1969 la rivista “Catolicismo” di San Paolo del Brasile, portavoce della TFP brasiliana, pubblicò un numero speciale doppio contenente un riassunto analitico di un saggio apparso poco prima sulla rivista “Ecclesia”, di Madrid, che denunciava l’esistenza all’interno della Chiesa di gruppi, autoproclamatisi “profetici”, che tramavano per la sua distruzione [“I piccoli gruppi e la corrente profetica”, “Ecclesia” n° 1423, 11 gennaio 1969]. Riportiamo qui di seguito l’introduzione scritta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira.

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Insubordinazione e disalienazione: filo rosso dei misteri “profetici”
    Nell’articolo di presentazione di questo numero di “Catolicismo” (intitolato “Il perché di questo numero doppio”), vengono descritti i rapporti fra l’IDOC [Istituto di Documentazione della Chiesa Conciliare, ndr] e i cosiddetti “gruppi profetici”. È facile vedere che questi e quello costituiscono, insieme, una immensa macchina semi-segreta, inserita nella Chiesa, per realizzare il disegno malefico di trasformarla nel contrario di ciò che è stata in questi duemila anni di esistenza.

     Vogliamo, adesso, aiutare il lettore nello studio dell’articolo di “Ecclesia” sui “gruppi profetici”, mettendo in speciale rilievo gli aspetti più profondi e chiarificatori di questa specie di società iniziatiche.

     In questo commento non intendiamo approfondire propriamente la dottrina dei “gruppi profetici”, la coerenza interna delle diverse tesi che la integrano, i loro maestri, i loro precursori, le loro analogie o discrepanze con altri sistemi di pensiero. Né pretendiamo analizzare le condizioni culturali, politiche, sociali, economiche o altre, che favoriscono o avversano la genesi e lo sviluppo di questi gruppi.

     Il nostro obbiettivo è più circoscritto e anche di una utilità più immediata. Messi dinanzi alla crescita tangibile dei cosiddetti “gruppi profetici”, alla loro evidente nocività, e quindi alla necessità di sbarrargli il passo, ci domandiamo quale sia il loro programma, se contano con una struttura definita di direzione e di propaganda, com’è questa struttura, come agisce, come vedono le trasformazioni per le quali la Chiesa è passata di recente e continua a passare, quali sono le tecniche di reclutamento, formazione e sovversione usate da questi gruppi, e infine, quali sono i loro rapporti con il comunismo.

    È nell’articolo di “Ecclesia” che cercheremo le risposte a queste domande.

     

    I. Disalienazione: ribellione contro ogni superiorità e ogni disuguaglianza
    Il concetto-chiave della dottrina dei “gruppi profetici” è, a nostro avviso l’alienazione. Quindi, prendiamola come punto di partenza e come filo conduttore di questa esposizione. Il lettore vedrà che, in questo modo, la materia si farà limpida ed accessibile.

    Alienus è un vocabolo latino che equivale alla parola alieno, cioè di un altro.

    Alienato è colui che non appartiene a sé stesso, bensì a un altro.

    Nella prospettiva comunista, ogni autorità, ogni superiorità sociale, economica, religiosa o un’altra qualsiasi, di una classe sull’altra, porta a un’alienazione. Alienante è la classe sociale che esercita l’autorità, o possiede una superiorità, sia attraverso un Re, un Capo di Stato, un Papa, un Vescovo, un Sacerdote, un Generale, un professore o un padrone. Alienata è la classe che presta obbedienza a quella alienante. La classe alienata, per il fatto stesso di essere soggetta a un’altra classe, in misura maggiore o minore, in questa esatta misura non appartiene a sé stessa, ed è alienata a quest’altra.

    Trasferendo il concetto di alienazione ai rapporti tra persona e persona nella sfera religiosa, si può dire che un Papa, un Vescovo o un Sacerdote in quanto partecipa alla classe dirigente, che è il Clero, è alienante nei confronti di un semplice fedele, il quale è membro della classa guidata, cioè, il laicato.

    Ogni alienazione è uno sfruttamento dell’alienato da parte dell’alienante. E siccome ogni sfruttamento è odioso, bisogna che l’evoluzione dell’umanità conduca alla soppressione di tutte le alienazioni, e perciò di tutte le autorità e disuguaglianze, poiché ogni disuguaglianza crea in qualche modo un’autorità. La formula più conosciuta e popolare della totale disalienazione sta nel motto della Rivoluzione francese: “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”. L’applicazione assolutamente radicale di questo motto condurrebbe a un’anarchia senza caos. La dittatura del proletariato non è altro che una tappa per la realizzazione dell’anarchismo.

    L’egualitarismo radicale è la condizione perché ci sia libertà, ed affinché, cessati gli sfruttamenti e le conseguenti lotte di classi, regni tra gli uomini la fratellanza.

    Ecco la criminale chimera dei comunisti.

     

    II. Il supremo obiettivo “profetico”: una Chiesa non alienante né alienata
    Dall’articolo di “Ecclesia” si deduce che i “gruppi profetici” vogliono trasformare la Chiesa cattolica da alienante ed alienata, come lo sarebbe ai nostri giorni, in una Chiesa-Nuova, senza nessuna forma di alienazione.

    1ª disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio

    a. La Chiesa “costantiniana” (la cui era storica, secondo i “gruppi profetici”, inizierebbe con Costantino, l’Imperatore romano che nel 313 liberò la Chiesa dalle persecuzioni, togliendola dalle catacombe, e si estenderebbe sino ai nostri giorni) crede in un Dio trascendente, personale, dotato di intelligenza e di volontà, un Dio perfetto, eterno, creatore, reggente e giudice di tutti gli uomini. Questi sono infinitamente inferiori a Dio e gli devono ogni soggezione. Quindi, credendo in un tale Dio, gli uomini accettano un Dio alienante. Dunque, la Religione è pura alienazione.

    La Chiesa-Nuova non crede in un Dio alienante. Il Dio della Chiesa “costantiniana” corrisponde a una fase già superata dell’evoluzione dell’uomo, cioè l’uomo infantile e alienato. Oggi, l’uomo, reso adulto dall’evoluzione, non accetta un Dio di cui è, in ultima analisi, un servo, e che lo mantiene nella dipendenza del suo potere paterno, o meglio, paternalista, come dicono in modo peggiorativo i “gruppi profetici”. L’uomo adulto respinge ogni alienazione, e vuole per sé un’altra immagine di Dio: quella di un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente in lui. Un Dio che è impersonale, come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura, e pertanto anche in ogni uomo. In una parola, un Dio che non aliena.

    b. Ed è perché non accetta questa nuova figura di Dio, e si ostina nel mantenere la vecchia figura del Dio personale, trascendente e alienante, che la Chiesa “costantiniana” genera l’ateismo. Infatti, l’uomo adulto di oggi, non potendo accettare questa immagine infantile della divinità, si dichiara ateo. Però, se la Chiesa gli presentasse un Dio aggiornato, immanente e non alienante, egli lo accetterebbe. E smetterebbe di essere ateo.

    c. È vero che l’affermazione di un Dio trascendente e alienante si fonda su numerosi passaggi delle Sacre Scritture. Tuttavia, secondo i “gruppi profetici” questi brani non costituiscono realtà storiche precise. Essi sono miti elaborati dall’uomo non adulto, alienato e bramoso di alienazione. Oggi, queste narrative devono essere reinterpretate secondo un concetto non alienante ma adulto, o persino rifiutate. Con ciò si purifica la Religione dai suoi miti. È propriamente ciò che si chiama demitizzazione.

    d. È, per esempio, ciò che si dovrebbe fare per quanto riguarda la spiegazione della triste condizione dell’uomo, soggetto all’errore, al dolore ed alla morte. Per l’uomo adulto, il rimedio per questa situazione non può decorrere da una Redenzione operata dal sacrificio del Dio trascendente incarnato, e completata dalle sofferenze dei fedeli. Il rimedio viene, invece, dall’evoluzione, dalla tecnica e dal progresso. Nel concetto dell’uomo disalienato, non c’è più ragione per le mortificazioni, alquanto masochistiche, che la Chiesa “costantiniana” promuoveva. La Chiesa-Nuova chiama a una vita interamente volta alla felicità terrena. La Redenzione-progresso non ha come scopo condurre gli uomini verso un cielo ultraterreno, ma trasformare la terra in un cielo.

    2ª disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale ed al sacro
    La religione cattolica “costantiniana”, coerente con la sua dottrina sulla trascendenza di Dio, ammette il soprannaturale, e con esso il sacrale. Ora, il concetto di un ordine soprannaturale, superiore a quello naturale, di una sfera religiosa e sacra superiore alla sfera temporale, risulta in evidenti disuguaglianze. Da ciò provengono, ipso facto, molteplici alienazioni. Nella Chiesa-Nuova, disalienante e disalienata, si ammette come realtà soltanto il naturale, il temporale, il profano. È una Chiesa desacralizzata. Da qui decorrono numerose conseguenze:

    a. È ovvio, innanzitutto, che la Chiesa-Nuova è tutta posta nell’ordine naturale. Essa esercita la sua missione salvifica inducendo i fedeli a impegnarsi nel promuovere il benessere terreno.

    b. La nozione della Chiesa come società distinta dallo Stato e sovrana nella sfera spirituale perde, quindi, ogni sua ragion d’essere. La Chiesa desacralizzata è, dentro la società temporale, un gruppo privato come un altro qualsiasi, la cui missione consiste nell’essere all’avanguardia delle forze che promuovono l’evoluzione dell’umanità.

    c. La vita sacramentale cambia pure di contenuto. I Sacramenti hanno un senso simbolico meramente naturale. L’Eucaristia, per esempio, è una cena in cui i fratelli familiarizzano intorno a una stessa tavola. E perciò dev’essere ricevuta come un cibo qualsiasi, durante un comune pasto.

    d. La condizione sacerdotale non dev’essere più considerata sacra, posto che la sacralità muore con la morte delle alienazioni. Nel modo di presentarsi, di vestirsi e di vivere, i sacerdoti devono essere come un laico qualsiasi, poiché la sfera del sacro, a cui appartenevano, è sparita, e devono integrarsi senza riserve nella sfera temporale. Così pure devono comportarsi i religiosi, se ci saranno ancora i tre voti di obbedienza, povertà e castità nella Chiesa, ormai disalienante e disalienata.

    e. Non vi è ragione perché esistano edifici destinati solo al culto, visto che è già morto il soprannaturale e il sacro. In questo mondo evoluto, adulto, contrario alle alienazioni, il culto del Dio immanente e diffuso nella natura può essere praticato in qualunque luogo profano. Se esisteranno edifici destinati al culto, siano utilizzati pure per finalità profane, in modo da evitare la distinzione alienante tra lo spirituale e il temporale.

    3ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla fede, alla morale, al Magistero e all’azione evangelizzatrice
    a. La Chiesa-Nuova è una Chiesa povera. Innanzitutto nel senso spirituale del termine. Una delle ricchezze della Chiesa “costantiniana” consiste nell’affermarsi Maestra infallibile. La Chiesa-Nuova invece non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante.

    Ognuno riceve carismi dallo Spirito Santo, che parla direttamente all’anima. Ed è a questa voce interiore, della quale può prendere coscienza, che ognuno deve credere.

    Tutto ciò, che è vero per le materie riguardanti la fede, lo è pure per la morale. Ognuno ha la morale che gli suggerisce la propria coscienza.

    Insomma, l’uomo vive della testimonianza interiore dei carismi, dei quali prende conoscenza. Così, la Chiesa-Nuova non possiede un patrimonio di verità, di cui immaginerebbe avere il privilegio. E in questo risiede il principale aspetto della sua povertà.

    b. Da qui decorre un’altra forma di povertà. La Chiesa-Nuova non ha frontiere. Essa accoglie persone di qualsiasi credo, purché lavorino attivamente per la vera Redenzione, che è il progresso terreno. Essa non è, quindi, come un regno spirituale con frontiere dottrinali definite, bensì qualcosa di etereo, di fluido, che si confonde più o meno con qualsiasi chiesa. In altri termini, la Chiesa-Nuova è super-ecumenica.

    c. Un altro titolo di povertà della Chiesa-Nuova, non essendo Maestra, ed essendo super-ecumenica, è quello di non avere più la necessità di opere di apostolato. Di conseguenza, le università cattoliche, le scuole cattoliche, le opere di assistenza cattoliche mantengono la loro ragion d’essere a patto che non mirino a nessun fine apostolico, né abbiano qualsiasi soggezione alienante e antiecumenica riguardo alla Chiesa: vale a dire, purché rinuncino alla nota cattolica, ed assumano un carattere totalmente profano, secolare e laico.

    d. La povertà della Chiesa-Nuova - essendo la cultura e la civiltà valori dell’ordine temporale e terreno, e non pretendendo esercitare più qualsiasi magistero nel plasmare a sé la società temporale - risiede pure nel fatto che non si può più parlare di cultura né di civiltà cattolica. La cultura e la civiltà dell’uomo evoluto e adulto hanno ricevuto la loro carta di emancipazione: sono desacralizzate e disalienate dalla Religione.

    e. Inoltre, la Chiesa-Nuova è povera nel senso materiale del termine. Essa non solo rifiuta le cattedrali e le basiliche, in cui il sacro ostentava trionfalisticamente la sua superiorità, ma, vivendo nell’era dei poveri, rigetta qualsiasi ricchezza, a qualsiasi titolo possibile.

    f. Infine, la Chiesa-Nuova è povera perché è la Chiesa dei poveri. Da nemica di tutte le alienazioni, si sente anche nemica di tutti gli alienanti, di qualsiasi tipo ed ordine, e invece connaturale alla causa di tutti gli alienati. Perciò, gli sfruttati ed alienati della società attuale hanno nella Chiesa-Nuova il loro posto. Essa è per essenza loro difensore contro i detentori dell’autorità o della superiorità terrena. Per ragioni analoghe in senso inverso, la Chiesa “costantiniana” è complice, per propria natura, di tutte le oligarchie alienanti e sfruttatrici.

    4ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia ecclesiastica
    Dal momento che l’autorità è sempre alienante, è doveroso che non esista. E se esistesse, sarebbe soltanto nella misura in cui compiesse la volontà degli alienati, che in questo modo evaderebbero - almeno in certa misura - dal giogo dell’alienazione.

    Nella Chiesa “costantiniana”, la Gerarchia è investita del triplice potere di ordine, magistero e giurisdizione. La Chiesa-Nuova, svuotando i Sacramenti del loro contenuto soprannaturale, che sono sotto il potere della gerarchia di ordine, col negare il Magistero attenta, a rigore di logica, anche contro la gerarchia di giurisdizione.

    Così, l’esistenza di un Papa, monarca spirituale circondato dal Collegio dei principi ecclesiastici, che sono i vescovi - di cui ognuno, nella rispettiva diocesi, è come un monarca soggetto al Papa - non è compatibile con la Chiesa-Nuova. Come pure non possono sussistere i parroci che reggono, sotto gli ordini dei vescovi, porzioni del gregge diocesano.

    Per disalienarla completamente dalla Gerarchia, occorre democratizzare la Chiesa. È necessario costituire in essa un organo rappresentativo dei fedeli che esprima ciò che i carismi dicono nell’intimo della loro coscienza: chiaramente un organo elettivo che rappresenti la moltitudine. Un organo che imponga decisivamente la propria volontà sui gerarchi della Chiesa, i quali, è ugualmente chiaro, dovranno, da quel momento in poi, essere eletti dal popolo.

    A nostro avviso, questa riforma strutturale della Chiesa auspicata dal movimento “profetico” è solo una tappa verso la piena realizzazione dei suoi obbiettivi. La totale disalienazione comporterebbe, in una tappa ulteriore, l’abolizione di qualsiasi gerarchia.

    Considerando soltanto la riforma che i “gruppi profetici” ora sostengono esplicitamente, si può dire che vogliono trasformare la Chiesa in una monarchia come quella inglese, cioè, un regime in realtà democratico, diretto fondamentalmente da una Camera popolare elettiva e onnipotente, nel quale va conservato pro-forma un re decorativo (nel caso della Chiesa-Nuova, il Papa), dei Lord senza potere effettivo (i vescovi e i parroci), e una Camera alta da apparato (il collegio episcopale). Inoltre, affinché l’analogia tra il regime dell’Inghilterra e la Chiesa-Nuova sia completa, è necessario immaginare un Re e dei Lord elettivi (cioè, Papa e vescovi eletti dai fedeli).

    Per completare il quadro della democratizzazione, bisogna aggiungere che nella Chiesa-Nuova le parrocchie costituirebbero dei gruppi fluidi e instabili, e non delle circoscrizioni territoriali definite come sono oggi. A rigore di logica, questa fluidità si estenderebbe pure alle diocesi. La Gerarchia ormai non sarebbe nella Chiesa altro che un vago nome.

    5ª disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico
    Questa disalienazione è già inclusa, a diversi titoli, nei punti precedenti. La Chiesa “costantiniana”, che ha un governo proprio e sovrano nella sua sfera, desidera l’unione e la collaborazione con il Potere temporale. Così facendo, in un certo modo si alienerebbe ad esso, e in un certo modo lo alienerebbe a sé.

    Per tutti i motivi sopra esposti, la Chiesa-Nuova dichiara invece di non avere bisogno del Potere pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere. Così, la mutua alienazione sarà cessata.

    Conclusione
    Concludendo, la Chiesa-Nuova sarà interamente disalienata, e smetterà totalmente di essere alienante.

     

    III – Soltanto la lotta di classi produrrà la disalienazione nella Chiesa
    1. La Gerarchia ha aiutato l’esecuzione del programma “profetico” di disalienazione; però, non può fare il passo finale

    Mirando alla disalienazione totale - per mezzo della quale la Chiesa “costantiniana” deve metamorfosizzarsi in una Chiesa-Nuova - potranno i “gruppi profetici” sperarla dalla Gerarchia?

    Considerando che certi membri appartenenti a questa hanno dato il loro sostegno a molte misure disalienanti, si direbbe di sì. Tanto più che i “gruppi profetici” affermano che l’opera del Concilio Vaticano II ha avuto un carattere disalienante, cioè, desacralizzante e ugualitario, che rappresenta un primo passo - benché timido - nel cammino di trasformazioni più radicali.

    Però, senza sdegnare il vantaggio che affermano di ottenere dallo sfruttamento degli atteggiamenti di certi gerarchi e delle decisioni del Concilio Vaticano II, i “gruppi profetici” ritengono che la completa disalienazione potrà venire solo da una lotta di classi tra l’episcopato e il clero da un lato, e i laici dall’altro.

    La ragione di questo, adducono essi, risiede nel fatto che da un gerarca sensibile alla disalienazione si possono sperare concessioni che ne riducano i poteri; ma, per quanto egli possa essere sensibile, non c’è da sperare in una sua completa rinuncia, il che equivarrebbe ad un suicidio.

    2. Il modo per giungere alla vittoria della rivoluzione disalienante nella Chiesa: l’insurrezione del laicato
    Quindi, si deve coscientizzare il laicato affinché, in lotta contro i gerarchi, esiga le riforme di struttura nella Chiesa per democratizzarla. Insomma, il rimedio si trova nella lotta di classi all’interno della Chiesa.

    Tale lotta va fatta a tappe:

    a - campagna di discredito contro la Chiesa “costantiniana”;

    b - istigare il desiderio delle riforme di struttura nella Chiesa;

    c - agitazioni, scioperi;

    d - capitolazione della Gerarchia e applicazione delle riforme.

     

    IV – I “gruppi profetici”, artefici della lotta di classi per la disalienazione della Chiesa

    I nuovi carismi di cui vivrà la Chiesa-Nuova non risiedono nella Gerarchia, bensì nel popolo fedele. Spetta quindi alla Gerarchia, come abbiamo visto, obbedire al popolo.

    A tutto il popolo? In realtà, esso dev’essere, se non governato, per lo meno illuminato e guidato da gruppi “carismatici” e “profetici” che lo Spirito suscita nella Chiesa per dare “testimonianza”. L’insieme di questi gruppi formerà, allora, all’interno della Chiesa invertebrata da essi sognata, una rete d’influenze alla quale spetterà il vero potere.

    Ciò aumenta l’interesse dello studio sulla struttura e sui metodi dei “gruppi profetici”, che più avanti faremo.

    Peraltro è tra i loro membri, come rappresentanti naturali del laicato, che si dovrà reclutare la Camera popolare dentro la Chiesa-Nuova.

    Quali sono i mezzi di cui dispone il movimento “profetico” per promuovere la sovversione riformista nella Chiesa?

    1. L’estensione del movimento “profetico”
    I “gruppi profetici” sono numerosi. Esistono in molti paesi. Essi corrispondono – per il convivio intimo che conferiscono – a profondi aneliti di sociabilità dell’uomo contemporaneo smarrito ed isolato nell’anonimato delle grandi moltitudini. Per questo e per altri motivi, il numero dei gruppi tende a moltiplicarsi indefinitamente.

    2. La struttura segreta del movimento “profetico"
    Questa struttura è flessibile e molto adatta a promuovere la sovversione nella Chiesa.

    I “gruppi profetici” sono vere cellule, con un numero variabile di persone. In ogni caso, tale numero non giunge mai ad essere grande. Di queste persone, non tutte sono al corrente, con la stessa profondità, dei fini, dei metodi e delle connessioni del gruppo. Ognuna delle cellule è in questo modo una minuscola società segreta.

    Ogni cellula ha contatti abituali con altre dello stesso genere, il che fa del movimento un immenso ingranaggio con una miriade di piccoli pezzi.

    A questa unità funzionale si somma un’altra, più preziosa: tutte mirano allo stesso fine, ossia, alla lotta di classi per imporre nella Chiesa una riforma disalienante.

    Si deve menzionare anche l’uniformità con cui utilizzano, sia per il reclutamento sia per la sovversione, gli stessi metodi complessi e sottili. Ne parleremo più avanti.

    Tutti questi fattori rendono i “gruppi profetici”, nel loro insieme, un movimento impressionantemente unitario. Avranno forse, come espressione di questa unità, una direzione centrale suprema? Lo studio di “Ecclesia” non lo dice esplicitamente. Ma i dati forniti dalla rivista spagnola rendono impossibile non rispondere in modo affermativo. Infatti, senza un organo direttivo centrale, non si vede come si può inculcare nei fedeli una dottrina complessa, coordinare nella loro delicata strutturazione interna, nonché nei loro metodi raffinatamente specializzati, una tale miriade di corpuscoli esistenti in paesi diversi e distanti. Quanto maggiore la molteplicità e la varietà di un insieme, tanto maggiore la necessità di un vincolo strutturale forte per mantenerlo unito. Di conseguenza, anche nella loro direzione centrale, i “gruppi profetici” sono - concludiamo noi – un’organizzazione clandestina.

    In quale modo questa direzione centrale mantiene effettivo, benché nascosto, il suo potere sulle cellule? Tutto porta a pensare, rispondiamo, a un compromesso assunto da elementi più influenti che, loro sì, sarebbero messi al corrente dell’esistenza di una direzione centrale.

    Per quale motivo conservare tutto ciò nel mistero? La ragione è semplice. I “gruppi profetici” si presentano come il frutto spontaneo di una pioggia di carismi per animare un laicato che un’evoluzione naturale, anch’essa spontanea, ha reso adulto. Quindi non possono darsi le arie di un movimento organizzato da una piccola cupola, astuta ed efficiente.

    3. I metodi di reclutamento e di formazione: l’iniziazione “profetica”
    Un “gruppo profetico” penetra, vive e si moltiplica sempre in un ambiente o istituzione cattolica, come un batterio penetra e vive nel corpo. Esso nasce, in generale, dall’azione di uno o più agitatori discreti, che tengono riunioni su temi simpatici e molto generici, la pace per esempio. Tra i partecipanti a queste riunioni si recluta la prima manciata di adepti.

    Per non suscitare sospetti, gli agitatori a volte invitano qualche sacerdote o vescovo che – ingenuo o complice, supponiamo – approvi e benedica. Reclutato progressivamente un maggior numero di membri, incomincia l’inoculazione sovversiva.

    Questa inoculazione ha due fasi. Nella prima, si procede alla graduale diffamazione della Chiesa “costantiniana”. Nella seconda, si attizza il fuoco negli animi, facendo desiderare le riforme che trasformeranno la Chiesa “costantiniana” in una Chiesa-Nuova.

    Questo lavoro è avviato lentamente, con piccoli sarcasmi lanciati qua e là, con frasi sciolte e con slogan accurati. I membri che risponderanno favorevolmente a questi stimoli sovversivi verranno promossi alla conoscenza di orizzonti rivoluzionari più ampi. Gli altri saranno tenuti a mollo, silenziati e rimossi.

     

    V. Come i “gruppi profetici” attuano la lotta di classi nella Chiesa
    Formata così una rete sufficientemente ampia di “gruppi profetici”, il movimento è atto a uscire dall’ombra ed entrare strepitosamente in azione. È sotto gli occhi di tutti come viene fatta l’agitazione ecclesiastica. Ci limitiamo a riassumere ciò che tutti vedono.

    Aiutati abitualmente da una forte pubblicità, alla quale tutto fa credere che non sia estraneo l’IDOC [Istituto di Documentazione della Chiesa Conciliare, ndr], certi attivisti cominciano a promuovere l’agitazione dei parrocchiani contro qualche vescovo o sacerdote che non accetta subito certe rivendicazioni scapestrate. Se non è agitazione, saranno cortei, occupazioni di chiese, manifesti di stampa e via dicendo. Insomma, una lotta di classi per indurre il laicato a distruggere le alienazioni di cui il clero sarebbe il beneficiario alienante e sfruttatore.

    La pubblicità che questi atti raggiungono è tale da attrarre all’agitazione nuove reclute impressionabili, o desiderose di protagonismo. Il movimento si ingrossa e così diventa capace di atti di sovversione ancor più audaci.

    Tutto ciò crea un clima di terrorismo pubblicitario contro i refrattari, che li isola dagli amici e persino dai parenti. Così si riduce al silenzio chi vorrebbe invece reagire.

    Questo terrore è preparato, con molta antecedenza, da statistiche ed inchieste sociali tendenziose, elaborate e divulgate dai “gruppi profetici”. In questo modo, riescono a far credere che l’immensa massa dei fedeli desidera le riforme nella Chiesa, che questo è lo spirito inconfutabile dei tempi, e che opporvisi è come voler fermare con le mani una marea montante. Le manifestazioni, reali o manipolate, di tendenze rivoluzionarie nei fedeli sono, secondo loro, “segni dei tempi”, colti con speciale perspicacia da coloro che possiedono “carismi profetici”. Grazie al frastuono dei “gruppi profetici”, la sovversione ecclesiastica, opera di una minoranza, sembra corrispondere così ai desideri mal contenuti di intere moltitudini infuriate nel vedersi alienate.

    Lo spirito del tempo, percepito “profeticamente” nei “segni dei tempi”, è la suprema norma. Resistergli è una follia, un anacronismo ridicolo e spregevole. La Chiesa “costantiniana” aveva la pretesa di modellare i tempi. La Chiesa-Nuova sa che, al contrario, deve lasciarsi modellare da essi.

    Dunque, o la Chiesa accetta le riforme imposte dall’evoluzione e si trasforma in una Chiesa-Nuova, oppure muore.

    A questa pressione, fatta all’interno stesso della Chiesa, in così tanti Paesi, dalla bocca dei membri dei “gruppi profetici” e dalle grandi trombe pubblicitarie dell’IDOC e di altri organismi, è molto difficile resistere. La resistenza è possibile soltanto agli spiriti molto scelti, con una fermezza di principi irremovibile e disposti a subire i più grandi dispiaceri. Ed anche i più inaspettati.

     

    VI – Relazioni tra il movimento “profetico” e il progressismo
    Il pubblico brasiliano conosce bene l’insieme delle aspirazioni, dottrine, trasformazioni e tumulti che caratterizzano, nell’ordine del pensiero e dell’azione, il cosiddetto progressismo cattolico. Ed è tale l’affinità dei “gruppi profetici” - come d’altronde anche dell’IDOC - con il progressismo, che i nostri lettori si saranno domandati con frequenza quale relazione ci sia tra questo e quelli.

    La domanda è pertinente, poiché non si riscontra una sola traccia caratteristica del progressismo che non si trovi, esplicita o implicita, prossimamente o remotamente, relazionata con i “gruppi profetici”.

    L’azione del progressismo è talmente ampia, ed è tanto svariata la gamma delle sue sfumature - che vanno dal “moderato” sino al rivoluzionario comunista - che ci pare esagerato attribuire al movimento “profetico” e al IDOC la causalità della corrente progressista in tutto il mondo. È certo, però, che le minoranze “profetiche” meritino di essere qualificate come progressiste.

    Questa osservazione induce a sollevare un altro quesito inquietante: se il movimento “profetico” ha come fucina un’organizzazione semiclandestina ma nitidamente strutturata, non vi sarà pure un’entità più vasta all’origine del progressismo in tutta la Chiesa? La risposta a questa importante domanda esorbita dai limiti del presente commento.

     

    VII – I “gruppi profetici” sono al servizio del comunismo
    Da ciò che finora è stato esposto, riteniamo gravemente sospettabile che i “gruppi profetici” siano al servizio del comunismo. Al riguardo, basta ponderare che:

    a - i “gruppi profetici” sono affini al comunismo;

    b - essi sono utili al comunismo;

    c - siccome i comunisti sono soliti creare e dirigere movimenti affini, che agiscono a favore della causa comunista, è sommamente probabile che i “gruppi profetici” siano stati creati dai comunisti e siano da loro diretti;

    d - è classica tattica marxista infiltrarsi nei gruppi affini per metterli al servizio della causa comunista; in queste condizioni, anche se i “gruppi profetici” non fossero stati creati dai comunisti, è per lo meno altamente probabile che siano diretti da loro, per l’infiltrazione rossa nella Chiesa;

    e - alcuni fatti significativi, indicati più avanti, confermano fortemente questi sospetti.

    Soffermiamoci un po’ su questo argomento.

    Le analogie tra gli obbiettivi dei “gruppi profetici” e quelli del comunismo sono evidenti: i primi mirano a disalienare, e pertanto a desacralizzare e rendere rigorosamente ugualitaria la società spirituale, che è la Chiesa, incitando i cattolici a favore delle disalienazioni anche nella società temporale; similmente, il comunismo mira a disalienare e rendere rigorosamente ugualitaria la società temporale. Dunque si può affermare che i “gruppi profetici” fanno la rivoluzione comunista dentro la Chiesa.

    Quale vantaggio trae il comunismo da tutto ciò? La Chiesa-Nuova risultante dall’azione del movimento “profetico” non crede in un Dio personale, ma in un Dio diffuso e impersonale, immanente e onnipresente nella natura. La Chiesa-Nuova crede nell’evoluzione, nel progresso e nella tecnica come grandi forze ineluttabili che animano il movimento universale, ponendo rimedio all’infelicità dell’uomo e dando un senso alla storia. A colpo d’occhio è facile vedere che questa dottrina risulta nell’affermare la divinizzazione dell’evoluzione, del progresso e della tecnica. Il che è straordinariamente simile, se non identico, al concetto evoluzionista e materialista di Marx.

    La Chiesa-Nuova non ha, per opporsi al comunismo, gli stessi ed invincibili motivi religiosi che hanno portato la Chiesa “costantiniana” ad opporsi ad esso come suo peggiore avversario. Al contrario, la teologia della Chiesa-Nuova prepara gli animi ad aderire ad esso.

    In altri termini, man mano che fa adepti, la Chiesa-Nuova forma simpatizzanti del comunismo, o persino comunisti militanti.

    Anche di fronte agli aspetti sociali ed economici del marxismo, la posizione della Chiesa-Nuova differisce da quella tradizionale della Chiesa “costantiniana”. Difatti, quest’ultima – in base al 7° e al 10° comandamento – condanna il regime sociale ed economico comunista in quanto immorale, e afferma la legittimità della proprietà individuale, del libero mercato e del salariato, in modo che, anche se un regime rosso riconoscesse alla Chiesa esistenza legale e la libertà di culto, essa resterebbe irriducibilmente anticomunista. Al contrario, la Chiesa-Nuova, avversa ad ogni alienazione, ha solo motivi per vedere di buon occhio la soppressione delle situazioni patrimoniali e delle relazioni di lavoro che il comunismo taccia di alienanti.

    Così, la vittoria della Chiesa-Nuova avrebbe come conseguenza fatale la trasformazione della religione cattolica - anche in materia sociale - da una forza irriducibilmente contraria al comunismo, a una forza ausiliare o persino propulsiva di questo.

    Qual è la portata concreta di questa eventuale trasformazione? Nel mondo vi sono circa 500 milioni di cattolici; trasformarli da nemici inflessibili in ausiliari o militanti del comunismo, che stupenda conquista!

    Ciò che il comunismo non è riuscito a fare fin qui, e che mai riuscirà anche con le più atroci persecuzioni, si otterrebbe, senza nessuna violenza e nessun rischio di suscitare pericolose reazioni, con la semplice metamorfosi incruenta della Chiesa cattolica in una Chiesa-Nuova.

    Dinanzi a questa prospettiva, i gravi sospetti che, basati sullo studio della rivista “Ecclesia”, abbiamo sollevato inizialmente sulla posizione del movimento comunista nei confronti del movimento “profetico”, cambiano di colore. Si trasformano in certezza morale. Chi conosce la grande abilità del comunismo internazionale nell’infiltrare e neutralizzare le forze avversarie, e nel sostenere tutti i movimenti sovversivi a lui favorevoli, non ritiene ammissibile che i dirigenti comunisti siano indifferenti, inerti ed estranei all’incomparabile successo tattico che gli potrà derivare dall’infiltrazione dei “gruppi profetici” presenti tra i 500 milioni di cattolici, dalla neutralizzazione di questa immensa forza e persino dal vantaggio a favore della causa marxista.

    Nessuna persona di buon senso può ammettere che, favorendo una così grande ascensione del comunismo, la Chiesa-Nuova, a sua volta, non sia ampiamente aiutata da esso. Dato, in concreto, il temibile proselitismo e le enormi risorse del comunismo, in questa tematica trova una piena applicazione il ragionamento: poté, volle, dunque fece (“potuit plane et voluit, si igitur voluit, fecit”). Applichiamolo ai fatti:

    - i comunisti possono aiutare in mille modi il trionfo della Chiesa-Nuova, e in essa incontrano solo predisposizione ad accettare questo aiuto;

    - è chiaro che i comunisti vogliono ardentemente un tale trionfo;

    - dunque, favoriscono vigorosamente il movimento “profetico”, artefice della Chiesa-Nuova, utilizzando a tale fine tutti i mezzi per infiltrarvisi e per dirigerlo.

    Nello studio di “Ecclesia” anche un dato concreto parla a favore di questa conclusione: i “gruppi profetici” consigliano loro membri di rifiutare qualsiasi collaborazione con i regimi non comunisti, perché li considerano alienanti. Raccomandano invece che collaborino con i regimi comunisti, perché li considerano disalienanti.

    Un altro fatto è che, secondo “Ecclesia”, i “gruppi profetici” hanno raggiunto un notevole sviluppo nella Germania Orientale, il che non sarebbe mai stato possibile senza il gradimento delle autorità comuniste.

    Non sarebbe troppo ricordare le affinità dell’IDOC con il movimento comunista. Essendo anche l’IDOC affine ai “gruppi profetici”, ne decorre ugualmente un’affinità tra loro e il movimento comunista. Poiché due entità affini, sotto lo stesso titolo, a una terza, sono affini tra loro.

     

    VIII – Possibilità del piano comunista a proposito della Chiesa-Nuova

    Resta ancora da formulare un’ultima domanda, di portata strategica. I “gruppi profetici” e i loro complici marxisti sperano seriamente di ottenere la metamorfosi di tutta la Chiesa “costantiniana” in una Chiesa-Nuova? Su questo punto, lo studio di “Ecclesia” ci fornisce dati che permettono di sollevare alcune congetture.

    Nonostante inculchino il loro programma riformista come un imperativo dei tempi, dettato dal clamore indignato delle masse di alienati in rivolta, i capifila del movimento “profetico” devono ammettere che l’applicazione integrale delle riforme da loro auspicate provocherebbe tali dispersioni e apostasie, che la Chiesa-Nuova rischierebbe di rimanere ridotta a un piccolo numero di fedeli.

    Di fronte a questo, ci si chiede quale lucro avrebbe il comunismo in tal caso.

    Immaginiamo che si siano avverate le speranze dei riformatori. Alcuni vescovi e sacerdoti complici, e altrettanti deboli o intimoriti, cederebbero progressivamente alle pressioni, sempre più violente, dei “gruppi profetici”. L’onda riformista ingrosserebbe minacciosamente. L’eresia diverrebbe sempre più palese. La legittima reazione dei fedeli crescerebbe pure. E, nella misura in cui crescesse, comincerebbero gli atti persecutori dei cattivi pastori contro di loro: censure di qua, scomuniche di là, interdizioni altrove. Tra le due parti si aprirebbe un fosso. Impossibile intravedere quali proporzioni allarmanti la crisi potrebbe assumere. Basti pensare all’eresia ariana del secolo IV, che conquistò quasi tutta la Cristianità. In quella congiuntura, che terribili confusioni, quali tremende prove la Provvidenza permise come castigo agli uomini!

    Una spaventosa confusione accadde pure sotto il pontificato di Onorio I. I teologi affermano che questo Papa, per le sue omissioni e la sua ambiguità, favorì l’eresia monotelita. Come si sa, egli scrisse una lettera al Patriarca Sergio, di Costantinopoli, stilata in termini tali da essere condannata dal VI Concilio Ecumenico, approvato dal Papa San Leone II. La confusione creata da questa lettera fu talmente grande, che sino ad oggi i teologi faticano a gettare luce sul problema.

    Basterà che i comunisti aprano qualsiasi compendio di storia ecclesiastica, per constatare che disgrazie come queste sono possibili. Di conseguenza, è nella logica delle cose che facciano di tutto per ripeterle nei nostri giorni.

    Certamente è questa la meta dei “gruppi profetici", anche se sanno di poter riunire attorno a sé pochi cattolici, anzi, ex-cattolici. Che immenso profitto avrebbe il comunismo se questa ipotetica reviviscenza del passato si trasformasse in realtà…

    È chiaro che, anche in questo caso, lo Spirito Santo proteggerebbe l’integrità del deposito della Fede. L’infallibilità papale giammai smetterebbe di esistere. La Chiesa immortale non morirebbe, e nella sua costituzione divina vi sarebbe rimedio per una tale situazione di calamità. (1)

    Chiediamo alla Provvidenza che risparmi questa prova alla Sposa di Cristo. Ma anche se Ella la permettesse, la Chiesa finirebbe col trionfare. La assiste la promessa divina, e la riconfortano le parole della Madonna di Fatima: “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!”. 

     

    Note

    (1) Su queste complesse materie, è interessante studiare, per esempio: Papa Adriano II (all. 3 Conc. VIII atto 7); Papa Innocenzo III (predica IV in cons. Pont.); S. Antonino (S. Th., III, 23-24); S. Roberto Bellarmino (De R. Pont. 2, 30; 4, 6ss); Suarez (De Fide, X, 6; De Leg., IV,7); S. Alfonso (Th. Mor., I, nn 121-135); Bouix (Tr. DePapa, II, p.635-763); Wernz-Vidal (I. Can, II, pp. 517 ss.); Card. Billot (De Eccl. Chr. p 609 ss); Vermeersh-Creusen (Ep. J. Can., I, n.340); Card. Journet (L’Egl. Du Verbe Inc., I, pp625 ss; pp. 821, 1063 ss).

  • Verso una Chiesa-Nuova

    Nel aprile 1969 la rivista “Catolicismo” di San Paolo del Brasile, portavoce della TFP brasiliana, pubblicò un numero speciale doppio contenente un riassunto analitico di un saggio apparso poco prima sulla rivista “Ecclesia”, di Madrid, che denunciava l’esistenza all’interno della Chiesa di gruppi, autoproclamatisi “profetici”, che tramavano per la sua distruzione [“I piccoli gruppi e la corrente profetica”, “Ecclesia” n° 1423, 11 gennaio 1969]. Riportiamo qui di seguito l’introduzione scritta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira.

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Insubordinazione e disalienazione: filo rosso dei misteri “profetici”
    Nell’articolo di presentazione di questo numero di “Catolicismo” (intitolato “Il perché di questo numero doppio”), vengono descritti i rapporti fra l’IDOC [Istituto di Documentazione della Chiesa Conciliare, ndr] e i cosiddetti “gruppi profetici”. È facile vedere che questi e quello costituiscono, insieme, una immensa macchina semi-segreta, inserita nella Chiesa, per realizzare il disegno malefico di trasformarla nel contrario di ciò che è stata in questi duemila anni di esistenza.

     Vogliamo, adesso, aiutare il lettore nello studio dell’articolo di “Ecclesia” sui “gruppi profetici”, mettendo in speciale rilievo gli aspetti più profondi e chiarificatori di questa specie di società iniziatiche.

     In questo commento non intendiamo approfondire propriamente la dottrina dei “gruppi profetici”, la coerenza interna delle diverse tesi che la integrano, i loro maestri, i loro precursori, le loro analogie o discrepanze con altri sistemi di pensiero. Né pretendiamo analizzare le condizioni culturali, politiche, sociali, economiche o altre, che favoriscono o avversano la genesi e lo sviluppo di questi gruppi.

     Il nostro obbiettivo è più circoscritto e anche di una utilità più immediata. Messi dinanzi alla crescita tangibile dei cosiddetti “gruppi profetici”, alla loro evidente nocività, e quindi alla necessità di sbarrargli il passo, ci domandiamo quale sia il loro programma, se contano con una struttura definita di direzione e di propaganda, com’è questa struttura, come agisce, come vedono le trasformazioni per le quali la Chiesa è passata di recente e continua a passare, quali sono le tecniche di reclutamento, formazione e sovversione usate da questi gruppi, e infine, quali sono i loro rapporti con il comunismo.

    È nell’articolo di “Ecclesia” che cercheremo le risposte a queste domande.

     

    I. Disalienazione: ribellione contro ogni superiorità e ogni disuguaglianza
    Il concetto-chiave della dottrina dei “gruppi profetici” è, a nostro avviso l’alienazione. Quindi, prendiamola come punto di partenza e come filo conduttore di questa esposizione. Il lettore vedrà che, in questo modo, la materia si farà limpida ed accessibile.

    Alienus è un vocabolo latino che equivale alla parola alieno, cioè di un altro.

    Alienato è colui che non appartiene a sé stesso, bensì a un altro.

    Nella prospettiva comunista, ogni autorità, ogni superiorità sociale, economica, religiosa o un’altra qualsiasi, di una classe sull’altra, porta a un’alienazione. Alienante è la classe sociale che esercita l’autorità, o possiede una superiorità, sia attraverso un Re, un Capo di Stato, un Papa, un Vescovo, un Sacerdote, un Generale, un professore o un padrone. Alienata è la classe che presta obbedienza a quella alienante. La classe alienata, per il fatto stesso di essere soggetta a un’altra classe, in misura maggiore o minore, in questa esatta misura non appartiene a sé stessa, ed è alienata a quest’altra.

    Trasferendo il concetto di alienazione ai rapporti tra persona e persona nella sfera religiosa, si può dire che un Papa, un Vescovo o un Sacerdote in quanto partecipa alla classe dirigente, che è il Clero, è alienante nei confronti di un semplice fedele, il quale è membro della classa guidata, cioè, il laicato.

    Ogni alienazione è uno sfruttamento dell’alienato da parte dell’alienante. E siccome ogni sfruttamento è odioso, bisogna che l’evoluzione dell’umanità conduca alla soppressione di tutte le alienazioni, e perciò di tutte le autorità e disuguaglianze, poiché ogni disuguaglianza crea in qualche modo un’autorità. La formula più conosciuta e popolare della totale disalienazione sta nel motto della Rivoluzione francese: “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”. L’applicazione assolutamente radicale di questo motto condurrebbe a un’anarchia senza caos. La dittatura del proletariato non è altro che una tappa per la realizzazione dell’anarchismo.

    L’egualitarismo radicale è la condizione perché ci sia libertà, ed affinché, cessati gli sfruttamenti e le conseguenti lotte di classi, regni tra gli uomini la fratellanza.

    Ecco la criminale chimera dei comunisti.

     

    II. Il supremo obiettivo “profetico”: una Chiesa non alienante né alienata
    Dall’articolo di “Ecclesia” si deduce che i “gruppi profetici” vogliono trasformare la Chiesa cattolica da alienante ed alienata, come lo sarebbe ai nostri giorni, in una Chiesa-Nuova, senza nessuna forma di alienazione.

    1ª disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio

    a. La Chiesa “costantiniana” (la cui era storica, secondo i “gruppi profetici”, inizierebbe con Costantino, l’Imperatore romano che nel 313 liberò la Chiesa dalle persecuzioni, togliendola dalle catacombe, e si estenderebbe sino ai nostri giorni) crede in un Dio trascendente, personale, dotato di intelligenza e di volontà, un Dio perfetto, eterno, creatore, reggente e giudice di tutti gli uomini. Questi sono infinitamente inferiori a Dio e gli devono ogni soggezione. Quindi, credendo in un tale Dio, gli uomini accettano un Dio alienante. Dunque, la Religione è pura alienazione.

    La Chiesa-Nuova non crede in un Dio alienante. Il Dio della Chiesa “costantiniana” corrisponde a una fase già superata dell’evoluzione dell’uomo, cioè l’uomo infantile e alienato. Oggi, l’uomo, reso adulto dall’evoluzione, non accetta un Dio di cui è, in ultima analisi, un servo, e che lo mantiene nella dipendenza del suo potere paterno, o meglio, paternalista, come dicono in modo peggiorativo i “gruppi profetici”. L’uomo adulto respinge ogni alienazione, e vuole per sé un’altra immagine di Dio: quella di un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente in lui. Un Dio che è impersonale, come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura, e pertanto anche in ogni uomo. In una parola, un Dio che non aliena.

    b. Ed è perché non accetta questa nuova figura di Dio, e si ostina nel mantenere la vecchia figura del Dio personale, trascendente e alienante, che la Chiesa “costantiniana” genera l’ateismo. Infatti, l’uomo adulto di oggi, non potendo accettare questa immagine infantile della divinità, si dichiara ateo. Però, se la Chiesa gli presentasse un Dio aggiornato, immanente e non alienante, egli lo accetterebbe. E smetterebbe di essere ateo.

    c. È vero che l’affermazione di un Dio trascendente e alienante si fonda su numerosi passaggi delle Sacre Scritture. Tuttavia, secondo i “gruppi profetici” questi brani non costituiscono realtà storiche precise. Essi sono miti elaborati dall’uomo non adulto, alienato e bramoso di alienazione. Oggi, queste narrative devono essere reinterpretate secondo un concetto non alienante ma adulto, o persino rifiutate. Con ciò si purifica la Religione dai suoi miti. È propriamente ciò che si chiama demitizzazione.

    d. È, per esempio, ciò che si dovrebbe fare per quanto riguarda la spiegazione della triste condizione dell’uomo, soggetto all’errore, al dolore ed alla morte. Per l’uomo adulto, il rimedio per questa situazione non può decorrere da una Redenzione operata dal sacrificio del Dio trascendente incarnato, e completata dalle sofferenze dei fedeli. Il rimedio viene, invece, dall’evoluzione, dalla tecnica e dal progresso. Nel concetto dell’uomo disalienato, non c’è più ragione per le mortificazioni, alquanto masochistiche, che la Chiesa “costantiniana” promuoveva. La Chiesa-Nuova chiama a una vita interamente volta alla felicità terrena. La Redenzione-progresso non ha come scopo condurre gli uomini verso un cielo ultraterreno, ma trasformare la terra in un cielo.

    2ª disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale ed al sacro
    La religione cattolica “costantiniana”, coerente con la sua dottrina sulla trascendenza di Dio, ammette il soprannaturale, e con esso il sacrale. Ora, il concetto di un ordine soprannaturale, superiore a quello naturale, di una sfera religiosa e sacra superiore alla sfera temporale, risulta in evidenti disuguaglianze. Da ciò provengono, ipso facto, molteplici alienazioni. Nella Chiesa-Nuova, disalienante e disalienata, si ammette come realtà soltanto il naturale, il temporale, il profano. È una Chiesa desacralizzata. Da qui decorrono numerose conseguenze:

    a. È ovvio, innanzitutto, che la Chiesa-Nuova è tutta posta nell’ordine naturale. Essa esercita la sua missione salvifica inducendo i fedeli a impegnarsi nel promuovere il benessere terreno.

    b. La nozione della Chiesa come società distinta dallo Stato e sovrana nella sfera spirituale perde, quindi, ogni sua ragion d’essere. La Chiesa desacralizzata è, dentro la società temporale, un gruppo privato come un altro qualsiasi, la cui missione consiste nell’essere all’avanguardia delle forze che promuovono l’evoluzione dell’umanità.

    c. La vita sacramentale cambia pure di contenuto. I Sacramenti hanno un senso simbolico meramente naturale. L’Eucaristia, per esempio, è una cena in cui i fratelli familiarizzano intorno a una stessa tavola. E perciò dev’essere ricevuta come un cibo qualsiasi, durante un comune pasto.

    d. La condizione sacerdotale non dev’essere più considerata sacra, posto che la sacralità muore con la morte delle alienazioni. Nel modo di presentarsi, di vestirsi e di vivere, i sacerdoti devono essere come un laico qualsiasi, poiché la sfera del sacro, a cui appartenevano, è sparita, e devono integrarsi senza riserve nella sfera temporale. Così pure devono comportarsi i religiosi, se ci saranno ancora i tre voti di obbedienza, povertà e castità nella Chiesa, ormai disalienante e disalienata.

    e. Non vi è ragione perché esistano edifici destinati solo al culto, visto che è già morto il soprannaturale e il sacro. In questo mondo evoluto, adulto, contrario alle alienazioni, il culto del Dio immanente e diffuso nella natura può essere praticato in qualunque luogo profano. Se esisteranno edifici destinati al culto, siano utilizzati pure per finalità profane, in modo da evitare la distinzione alienante tra lo spirituale e il temporale.

    3ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla fede, alla morale, al Magistero e all’azione evangelizzatrice
    a. La Chiesa-Nuova è una Chiesa povera. Innanzitutto nel senso spirituale del termine. Una delle ricchezze della Chiesa “costantiniana” consiste nell’affermarsi Maestra infallibile. La Chiesa-Nuova invece non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante.

    Ognuno riceve carismi dallo Spirito Santo, che parla direttamente all’anima. Ed è a questa voce interiore, della quale può prendere coscienza, che ognuno deve credere.

    Tutto ciò, che è vero per le materie riguardanti la fede, lo è pure per la morale. Ognuno ha la morale che gli suggerisce la propria coscienza.

    Insomma, l’uomo vive della testimonianza interiore dei carismi, dei quali prende conoscenza. Così, la Chiesa-Nuova non possiede un patrimonio di verità, di cui immaginerebbe avere il privilegio. E in questo risiede il principale aspetto della sua povertà.

    b. Da qui decorre un’altra forma di povertà. La Chiesa-Nuova non ha frontiere. Essa accoglie persone di qualsiasi credo, purché lavorino attivamente per la vera Redenzione, che è il progresso terreno. Essa non è, quindi, come un regno spirituale con frontiere dottrinali definite, bensì qualcosa di etereo, di fluido, che si confonde più o meno con qualsiasi chiesa. In altri termini, la Chiesa-Nuova è super-ecumenica.

    c. Un altro titolo di povertà della Chiesa-Nuova, non essendo Maestra, ed essendo super-ecumenica, è quello di non avere più la necessità di opere di apostolato. Di conseguenza, le università cattoliche, le scuole cattoliche, le opere di assistenza cattoliche mantengono la loro ragion d’essere a patto che non mirino a nessun fine apostolico, né abbiano qualsiasi soggezione alienante e antiecumenica riguardo alla Chiesa: vale a dire, purché rinuncino alla nota cattolica, ed assumano un carattere totalmente profano, secolare e laico.

    d. La povertà della Chiesa-Nuova - essendo la cultura e la civiltà valori dell’ordine temporale e terreno, e non pretendendo esercitare più qualsiasi magistero nel plasmare a sé la società temporale - risiede pure nel fatto che non si può più parlare di cultura né di civiltà cattolica. La cultura e la civiltà dell’uomo evoluto e adulto hanno ricevuto la loro carta di emancipazione: sono desacralizzate e disalienate dalla Religione.

    e. Inoltre, la Chiesa-Nuova è povera nel senso materiale del termine. Essa non solo rifiuta le cattedrali e le basiliche, in cui il sacro ostentava trionfalisticamente la sua superiorità, ma, vivendo nell’era dei poveri, rigetta qualsiasi ricchezza, a qualsiasi titolo possibile.

    f. Infine, la Chiesa-Nuova è povera perché è la Chiesa dei poveri. Da nemica di tutte le alienazioni, si sente anche nemica di tutti gli alienanti, di qualsiasi tipo ed ordine, e invece connaturale alla causa di tutti gli alienati. Perciò, gli sfruttati ed alienati della società attuale hanno nella Chiesa-Nuova il loro posto. Essa è per essenza loro difensore contro i detentori dell’autorità o della superiorità terrena. Per ragioni analoghe in senso inverso, la Chiesa “costantiniana” è complice, per propria natura, di tutte le oligarchie alienanti e sfruttatrici.

    4ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia ecclesiastica
    Dal momento che l’autorità è sempre alienante, è doveroso che non esista. E se esistesse, sarebbe soltanto nella misura in cui compiesse la volontà degli alienati, che in questo modo evaderebbero - almeno in certa misura - dal giogo dell’alienazione.

    Nella Chiesa “costantiniana”, la Gerarchia è investita del triplice potere di ordine, magistero e giurisdizione. La Chiesa-Nuova, svuotando i Sacramenti del loro contenuto soprannaturale, che sono sotto il potere della gerarchia di ordine, col negare il Magistero attenta, a rigore di logica, anche contro la gerarchia di giurisdizione.

    Così, l’esistenza di un Papa, monarca spirituale circondato dal Collegio dei principi ecclesiastici, che sono i vescovi - di cui ognuno, nella rispettiva diocesi, è come un monarca soggetto al Papa - non è compatibile con la Chiesa-Nuova. Come pure non possono sussistere i parroci che reggono, sotto gli ordini dei vescovi, porzioni del gregge diocesano.

    Per disalienarla completamente dalla Gerarchia, occorre democratizzare la Chiesa. È necessario costituire in essa un organo rappresentativo dei fedeli che esprima ciò che i carismi dicono nell’intimo della loro coscienza: chiaramente un organo elettivo che rappresenti la moltitudine. Un organo che imponga decisivamente la propria volontà sui gerarchi della Chiesa, i quali, è ugualmente chiaro, dovranno, da quel momento in poi, essere eletti dal popolo.

    A nostro avviso, questa riforma strutturale della Chiesa auspicata dal movimento “profetico” è solo una tappa verso la piena realizzazione dei suoi obbiettivi. La totale disalienazione comporterebbe, in una tappa ulteriore, l’abolizione di qualsiasi gerarchia.

    Considerando soltanto la riforma che i “gruppi profetici” ora sostengono esplicitamente, si può dire che vogliono trasformare la Chiesa in una monarchia come quella inglese, cioè, un regime in realtà democratico, diretto fondamentalmente da una Camera popolare elettiva e onnipotente, nel quale va conservato pro-forma un re decorativo (nel caso della Chiesa-Nuova, il Papa), dei Lord senza potere effettivo (i vescovi e i parroci), e una Camera alta da apparato (il collegio episcopale). Inoltre, affinché l’analogia tra il regime dell’Inghilterra e la Chiesa-Nuova sia completa, è necessario immaginare un Re e dei Lord elettivi (cioè, Papa e vescovi eletti dai fedeli).

    Per completare il quadro della democratizzazione, bisogna aggiungere che nella Chiesa-Nuova le parrocchie costituirebbero dei gruppi fluidi e instabili, e non delle circoscrizioni territoriali definite come sono oggi. A rigore di logica, questa fluidità si estenderebbe pure alle diocesi. La Gerarchia ormai non sarebbe nella Chiesa altro che un vago nome.

    5ª disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico
    Questa disalienazione è già inclusa, a diversi titoli, nei punti precedenti. La Chiesa “costantiniana”, che ha un governo proprio e sovrano nella sua sfera, desidera l’unione e la collaborazione con il Potere temporale. Così facendo, in un certo modo si alienerebbe ad esso, e in un certo modo lo alienerebbe a sé.

    Per tutti i motivi sopra esposti, la Chiesa-Nuova dichiara invece di non avere bisogno del Potere pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere. Così, la mutua alienazione sarà cessata.

    Conclusione
    Concludendo, la Chiesa-Nuova sarà interamente disalienata, e smetterà totalmente di essere alienante.

     

    III – Soltanto la lotta di classi produrrà la disalienazione nella Chiesa
    1. La Gerarchia ha aiutato l’esecuzione del programma “profetico” di disalienazione; però, non può fare il passo finale

    Mirando alla disalienazione totale - per mezzo della quale la Chiesa “costantiniana” deve metamorfosizzarsi in una Chiesa-Nuova - potranno i “gruppi profetici” sperarla dalla Gerarchia?

    Considerando che certi membri appartenenti a questa hanno dato il loro sostegno a molte misure disalienanti, si direbbe di sì. Tanto più che i “gruppi profetici” affermano che l’opera del Concilio Vaticano II ha avuto un carattere disalienante, cioè, desacralizzante e ugualitario, che rappresenta un primo passo - benché timido - nel cammino di trasformazioni più radicali.

    Però, senza sdegnare il vantaggio che affermano di ottenere dallo sfruttamento degli atteggiamenti di certi gerarchi e delle decisioni del Concilio Vaticano II, i “gruppi profetici” ritengono che la completa disalienazione potrà venire solo da una lotta di classi tra l’episcopato e il clero da un lato, e i laici dall’altro.

    La ragione di questo, adducono essi, risiede nel fatto che da un gerarca sensibile alla disalienazione si possono sperare concessioni che ne riducano i poteri; ma, per quanto egli possa essere sensibile, non c’è da sperare in una sua completa rinuncia, il che equivarrebbe ad un suicidio.

    2. Il modo per giungere alla vittoria della rivoluzione disalienante nella Chiesa: l’insurrezione del laicato
    Quindi, si deve coscientizzare il laicato affinché, in lotta contro i gerarchi, esiga le riforme di struttura nella Chiesa per democratizzarla. Insomma, il rimedio si trova nella lotta di classi all’interno della Chiesa.

    Tale lotta va fatta a tappe:

    a - campagna di discredito contro la Chiesa “costantiniana”;

    b - istigare il desiderio delle riforme di struttura nella Chiesa;

    c - agitazioni, scioperi;

    d - capitolazione della Gerarchia e applicazione delle riforme.

     

    IV – I “gruppi profetici”, artefici della lotta di classi per la disalienazione della Chiesa

    I nuovi carismi di cui vivrà la Chiesa-Nuova non risiedono nella Gerarchia, bensì nel popolo fedele. Spetta quindi alla Gerarchia, come abbiamo visto, obbedire al popolo.

    A tutto il popolo? In realtà, esso dev’essere, se non governato, per lo meno illuminato e guidato da gruppi “carismatici” e “profetici” che lo Spirito suscita nella Chiesa per dare “testimonianza”. L’insieme di questi gruppi formerà, allora, all’interno della Chiesa invertebrata da essi sognata, una rete d’influenze alla quale spetterà il vero potere.

    Ciò aumenta l’interesse dello studio sulla struttura e sui metodi dei “gruppi profetici”, che più avanti faremo.

    Peraltro è tra i loro membri, come rappresentanti naturali del laicato, che si dovrà reclutare la Camera popolare dentro la Chiesa-Nuova.

    Quali sono i mezzi di cui dispone il movimento “profetico” per promuovere la sovversione riformista nella Chiesa?

    1. L’estensione del movimento “profetico”
    I “gruppi profetici” sono numerosi. Esistono in molti paesi. Essi corrispondono – per il convivio intimo che conferiscono – a profondi aneliti di sociabilità dell’uomo contemporaneo smarrito ed isolato nell’anonimato delle grandi moltitudini. Per questo e per altri motivi, il numero dei gruppi tende a moltiplicarsi indefinitamente.

    2. La struttura segreta del movimento “profetico"
    Questa struttura è flessibile e molto adatta a promuovere la sovversione nella Chiesa.

    I “gruppi profetici” sono vere cellule, con un numero variabile di persone. In ogni caso, tale numero non giunge mai ad essere grande. Di queste persone, non tutte sono al corrente, con la stessa profondità, dei fini, dei metodi e delle connessioni del gruppo. Ognuna delle cellule è in questo modo una minuscola società segreta.

    Ogni cellula ha contatti abituali con altre dello stesso genere, il che fa del movimento un immenso ingranaggio con una miriade di piccoli pezzi.

    A questa unità funzionale si somma un’altra, più preziosa: tutte mirano allo stesso fine, ossia, alla lotta di classi per imporre nella Chiesa una riforma disalienante.

    Si deve menzionare anche l’uniformità con cui utilizzano, sia per il reclutamento sia per la sovversione, gli stessi metodi complessi e sottili. Ne parleremo più avanti.

    Tutti questi fattori rendono i “gruppi profetici”, nel loro insieme, un movimento impressionantemente unitario. Avranno forse, come espressione di questa unità, una direzione centrale suprema? Lo studio di “Ecclesia” non lo dice esplicitamente. Ma i dati forniti dalla rivista spagnola rendono impossibile non rispondere in modo affermativo. Infatti, senza un organo direttivo centrale, non si vede come si può inculcare nei fedeli una dottrina complessa, coordinare nella loro delicata strutturazione interna, nonché nei loro metodi raffinatamente specializzati, una tale miriade di corpuscoli esistenti in paesi diversi e distanti. Quanto maggiore la molteplicità e la varietà di un insieme, tanto maggiore la necessità di un vincolo strutturale forte per mantenerlo unito. Di conseguenza, anche nella loro direzione centrale, i “gruppi profetici” sono - concludiamo noi – un’organizzazione clandestina.

    In quale modo questa direzione centrale mantiene effettivo, benché nascosto, il suo potere sulle cellule? Tutto porta a pensare, rispondiamo, a un compromesso assunto da elementi più influenti che, loro sì, sarebbero messi al corrente dell’esistenza di una direzione centrale.

    Per quale motivo conservare tutto ciò nel mistero? La ragione è semplice. I “gruppi profetici” si presentano come il frutto spontaneo di una pioggia di carismi per animare un laicato che un’evoluzione naturale, anch’essa spontanea, ha reso adulto. Quindi non possono darsi le arie di un movimento organizzato da una piccola cupola, astuta ed efficiente.

    3. I metodi di reclutamento e di formazione: l’iniziazione “profetica”
    Un “gruppo profetico” penetra, vive e si moltiplica sempre in un ambiente o istituzione cattolica, come un batterio penetra e vive nel corpo. Esso nasce, in generale, dall’azione di uno o più agitatori discreti, che tengono riunioni su temi simpatici e molto generici, la pace per esempio. Tra i partecipanti a queste riunioni si recluta la prima manciata di adepti.

    Per non suscitare sospetti, gli agitatori a volte invitano qualche sacerdote o vescovo che – ingenuo o complice, supponiamo – approvi e benedica. Reclutato progressivamente un maggior numero di membri, incomincia l’inoculazione sovversiva.

    Questa inoculazione ha due fasi. Nella prima, si procede alla graduale diffamazione della Chiesa “costantiniana”. Nella seconda, si attizza il fuoco negli animi, facendo desiderare le riforme che trasformeranno la Chiesa “costantiniana” in una Chiesa-Nuova.

    Questo lavoro è avviato lentamente, con piccoli sarcasmi lanciati qua e là, con frasi sciolte e con slogan accurati. I membri che risponderanno favorevolmente a questi stimoli sovversivi verranno promossi alla conoscenza di orizzonti rivoluzionari più ampi. Gli altri saranno tenuti a mollo, silenziati e rimossi.

     

    V. Come i “gruppi profetici” attuano la lotta di classi nella Chiesa
    Formata così una rete sufficientemente ampia di “gruppi profetici”, il movimento è atto a uscire dall’ombra ed entrare strepitosamente in azione. È sotto gli occhi di tutti come viene fatta l’agitazione ecclesiastica. Ci limitiamo a riassumere ciò che tutti vedono.

    Aiutati abitualmente da una forte pubblicità, alla quale tutto fa credere che non sia estraneo l’IDOC [Istituto di Documentazione della Chiesa Conciliare, ndr], certi attivisti cominciano a promuovere l’agitazione dei parrocchiani contro qualche vescovo o sacerdote che non accetta subito certe rivendicazioni scapestrate. Se non è agitazione, saranno cortei, occupazioni di chiese, manifesti di stampa e via dicendo. Insomma, una lotta di classi per indurre il laicato a distruggere le alienazioni di cui il clero sarebbe il beneficiario alienante e sfruttatore.

    La pubblicità che questi atti raggiungono è tale da attrarre all’agitazione nuove reclute impressionabili, o desiderose di protagonismo. Il movimento si ingrossa e così diventa capace di atti di sovversione ancor più audaci.

    Tutto ciò crea un clima di terrorismo pubblicitario contro i refrattari, che li isola dagli amici e persino dai parenti. Così si riduce al silenzio chi vorrebbe invece reagire.

    Questo terrore è preparato, con molta antecedenza, da statistiche ed inchieste sociali tendenziose, elaborate e divulgate dai “gruppi profetici”. In questo modo, riescono a far credere che l’immensa massa dei fedeli desidera le riforme nella Chiesa, che questo è lo spirito inconfutabile dei tempi, e che opporvisi è come voler fermare con le mani una marea montante. Le manifestazioni, reali o manipolate, di tendenze rivoluzionarie nei fedeli sono, secondo loro, “segni dei tempi”, colti con speciale perspicacia da coloro che possiedono “carismi profetici”. Grazie al frastuono dei “gruppi profetici”, la sovversione ecclesiastica, opera di una minoranza, sembra corrispondere così ai desideri mal contenuti di intere moltitudini infuriate nel vedersi alienate.

    Lo spirito del tempo, percepito “profeticamente” nei “segni dei tempi”, è la suprema norma. Resistergli è una follia, un anacronismo ridicolo e spregevole. La Chiesa “costantiniana” aveva la pretesa di modellare i tempi. La Chiesa-Nuova sa che, al contrario, deve lasciarsi modellare da essi.

    Dunque, o la Chiesa accetta le riforme imposte dall’evoluzione e si trasforma in una Chiesa-Nuova, oppure muore.

    A questa pressione, fatta all’interno stesso della Chiesa, in così tanti Paesi, dalla bocca dei membri dei “gruppi profetici” e dalle grandi trombe pubblicitarie dell’IDOC e di altri organismi, è molto difficile resistere. La resistenza è possibile soltanto agli spiriti molto scelti, con una fermezza di principi irremovibile e disposti a subire i più grandi dispiaceri. Ed anche i più inaspettati.

     

    VI – Relazioni tra il movimento “profetico” e il progressismo
    Il pubblico brasiliano conosce bene l’insieme delle aspirazioni, dottrine, trasformazioni e tumulti che caratterizzano, nell’ordine del pensiero e dell’azione, il cosiddetto progressismo cattolico. Ed è tale l’affinità dei “gruppi profetici” - come d’altronde anche dell’IDOC - con il progressismo, che i nostri lettori si saranno domandati con frequenza quale relazione ci sia tra questo e quelli.

    La domanda è pertinente, poiché non si riscontra una sola traccia caratteristica del progressismo che non si trovi, esplicita o implicita, prossimamente o remotamente, relazionata con i “gruppi profetici”.

    L’azione del progressismo è talmente ampia, ed è tanto svariata la gamma delle sue sfumature - che vanno dal “moderato” sino al rivoluzionario comunista - che ci pare esagerato attribuire al movimento “profetico” e al IDOC la causalità della corrente progressista in tutto il mondo. È certo, però, che le minoranze “profetiche” meritino di essere qualificate come progressiste.

    Questa osservazione induce a sollevare un altro quesito inquietante: se il movimento “profetico” ha come fucina un’organizzazione semiclandestina ma nitidamente strutturata, non vi sarà pure un’entità più vasta all’origine del progressismo in tutta la Chiesa? La risposta a questa importante domanda esorbita dai limiti del presente commento.

     

    VII – I “gruppi profetici” sono al servizio del comunismo
    Da ciò che finora è stato esposto, riteniamo gravemente sospettabile che i “gruppi profetici” siano al servizio del comunismo. Al riguardo, basta ponderare che:

    a - i “gruppi profetici” sono affini al comunismo;

    b - essi sono utili al comunismo;

    c - siccome i comunisti sono soliti creare e dirigere movimenti affini, che agiscono a favore della causa comunista, è sommamente probabile che i “gruppi profetici” siano stati creati dai comunisti e siano da loro diretti;

    d - è classica tattica marxista infiltrarsi nei gruppi affini per metterli al servizio della causa comunista; in queste condizioni, anche se i “gruppi profetici” non fossero stati creati dai comunisti, è per lo meno altamente probabile che siano diretti da loro, per l’infiltrazione rossa nella Chiesa;

    e - alcuni fatti significativi, indicati più avanti, confermano fortemente questi sospetti.

    Soffermiamoci un po’ su questo argomento.

    Le analogie tra gli obbiettivi dei “gruppi profetici” e quelli del comunismo sono evidenti: i primi mirano a disalienare, e pertanto a desacralizzare e rendere rigorosamente ugualitaria la società spirituale, che è la Chiesa, incitando i cattolici a favore delle disalienazioni anche nella società temporale; similmente, il comunismo mira a disalienare e rendere rigorosamente ugualitaria la società temporale. Dunque si può affermare che i “gruppi profetici” fanno la rivoluzione comunista dentro la Chiesa.

    Quale vantaggio trae il comunismo da tutto ciò? La Chiesa-Nuova risultante dall’azione del movimento “profetico” non crede in un Dio personale, ma in un Dio diffuso e impersonale, immanente e onnipresente nella natura. La Chiesa-Nuova crede nell’evoluzione, nel progresso e nella tecnica come grandi forze ineluttabili che animano il movimento universale, ponendo rimedio all’infelicità dell’uomo e dando un senso alla storia. A colpo d’occhio è facile vedere che questa dottrina risulta nell’affermare la divinizzazione dell’evoluzione, del progresso e della tecnica. Il che è straordinariamente simile, se non identico, al concetto evoluzionista e materialista di Marx.

    La Chiesa-Nuova non ha, per opporsi al comunismo, gli stessi ed invincibili motivi religiosi che hanno portato la Chiesa “costantiniana” ad opporsi ad esso come suo peggiore avversario. Al contrario, la teologia della Chiesa-Nuova prepara gli animi ad aderire ad esso.

    In altri termini, man mano che fa adepti, la Chiesa-Nuova forma simpatizzanti del comunismo, o persino comunisti militanti.

    Anche di fronte agli aspetti sociali ed economici del marxismo, la posizione della Chiesa-Nuova differisce da quella tradizionale della Chiesa “costantiniana”. Difatti, quest’ultima – in base al 7° e al 10° comandamento – condanna il regime sociale ed economico comunista in quanto immorale, e afferma la legittimità della proprietà individuale, del libero mercato e del salariato, in modo che, anche se un regime rosso riconoscesse alla Chiesa esistenza legale e la libertà di culto, essa resterebbe irriducibilmente anticomunista. Al contrario, la Chiesa-Nuova, avversa ad ogni alienazione, ha solo motivi per vedere di buon occhio la soppressione delle situazioni patrimoniali e delle relazioni di lavoro che il comunismo taccia di alienanti.

    Così, la vittoria della Chiesa-Nuova avrebbe come conseguenza fatale la trasformazione della religione cattolica - anche in materia sociale - da una forza irriducibilmente contraria al comunismo, a una forza ausiliare o persino propulsiva di questo.

    Qual è la portata concreta di questa eventuale trasformazione? Nel mondo vi sono circa 500 milioni di cattolici; trasformarli da nemici inflessibili in ausiliari o militanti del comunismo, che stupenda conquista!

    Ciò che il comunismo non è riuscito a fare fin qui, e che mai riuscirà anche con le più atroci persecuzioni, si otterrebbe, senza nessuna violenza e nessun rischio di suscitare pericolose reazioni, con la semplice metamorfosi incruenta della Chiesa cattolica in una Chiesa-Nuova.

    Dinanzi a questa prospettiva, i gravi sospetti che, basati sullo studio della rivista “Ecclesia”, abbiamo sollevato inizialmente sulla posizione del movimento comunista nei confronti del movimento “profetico”, cambiano di colore. Si trasformano in certezza morale. Chi conosce la grande abilità del comunismo internazionale nell’infiltrare e neutralizzare le forze avversarie, e nel sostenere tutti i movimenti sovversivi a lui favorevoli, non ritiene ammissibile che i dirigenti comunisti siano indifferenti, inerti ed estranei all’incomparabile successo tattico che gli potrà derivare dall’infiltrazione dei “gruppi profetici” presenti tra i 500 milioni di cattolici, dalla neutralizzazione di questa immensa forza e persino dal vantaggio a favore della causa marxista.

    Nessuna persona di buon senso può ammettere che, favorendo una così grande ascensione del comunismo, la Chiesa-Nuova, a sua volta, non sia ampiamente aiutata da esso. Dato, in concreto, il temibile proselitismo e le enormi risorse del comunismo, in questa tematica trova una piena applicazione il ragionamento: poté, volle, dunque fece (“potuit plane et voluit, si igitur voluit, fecit”). Applichiamolo ai fatti:

    - i comunisti possono aiutare in mille modi il trionfo della Chiesa-Nuova, e in essa incontrano solo predisposizione ad accettare questo aiuto;

    - è chiaro che i comunisti vogliono ardentemente un tale trionfo;

    - dunque, favoriscono vigorosamente il movimento “profetico”, artefice della Chiesa-Nuova, utilizzando a tale fine tutti i mezzi per infiltrarvisi e per dirigerlo.

    Nello studio di “Ecclesia” anche un dato concreto parla a favore di questa conclusione: i “gruppi profetici” consigliano loro membri di rifiutare qualsiasi collaborazione con i regimi non comunisti, perché li considerano alienanti. Raccomandano invece che collaborino con i regimi comunisti, perché li considerano disalienanti.

    Un altro fatto è che, secondo “Ecclesia”, i “gruppi profetici” hanno raggiunto un notevole sviluppo nella Germania Orientale, il che non sarebbe mai stato possibile senza il gradimento delle autorità comuniste.

    Non sarebbe troppo ricordare le affinità dell’IDOC con il movimento comunista. Essendo anche l’IDOC affine ai “gruppi profetici”, ne decorre ugualmente un’affinità tra loro e il movimento comunista. Poiché due entità affini, sotto lo stesso titolo, a una terza, sono affini tra loro.

     

    VIII – Possibilità del piano comunista a proposito della Chiesa-Nuova

    Resta ancora da formulare un’ultima domanda, di portata strategica. I “gruppi profetici” e i loro complici marxisti sperano seriamente di ottenere la metamorfosi di tutta la Chiesa “costantiniana” in una Chiesa-Nuova? Su questo punto, lo studio di “Ecclesia” ci fornisce dati che permettono di sollevare alcune congetture.

    Nonostante inculchino il loro programma riformista come un imperativo dei tempi, dettato dal clamore indignato delle masse di alienati in rivolta, i capifila del movimento “profetico” devono ammettere che l’applicazione integrale delle riforme da loro auspicate provocherebbe tali dispersioni e apostasie, che la Chiesa-Nuova rischierebbe di rimanere ridotta a un piccolo numero di fedeli.

    Di fronte a questo, ci si chiede quale lucro avrebbe il comunismo in tal caso.

    Immaginiamo che si siano avverate le speranze dei riformatori. Alcuni vescovi e sacerdoti complici, e altrettanti deboli o intimoriti, cederebbero progressivamente alle pressioni, sempre più violente, dei “gruppi profetici”. L’onda riformista ingrosserebbe minacciosamente. L’eresia diverrebbe sempre più palese. La legittima reazione dei fedeli crescerebbe pure. E, nella misura in cui crescesse, comincerebbero gli atti persecutori dei cattivi pastori contro di loro: censure di qua, scomuniche di là, interdizioni altrove. Tra le due parti si aprirebbe un fosso. Impossibile intravedere quali proporzioni allarmanti la crisi potrebbe assumere. Basti pensare all’eresia ariana del secolo IV, che conquistò quasi tutta la Cristianità. In quella congiuntura, che terribili confusioni, quali tremende prove la Provvidenza permise come castigo agli uomini!

    Una spaventosa confusione accadde pure sotto il pontificato di Onorio I. I teologi affermano che questo Papa, per le sue omissioni e la sua ambiguità, favorì l’eresia monotelita. Come si sa, egli scrisse una lettera al Patriarca Sergio, di Costantinopoli, stilata in termini tali da essere condannata dal VI Concilio Ecumenico, approvato dal Papa San Leone II. La confusione creata da questa lettera fu talmente grande, che sino ad oggi i teologi faticano a gettare luce sul problema.

    Basterà che i comunisti aprano qualsiasi compendio di storia ecclesiastica, per constatare che disgrazie come queste sono possibili. Di conseguenza, è nella logica delle cose che facciano di tutto per ripeterle nei nostri giorni.

    Certamente è questa la meta dei “gruppi profetici", anche se sanno di poter riunire attorno a sé pochi cattolici, anzi, ex-cattolici. Che immenso profitto avrebbe il comunismo se questa ipotetica reviviscenza del passato si trasformasse in realtà…

    È chiaro che, anche in questo caso, lo Spirito Santo proteggerebbe l’integrità del deposito della Fede. L’infallibilità papale giammai smetterebbe di esistere. La Chiesa immortale non morirebbe, e nella sua costituzione divina vi sarebbe rimedio per una tale situazione di calamità. (1)

    Chiediamo alla Provvidenza che risparmi questa prova alla Sposa di Cristo. Ma anche se Ella la permettesse, la Chiesa finirebbe col trionfare. La assiste la promessa divina, e la riconfortano le parole della Madonna di Fatima: “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!”. 

    (1) Su queste complesse materie, è interessante studiare, per esempio: Papa Adriano II (all. 3 Conc. VIII atto 7); Papa Innocenzo III (predica IV in cons. Pont.); S. Antonino (S. Th., III, 23-24); S. Roberto Bellarmino (De R. Pont. 2, 30; 4, 6ss); Suarez (De Fide, X, 6; De Leg., IV,7); S. Alfonso (Th. Mor., I, nn 121-135); Bouix (Tr. DePapa, II, p.635-763); Wernz-Vidal (I. Can, II, pp. 517 ss.); Card. Billot (De Eccl. Chr. p 609 ss); Vermeersh-Creusen (Ep. J. Can., I, n.340); Card. Journet (L’Egl. Du Verbe Inc., I, pp625 ss; pp. 821, 1063 ss).

  • CORREGGERE E NON SOLO DIFENDERE LE SOCIETA’ APERTE

    Lo scontro inevitabile tra società aperta e Autorità morale, su clima, capitalismo e Cina

     

     

    di Ettore Gotti Tedeschi

    “Difendere le società aperte” titola Angelo Panebianco il suo editoriale sul Corriere di lunedì 22. Il significato di questo richiamo sta nell’opinione un po’ sdegnata, in crescita soprattutto dopo Glasgow, che rileva che le proteste per il clima non sono verso la Cina (società chiusa), il maggior inquinatore al mondo che non vuole fare accordi sul clima. Ma dette proteste (modello Greta) sono espresse in chiave anticapitalistica verso l’Occidente (società aperta), accusato di aver violentato l’ambiente. Da qui l’invito a difender le società aperte.

    Certo, le società aperte vanno difese, soprattutto se l’alternativa sono società chiuse, ma le società aperte vanno anche corrette per omissione di valutazione strettamente morale delle sue decisioni.

    E dovrebbe esser l’autorità morale a farlo, ma ciò non sembra avvenire come dovrebbe. In realtà il problema di deterioramento dell’ambiente legato al modello capitalistico occidentale è un tema   un po’ più complesso e sono certo che non ci sia una visione comune in proposito.

    Il problema ambientale negli ultimi trenta anni nasce proprio nel mondo occidentale che, rifiutando relativisticamente i criteri morali riferiti alla vita e alle nascite, è stato costretto a compensare il crollo della crescita del Pil (dovuto al crollo della natalità in Occidente) con la crescita dei consumi individuali (consumismo) che, per crescere il potere di acquisto, ha necessariamente generato la delocalizzazione produttiva in Asia (Cina) per ragioni di bassi costi necessari a sostenere gli alti consumi crescenti.

    Crescente consumismo di massa in Occidente e produzioni a sempre più basso costo e conseguente attenzione all’ambiente in Asia, ha generato il problema ambientale. Ma chi in realtà oggi contesta il modello capitalistico che, secondo l’accusa, ha provocato impatto sul clima, non è solo il modello Greta, è anche l’autorità morale cattolica, persino con documenti di magistero. Pur essendo un’autorità morale oggi molto meno assolutista, meno “nemica” della società aperta, eppure più in contrasto nelle posizioni verso capitalismo ed ambiente.

    La società aperta è quella sognata e progettata da Henry Bergson, Karl Popper e poi attuata dal loro discepolo Soros. Questa società aperta si fonda sul correttissimo principio che tutti i componenti della società devono partecipare ai processi decisionali che li riguardano. Ma, attenzione, la loro società aperta dice che, poiché l’umanità non ha una verità assoluta, deve dare la massima libertà di espressione ai suoi individui. In più Soros auspica che la verità vada cercata solo scientificamente. E questo è il punto più complesso da capire e realizzare e dovrebbe essere l’inevitabile punto di scontro con l’autorità morale di una fede assolutista.

    Invece lo scontro è altrove. La società aperta difende il capitalismo occidentale, “inventato” dalla cultura cristiana, mentre l’attuale maggior critico del modello capitalistico occidentale è proprio l’attuale autorità morale cattolica. Autorità morale che in più difende proprio  la Cina «quale miglior realizzatrice della Dottrina Sociale della Chiesa». Di fatto, dimostrando un po’ di stanchezza nel voler difendere i valori assoluti, benedicendola quale società aperta, più aperta di quella occidentale .

    Infatti mons. Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, “esalta la Cina come paese dove il bene comune è il valore primario, dove non ci sono baraccopoli, né droghe, dove si rispetta l’ambiente. Non come gli Usa di Trump” (P.Bernardo Cervellera-PIME. AsiaNews 07-02-2018). Non tutti quindi son d’accordo che sia la Cina a non rispettare l’ambiente ed a essere una società chiusa.

    L’Occidente va difeso nei suoi unici valori storici di cui tutta l’umanità ha beneficiato, ma oggi deve correggersi e ritrovare la sua anima se vuole servire e non cedere all’Oriente il potere economico morale-pragmatico. La crisi economica degli ultimi decenni, che ha concorso a generare la crisi ambientale, ha cause morali. Quelle stesse cause morali che la citata società aperta pretenderebbe negare perché non deve esserci verità assoluta se non scientificamente approvata. E quelle stesse cause che l’autorità morale fatica a voler difendere a tutti i costi.

    Solo se si esalta una società aperta anche ai valori morali, frutto di verità assolute, riusciremo a riaffermare la civiltà occidentale che si fonda su radici cristiane. Se insistiamo a negarlo da una parte o ignorarlo dall’altra parte, io temo che la porta della società aperta sia destinata ad aprirsi ad ogni errore umano e chiudersi ad ogni valore oggi più che mai necessario.

    Perciò difendiamo certamente le società aperte anche a valori morali. Correttamente nell’articolo citato si richiama una considerazione di Joseph Schumpeter per diffidare di quegli intellettuali, allevati nella civiltà occidentale, che si son attribuiti il compito di contribuire a distruggerla. Lo stesso vale per i teologi? Diceva infatti Albert Camus che l’intellettuale è un uomo la cui mente osserva sé stessa e Jaques Prevért raccomandava di non lasciar giocare gli intellettuali con i fiammiferi. Altrimenti incendiano o confondono. Ugualmente i teologi?

     

    Fonte: La Verità, 28 Novembre 2021.

  • Cortigiani della sventura

    Il dovere del cattolico in tempi di crisi

     

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Prima che il nostro coro intoni le Lamentazioni di Geremia, permettetemi di tessere qualche commento*.

    Come sapete, il profeta Geremia pianse la caduta di Gerusalemme e, allo stesso tempo, la passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. In questo senso, egli è forse il profeta più addolorato, più carico di tormenti e di lamenti. A tal punto che, perfino oggi, di qualcuno che piange troppo si dice che è un “Geremia”, e di un lamento terribile si dice che è una “geremiade”. Geremia fu il profeta delle lacrime, colui che profetizzò meglio il pianto e il dolore di Nostro Signore e della Madonna.

    Ecco i brani che saranno cantati fra poco: “Ah! Come mai siede solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la Grande fra le nazioni, la Signora delle province, è ridotta a servire e a pagare tributo!” .

    Gerusalemme era sovrana e governava province, adesso è costretta a servire e a pagare tributo. Ha perso la sovranità che la adornava ed è soggetta al potere straniero. Ha perso il meglio della sua gloria ed è ridotta in uno stato di somma prostrazione.

    Continua Geremia: “In amaro pianto trascorre le notti, le sue lacrime scendono sulle guance; non vi è chi la consoli fra tutti i suoi amanti; tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici”.

    La Principessa è completamente prostrata. Quelli che la amavano l’hanno abbandonata, gli amici adesso la disprezzano. Ed ella piange durante la notte, nell’oscurità e nell’isolamento. Gerusalemme è abbandonata, gli avversari l’hanno espugnata ed hanno ridotto il popolo in schiavitù, nessuno la cerca più, non c’è più culto divino, non c’è più legge, non c’è più commercio, non c’è più vita. La città è un ammasso di rovine…

    Questo pianto profetico sopra la città di Gerusalemme si applica anche alle sofferenze della Santa Chiesa Cattolica nel corso dei secoli e, soprattutto, alla più angosciante di tutte le sofferenze della Chiesa dalla Pentecoste ai giorni nostri: il dolore per la terribile crisi che oggi la attanaglia e che diventa sempre più accentuata. Possiamo applicare alla Chiesa di oggi le parole di Geremia: “Ah! Come mai siede solitaria la città un tempo ricca di popolo!”.

    La Chiesa cattolica una volta era piena di gente. Tutti la frequentavano, la adoravano, la riverivano, la onoravano. Oggi le chiese sono ancora piene ma la Chiesa è vuota. Si vedono molte persone a Messa, il numero delle comunioni è in aumento. Quando arriva l’ora della comunione, in alcune chiese quasi tutti si accostano alla mensa eucaristica. Si direbbe che è in atto una rifioritura della Fede. Quanto è vana tale fioritura! Quanto sono pochi coloro che, all’interno della Chiesa, si possono considerare veri figli!

    Cos’è un vero figlio della Chiesa cattolica? È colui che crede in tutto ciò che la Chiesa crede, ama tutto ciò che la Chiesa ama e, quindi, non dubita di nulla di ciò che la Chiesa insegna. Allo stesso tempo, detesta quanto sia contrario alla Chiesa. È, quindi, un individuo completamente ultramontano, che non dà il suo cuore a nulla che non sia il cuore della Chiesa. Questo è il vero cattolico.

    Io mi chiedo: di tutte queste persone che affollano le chiese oggi, quante sono veramente cattoliche? Quante la pensano in tutto come la Chiesa e sono piene del suo spirito?

    Una volta le chiese erano strapiene di veri cattolici, di fedeli ciascuno dei quali era un vero tempio dello Spirito Santo. La Chiesa viveva nelle anime dei fedeli che la frequentavano. Oggi la Chiesa ha perso quel dominio, è stata abbandonata dai popoli. Oggi i pastori guidano il gregge in una direzione opposta alla Chiesa.

    La Chiesa è completamente sola. Lei che era la Signora delle nazioni, perché governava su tutti. Lei che era la Principessa delle province, perché ogni grande nazione della terra era come una provincia amorevolmente soggetta al suo dominio. Ebbene, questa Principessa giace sola e abbandonata...

    Ricordo un quadro medievale che raffigurava una Messa pontificia. Il Papa era accolitato dall’Imperatore del Sacro Impero e dal Re di Francia, mentre il Re di Spagna e quello dell’Inghilterra erano lì a fianco. Questa era la Santa Chiesa, Signora delle province! Il Sacro Impero, la Francia, la Spagna, l’Inghilterra, tutti la adoravano e la servivano!

    Come è tutto diverso oggi! Ecco perché la Chiesa piange, piange di notte, piange sola. È la notte dell’incomprensione, nessuno più la capisce, nessuno più la segue. E lei piange. È il pianto della Madonna a Siracusa, il pianto della Madonna a Rocca Corneta. A La Salette e in altri luoghi, la Madonna è apparsa piangendo o mostrando tristezza. È lo stesso pianto della Chiesa, sola e di notte.

    Spetta a noi accompagnarla in questo pianto solitario, oggi, stasera. Dobbiamo cercare il dolore della Principessa delle nazioni per consolarla!

    Mi viene in mente una bella espressione di Chateaubriand. Parlando della sua fedeltà ai legittimi eredi al Trono di Francia, che lo avevano molto deluso, egli scrisse: “Sono un cortigiano della sventura!”. Noi dobbiamo essere cortigiani della sventura. In questa terribile notte, in cui la Chiesa giace prostrata per terra, abbandonata da tutti, noi dobbiamo avvicinarla con venerazione e con tenerezza. Con i nostri cuori straripando di amore, dobbiamo dire alla Chiesa ciò che ella deve sentire.

    Prima di tutto, dobbiamo dire che crediamo nella Chiesa dal fondo delle nostre anime, totalmente, completamente. Vogliamo pensare come ella pensa, sentire come ella sente, volere come ella vuole. Dobbiamo – letteralmente – ubriacarci di amore per la Chiesa, con la casta ebbrezza dello Spirito Santo. Quando gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo, a Pentecoste, la gente diceva che erano ubriachi. Era l’entusiasmo del divino Spirito Santo.

    Riempiamoci dello spirito della Chiesa e proclamiamo che, nonostante tutto, noi rimaniamo fedeli: conserviamo l’antica dottrina, manteniamo un Magistero che non cambia, serbiamo gli usi perenni in cui si riflette l’autentico spirito della Chiesa. Noi conserviamo la certezza che la Chiesa è viva, che un giorno ella vincerà. Teniamo i nostri occhi rivolti verso la Chiesa, verso i suoi trionfi futuri, verso il Regno di Maria. La nostra adorazione per la Chiesa arriva così lontano che, proprio quando sta sola e prostrata per terra, offriamo a lei questo atto di suprema obbedienza.

    Nel momento in cui tutti sembrano abbandonarla, noi ci inchiniamo davanti a lei. Nella misura del ragionevole, del necessario, e secondo la sua costituzione divina, diciamo che obbediamo alla sua gerarchia e ai suoi legittimi pastori. Questo è il nostro atteggiamento.

    Se uno di noi morisse in questo momento, svegliandosi alla vita eterna contemplerà Dio in faccia e sarà accolto dalla Madonna con una tenerezza ineffabile. Udirà da Nostro Signore, con una voce intrisa di amore, queste parole riguardanti il Giudizio Finale: “Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.

    La Santa Chiesa Cattolica, che è il Corpo mistico di Cristo, è in un certo senso nuda. Noi dobbiamo coprirla con il nostro amore, sacrificando per lei tutto il nostro prestigio e tutti i nostri beni terreni, unicamente per esaltarla con gloria agli occhi degli uomini.

    Vogliamo poter dire: la Chiesa aveva fame e noi le abbiamo dato da mangiare, portando nel suo gregge figli di una fedeltà perfetta. Era incarcerata, la sua voce non si sentiva più, e noi abbiamo rotto il silenzio proclamando la sua vera dottrina eterna. Se, nel Giudizio Finale, Dio ripagherà in modo magnifico ogni piccola elemosina data al minimo dei mendicanti, come Egli non ripagherà le elemosine fatte a questa sublime, questa regale, questa meravigliosa mendicante! La Santa Chiesa Cattolica è nostra Signora, piena di dolore, coperta di lividi ma Regina come sempre e più bella che mai!

    Quando, fra qualche minuto, sentiremo il coro cantare le Lamentazioni di Geremia, dobbiamo far sì che le melodie esprimano i sentimenti della nostra anima, presentati alla Santa Chiesa Cattolica per mezzo della Madonna e di Nostro Signore Gesù Cristo. Dobbiamo dire alla Chiesa che noi condividiamo il suo dolore, condividiamo il suo pianto, che le nostre anime piangono e, piene di amore, bramano per consolarla con un amore riparatore che copra tutto il male e tutto l’odio che le viene lanciato contro in questo momento.

    Dobbiamo tener presente che, proprio quando la Chiesa è più perseguitata, se qualcuno le si avvicina per consolarla nella sua sublime solitudine, per lavare la sua vergogna con le proprie lacrime, le grazie e i miracoli zampillano da ogni parte. Dopo l’auge dell’agonia e morte di Nostro Signore Gesù Cristo, è cominciata l’era dei grandi miracoli. È la conversione di Disma, che da ladrone sentenziato e giustiziato è passato a essere un santo: “Tu oggi sarai con me in Paradiso”. Il primo santo della storia fu canonizzato dall’alto della Croce. È la guarigione del centurione Longino, che trapassò il fianco di Nostro Signore con la sua lancia. Egli, che era quasi cieco, fu guarito dal liquido che ne scaturì. Poco prima c’era stato il miracolo della Veronica. Fermatasi per ripulire Nostro Signore, coperto di polvere, sangue, sputi e ogni sorta di sporcizia, vide il Sacro Volto stampato sul velo.

    Chiediamo a Nostro Signore Gesù Cristo che, per la nostra fedeltà alla Chiesa in questo momento supremo, ci conceda il miracolo della nostra conversione. Chiediamo che ognuno di noi diventi un apostolo degli ultimi tempi, secondo quanto scrisse san Luigi Maria Grignion de Montfort nella sua “Preghiera infuocata”. Chiediamo che ognuno di noi sia pienamente ciò per cui è stato creato, che diventi quel santo che dovrebbe essere. Chiediamo che su questo velo morale col quale ripuliamo la Santa Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, si stampi il Suo Sacro Volto. Noi vogliamo, stampato sulle nostre anime, il Sacro Volto del Signore nostro Gesù Cristo, cioè lo spirito di Cristo, perché il volto è il simbolo dello spirito.

    E con queste disposizioni di anima, e invocando il patrocinio del profeta Geremia, che adesso ascolteremo le Lamentazioni.

     

    *Da una riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 11 agosto 1967. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Dall’altra sponda dell’Occidente: Il 2021 passato in rivista

    AUTODISTRUZIONE ACCELERATA DI OGNI ISTITUZIONE MENTRE UNA SINISTRA ESAUSTA SI CONFRONTA CON UNA DESTRA RINVIGORITA

     

     

    di James Bascom

    Se ci fosse una sola immagine per riassumere tutto il 2021, questa potrebbe essere il grande aereo americano C-17 che decolla dalla pista dell'aeroporto di Kabul circondato da centinaia di civili afgani. In un patetico tentativo di sfuggire ai talebani e salvare le loro vite, alcuni riuscirono ad afferrare l'aereo e a decollare nel cielo, solo per andare incontro a morte certa alcune centinaia di metri più in là. Dopo vent'anni e oltre 2 trilioni di dollari spesi in Afghanistan, gli Stati Uniti d'America - il paese più potente del mondo - sono stati sconfitti e umiliati davanti al mondo intero da poche migliaia di uomini primitivi armati di AK-47.

    Questa potente immagine ha portato molti a paragonare Kabul a Saigon dell'aprile 1975, quando migliaia di vietnamiti disperati rischiarono la morte per sfuggire alle armate comuniste del Vietnam del Nord.

    Così come per la caduta del Vietnam del Sud, la caduta dell'Afghanistan in mano ai Talebani non è avvenuta per una sconfitta degli Stati Uniti sul campo di battaglia. Al contrario, gli USA, in entrambe le guerre non ha mai perso una battaglia. Non è successo nemmeno per mancanza di denaro. Infatti, pochi mesi dopo, il presidente Joe Biden e i democratici approvavano una legge sulle infrastrutture da mille miliardi di dollari e adesso sono alla ricerca di altri mille miliardi. Né è successo per necessità militari. Gli Stati Uniti hanno conservato truppe in un ruolo di non combattimento per decenni in molti paesi, tra cui la Corea del Sud, la Germania, il Giappone e l'Iraq. Il comando militare americano aveva da tempo avvertito che un ritiro completo e unilaterale avrebbe causato il collasso del governo afgano.

    Piuttosto, gli Stati Uniti si sono ritirati a causa dell'ossessione del governo Biden di farlo a qualsiasi prezzo, anche se ciò significava sprecare vent'anni di sangue e ricchezze, causando un grave e perdurante danno al prestigio americano nel mondo. Infatti, si è trattato di nient’altro che di un atto di suicidio diplomatico e militare.

    Il ritiro ha avuto una carica particolarmente simbolica perché avvenuto meno di un mese prima del ventesimo anniversario degli attacchi terroristici dell'11 settembre. All’epoca gli Stati Uniti reagirono con determinazione per punire i terroristi islamici responsabili di aver ucciso quasi 3.000 persone sul suolo americano. Ci fu una potente risposta bellica e di unità che i terroristi non si aspettavano.

    Questa volta il governo americano, e in una certa misura l'opinione pubblica americana, hanno mostrato indifferenza, persino apatia, davanti alla propria autodistruzione. Anche se i sondaggi mostrano che la maggior parte degli americani vede la decisione di ritirarsi dall'Afghanistan come quella giusta, la stragrande maggioranza è stata contraria al modo in cui il governo Biden l'ha attuata1.

    In realtà, la caduta dell'Afghanistan è un evento che, per molti versi, simboleggia lo stato della civiltà occidentale. Le istituzioni di ciò che resta dell'Occidente cristiano non stanno tanto morendo quanto autodistruggendosi. Come un virus che va corrodendo la cellula che ha infettato, la sinistra radicale ha occupato queste istituzioni trasformandole in armi della guerra culturale, mentre le va distruggendo nel processo.

    La sinistra si è infiltrata, ha polarizzato e fratturato ogni istituzione in ogni campo, dalla politica all'economia fino alla cultura e persino la stessa Chiesa Cattolica.

    Questa autodistruzione universale non è un incidente, ma la conseguenza inevitabile del processo multisecolare di Rivoluzione, come definito dal grande scrittore e leader cattolico brasiliano professor Plinio Corrêa de Oliveira. Fin dagli aneliti anarchici di Jean-Jacques Rousseau, i rivoluzionari sognano un'utopia in cui la civiltà, l'ordine, la legge, la morale e la proprietà sarebbero scomparsi, per essere sostituiti da una società egualitaria, tribale, primitiva, naturalistica, in cui la religione, la famiglia e la patria spariscono. È la tappa finale del liberalismo, del progressismo, del socialismo e del comunismo.

    Allo stesso tempo, la reazione contro questo processo autodistruttivo della Rivoluzione non è mai stata così grande. Un gran numero di persone in tutto l'Occidente è stupefatta dai progressi radicali del "wokismo" (chiamato anche “cancel culture”, una ideologia che contesta tutta la civiltà occidentale, ndt). In risposta, sempre più persone rifiutano i totem del liberalismo e guardano alla tradizione - specialmente al cattolicesimo tradizionale - per avere risposte. È innegabile che la destra stia crescendo ovunque, mentre la sinistra, sebbene radicale, sta perdendo il sostegno popolare. Sorprendentemente, questa tendenza è più evidente nelle giovani generazioni.

    La "sinodalità" e l'autodemolizione della Chiesa Cattolica

    L'esempio più chiaro di questa tendenza autodistruttiva nel mondo di oggi è quello che sta accadendo all'interno della Chiesa Cattolica. Papa Francesco non solo sta seminando confusione, ma favorendo divisioni e persino lo scisma con le sue parole e azioni.

    Dal 2019, il cosiddetto Cammino Sinodale - un nuovo tipo di struttura di governo della Chiesa in Germania - cerca di rendere la Chiesa cattolica più egualitaria e "democratica". Il Sinodo tedesco è un'assemblea parlamentare di clero e laici che pretende di cambiare gli insegnamenti della Chiesa sulla moralità sessuale, il sacerdozio, il ruolo delle donne e la natura gerarchica della Chiesa.

    In maggio, la Chiesa cattolica in Germania e la Chiesa luterana tedesca hanno partecipato a una cerimonia ecumenica di "intercomunione" a Francoforte, in cui i cattolici sono stati invitati a partecipare a una "cena evangelica" con i protestanti, i quali, a loro volta, sono stati reciprocamente invitati a ricevere la Santa Comunione in una messa cattolica. Il vescovo Georg Bätzing, presidente della conferenza episcopale tedesca, aveva detto il mese prima che "chiunque sia protestante e partecipi all’Eucaristia può ricevere la Comunione" al suddetto evento ecumenico. "Vogliamo fare passi verso l'unità", ha detto, aggiungendo che "chi crede in coscienza ciò che si celebra nell'altra denominazione potrà avvicinarsi [all'altare] e non sarà respinto". Ha detto che la pratica è già "vigente dappertutto nel paese" e non è in realtà "nulla di nuovo"2.

    Il vescovo Bätzing ha anche affermato il suo sostegno alla possibilità di ordinare le donne al sacerdozio, dicendo che gli argomenti teologici contro tale proposta "non sono più accettati"3.

    L'aperta eresia e il sacrilegio nella Chiesa tedesca grazie al Cammino Sinodale stanno portando a ciò che molti temono da tempo: uno scisma nella Chiesa Cattolica. A marzo, quando gli obiettivi radicali del Sinodo divennero più evidenti, il vescovo Philip Egan di Portsmouth, Inghilterra, disse che il Cammino Sinodale avrebbe portato a uno "scisma de facto". Disse: "La mia preoccupazione è che siamo molto vicini al punto di non ritorno con questa via sinodale in cui vescovi e popolo promuoveranno posizioni in contrasto con il magistero universale e la disciplina della Chiesa, per esempio, l'ordinazione delle donne, l'intercomunione ecc.”4.

    Papa Francesco, tuttavia, rimane in silenzio di fronte a questa aperta promozione dell'eresia nella Chiesa. E ribadisce che vuole attuare più pienamente la "sinodalità". Il 7 settembre, il Vaticano ha rilasciato il documento preparatorio di 22 pagine per il “Sinodo sulla Sinodalità”, intitolato "Per una Chiesa sinodale: Comunione, Partecipazione e Missione", che è iniziato in ottobre e culminerà con un Sinodo dei Vescovi nel 20235.

    Anche noti progressisti vedono il Cammino Sinodale come un percorso verso lo scisma. Il 23 settembre, il cardinale Walter Casper, ex presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha detto che il Cammino Sinodale proposto dai vescovi tedeschi è uno sforzo per "reinventare la Chiesa", che alcune delle dichiarazioni del Sinodo contraddicono la "comprensione sacramentale della Chiesa e dell'episcopato" e che "molti si chiedono se tutto questo sia ancora interamente cattolico"6.

    Curiosamente, dopo aver adottato diverse dichiarazioni che sfidano la dottrina della Chiesa, il vescovo George Bätzing ha chiuso il 2 ottobre all’improvviso il Sinodo tedesco, sostenendo che alla riunione mancava il quorum. Poche settimane dopo, il cardinale Kasper criticava nuovamente il percorso sinodale tedesco, affermando che il Sinodo "si è trasformato in una farsa di sinodo" per aver scartato le opinioni di una minoranza di vescovi che si opponevano alle proposte di drastici cambiamenti nell'insegnamento e nella disciplina della Chiesa7.  Che un ecclesiastico progressista di primo piano come il Cardinale Kasper si sia opposto al Sinodo è un segno delle profonde divisioni e degli ostacoli nella Chiesa tedesca sui documenti proposti che contraddicono gli insegnamenti tradizionali della Chiesa.

    Rivoluzione LGBT dentro la Chiesa

    Papa Francesco ha trascorso tutto il suo pontificato minando gli insegnamenti tradizionali della Chiesa sull'omosessualità. Ha sostenuto attivisti omosessuali, si è incontrato con omosessuali conclamati e ha esplicitamente sostenuto movimenti che cercano di normalizzare il peccato omosessuale nella società. Vescovi cattolici, sacerdoti e laici che promuovono la sodomia sono promossi o comunque autorizzati a continuare il loro ministero, mentre quelli che vi si oppongono sono messi a tacere o perseguitati.

    Il 25 gennaio, il cardinale Joseph Tobin, uno dei più stretti consiglieri di Papa Francesco, e ad altri nove vescovi, hanno firmato un documento intitolato "Dio sta dalla tua parte: una dichiarazione di vescovi cattolici per proteggere la gioventù LGBT", che condanna il "bullismo" contro giovani LGBT8.

    A febbraio, il vescovo Peter Kohlgraf di Mainz ha rilasciato un'intervista in cui dice che non ci si può aspettare che le "coppie" omosessuali vivano castamente, e che la Chiesa deve riconoscere questa realtà. Ha chiesto che la Chiesa cambi la sua posizione sul peccato omosessuale e riconosca le "coppie" omosessuali come una forma legittima di matrimonio. "Parecchie persone che hanno attrazioni omosessuali appartengono alla Chiesa e sono veramente pie nel miglior senso della parola", ha detto. Altri vescovi tedeschi che hanno chiesto di cambiare la posizione della Chiesa includono il cardinale Reinhard Marx di Monaco, il vescovo Franz-Josef Bode di Osnabrück, il vescovo Heinrich Timmerervers di Dresda-Meißen e il vescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca9.

    Così, con grande sorpresa, il 15 marzo la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha risposto ai vescovi tedeschi con una "Nota esplicativa" contro il "matrimonio" omosessuale. La CDF ha spiegato che "la Chiesa non dispone, né può disporre del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso" e che "non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a unioni anche stabili, che implicano un prassi sessuale fuori del matrimonio, come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso"10.

    È difficile credere che Papa Francesco abbia approvato volentieri la pubblicazione di quel documento. Nell'ottobre 2020, egli apparve nel documentario "Francesco" - prodotto da un omosessuale ucraino – dove approva le unioni civili per "coppie" omosessuali. "Le persone omosessuali hanno il diritto di stare in una famiglia", disse. "Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia... Quello che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, sono legalmente coperti"11.

    Subito dopo la pubblicazione della "Nota esplicativa" da parte del Vaticano, esplosero le proteste dei vescovi progressisti di tutto il mondo. Il vescovo Johann Bonny di Anversa, Belgio, espresse la sua "incomprensione intellettuale e morale" al documento tacciandolo come "una vergogna per la mia Chiesa"12. Il cardinale Christoph Schönborn di Vienna disse che la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede "non preclude le benedizioni date alle singole persone con inclinazioni omosessuali". "Se è davvero richiesta la benedizione di Dio per un percorso di vita che due persone, in qualsiasi situazione, stanno cercando di percorrere", spiegò, "allora non sarà loro negata questa benedizione"13. Il vescovo Paul Dempsey di Achonry, Irlanda, affermò che il documento del Vaticano era "profondamente offensivo" e che molte persone con relazioni omosessuali hanno "arricchito la vita della Chiesa e continuano a farlo nelle parrocchie di tutto il mondo"14. E molti altri vescovi ancora, dappertutto nel mondo, condannarono il documento.

    In realtà, gli effetti della "Nota esplicativa" del Vaticano non sono stati quelli di fermare l'accettazione del peccato omosessuale e di altre eresie nella Chiesa, ma di dare loro un nuovo impulso. Il 10 maggio, circa 100 parrocchie cattoliche tedesche hanno partecipato a una cerimonia di benedizione per "coppie" dello stesso sesso, sfidando la Santa Sede. Il cardinale tedesco in pensione Walter Brandmüller ha definito le benedizioni del 10 maggio "un enorme scandalo, un segno terrificante di eresia, scisma e collasso della Chiesa"15.

    A maggio, scoppiò uno scandalo nel sistema scolastico cattolico dell'Ontario, in Canada, quando un distretto scolastico votò di sventolare la bandiera arcobaleno fuori dalle scuole cattoliche durante il "Mese dell'Orgoglio" per "assicurare che gli studenti della comunità LBGTQ+ vengano sostenuti"16. Molti genitori si opposero e protestarono contro il distretto scolastico. Il cardinale Thomas Collins, arcivescovo di Toronto, rilasciò una dichiarazione in cui disse di preferire la croce come simbolo più adeguato di inclusione, ma non condannò la bandiera arcobaleno, invitando invece al dialogo17.

    In Italia, il governo ha cercato di far passare una legge contro l'"omofobia". L'Italia è l'ultimo grande paese europeo senza una legge simile, e i gruppi omosessuali italiani cercano di farla passare da anni. La cosiddetta legge Zan (dal nome di Alessandro Zan, il legislatore apertamente omosessuale che l'ha introdotta) è passata l'anno scorso alla Camera bassa italiana e attendeva di passare solo al Senato. Se approvata, la legge sarebbe stata usata come arma per punire e mettere a tacere i cristiani contrari all'omosessualità e all’'ideologia gender. Una coalizione di gruppi conservatori e cattolici ha combattuto per bloccare la legge.

    Sorprendentemente, il 22 giugno, il Segretario di Stato Vaticano, l'arcivescovo Paul Gallagher, invocando il diritto del Vaticano ai sensi del Trattato del Laterano del 1929, inviava una nota diplomatica al governo italiano esprimendo preoccupazione per la norma. La nota si opponeva verbalmente al disegno di legge come una minaccia alla libertà della Chiesa di insegnare la verità su genere, matrimonio e famiglia. Il giorno seguente, il primo ministro italiano Mario Draghi rispondeva dicendo che l'Italia "è uno stato laico, quindi non è uno stato confessionale" e che il parlamento italiano "è libero" di approvare leggi come meglio crede18.

    Una settimana dopo, l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, lamentava l’"errore" del Vaticano di sollevare qualsiasi preoccupazione per la pendente legislazione italiana. L'Arcivescovo Paglia, che già aveva causato polemiche quando fece dipingere un murale omoerotico nella sua cattedrale di Terni, aggiungeva che il “problema” dell'omofobia “esista è ovvio" e "che vada combattuto è ancora più ovvio"19. Ma la pressione contro la legge da parte delle organizzazioni pro-famiglia in Italia, come Pro Vita & Famiglia, è stata forte e il 27 ottobre è fallita al Senato con 154 voti a 13120.

    Nel 2021 Papa Francesco è intervenuto personalmente per sostenere noti attivisti pro-LGBT. Il 28 giugno, durante il "Mese dell'Orgoglio", ha inviato una lettera scritta a mano al noto attivista pro-LGBT, il prete gesuita James Martin. Il presule è noto per il suo libro Un ponte da costruire: Chiesa e Persone LGBT, una relazione nuova.Papa Francesco lo ha ringraziato per il suo zelo pastorale e “la sua capacità di essere vicino alla gente, con quella vicinanza che aveva Gesù e che riflette la vicinanza di Dio". Ha elogiato padre Martin per "aver cercato di imitare questo stile di Dio. Sei un sacerdote per tutti e tutte. (…) Prego per te affinché continui così, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza"21.

    In agosto, Papa Francesco ha inviato una lettera a Michael O'Loughlin, il corrispondente nazionale apertamente omosessuale della rivista dei gesuiti America. O'Loughlin ha scritto della lettera in un articolo del New York Timesintitolato: "Papa Francesco mi ha mandato una lettera. Mi dà speranza come cattolico gay". Nella sua lettera, Papa Francesco ha elogiato O'Loughlin "per aver fatto luce sulla vita e testimoniato i molti sacerdoti, religiosi e laici che hanno scelto di accompagnare, sostenere e aiutare i loro fratelli e sorelle malati di HIV e AIDS con grande rischio per la loro professione e reputazione"22.

    Papa Francesco ha inoltre inviato altre due lettere al New Ways Ministry, un gruppo cattolico dissidente pro-LGBT negli Stati Uniti co-fondato da suor Jeannine Gramick e dal defunto padre Robert Nugent. Nel 1999, la Congregazione per la Dottrina della Fede condannò sia Suor Gramick che Padre Nugent per i loro "errori ed ambiguità" sulla moralità sessuale e li proibì di esercitare il loro ministero presso gli omosessuali. Nelle sue due lettere inviate a maggio e giugno, Papa Francesco ha elogiato invece suor Gramick e il lavoro del New Ways Ministry. "So quanto lei ha sofferto", scrive il Papa. "È una donna coraggiosa che prende le sue decisioni nella preghiera"23.

    Rapporto sugli abusi sessuali in Francia

    Nel 2018, la Conferenza episcopale francese istituì la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (CIASE) per studiare la storia di tali abusi nella Chiesa transalpina. Il 5 ottobre 2021, la detta commissione pubblicava un rapporto di 2.500 pagine in cui calcolava che più di 300.000 minori erano stati abusati da 3.000 ecclesiastici o laici dal 1950. Con la stima che l'80% delle vittime erano giovani ragazzi, la commissione suggeriva chiaramente che si trattava di omosessualità e pederastia.

    L'enorme numero di presunti colpevoli e vittime provocò un tumulto mediatico contro la Chiesa cattolica e i vescovi francesi. "Migliaia di pedofili nella Chiesa francese", titolò la BBC News24. L'arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale francese, espresse la sua "vergogna e orrore" per le scoperte. "Il mio desiderio oggi è di chiedere perdono a ciascuno di voi", disse in una conferenza stampa25. Nella sua udienza generale del 7 ottobre, Papa Francesco affermò: “Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera. E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna"26.

    In un'intervista a Franceinfo del 6 ottobre, venne chiesto all'arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort se il sigillo della Confessione aveva la precedenza sulle leggi della Repubblica francese. "Il sigillo della confessione si impone a noi, e in questo, è più forte delle leggi della Repubblica", disse. Per tutta risposta il ministro dell'Interno francese, Gérald Darmanin, "invitò" l'arcivescovo per dare spiegazioni nella sede del ministero a Parigi il 12 ottobre, provocando molta rabbia e paura tra i cattolici francesi circa l'integrità dei sacramenti. Il Codice di Diritto Canonico impone la pena della scomunica automatica per qualsiasi sacerdote che rompa il sigillo della Confessione.

    In una ulteriore dichiarazione pubblicata dopo l'incontro con il ministro, l'arcivescovo de Moulins-Beaufort fece marcia indietro sul sigillo della Confessione e "chiesto perdono" a coloro che erano rimasti "scioccati" dalle sue parole. Adottando il falso dilemma tra il benessere dei bambini e l'integrità del sacramento della confessione, scrisse che il rapporto sugli abusi sessuali sui minori richiede alla Chiesa di "conciliare la natura della confessione con la necessità di proteggere i bambini" e che i vescovi e i fedeli cattolici dovrebbero lavorare per la protezione dei bambini "in stretta collaborazione con le autorità francesi", lasciando aperta la possibilità che la Chiesa possa fare un compromesso sul sacramento27. Gérald Darmanin, da parte sua, parlando dopo la riunione col vescovo, lodò all'Assemblea Nazionale Francese "il coraggio della Chiesa francese" sottolineando però che "non c'è nessuna legge superiore alle leggi dell'Assemblea Nazionale e del Senato e nessuna legge superiore a quelle della Repubblica"28.

    Poco dopo la pubblicazione del rapporto, alcuni osservatori espressero alcuni dubbi sull'accuratezza dei suoi risultati. Otto rappresentanti della prestigiosa Académie Catholique de Francepubblicarono una critica di 15 pagine al rapporto, in cui si sostiene che manca di "rigore scientifico". La commissione avrebbe fatto solo uno studio approfondito di 1.600 casi e 10.000 incidenti, estrapolando il numero totale da quei casi. Anche gli autori della commissione ammettono che il numero finale potrebbe essere sbagliato di 50.000 unità. La critica sottolinea inoltre che la maggior parte dei casi sono impossibili da provare o confutare a causa della distanza di tempo e che la maggior parte dei presunti colpevoli sono morti da parecchio.

    Per giunta, le "raccomandazioni" del rapporto CIASE sembrano favorire come soluzione una ristrutturazione progressista della Chiesa. "La valutazione sproporzionata di questo flagello alimenta la narrazione di un carattere 'sistemico' e pone le basi per proposte di abbattimento della Chiesa-istituzione", affermano i summenzionati osservatori. Il rapporto CIASE chiede anche che alla Chiesa di ammorbidire il sigillo della Confessione per permettere la denuncia dei crimini confessati allo Stato francese29.

    Rivoluzione indigenista in Canada

    Il Sinodo Pan-Amazzonico ospitato da Papa Francesco in Vaticano nell'ottobre 2019 è stato il punto di partenza per una rivoluzione sociale, economica e religiosa mirante a fornire un "volto amazzonico" alla Chiesa universale. Cioè, si tratta di usare la questione indigena per attaccare la civiltà occidentale e portare in Occidente tribalismo, povertà, socialismo ed egualitarismo usando argomenti religiosi e sfoderando una pseudo-simpatia per gli indiani delle Americhe. Nelle parole del vescovo brasiliano Pedro Casaldáliga, un noto attivista indigenista, questa rivoluzione "trans-comunista" sarebbe riuscita dove il comunismo di tipo sovietico aveva fallito.

    In Canada, questa rivoluzione indigenista ha fatto un grande balzo in avanti nel 2021. In giugno, i media hanno pubblicato notizie sensazionali sulla "scoperta" di diversi cimiteri indiani che contenevano i resti di migliaia di bambini indigeni. Questi bambini erano iscritti nelle scuole istituite dal governo canadese nel XIX secolo e gestite dalle chiese, compresa la Chiesa Cattolica. I media hanno accusato la Chiesa di aver abusato e persino ucciso questi bambini, dipingendo le scuole come campi di concentramento e i cimiteri come "fosse comuni"30.

    I vescovi canadesi si sono affrettati a esprimere immediatamente "il più profondo dolore" per le "fosse comuni". Dopo la scoperta, Papa Francesco ha espresso il suo stupore e ha chiesto una "guarigione". Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha chiesto le scuse della Chiesa cattolica. In conferenza stampa ha detto: "Come cattolico, sono profondamente deluso dalla posizione che la Chiesa Cattolica ha preso ora e negli ultimi anni", minacciando persino un'azione legale per ottenere i documenti dalla Chiesa31.

    Il 29 giugno, Trudeau rivelò di aver parlato con Papa Francesco. "Ho parlato personalmente e direttamente con Sua Santità, Papa Francesco, per fargli capire quanto sia importante non solo che porga delle scuse, ma che lo faccia ai canadesi indigeni sul suolo canadese", ha detto32. A ottobre, Papa Francesco ha accettato di recarsi in Canada nel 2022 per fare "un pellegrinaggio di guarigione e riconciliazione".

    In mezzo al clamore dei media, la Chiesa Cattolica canadese ha subito un'ondata di incendi dolosi e di vandalismo. Decine di templi, molti situati nelle riserve indiane, sono stati incendiati in circostanze misteriose. Molte decine di altre chiese hanno avuto le finestre rotte, le statue distrutte e le porte imbrattate da slogan satanici o anti-cattolici. La maggior parte di questi attacchi, se non tutti, sono stati compiuti non da indiani ma da terroristi radicali di sinistra. I leader indigeni in Canada hanno persino supplicato i colpevoli di non bruciare le loro chiese. "Bruciare le chiese non è solidarietà verso noi indigeni. Come ho detto, noi non distruggiamo i luoghi di culto della gente", ha affermato un leader indigeno33.

    Immediatamente, molti osservatori hanno cominciato a vedere l'agenda politica dietro la propaganda sulle Scuole Residenziali (ndt, le scuole religiose che ammettevano allievi indigeni). In effetti, i media stavano deliberatamente ignorando i fatti per spingere una narrativa di sinistra. Un rapporto del Dr. Scott Hamilton del Dipartimento di Antropologia della Lakehead University in Ontario, Canada, ha mostrato effettivamente alcuni casi di abuso sui bambini nel sistema delle Scuole Residenziali. Tuttavia, la maggior parte dei problemi e degli abusi non erano colpa della Chiesa Cattolica bensì del Dipartimento canadese per gli Affari Indiani, soprattutto a causa della mancanza di fondi e della negligenza dei governi. I cimiteri non erano "fosse comuni" ma cimiteri regolari dove anche gli insegnanti e gli altri amministratori venivano sepolti insieme ai bambini, in un periodo in cui i bambini piccoli avevano un tasso di mortalità molto più alto.

    La cosa più importante è che la tempistica del clamore mediatico illustra la malafede dei media e dei gruppi che stanno accusando la Chiesa. Gli abusi e i problemi con le scuole residenziali indiane erano già studiati e ben noti in Canada da decenni. Non è stato scoperto nulla di nuovo, eppure i media sono esplosi in una campagna di odio molto ben coordinata contro la Chiesa cattolica e le scuole residenziali. Il primo ministro Trudeau, un sostenitore radicale dei "diritti" all'aborto, ha partecipato a questa sceneggiata posando in uno di questi cimiteri, inginocchiato a terra, con un orsacchiotto34.

    La ragione dell'improvviso clamore mediatico non è dovuta alla tragica ma esagerata esistenza di alcuni abusi sui bambini indigeni nelle scuole residenziali del Canada. I sinistrorsi rivoluzionari rifiutano la nozione stessa di assimilazione, preferendo che gli indiani in Canada (e in tutte le Americhe) rimangano poveri, non sviluppati e separati dalla società occidentale tradizionale. Si tratta di promuovere la rivoluzione indigenista promessa dal Sinodo Panamazzonico. Cioè, prima denigrare, umiliare e smantellare la civiltà occidentale e poi promuovere un nuovo modello sociale, economico e culturale per l'Occidente basato sul primitivismo e paganesimo indigeno precristiano. Questo clamore mediatico in Canada è il primo grande passo verso la realizzazione del sogno di Papa Francesco di una Chiesa e di una società dal "volto amazzonico".

    Vittoria di Pirro di Joe Biden e il dibattito sull'aborto negli Stati Uniti

    L'elezione di Joe Biden e la sua cerimonia di insediamento il 20 gennaio scorso hanno segnato una svolta importante nella politica mondiale del 2021. Molti hanno visto la vittoria di Biden come un ripudio del "trumpismo", o meglio, della fine della reazione conservatrice negli Stati Uniti che Trump rappresentava. Molti hanno visto in Biden l'ascesa della sinistra cattolica al potere. In realtà, il movimento conservatore negli Stati Uniti è più forte che mai. Joe Biden è di gran lunga il presidente più debole da oltre un secolo. Il movimento pro-vita sta causando seri problemi alla Rivoluzione negli Stati Uniti.

    A parte la presidenza, le elezioni del 2020 sono state un disastro per i democratici. I sondaggi dicevano che avrebbero vinto più di 15 seggi alla Camera dei Rappresentanti, ma invece ne hanno persi dodici e quasi perso la maggioranza. I democratici hanno vinto tre seggi al Senato, ma non sono riusciti a ottenere la maggioranza senza il voto del vicepresidente. I Democratici hanno fallito anche a livello degli Stati. Non sono riusciti a strappare ai repubblicani il controllo di una sola legislatura statale e ne hanno perse due a favore dei repubblicani. Nelle parole del New York Times, "l'Onda Blu (ndt, colore dei democratici) si è schiantata nelle sedi dei governi statali di tutto il paese"35.

    Anche se Joe Biden si è presentato come un centrista che avrebbe portato "unità" al paese, i democratici hanno intrapreso una corsa verso l'estrema sinistra. Hanno spinto una piattaforma “woke”, radicale e comunista, di abolizione della polizia, dando supporto alla "Teoria critica della razza", alla nazionalizzazione dell'assistenza sanitaria, all’immigrazione illegale senza restrizioni, alla teoria del gender e all'eliminazione delle restrizioni sul "diritto" all'aborto. Joe Biden non ha fatto nulla per fermare questa marcia radicale verso l'estrema sinistra. Di conseguenza, il suo indice di approvazione è sceso dal 56% di gennaio al 44,7% di ottobre, il più grande e più rapido calo di approvazione di qualsiasi presidente americano dalla Seconda Guerra Mondiale36.

    Joe Biden, il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti, ha fatto della sua fede cattolica una parte importante della sua immagine pubblica. La sua cerimonia di insediamento del 20 gennaio era piena di influenti leader della sinistra cattolica americana. Ha nominato un gran numero di cattolici di sinistra nel suo governo. Nel suo discorso inaugurale, Biden ha persino parafrasato lo slogan del "grido dei poveri" e il "grido della terra" dell'ex frate francescano e teologo della liberazione Leonardo Boff. Molti osservatori dicono che Biden rappresenta la sinistra cattolica al potere negli Stati Uniti.

    Il conflitto tra la fede di Biden e il suo sostegno all'aborto ha provocato una reazione massiccia del movimento pro-vita prevalentemente cattolico. Molti cattolici si sono detti indignati che Joe Biden, un peccatore pubblico e sostenitore dell'aborto, continui a ricevere la Santa Comunione senza essere sanzionato dai vescovi.

    L'arcivescovo José Gómez di Los Angeles, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), sebbene favorevole a molte delle posizioni di sinistra di Biden sui migranti e sulla sanità, si è visto costretto a rilasciare una dichiarazione critica sul suo sostegno all'aborto. "È grave che uno dei primi atti ufficiali del presidente Biden promuova attivamente la distruzione di vite umane nelle nazioni in via di sviluppo... Questo ordine esecutivo è antitetico alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l'insegnamento cattolico", ha affermato37.

    Questo ha portato a mesi di dibattito senza precedenti e persino di polemica all'interno dell'episcopato americano. Alcuni ecclesiastici, come il cardinale Blaise Cupich di Chicago, il cardinale Tobin di Newark, il vescovo Robert McElroy di San Diego e il vescovo John Stowe di Lexington, Ky., hanno attaccato l'arcivescovo Gómez per aver criticato le posizioni pro-aborto di Biden. Il vescovo McElroy ha detto che i cattolici dovrebbero essere "orgogliosi collaboratori"38 dell'amministrazione Biden e che era "distruttivo" negare a Biden la Santa Comunione.

    Papa Francesco è intervenuto più volte nel dibattito. Sul suo volo di ritorno a Roma dalla Slovacchia, il 15 settembre, ha detto che "l'aborto è un omicidio" ma ha fatto sapere che "non ho mai rifiutato l'Eucaristia a nessuno". "Cosa deve fare un pastore?", ha chiesto il Papa. E ha risposto: "Essere un pastore; non andare a condannare"39. Il presidente Biden ha fatto visita a Papa Francesco in Vaticano il 29 ottobre e dopo ha dichiarato ai giornalisti: "Abbiamo solo parlato del fatto che lui era felice che io fossi un buon cattolico e che dovessi continuare a ricevere la Comunione"40.

    Altri vescovi americani, tra cui l'arcivescovo Salvatore Cordileone di San Francisco, il vescovo Joseph Strickland di Tyler, Texas, e l'arcivescovo Joseph Naumann di Kansas City, Kans, hanno scritto lettere pastorali e si sono espressi fortemente contro i politici cattolici pro-aborto, anche se non hanno chiesto di negargli la comunione. L'arcivescovo Naumann, in un'intervista, ha detto: "Ovviamente, il presidente non crede in ciò che noi crediamo sulla sacralità della vita umana, o non starebbe facendo le azioni che sta facendo... E tuttavia, continua a ricevere l'Eucaristia. Non possiamo giudicare il suo cuore. Ma consideriamo l'azione stessa un grave male morale"41 . Il cardinale Raymond Burke ha detto che i funzionari pubblici cattolici che promuovono l'aborto sono apostati e probabilmente anche eretici. "La ricezione della Santa Comunione da parte di coloro che pubblicamente e ostinatamente violano la legge morale nei suoi precetti più fondamentali è una forma particolarmente grave di sacrilegio... Chiaramente, nessun sacerdote o vescovo può concedere il permesso di ricevere la Santa Comunione a una persona che è pubblicamente e ostinatamente in peccato grave"42.

    Nella loro assemblea plenaria di giugno, i vescovi hanno votato per redigere un documento sulla "Coerenza Eucaristica", approvato e pubblicato nella loro riunione di novembre. Il documento ripeteva alcune delle dottrine della Chiesa riguardo al peccato e alla dignità di ricevere la Santa Comunione, ma non affrontava la questione del rifiuto della Comunione per i politici cattolici pro-aborto come Joe Biden o Nancy Pelosi. Un articolo del New York Times ha affermato che "i vescovi cattolici romani degli Stati Uniti si sono tirati indietro da un conflitto diretto con il presidente Biden"43. Anche se l'USCCB ha evitato di prendere una posizione ferma nei confronti dei cattolici pro-aborto, l'intensa pressione dei cattolici pro-vita ad agire rimarrà sicuramente e persino aumenterà.

    Proteste contro il Pass sanitario per Covid

    Molti governi in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, hanno imposto i pass sanitari nel 2021 che segregano e puniscono le persone che non hanno preso il vaccino Covid-19. In Francia, ben 250.000 persone hanno protestato ogni fine settimana per più di due mesi dopo che quel paese ha introdotto il pass sanitario per ristoranti e altri luoghi pubblici44.

    Molte decine di migliaia di persone hanno protestato e persino inscenato rivolte in Belgio, Austria, Paesi Bassi, Croazia, Italia e Regno Unito quando questi governi hanno imposto l'obbligo del vaccino per lavorare o per fare acquisti nei negozi45. A novembre, il governo austriaco ha imposto il primo blocco al mondo per le persone non vaccinate, scatenando enormi proteste a Vienna46. Altre centinaia di migliaia hanno protestato contro simili mandati in Bulgaria, Repubblica Ceca, Australia, Irlanda del Nord e altrove. Quando il presidente Biden ha imposto un mandato ai datori di lavoro per esigere il vaccino, migliaia di americani hanno protestato da New York alla California.

    Una dichiarazione pubblicata nell'ottobre 2020 dalle TFP e organizzazioni consorelle di tutto il mondo descriveva l’uso della pandemia di Covid-19 come uno strumento nelle mani della Rivoluzione per distruggere ciò che resta della civiltà cristiana occidentale. Nel 2021, i mandati di vaccinazione non hanno raggiunto il loro scopo di far vaccinare tutta la popolazione. Piuttosto, si sono ritorti contro, causando rabbia, divisione, risentimento, polarizzazione, conflitto sociale e persino la minaccia di una guerra civile47.

    Un grande spostamento a destra nell'opinione pubblica di tutto il mondo

    L'elezione di Donald Trump, Jair Bolsonaro, il voto della Brexit e l'ascesa dei movimenti e dei partiti di destra in tutto il mondo occidentale negli ultimi dieci anni hanno scioccato e fatto arrabbiare i commentatori di sinistra. Quando Donald Trump ha perso la rielezione nel 2020, molti pensavano che lo spostamento a destra sarebbe cessato. Al contrario, questa tendenza ha continuato e persino si è accelerata. Forse, in nessun momento della storia moderna il mondo occidentale ha sperimentato un movimento così massiccio dell'opinione pubblica verso destra.

    A maggio, un think tank francese chiamato Fondation pour L'innovation Politique ha pubblicato un importante studio su quattro paesi europei, Francia, Germania, Regno Unito e Italia, rivelando che in tutti e quattro i paesi, l'opinione pubblica si è spostata profondamente a destra su questioni economiche, immigrazione e Islam. Il segmento della popolazione che più probabilmente si identifica come di destra è quello dei giovani (18-34)48.

    In Francia, l'ascesa del giornalista di destra Éric Zemmour e la sua decisione di correre per la presidenza nel 2022 rappresenta un massiccio spostamento a destra di quel paese. Un articolo di Le Figaro di ottobre descrive questo spostamento con il seguente titolo: "Sei mesi prima delle elezioni presidenziali, la società francese è più di destra che mai"49. Solo negli ultimi quattro anni, il numero di francesi che si identificano come di destra è aumentato dal 33% al 37%, mentre quelli che si identificano come di sinistra sono scesi dal 25% al 20%. La maggior parte di questo cambiamento è dovuto alla preoccupazione per il crimine, l'immigrazione e l'Islam.

    Un grande e analogo spostamento “a destra” è avvenuto anche nella Chiesa Cattolica. Le Messe tradizionali in latino sono cresciute esponenzialmente negli ultimi decenni, specialmente (e paradossalmente) sotto Papa Francesco. Dall'inizio della pandemia di Covid-19, la partecipazione a Messe in latino si è raddoppiata o addirittura triplicata. Un sondaggio di Crisis Magazine stima che la frequenza alle Messe tradizionali negli Stati Uniti è aumentata del 71% dal gennaio 201950. Questo spostamento verso la tradizione è particolarmente degno di nota perché è soprattutto un fenomeno di giovani cattolici nati molto dopo l'introduzione del Novus Ordo Missae. La tendenza conservatrice si sta verificando anche nel clero. Un rapporto del 2021 del Survey of American Catholic Priests mostra che, negli ultimi venti anni, i preti americani sono significativamente più tradizionali e ortodossi dei preti degli anni Settanta e Ottanta. "I preti cattolici ordinati a partire dall'anno 2000 tendono ad essere i più conservatori", dice il rapporto51.

    A questo, Papa Francesco ha risposto perseguitando la Messa Tradizionale. Il 16 luglio, ha pubblicato la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis Custodesche impone restrizioni alla celebrazione della liturgia tradizionale.52 La lettera di accompagnamento spiega che le ragioni per limitare l'uso del Rito Tridentino sono dovute al "rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa”53. Alcuni vescovi in diverse parti del mondo hanno iniziato a porre restrizioni alla celebrazione del Rito Tridentino, ma la maggior parte, specialmente in Nord America e in Europa, si sono sentiti nel bisogno di mantenere lo status quo. Anche se Papa Francesco ha cercato di ostacolare la crescita del movimento tradizionalista nella Chiesa, è molto improbabile che riesca a fermare quella che sembra essere chiaramente una grazia tra i fedeli cattolici.

    La Madonna di Fatima e gli eventi

    Con la Rivoluzione che distrugge le istituzioni in ogni campo, minacciando guerre interne ed esterne, persecuzioni e le forme più radicali di socialismo, sommosse e persino satanismo, il messaggio della Madonna di Fatima diventa più attuale che mai. Gli "errori della Russia", come ha avvertito la Madonna, sono come le metastasi di un cancro che sta raggiungendo il suo stadio finale. Il socialismo, il comunismo, la teoria del gender, la sodomia, la blasfemia, il satanismo e la sanguinosa persecuzione della Chiesa stanno minacciando di distruggere le nazioni del mondo.

    La Russia stessa, insieme alla Cina comunista, minaccia guerre contro l'Occidente. Mentre il 2021 volge al termine, i russi hanno ammassato quasi 200.000 soldati al confine con l'Ucraina, e la Cina sta anche aumentando le sue forze in preparazione di un'invasione di Taiwan. Qualsiasi guerra futura da parte della Russia o della Cina probabilmente coinvolgerà gli Stati Uniti e forse altre grandi potenze in Europa e in Asia.

    Una guerra tra gli Stati Uniti e la Russia o la Cina non sarebbe semplicemente un conflitto tra grandi potenze come quello del XIX secolo. Piuttosto, sarà un conflitto di modelli: tra il liberalismo rivoluzionario e la "democrazia" da una parte, rappresentata dagli Stati Uniti, e il nazionalismo autoritario rappresentato da Russia e Cina. La reazione conservatrice in Occidente ha, alla sua radice, una generale stanchezza e persino un rifiuto del modello dominante in Occidente, cioè, quello della democrazia liberale. Poiché la democrazia liberale porta la società alla disintegrazione e alla distruzione attraverso l'immigrazione di massa e la teoria del gender, la gente è alla ricerca di nuovi modelli e ideologie.

    Né la democrazia liberale né il nazionalismo autoritario sono la soluzione alla crisi. Piuttosto, dobbiamo tornare alla Casa del Padre, cioè un ritorno alla Chiesa cattolica e ai principi della civiltà cristiana. Nel suo libro, Ritorno all'Ordine, John Horvat descrive questo ordine come una società cristiana organica, così come fiorì nell'Europa medievale e i cui resti si possono trovare ancora oggi in Occidente.

    In mezzo alla sofferenza, al caos, alla corruzione e alla confusione del nostro tempo, molti cattolici sono tentati di disperarsi e di cercare soluzioni politiche al di fuori della Chiesa. Al contrario, la grande crisi dei nostri tempi è soprattutto religiosa e la soluzione può essere trovata solo nel magistero tradizionale della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

    Dobbiamo avere inoltre una fiducia illimitata nella Madonna e nelle sue promesse fatte a Fatima. Il caos, le guerre e le sofferenze del nostro tempo sono state previste più di un secolo fa in un'apparizione profetica della Madre di Dio in Portogallo. Solo ascoltando il suo messaggio e aggrappandoci al suo manto possiamo sperare di attraversare i tempi apocalittici che stanno arrivando.

     

    Note

    1. https://thehill.com/policy/defense/573028-majority-of-voters-disapprove-of-execution-of-afghanistan-withdrawal
    2. https://www.ncregister.com/news/catholics-and-protestants-share-communion-at-german-ecumenical-convention
    3. https://catholicphilly.com/2021/05/news/world-news/germany-seeks-church-reform-worrying-some-catholics/
    4. https://www.catholicnewsagency.com/news/246901/english-catholic-bishop-fears-germanys-synodal-path-will-lead-to-de-facto-schism
    5. https://www.catholicnewsagency.com/news/248897/vatican-releases-synod-on-synodality-preparatory-documents
    6. https://www.ncregister.com/news/cardinal-kasper-on-german-synod-many-wonder-whether-all-this-is-still-entirely-catholic
    7. https://www.catholicnewsagency.com/news/249541/cardinal-kasper-synodal-way-s-original-sin-was-to-set-aside-evangelization
    8. https://tylerclementi.org/press-release-catholic-bishops-join-with-the-tyler-clementi-foundation-to-protect-lgbt-youth-against-bullying/
    9. https://www.catholicworldreport.com/2021/02/23/german-catholic-bishops-call-for-change-to-catechism-on-homosexuality/
    10. https://press.vatican.va/content/salastampa/en/bollettino/pubblico/2021/03/15/210315b.html
    11. https://www.bbc.com/news/world-europe-54627625
    12. https://abcnews.go.com/International/wireStory/belgian-bishop-lashes-vatican-gay-unions-decree-76507227
    13. https://catholicherald.co.uk/cardinal-schonborn-same-sex-blessings-will-not-be-denied/
    14. https://www.thetablet.co.uk/news/14001/priests-take-aim-at-outdated-cdf-on-lgbt-people
    15. https://www.wsj.com/articles/catholic-priests-in-germany-bless-gay-couples-defying-pope-11620662111
    16. https://www.catholicnewsagency.com/news/247585/catholic-school-district-in-canada-mandates-lgbt-pride-month-awareness-staff-training
    17. https://www.catholicnewsagency.com/news/247655/as-catholic-school-district-promotes-pride-flag-toronto-archdiocese-says-cross-the-best-symbol-of-inclusion
    18. https://cruxnow.com/church-in-europe/2021/06/italian-pm-rejects-vatican-complaint-over-anti-homophobia-bill
    19. https://cruxnow.com/church-in-europe/2021/06/vatican-note-on-anti-homophobia-law-was-a-mistake-archbishop-says
    20. https://www.catholicnewsagency.com/news/249424/italian-senate-blocks-controversial-anti-homophobia-bill
    21. https://cruxnow.com/church-in-the-americas/2021/06/pope-applauds-martins-outreach-to-lgbtq-catholics-in-webinar
    22. https://www.nytimes.com/2021/11/15/opinion/pope-francis-lgbt-community.html
    23. https://www.ncronline.org/news/people/pope-francis-thanks-new-ways-ministry-recent-correspondence
    24. https://www.bbc.com/news/world-europe-58781265
    25. https://www.theguardian.com/world/2021/oct/05/french-catholic-priests-abused-children-report
    26. https://www.vatican.va/content/francesco/en/audiences/2021/documents/papa-francesco_20211006_udienza-generale.html
    27. https://eglise.catholique.fr/wp-content/uploads/sites/2/2021/10/CP_12octobre2021_Mgr-de-Moulins-Beaufort-1.pdf
    28. https://www.lefigaro.fr/actualite-france/pedocriminalite-les-pretres-doivent-denoncer-les-faits-a-la-justice-estime-darmanin-20211012
    29. https://www.ncregister.com/cna/french-catholic-academy-critiques-landmark-abuse-report
    30. https://www.cbc.ca/news/canada/british-columbia/survivors-faith-leaders-call-on-catholic-church-to-take-responsibility-for-residential-schools-1.6048077
    31. https://www.bbc.com/news/world-us-canada-57358292
    32. https://apnews.com/article/canada-1393993d248c99d7e929448eb4234a31
    33. https://www.ctvnews.ca/canada/not-in-solidarity-with-us-indigenous-leaders-call-for-church-arsons-to-stop-1.5497911
    34. https://www.reuters.com/world/americas/canadian-indigenous-group-takes-charge-child-welfare-services-2021-07-06/
    35. https://www.nytimes.com/2020/11/04/us/election-state-house-legislature-governors.html
    36. https://www.foxnews.com/politics/biden-has-lost-more-approval-at-start-of-term-than-any-president-since-world-war-ii-poll-finds
    37. https://www.usccb.org/news/2021/bishops-decry-executive-order-promotes-abortion-overseas
    38. https://www.ncronline.org/news/people/some-bishops-seek-common-ground-not-confrontation-biden
    39. https://www.catholicculture.org/news/headlines/index.cfm?storyid=52232
    40. https://www.yahoo.com/news/u-president-biden-says-pope-143807134.html
    41. https://www.theatlantic.com/politics/archive/2021/03/archbishop-naumann-biden-abortion/618249/
    42. https://www.cardinalburke.com/presentations/statement-reception-of-holy-communion
    43. https://www.nytimes.com/2021/11/17/us/catholic-bishops-biden-communion.html
    44. https://www.france24.com/en/europe/20210911-turnout-down-slightly-for-french-protests-against-covid-19-health-pass
    45. https://www.bbc.com/news/world-europe-59363256
    46. https://www.bbc.com/news/world-europe-59625302
    47. https://www.washingtonpost.com/outlook/2021/07/31/biden-mandate-covid-vaccine-hesitancy/
    48. https://www.fondapol.org/en/study/the-conversion-of-europeans-to-right-wing-values/
    49. https://www.lefigaro.fr/elections/presidentielles/a-six-mois-de-la-presidentielle-la-societe-francaise-plus-a-droite-que-jamais-20211026
    50. https://www.crisismagazine.com/2021/the-growth-of-the-latin-mass-a-survey
    51. https://www.catholicnewsagency.com/news/249725/survey-priesthood-trends-morale-conservative
    52. https://www.vatican.va/content/francesco/en/motu_proprio/documents/20210716-motu-proprio-traditionis-custodes.html
    53. https://www.vatican.va/content/francesco/en/letters/2021/documents/20210716-lettera-vescovi-liturgia.html

     

    Fonte: tfp.org, 29 Dicembre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Ddl Zan, la Chiesa italiana rinuncia alla verità

     

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    di Stefano Fontana

     

    Mentre ci si avvicina alla resa dei conti in parlamento sul ddl Zan, la Chiesa (ufficiale) spara le sue ultime cartucce a salve. Ieri Repubblica ha pubblicato una intervista al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, mentre La Stampa ha sentito l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita e cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II. Le due interviste hanno confermato e, per così dire, suggellato la posizione finora assunta dalla Chiesa italiana e dalla Chiesa universale.

  • I tre buchi neri del Sinodo che mettono in pericolo la Chiesa

     

     

    di Stefano Fontana

    Il percorso sinodale sulla sinodalità che si concluderà nel 2023 con il vero e proprio Sinodo dei Vescovi dopo la lunga “fase dell’ascolto”, presenta diversi buchi neri che lo rendono molto problematico e ci chiede di non peccare di ingenuità.

    Il primo di questi buchi neri è che la sua conduzione non ha niente di sinodale. Il documento finale del sinodo degli Stati Uniti dichiara che alla fase dell’ascolto ha partecipato lo 0,01% dei fedeli. In pratica un piccolo gruppetto che ha ascoltato solo se stesso e che si è parlato addosso. A premere sull’acceleratore è soprattutto Francesco, e lo fa in modo non sinodale ma imperativo. Il suo pontificato è caratterizzato da ben 53 motu proprio, più di quelli dei suoi due predecessori messi insieme. I vescovi sono schiacciati tra lui e le conferenze episcopali e la sinodalità sta impedendo la collegialità. Le nomine ai vertici della conduzione del Sinodo dimostrano già la volontà di orientarlo o perfino di determinarlo. Del resto, è stato così anche per i sinodi precedenti, a cominciare dalla Madre di tutti i sinodi, quello sulla famiglia del 2014/2015. Che questo sulla sinodalità sia a senso unico è dimostrato dagli slogan che vengono ripetuti pedissequamente nei documenti finali dei sinodi diocesani e dalla bibliografia di riferimento fornita ai sinodali. Tra le tante segnalo quella della Diocesi di Padova, tutta nel segno del progressismo: su quelle basi l’esito del sinodo patavino è già stabilito in partenza.

    Perfino i teologi più favorevoli al sinodo, come mons. Giacomo Canobbio, notano la contraddizione di un sinodo sulla sinodalità spinto avanti centralisticamente. Nel fascicolo in corso di “Studia Patavina”, Canobbio coglie “un’insidia anche nell’insegnamento/comportamento di Papa Francesco: da una parte vuole coinvolgere tutti nel processo sinodale, dall’altra è ancora lui a determinare i percorsi delle Conferenze episcopali, non ultima quella italiana”. Questa fretta di bruciare le tappe della sinodalità per via di imposizione getta un’ambigua luce politica su tutto il processo in corso e conferma che si tratta di una sinodalità decisa a priori e imposta.

    Un secondo buco nero riguarda l’atteggiamento dell’ascolto, posto come fondamentale in questa fase di sinodi preparatori al Sinodo. Tutti vedono che si tratta di un ascolto viziato in quanto già orientato ad ascoltare questo e non quello. È anche un ascolto strumentale per condurre le cose dove si vuole che siano condotte. Oltre a ciò, l’atteggiamento dell’ascolto è compromesso da una confusione tra il sensus fidei dei fedeli e la categoria di popolo propria della relativa “teologia del popolo”. Questo problematico aggancio è stato più volte teorizzato da Francesco. Il sensus fidei, o “istinto dalla fede”, secondo Francesco avviene con il soffio dello Spirito e fa sì che i fedeli battezzati godano di una certa connaturalità con le realtà divine da cui deriva una saggezza nel discernimento. Su questo egli fonda la necessità dell’ascolto all’interno della Chiesa, per evitare verticismi e clericalismi. A ciò, poi, associa la teologia del popolo, in quanto una certa connaturale assistenza dello Spirito Santo ci sarebbe anche fuori della Chiesa, nel popolo in quanto popolo. Ecco perché l’ascolto deve rivolgersi anche ai lontani. Per popolo si intende l’umanità, il mondo, sicché ci sarebbe un parallelo tra la Chiesa e il mondo, una pariteticità nell’ascolto. L’idea è certamente conforme a tante correnti della teologia contemporanea ma non per questo (anzi) non desta preoccupazione. Il pericolo di pensare al popolo in senso sociologico è incombente e il passaggio a sostenere che nelle rivendicazioni Lgbt di oggi è presente il soffio dello Spirito è immediato. In queste basi il Sinodo trova un fondamento molto equivoco.

    Il terzo buco nero è che si vuole introdurre nella Chiesa la democrazia liberale moderna. Il già citato Giacomo Canobbio lo ha affermato chiaramente: “Immaginare che la verifica [sic!] del sensus fidelium non apra le porte a forme di democratizzazione della Chiesa significa cadere in una forma di spiritualizzazione della vita ecclesiale”. Se la sinodalità - dice ancora Canobbio - vuole tradursi in decisioni in un Sinodo, “non si potranno mettere da parte esperienze mutuabili dalle società democratiche”. Dal suo punto di vista ha ragione: se la democrazia verifica (sic!) il sensus fidelium, allora la Chiesa deve essere democratica. Oggi le decisioni dei sinodi sono messe nelle mani del vescovo o del papa, ma la prospettiva è di una nuova sinodalità, nella quale le decisioni dei sinodi, assunte democraticamente, non dovranno più rimandare al papa o al vescovo perché in questo caso si ricadrebbe nel clericalismo; “se tocca ancora a lui [il papa] a dire l’ultima parola, si rischia di preparare la strada a nuovi verticismi”. Il voto democratico attesterebbe la presenza dello Spirito Santo nelle decisioni sinodali. Una radicale promozione della democrazia procedurale moderna, fatta risalire nientemeno che alle esigenze dell’Incarnazione, ma in realtà si tratta di storicismo.

    Se mettiamo insieme questi tre buchi neri, vien da chiedersi se la Chiesa che uscirà dal Sinodo sulla sinodalità sarà ancora la Chiesa cattolica. L’allarme è altissimo, anche se a dirlo sono in pochi.

    Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 Ottobre 2022

  • La Chiesa può barattare gli insegnamenti sulla proprietà privata con i benefici pastorali dei regimi comunisti?

     

     

    di José Antonio Ureta[1]

    L'arresto e l'incriminazione del cardinale Joseph Zen hanno evidenziato ancora una volta quanto si stia rivelando dannoso per la Chiesa cattolica l'accordo segreto provvisorio tra il Vaticano e il governo di Pechino sulla nomina dei vescovi. L'accordo mette tutti i cattolici all'interno di una gabbia predisposta dal Partito Comunista Cinese (PCC), senza alcun vantaggio concreto per pastori e fedeli. Il ritorno a un sistema di "patronato regio", da cui la Chiesa era riuscita a malapena a districarsi dopo diversi secoli di braccio di ferro con i vari poteri temporali[2], comporta gravi limitazioni alla libertà religiosa. Infatti, con il pretesto della "sinizzazione", il PCC ha imposto nuovi "Regolamenti sugli affari religiosi" e nuove "Misure amministrative per i gruppi religiosi", che stabiliscono rigorosi criteri per la registrazione e l'attività delle organizzazioni religiose e dei loro leader. Un esempio su tutti: «Le organizzazioni religiose devono sostenere la leadership del Partito Comunista Cinese» e «incarnare i valori fondamentali del socialismo»[3].

    A suscitare la reazione dei cattolici è stato soprattutto il fatto che l'ottenimento della registrazione come ente religioso richiede esplicitamente l'adesione al principio dell'indipendenza, dell'autonomia e dell'autoamministrazione della rispettiva entità religiosa. Ciò non è altro che una riproposizione della dottrina delle Tre Autonomie, condannata da Pio XII nel 1954, la cui accettazione da parte della Chiesa patriottica cinese ha poi portato alla sua classificazione come Chiesa scismatica. Nonostante ciò, nel giugno 2019, il Vaticano ha consigliato a vescovi e sacerdoti cinesi di registrarsi presso lo Stato[4].

    Tre mesi prima, nella prefazione a un volume a cura di padre Antonio Spadaro per i tipi della Civiltà Cattolica, intitolato La Chiesa in Cina - Un futuro da scrivere, il cardinale Pietro Parolin tendeva a giustificare in anticipo il grave cedimento in preparazione, dichiarando: «Le finalità proprie dell’azione della Santa Sede, anche nello specifico contesto cinese, rimangono quelle di sempre: la Salus animarum e la Libertas Ecclesiae. Per la Chiesa in Cina, ciò significa la possibilità di annunciare con maggiore libertà il Vangelo di Cristo e di farlo in una cornice sociale, culturale e politica di maggiore fiducia»[5].

    Lasciamo ad altri il compito di analizzare dal punto di vista della teologia e del diritto canonico la gravità di tale incitamento ad aderire allo scisma “patriottico”. In questo articolo vogliamo affrontare un aspetto dell'azione della Santa Sede in Cina che riguarda la Dottrina sociale della Chiesa. Si tratta dell'obbligo imposto alle comunità religiose riconosciute di sostenere "il sistema socialista" e "la via del socialismo con caratteristiche cinesi" e, inoltre, di "incarnare i valori fondamentali del socialismo".

    Il problema che si pone è il seguente: supponendo che la registrazione presso il Dipartimento per gli Affari Religiosi non richieda l'adesione al principio scismatico delle tre autonomie, la Chiesa cattolica potrebbe accettare una clausola che la obblighi a difendere il sistema socialista o, almeno, a tacere i suoi insegnamenti sulla proprietà privata? In altre parole, quanto è importante la proprietà privata nella Dottrina sociale complessiva della Chiesa e fino a che punto la sua predicazione può essere sacrificata in nome della salus animarum e della libertas Ecclesiae invocate dal cardinale Parolin? La predicazione del Vangelo in un Paese di missione come la Cina e l'amministrazione dei sacramenti alla minoranza cattolica giustificherebbero il silenzio dell'abbondante magistero ecclesiastico in difesa della proprietà privata?

    Questo problema teorico - con importanti ripercussioni pratiche - in realtà non è nuovo. È stato sollevato durante la prima sessione del Concilio Vaticano II nel 1962, in relazione al disgelo tra il regime comunista polacco e la Chiesa cattolica.

    Come è noto, le manifestazioni operaie in Polonia dell'ottobre 1956 portarono alla salita al governo di Władysław Gomułka, che liberò dal carcere il cardinale Stefan Wyszyński e accolse la sua richiesta di piena libertà di culto e di possibilità di catechizzare i bambini. D'altra parte, nelle elezioni parlamentari del gennaio 1957, la gerarchia cattolica chiese ai fedeli di sostenere i candidati della lista unica presentata dal Partito Comunista per evitare un'invasione russa come quella avvenuta pochi mesi prima in Ungheria. Un disgelo simile si stava profilando in Jugoslavia e nella stessa Russia di Nikita Krusciov. Dietro la Cortina di ferro, la Chiesa cattolica si trovò di fronte all'alternativa tra rimanere nella clandestinità o abbandonare la sua esistenza catacombale e accettare un modus vivendi, con grande vantaggio della propaganda comunista in Occidente.

    Le relazioni tra i regimi comunisti e la Chiesa Cattolica furono uno dei temi caldi delle conversazioni nei corridoi vaticani all'inizio dell'assemblea conciliare, nonostante l'accordo concluso a Metz tra il cardinale Tisserant e il metropolita Nicodemo, in base al quale le autorità del Cremlino avrebbero accettato la presenza di osservatori della Chiesa Ortodossa russa al Concilio a condizione che l'assemblea si astenesse dal condannare il comunismo. Il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira e i rappresentanti della Società brasiliana per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), che assistevano i vescovi Mons. Geraldo de Proença Sigaud e Mons. Antonio de Castro Mayer durante la prima sessione del Concilio Vaticano II, non mancarono di sollevare questo problema. Dal resoconto quotidiano[6] dei contatti avuti a Roma da tale delegazione tra l'ottobre e il dicembre 1962, risulta evidente la grande disparità di opinioni tra i prelati e gli esperti dell'ala conservatrice circa la legalità e l'opportunità di un accordo pratico con i regimi comunisti.

    Alcuni prelati la consideravano perniciosa per ragioni strategiche, ma senza affrontare il problema morale di un modus vivendi che sacrificasse la predicazione circa la proprietà privata: «La distensione russa è tattica. La Russia non ha rinunciato né al dominio del mondo né alla lotta contro la Chiesa» (Cardinale Agagianian[7]); «In Polonia non c'è alcuna distensione; lo Stato sta stringendo sempre di più la sua morsa. Wyszynski e un'intera corrente in Vaticano pensano che se i cattolici non attaccano il comunismo, questi non attaccherà nemmeno noi. Bisogna avere poca dimestichezza con il comunismo per pensarla così» (Arcivescovo Buchko[8]); «Non ci può essere coesistenza; è come una persona seduta di fronte a un leone che può divorarla in qualsiasi momento» (Arcivescovo Silva Santiago[9]); «I comunisti disprezzano chi fa concessioni e rispettano gli intransigenti» (Arcivescovo Carboni[10]).

    Più numerosi erano coloro che, pur riconoscendo i limiti imposti all'evangelizzazione, ritenevano moralmente lecito e pastoralmente opportuno trovare un accordo con il regime comunista, anche se il prezzo da pagare era il silenzio sulla proprietà privata: «In Russia è possibile insegnare la dottrina, i dogmi, amministrare i sacramenti, da un punto di vista positivo, cioè senza dire che l'avversario ha torto o combattere contro qualsiasi errore, tanto meno contro il regime governativo. Non si può insegnare che la dottrina della Chiesa difende la proprietà privata e tanto meno che il comunismo è un male. I genitori stessi non possono insegnare queste cose ai loro figli. Ma il buon esempio dei genitori è del tutto sufficiente a formare dei figli che percepiscano, attraverso tale esempio, che tutto il resto è sbagliato. Insomma, ci sono circostanze francamente praticabili per la salvezza delle anime e l'espansione della Chiesa in Russia» (Vescovo Katkoff[11]); «La Chiesa deve accettare questa situazione; la Russia si sta evolvendo perché la mitigazione del comunismo è evidente. Dobbiamo fare come nel primo Medioevo, quando la Chiesa convertì i barbari. Krusciov potrebbe diventare il capo dell'Occidente, incoronato dal Papa. Questo sarebbe conforme alla rivelazione di Fatima circa la conversione della Russia, qualora fosse autentica» (Arcivescovo Ronca[12]); «In Polonia si predica tutta la dottrina cattolica, senza restrizioni; sulla proprietà si predica sottovoce e questo non è male perché il popolo ha un grande senso della proprietà privata. Un'azione [sulla liceità di un accordo] non dovrebbe insistere tanto sulla proprietà privata, perché potrebbe sembrare favorevole a mantenere gli interessi del capitalismo. E non dovrebbe nemmeno parlare tanto contro la Russia, quanto contro il materialismo dialettico dell'Est, e anche contro il materialismo pratico dell'Ovest. E bisogna dire che i comunisti fanno qualcosa per i poveri» (Arcivescovo Gawlina[13]); «Si capisce la posizione di Wyszynski e dei polacchi perché, dopo tutto, qualcosa deve essere salvato; non avevano alternative. Il comunismo, se non fosse ateo, non sarebbe così cattivo; c'è in esso qualcosa di buono. Non credo che il socialismo sia la stessa cosa del comunismo. Non sappiamo come finirà questo stato di cose nei Paesi dominati dal regime comunista: o il regime crolla, il che sarebbe meglio, ma molto difficile, o si raggiunge un equilibrio, come è successo dopo la Rivoluzione francese, che difendeva gli stessi principi. Per la lotta religiosa, l'importante è l'educazione e l'illuminazione, ma non dobbiamo soffermarci sugli aspetti negativi» (Vescovo Adam[14]); «La posizione di Wyszynski è difendibile poiché non ha le stesse possibilità di difesa [che ha la Chiesa in Occidente]; per conservare la sua libertà, la Chiesa potrebbe rinunciare alla predicazione di alcuni dogmi (come nel caso del diritto di proprietà), per predicare solo quelli strettamente necessari alla salvezza delle anime» (padre Dulac[15]).

    I membri della TFP che accompagnavano i suddetti vescovi brasiliani non ebbero praticamente alcun contatto con i padri progressisti del Concilio o con la vasta maggioranza centrista. Ma se le citazioni sopra riportate corrispondono alla posizione maggioritaria nell'ala conservatrice, non è irragionevole immaginare che tra i centristi una proposta di modus vivendi che includesse l'omissione della critica al collettivismo comunista e il silenzio sulla proprietà privata sarebbe stata ampiamente accettata. E ancor di più lo sarebbe stata tra la minoranza progressista, che non faceva mistero delle sue simpatie per il socialismo.

    Molto preoccupato dei vantaggi che il comunismo internazionale avrebbe potuto ottenere, non solo dietro la Cortina di ferro ma soprattutto in Occidente, da un graduale silenzio sugli insegnamenti del magistero riguardanti la proprietà privata, il che avrebbe favorito l'infiltrazione di idee socialiste e l'approvazione di riforme strutturali collettiviste (come le riforme agrarie, principale bandiera di lotta della sinistra in America Latina), Plinio Corrêa de Oliveira decise di scrivere un breve saggio per dimostrare l'illegalità di un accordo che avrebbe imposto tale silenzio. La sua preoccupazione era così forte che lo scrisse in poche notti, durante il suo soggiorno a Roma, e nonostante il turbinio di visite e incontri allo scopo di discuterne con gli stessi prelati dell'ala conservatrice, alcuni dei quali sarebbero poi diventati membri del Coetus Internationalis Patrum.

    Ne nacque un opuscolo intitolato "La libertà della Chiesa nello Stato comunista". Lanciato originariamente come inserzione a pagamento sul quotidiano romano Il Tempo durante la seconda sessione del Concilio Vaticano II, ne venne distribuita una copia a tutti i Padri conciliari che partecipavano alla grande assise, nonché, in una versione ampliata, a tutti i partecipanti alla terza sessione. Tradotto in otto lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, ungherese, polacco e ucraino), lo studio ebbe 33 edizioni per un totale di 160 mila copie e fu riprodotto integralmente in più di trenta giornali e riviste in undici Paesi diversi.

    Recensioni dello studio furono pubblicate in numerose riviste, tra cui "Divus Thomas" [16], "Informations catholiques internationales" ed "Esprit". Tuttavia, nessuna recensione fu più arrabbiata della "Lettera aperta al Prof. Plinio Corrêa de Oliveira", pubblicata sul settimanale “Kierunki”[17]  e sul mensile “Zycie i Mysl”[18] dal giornalista polacco Zbigniew Czajkowski, membro del Consiglio consultivo del Presidente del Consiglio di Stato in rappresentanza dell'Associazione "Pax", di cui fu per molti anni vicepresidente.

    Lo studio esordisce sottolineando che, a fronte del cambiamento di atteggiamento di alcuni governi comunisti, «le opinioni dei circoli religiosi si stanno dividendo sulla direzione da prendere e con ciò si sta rompendo la diga di una solida e inflessibile opposizione al comunismo». E deplora che tra i cattolici «si stia facendo strada l'idea di stabilire ovunque, su scala quasi mondiale, un modus vivendi tra la Chiesa e il comunismo - a immagine di quanto accaduto in Polonia -, accettato come un male, ma un male minore», che a sua volta potrebbe portare «intere nazioni a una catastrofica capitolazione davanti alle potenze comuniste». Questa eventualità rende necessario «studiare, al più presto e nei suoi vari aspetti, i problemi morali inerenti al bivio in cui il comportamento relativamente tollerante di alcuni governi comunisti pone oggi la coscienza di milioni e milioni di persone».

    Il problema di coscienza sollevato dallo studio di Plinio Corrêa de Oliveira potrebbe essere formulato come segue: può la Chiesa accettare una libertà d'azione limitata per amministrare ai fedeli i sacramenti e il pane della Parola di Dio, a condizione che l'insegnamento e la predicazione cattolica facciano tacere i fedeli sulla sua dottrina della proprietà privata o, in ogni caso, affermare che la proprietà privata è un ideale desiderabile in teoria, ma irrealizzabile in pratica, in virtù del regime comunista?

    Alla maniera tomistica, l'autore solleva l'obiezione iniziale con tutta la nettezza e acutezza del caso: «A prima vista, si direbbe che la missione della Chiesa consista essenzialmente nel promuovere la conoscenza e l'amore di Dio, piuttosto che nel sostenere o mantenere un regime politico, sociale o economico. E che le anime possono conoscere e amare Dio senza bisogno di essere istruite sul principio della proprietà privata. La Chiesa potrebbe quindi accettare come male minore l’impegno a tacere sul diritto di proprietà, per ricevere in cambio la libertà di istruire e santificare le anime, parlando loro di Dio e del destino eterno dell'uomo e amministrando i Sacramenti».

    La risposta proposta è solidamente fondata su principi teologici e osservazioni sociologiche, la prima delle quali è che «l'ordine temporale esercita una profonda azione formativa o deformante sull'anima dei popoli e degli individui», per cui «vivere in un ordine di cose [comunista] coerente nell'errore e nel male è di per sé un tremendo invito all'apostasia». Per questo motivo, «non c'è modo di evitare questa influenza se non istruendo i fedeli su ciò che in essa c'è di male».

    Per venire al punto, lo studio sottolinea subito che «la missione magisteriale della Chiesa mira a insegnare una dottrina che è un tutto indivisibile», per cui «la Chiesa non può accettare nella sua funzione di insegnamento un mezzo silenzio, una mezza oppressione, per ottenere una mezza libertà. Sarebbe un completo tradimento della sua missione». D'altra parte, la Chiesa deve educare le volontà umane all'acquisizione della santità, ma la formazione genuinamente cristiana delle anime è seriamente ostacolata se i fedeli non hanno una chiara conoscenza del principio della proprietà privata e non lo vedono rispettato nella pratica.

    Per dimostrare quest'ultima tesi, Plinio Corrêa de Oliveira adduce tre argomenti, dal punto di vista della missione di insegnamento e da quello della missione santificatrice della Chiesa. Vale la pena studiarli in dettaglio, perché sono il nucleo centrale del suo studio:

    a)   La conoscenza e l'amore della Legge sono inseparabili dalla conoscenza e dall'amore di Dio, perché la Legge è in qualche modo lo specchio della santità divina. E questo, che si può dire di ciascuno dei suoi comandamenti, è vero soprattutto se si considera tali precetti nel loro insieme. Astenersi dall'insegnare i due precetti del Decalogo (settimo e decimo comandamento: “Non rubare” e “Non desiderare la roba d'altri”) che sono alla base della proprietà privata significherebbe presentare un'immagine distorta di quell'insieme, e quindi di Dio stesso. Ora, se le anime hanno un'idea distorta di Dio, si formano secondo un modello errato, che è incompatibile con la vera santificazione. 

    b) L'intera nozione di giustizia si basa sul principio che ogni uomo, il suo prossimo e la società umana sono rispettivamente titolari di diritti, ai quali corrispondono ovviamente dei doveri. In altre parole, la nozione di "io" e "tu" è la base più elementare del concetto di giustizia. Ora, proprio questa nozione di "io" e "tu" nelle questioni economiche porta direttamente e inevitabilmente al principio della proprietà privata. Quindi, senza la giusta conoscenza della legittimità e dell'estensione - nonché della limitazione - della proprietà privata, non c'è una giusta conoscenza della virtù cardinale della giustizia. E senza questa conoscenza non è possibile né il vero amore né la vera pratica della giustizia [che è una delle virtù cardinali]; in breve, non è possibile la santificazione.

    c) Tutto ciò che nuoce alla giusta formazione dell'intelletto e della volontà, sotto vari aspetti, è incompatibile con la santificazione. Ora, poiché dirigere il proprio destino e provvedere alla propria sussistenza sono oggetti immediati, necessari e costanti dell'esercizio dell'intelligenza e della volontà, e la proprietà è un mezzo normale perché l'uomo sia e si senta sicuro del proprio futuro e padrone di se stesso, ne consegue che abolire la proprietà privata, e di conseguenza consegnare l'individuo, come una formica indifesa, alla direzione dello Stato, significa privare la sua mente di alcune delle condizioni fondamentali del suo normale funzionamento. Senza accettare gli ideali utopici di una società in cui ogni individuo, senza eccezioni, sia proprietario, o in cui non esistano proprietà disuguali, grandi, medie e piccole, bisogna affermare che la più ampia diffusione possibile della proprietà favorisce il bene spirituale, e ovviamente anche il bene culturale, sia degli individui, sia delle famiglie, sia della società.

    Al contrario, sostiene Plinio Corrêa de Oliveira, «il socialismo e il comunismo affermano che l'individuo esiste innanzitutto per la società e deve produrre direttamente, non per il proprio bene, ma per il bene dell'intero corpo sociale». In questo modo, lo stimolo migliore al lavoro cessa, la produzione diminuisce necessariamente, l'indolenza e la miseria si generalizzano in tutta la società. E l'unico mezzo - ovviamente insufficiente - che il Potere Pubblico può utilizzare come stimolo alla produzione è la frusta...».

    Dunque, l'autore conclude che «è vano tacere sull'immoralità dell'intera comunione dei beni, al fine di ottenere la santificazione delle anime attraverso la libertà di culto e la relativa libertà di predicazione».

    Va notato che lo studio su "La libertà della Chiesa nello Stato comunista" fu successivamente elogiato dall'allora Sacra Congregazione per i Seminari e le Università, ad opera del suo prefetto, il cardinale Giuseppe Pizzardo, e del suo segretario, il vescovo Dino Staffa, che lo qualificarono come «un'eco fedelissima dei documenti del supremo magistero della Chiesa» e considerando il suo autore «meritatamente famoso per la sua scienza filosofica, storica e sociologica».

    Il saggio di Plinio Corrêa de Oliveira non impedì tuttavia alla Santa Sede di firmare con l'Ungheria, nel 1964, il primo di una serie di accordi con i regimi comunisti dell'Europa orientale, estendendo quella che sarebbe stata chiamata la Ostpolitik vaticana promossa da mons. Agostino Casaroli, più tardi creato cardinale. Il prezzo pagato è stato quello di mettere a tacere non solo la condanna del regime socio-economico comunista, ma persino qualsiasi denuncia delle persecuzioni subite dalla Chiesa del Silenzio, al punto di sacrificare figure eroiche come i cardinali Mindszenty, Stepinac, Slipyj e Beran. L'unico risultato palpabile fu quello di indebolire le Chiese locali e di ritardare il crollo dell'impero sovietico.

    La caduta del Muro di Berlino screditò retrospettivamente la politica di riavvicinamento al comunismo, ma l'Ostpolitik continuò ad essere stimata dai diplomatici vaticani ed è stata ripresa, in relazione alla Cina, dal cardinale Pietro Parolin, discepolo del cardinale Casaroli. Il nuovo clima ha permesso l'accordo bilaterale tra la Santa Sede e la Cina e anche dichiarazioni scandalose, come quelle di monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che ha osato affermare, pochi giorni prima della firma dell'accordo, che «in questo momento, coloro che meglio mettono in pratica la dottrina sociale della Chiesa sono i cinesi», perché «cercano il bene comune, subordinano le cose al bene generale». In Occidente, invece, «il pensiero liberale ha liquidato il concetto di bene comune, non vuole nemmeno prenderlo in considerazione, dice che è un'idea vuota, senza alcun interesse. I cinesi, invece, non lo fanno, propongono il lavoro e il bene comune»[19].

    Non sorprende che l'Associazione della Chiesa Patriottica Cinese e la Conferenza Episcopale Cinese – entrambe entità non riconosciute dal Vaticano, ma i cui vescovi sono stati reintegrati nella piena comunione dopo l'accordo del 2018 – si siano sentite libere di emanare un "Piano quinquennale per promuovere l'adesione della Chiesa alle linee guida della sinizzazione", il cui obiettivo principale è quello di «promuovere il reciproco adattamento tra la Chiesa cattolica e la società socialista». A tal fine, «il clero e i cattolici dovrebbero essere guidati ad attuare i valori fondamentali del socialismo», il che comporta «l'accettazione della leadership del Partito Comunista Cinese»[20].

    I vescovi cinesi riconciliati con Papa Francesco sono riusciti a realizzare ciò che l'arcivescovo Helder Câmara aveva già sognato 65 anni fa, nel momento in cui il "disgelo" di Gomulka cominciava a ottenere il silenzio magisteriale sulla necessità della proprietà privata: «Per noi cristiani, il passo successivo è quello di proclamare pubblicamente che non è il socialismo ma il capitalismo ad essere “intrinsecamente malvagio”, e che il socialismo è da condannare solo nelle sue perversioni»[21].

     

    Note

    [1] Cileno di origine, vive e lavora a Parigi. È socio fondatore della Fundación Roma, una tra le più influenti pro-life e pro-family organizzazioni cilene, dove è assistant of strategic and planning per il progetto Credo Chile. È anche impegnato come ricercatore nella Société Française pour la Défense de la Tradition, Famille et Propriété, Avenir de la CultureFédération Pro Europa Christiana. Ha tenuto la Relazione principale alla IV Giornata nazionale della Dottrina sociale della Chiesa, organizzata dal nostro Osservatorio l’1 ottobre 2022.

    [2] Il Concilio Vaticano II nel suo decreto Christus Dominus sul ministero pastorale dei vescovi, esprime al n. 20 l’auspicio «che, per l'avvenire, alle autorità civili non siano più concessi diritti o privilegi di elezione, nomina, presentazione o designazione all'ufficio episcopale» e nel caso di accordi già esistenti, «rivolge viva preghiera, affinché (le autorità civili), ad essi vogliano spontaneamente rinunziare». Questo orientamento fu poi accolto nell’attuale Codice di Diritto Canonico, che nel canone 377 § 5 stabilisce: «Per il futuro non verrà concesso alle autorità civili alcun diritto e privilegio di elezione, nomina, presentazione o designazione dei Vescovi».

    [3]https://www.churchinchains.ie/topics/chinas-new-regulations-for-religious-affairs/

    [4]https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/06/28/0554/01160.html

    [5]https://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/parolin/2019/documents/rc_seg-st_20190318_parolin-cina_it.html

    [6] Murilho Maranhão Galliez, “Atividades, Impressões e Notícias Colhidas pelo Grupo da TFP em Roma durante a realização do Concílio Ecumênico Vaticano II”, manoscritto inedito. Le citazioni si riferiscono al giorno dell’appuntamento con la persona menzionata.

    [7] Udienza del 18 ottobre 1962 con Mons. de Proença Sigaud e Mons. de Castro Mayer. Gregorio-Pietro XV Agagianian (1895-1971), Patriarca di Cilicia degli Armeni, Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide. Ricevette un grande numero di voti, avvicinandosi alla maggioranza richiesta, nel conclave del 1958 che elesse Giovanni XXIII e fu uno dei quattro moderatori delle assemblee generali del Concilio Vaticano II.

    [8] Udienza del 10 novembre 1962 con Plinio Corrêa de Oliveira. Ivan Buchko (1891-1974), vescovo titolare di Cadi e poi arcivescovo titolare di Leucas, vescovo ausiliare dell'eparchia ucraino-cattolica di Leopoli durante la Seconda Guerra Mondiale e poi visitatore apostolico degli ucraini dell'Europa occidentale.

    [9] Incontro del 19 novembre 1962 tra Mons. de Proença Sigaud, Mons. de Castro Mayer e il Prof. Fernando Furquim de Almeida presso l'Ambasciata del Cile. Alfredo Silva Santiago (1894-1975), vescovo di Temuco e poi primo arcivescovo di Concepción, rettore della Pontificia Università Cattolica di Santiago (Cile), carica dalla quale dovette dimettersi dopo l'invasione della sede centrale da parte di una minoranza di studenti nell'agosto 1967, evento che preannunciò il maggio francese del 1968.

    [10] Udienza del 26 ottobre 1962 con Plinio Corrêa de Oliveira. Romolo Carboni (1911-1999), arcivescovo titolare di Sidonia, delegato apostolico in Australia, Nuova Zelanda e Oceania, nunzio apostolico in Perù (durante il Concilio) e, dal 1967, nunzio apostolico in Italia.

    [11] Udienza del 1° novembre 1962 con Plinio Corrêa de Oliveira. Andrei Katkoff M.C.I. (1916-1995), nato a Irkutsk e battezzato nella Chiesa ortodossa russa, la sua famiglia emigrò in Cina, dove studiò presso i marianisti, si convertì al cattolicesimo e fece la professione religiosa. Visse al Russicum di Roma e svolse il suo ministero tra i rifugiati russi in Inghilterra e in Australia. Consacrato vescovo nel 1958, nel 1960 fu nominato visitatore apostolico dei cattolici russi della diaspora.

    [12] Udienza del 16 ottobre 1962 con Mons. Antonio de Castro Mayer e Plinio Corrêa de Oliveira. Roberto Ronca (1901-1977), fondatore del movimento laico cattolico anticomunista Civiltà Italica, arcivescovo titolare di Lepanto e prelato nullius del santuario di Pompei, poi canonico della Basilica di San Pietro. Fondatore degli Oblati e delle Oblate della Madonna del Rosario. Cappellano del carcere di Regina Coeli e Ispettore dei cappellani presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Vicino al cardinale Alfredo Ottaviani, durante il Concilio partecipò attivamente al Piccolo Comitato e al Coetus Internationalis Patrum.

    [13] Udienza del 6 dicembre 1962 con Plinio Corrêa de Oliveira. Józef Feliks Gawlina (1892-1964), vescovo militare dell'Ordinariato militare di Polonia. Membro del Primo Consiglio Nazionale della Repubblica di Polonia in esilio. Durante la Seconda Guerra Mondiale, accompagnò le truppe polacche degli eserciti alleati in Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan e fuggì dall'Unione Sovietica sull'ultimo trasporto per l'Iran. Nel 1942, Pio XII lo nominò vescovo ordinario per i rifugiati polacchi in Oriente. Partecipò come cappellano alla campagna d'Italia e fu decorato per le sue virtù militari. Dopo lo scioglimento dell'esercito polacco in Occidente, fu nominato custode spirituale dei polacchi in esilio e parroco della Chiesa di San Stanislao a Roma. Nel 1962 fu elevato ad arcivescovo titolare di Madito e Giovanni XXIII lo nominò membro della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II.

    [14] Udienza del 13 novembre con João Sampaio Neto e Murilho M. Galliez. François-Nestor Adam c.r.b. (1903-1990), nato in Valle d'Aosta, è stato prevosto dei canonici del Gran San Bernardo e, dal 1952, vescovo di Sion. Fu chiamato a collaborare alla commissione preparatoria del Concilio Vaticano II, ma fu deluso dai suoi sviluppi e lasciò una sessione. Amico personale dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, lo autorizzò ad aprire un propedeutico nella sua diocesi e, in seguito, solo a voce, ad aprire il suo seminario a Ecône (cosa che poi smentì, dicendo di essere stato ingannato). 

    [15] Incontro del 29 ottobre con Plinio Corrêa de Oliveira. Raymond Dulac (1903-1987), sacerdote della diocesi di Versailles, formatosi nel Seminario francese di Roma, laureato in Diritto canonico e dottore in Teologia presso i seminari pontifici, successivamente collaboratore della Revue internationale des société secrètes, de La Pensée catholique e del Courrier de Rome. Si recò a Roma durante la prima sessione del Concilio con l'intenzione di "coordinare i vescovi integristi, ingenui e poco preparati" (Murilho M. Galliez). Pioniere nella critica al capitolo della Lumen Gentium sulla collegialità episcopale (critica che ha raccolto nel 1979 in La Collegialité épiscopale au deuxième concile du Vatican), è stato uno dei primi intellettuali a denunciare il Novus Ordo della Messa promulgato da Paolo VI.

    [16] Articolo del suo direttore, padre Giuseppe Perini, nel numero di aprile-settembre 1964.

    [17] N. 8 del 01-03-64.

    [18] N. 1-2 del 1964.

    [19] https://www.lastampa.it/vatican-insider/es/2018/02/02/news/chinos-quienes-mejor-realizan-la-doctrina-social-de-la-iglesia-1.33975278

    [20] https://www.ucanews.com/news/sinicization-of-china-church-the-plan-in-full/82931

    [21] Roger Garaudy, Parole d’Homme, Robert Laffont, Paris 1975, p. 118.

     

    Attribuzione immagine: Michael Mooney, Our Lady of Lourdes Catholic church on Shamian Island in Guangzhou. The church sits on the French part of Shamian Island, FlickrCC BY 2.0

     

    Fonte: OSSERVATORIO INTERNAZIONALE CARD. VAN THUÀN, Proprietà privata e libertà: contro lo sharing globalista, 14° Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, Cantagalli, Siena 2022.

  • Le dita del caos e le dita di Dio

    Dopo la caduta dell’Impero Romano d’occidente fu la Chiesa a riportare l’ordine in Europa. E sarà ancora la Chiesa, liberata dalla crisi che oggi la attanaglia, a riportare l’ordine di fronte al caos post-moderno.

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Non molto tempo fa, chi avesse detto che il mondo stava sprofondando nel caos sarebbe stato ascoltato con indifferenza: come accreditare una tale previsione alla luce della prosperità e dell’ordine che sembravano regnare in Occidente? Come se il mondo non occidentale non facesse parte del pianeta, per cui sarebbe bastato il mantenimento dell’ordine in Europa e America per poter affermare che tutto andava bene e che il caos era impossibile.

    Si riteneva il caos come il catastrofico culmine di tutti i disordini e di tutte le sciagure. Come ammettere allora che da una situazione “evidentemente” ordinata potesse avere origine un tale parossistico “disordine”? Ecco l’obiezione, apparentemente inattaccabile, che l’ottimismo allora imperante avrebbe mosso a quanti sarebbero stati certamente bollati come “profeti di sventura”.

    Sta scorrendo rapido il tormentato 1992. L’esame più superficiale della realtà fa rilevare che la parola “caos” - fino a poco tempo fa spauracchio di tanta gente ritenuta sensata - è diventata una parola di moda.

    Infatti, nei circoli intellettuali di grido, autodefinitisi postmoderni, la parola “caos” ha qualcosa di compiaciuto, di elegante, più o meno come un piacevole soprammobile da tenere fra le dita, per trastullarvisi e vederlo più da vicino. Invece di destare paura, il caos è visto oggi come fonte di speranza. Al contrario, la parola “moderno”, che tanto rendeva felici agli occidentali, sembra essere divenuta decrepita. Splendente di giovinezza ancora fino a poco fa, in essa sembra essere spuntata una chioma bianca, senza che riesca a nascondere rughe e dentiera. Poco manca perché finisca nella pattumiera della storia. Essere moderni, quanto era bello qualche anno fa! Oggi è cosa antiquata! Chi non vorrà essere coinvolto nella obsolescenza di tutto quanto è moderno, dovrà dirsi “post-moderno”. Ecco la formula.

    “Caos” e “post-modernità” sono concetti che si avvicinano sempre di più, al punto di tendere a confondersi l’un l’altro. C’è addirittura chi vede in eventuali ecatombi domani, un radioso punto di partenza per il dopo domani.

    Così, gente che ancora ieri non si stancava di imprecare al medioevo, vi ricorre oggi per giustificare il suo ottimismo.

    Cioè, il territorio dell’Impero Romano d’occidente si trovò, a un certo punto, sconvolto contemporaneamente da due forze nemiche, che ne attanagliavano i resti moribondi: i barbari provenienti dalle rive del Reno e gli arabi che, attraversato il Mediterraneo, avevano invaso lunghe fasce del litorale europeo. L’Europa crollò nel caos. Tutta la struttura dell’Impero Romano d’occidente ne uscì frantumata. Rimase in piedi solo la struttura ecclesiastica, che da Roma aveva ricevuto l’ordine di non abbandonare i territori dove esercitava la sua giurisdizione spirituale.

    Tuttavia, dallo scontro fra eserciti e razze, in mezzo allo sconquasso generale, lentamente va formandosi nelle campagne la struttura feudale. E i libri nelle biblioteche dei conventi, in cui si era rifugiata la cultura greco-latina, cominciarono a proiettare luce sulle nuove generazioni che a poco a poco imparavano che vivere non era solo lottare, ma anche studiare.

    Piano piano, senza che nessuno se ne accorgesse, le febbricitanti dita del caos andavano producendo un nuovo tessuto: la cultura medievale, i cui splendori adesso scoprono i post-moderni a vantaggio della loro dialettica, come se ancora fino a ieri non fosse stata ignorata o vilipesa.

    E, come il prestigiatore che estrae il coniglio dal capello, gli attuali profeti del caos e della post-modernità estraggono dalle ombre delle odierne agitazioni, così come dalle drammatiche turbolenze dell’alto medioevo, motivi per illudere i nostri contemporanei con le speranze e le luci di una nuova era.

    Ma c’è qualcosa che dimenticano di considerare nella cornice storica a cui loro fanno riferimento. È la Chiesa. La Chiesa, sì, nella quale mai smisero di brillare santi che lasciarono sulla terra la saggezza degli insegnamenti e la forza viva degli esempi, e che tuttora il mondo non scorda. Molti sacerdoti che, fedeli alla dottrina e alle leggi della Santa Chiesa, si recarono dappertutto suscitando anime che cominciarono ad illuminare le tenebre come, originariamente, per azione del Creatore le stelle cominciarono a brillare nel firmamento.

    La civiltà fu intessuta da queste mani benedette; non dalle dita tremanti, sporche e contaminate del caos.

    In questa prospettiva, il lettore si volgerà naturalmente verso la Chiesa di oggi, sperando da essa un’azione simile a quella svolta nell’alto medioevo. E ha ragione, perché della Chiesa si può dire quel che si dice della Madonna nella Salve Regina: “vita, dulcedo et spes nostra”. Ma la storia mai si ripete con meccanica precisione. E come sono differenti le condizioni presenti della Santa Chiesa di Dio dalle condizioni di allora!

    Così come un figlio sente raddoppiare il suo amore e la sua venerazione quando vede la madre finita in disgrazia e oppressa dalle avversità, è con raddoppiato amore e indicibile venerazione che qui mi riferisco alla Santa Chiesa di Dio, nostra madre. Precisamente in questo momento storico in cui a Ella spetterebbe rifare, all’eterna luce del Vangelo, un mondo nuovo, la vedo in un doloroso e deprimente processo di “autodemolizione” e noto “il fumo di Satana” penetrato da nefaste fessure (cfr. S.S. Paolo VI, allocuzioni del 7/12/68 e 29/6/72).

    Dove indirizzare quindi le speranze del lettore? Verso lo stesso Dio che mai abbandonerà la sua Chiesa santa e immortale e che, per mezzo di essa, opererà nei giorni lontani o vicini segnati dalla Sua misericordia e per noi misteriosi, la splendida rinascita della Civiltà Cristiana, il Regno di Cristo per il Regno di Maria.

     

    Fonte: Os dedos do caos e os dedos de Deus, Catolicismo n°499, luglio 1992. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Le due bombe atomiche

     

     

    di Julio Loredo

    Una guerra nucleare potrebbe incombere sulle nostre teste. A nessuno sfugge che un tale conflitto potrebbe determinare, se non la fine, una brutale battuta d’arresto per la nostra civiltà, secondo la logica della mutual assured destruction.

    Senza sminuire l’importanza dei fattori geopolitici in gioco nel conflitto, ci preme rilevare che, da cattolici, il nostro compito precipuo è contemplare gli avvenimenti dal punto di vista della teologia della storia, discernendone il significato provvidenziale. Come possiamo giudicare questo momento storico? La Divina Provvidenza stessa ci ha dato la chiave di lettura: il messaggio della Madonna a Fatima nel 1917.

    Al cuore del messaggio vi è la denuncia della gravissima crisi in cui versa il mondo moderno – una crisi religiosa, politica, morale, sociale, culturale –, il richiamo alla conversione delle anime e delle società, e l’avvertimento che, nel caso l’umanità non si converta, sarà punita con una serie di castighi: due guerre mondiali, la diffusione del comunismo e, finalmente, “un castigo quale non si vide mai” (santa Giacinta di Fatima).

    Fra guerre, comunismo, pandemie e sciagure, l’umanità contemporanea è stata duramente colpita. Eppure, della conversione richiesta dalla Madre di Dio, non c’è nemmeno l’ombra... Anzi, gli uomini affondano sempre di più nel peccato. L’empietà e l’impurità raggiungono vortici inimmaginabili. Al meno come ipotesi teologica, possiamo vedere nell’eventuale conflitto nucleare il “castigo quale non si vide mai” annunciato a Fatima? Non ci sembra un’ipotesi fuori luogo.

    La soluzione sta nelle nostre mani: preghiera, penitenza, conversione. Importa, dunque, pregare, soffrire e agire perché l’umanità si converta. E con impegno raddoppiato, perché diversamente il castigo è alle porte. Eppure, sono poche le voci che chiedono penitenza! Sono poche le voci che invocano questa conversione! Nemmeno quelle che, per divino mandato, dovrebbero guidare le anime...

    Vi è, infatti, qualcosa di molto peggiore di un eventuale conflitto nucleare, un’altra “bomba atomica” molto più devastante: la crisi che attanaglia Santa Madre Chiesa. Se il mondo fosse in frantumi, ma la Chiesa restasse salda, non ci sarebbe tanto da temere: “Stat Crux dum volvitur orbis”. La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Ciò che succede nella Chiesa è, in assoluto, l’aspetto più importante degli eventi contemporanei. Proprio in questo santuario è penetrato il fumo di Satana, come ebbe a denunciare Paolo VI nel 1969, e da lì si diffonde per tutto il corpo sociale.

    Se i peccati degli uomini attirano l’ira di Dio, che cosa potremmo dire di quelli dei Suoi ministri? “Colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. (...) Cominciate dal mio santuario!”, disse il Signore ai sei angeli sterminatori inviati per “punire Gerusalemme con lo strumento di sterminio in mano (…) per tutti gli abomini che vi si compiono” (Ez 9, 5-6). 

    Stiamo entrando nel mese di maggio, quando sentiamo una protezione speciale della Madonna estendersi su tutti i fedeli. L’indispensabile patrocinio della nostra Madre celestiale diventa, lungo il mese di maggio, ancora più sollecito, più amoroso, più pieno di una visibile misericordia e di accondiscendenza. Preghiamo la Madonna per la pace. Preghiamo la Madonna, soprattutto, per la conversione dei peccatori, secondo la Sua promessa fatta a Fatima: infine il mio Cuore Immacolato trionfarà!

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte. 

  • La persecuzione della Chiesa in Nicaragua nasce dalla TDL

     


     

    di Americo Mascarucci

    Continuano le persecuzioni contro la Chiesa nel Nicaragua, dove il regime di Daniel Ortega sta soffocando ogni giorno di più il dissenso. Appena un mese fa è arrivato l’accorato appello del Cardinale Leopoldo Brenes, Arcivescovo di Managua che in occasione della solennità del Sangue di Cristo ha detto: “Vogliono togliere le forze alla Chiesa. Oggi sentiamo, in tanti momenti, persone che ci attaccano, che attaccano il Papa Francesco, che in un modo o nell’altro vogliono diminuire la forza dalla Chiesa, ci insultano, siamo perseguitati, calunniati, ma tutto ciò cade nel vuoto, in quanto è forte la nostra speranza e fiducia nel Signore”.

    Un anno fa, esattamente il 31 luglio 2020, si verificò l’attentato nella cattedrale di Managua che inaugurò una serie di azioni violente in diverse chiese del Paese. Negli ultimi tempi il regime di Ortega ha dato avvio ad una dura opera di repressione del dissenso con l’arresto di numerosi oppositori politici, e nel governo c’è chi spinge per estendere gli arresti e le repressioni anche nei confronti dei vescovi ormai identificati come nemici del potere. I rapporti tra la Chiesa cattolica e il presidente Ortega si sono infatti bruscamente interrotti nel luglio 2018, quando il presidente nicaraguense ha accusato i Vescovi di aver organizzato un presunto “golpe” nei suoi confronti..

    Non si tratta qui di manifestare o meno solidarietà nei confronti della Chiesa nicaraguense nel mirino, questa è sicuramente scontata, ma di evidenziare come quanto sta avvenendo in quel Paese e in altri dell’America Latina sia una diretta conseguenza del disastroso “68 della Chiesa” che ebbe fra i suoi più eminenti capolavori lo sciagurato congresso del Consiglio Episcopale latinoamericano di Medellin, svoltosi proprio nel 1968 in cui, come risposta al “vento innovatore” del Concilio Vaticano II, si inaugurò quella che sarebbe poi passata alla storia come “Teologia della Liberazione”.

    In quel congresso fu stabilito il principio secondo cui il ruolo centrale della Chiesa nella società umana contemporanea doveva essere quello di porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano, in particolare l’opzione fondamentale per i poveri. Messa così poteva anche sembrare una rivendicazione del tutto legittima, ma in realtà fu per la Chiesa l’inizio di un grande equivoco, dal momento che si affermò che l’opzione preferenziale per i poveri andava affermata attraverso una lettura “cristiana” dei contesti socio politici ed economici e lottando per la loro piena affermazione.

    Perfettamente in linea con il concetto del Dio storico di Karl Rahner presente nel mondo e nella storia e quindi da testimoniare nei contesti contemporanei, si passò dalla lotta spirituale a quella politica, per finire come in Nicaragua a quella armata. Non solo, la Teologia della Liberazione finì per diventare una sorta di “lettura cristiana” del marxismo fino a sostenere, legittimare e giustificare, i movimenti rivoluzionari che nascevano nei vari Paesi dell’America Latina per sostenere apparentemente un desiderio di libertà e di giustizia sociale, ma nei fatti per favorire la penetrazione del comunismo sovietico in quello che veniva definito il “giardino degli Usa”.

    Il Nicaragua è stato il Paese che, insieme alla Colombia, ha visto in azione la manipolazione più vergognosa del Vangelo, con sacerdoti e monaci schierati nelle fila del movimento sandinista di Daniel Ortega e direttamente in campo nella rivoluzione e nella lotta armata. L’unico che ebbe la forza di opporsi a tutto questo fu San Giovanni Paolo II, che già pochi mesi dopo la sua elezione prese apertamente posizione contro la Teologia della Liberazione denunciando il grande inganno che nascondeva. Ovvero quello di mascherare sotto una veste cristiana ed evangelica, una chiara forma di appoggio al marxismo. Fu proprio in Nicaragua che Giovanni Paolo II condannò, senza se e senza ma, la Teologia della Liberazione e la pericolosa deriva rivoluzionaria e marxista che aveva assunto nel Paese; lo fece sfidando i sandinisti che sulla piazza di Managua cercarono in tutti i modi di impedirgli di parlare. Ma Wojtyla non si lasciò intimidire, e più alte si facevano le urla di contestazione dei sandinisti più forte si levava la sua condanna.

    Ma non fu tutto. Giovanni Paolo II voleva la sospensione a divinis dei sacerdoti che in Nicaragua erano entrati come ministri nel governo sandinista. Il segretario di Stato Agostino Casaroli, che come tutti sanno era favorevole al dialogo con il mondo comunista e rifiutava la logica della contrapposizione tipica della guerra fredda, lavorò sotto traccia per impedire che si arrivasse ad una rottura. Fece sapere al sacerdote e poeta Ernesto Cardenal facente parte del governo, che il papa avrebbe gradito un gesto di obbedienza da parte sua, inchinandosi e baciandogli la mano in segno di deferenza al suo arrivo all’aeroporto di Managua, e che in conseguenza di questo gesto GPII avrebbe valutato senza pregiudizi la loro possibile permanenza nel governo. Effettivamente all’aeroporto Cardenal si inginocchiò per baciare la mano del papa, ma Wojtyla la ritrasse sdegnato, impedì che gli venisse baciata e davanti alle telecamere alzò il dito in segno di ammonizione contro il sacerdote intimandogli severamente di scegliere se fare il prete o il ministro. E dopo poco sarà sospeso a divinis.

    Cardenal ha sempre sostenuto che Casaroli gli tese una trappola per umiliarlo pubblicamente e far risaltare ancora di più la condanna del pontefice polacco contro di lui e i confratelli schierati con Ortega; ma non è da escludere che lo stesso Casaroli possa essere stato preso in contropiede da GPII e che avesse voluto realmente tentare un dialogo per evitare la rottura.

    Sta di fatto che oggi la Chiesa in Nicaragua sta pagando molto caro il suo “peccato originale”, ovvero quello di aver sostenuto il movimento sandinista che si è trasformato in un sanguinario regime dittatoriale, che ha usato e gettato la Chiesa per i propri interessi e che ha ampiamente tradito quegli ideali di libertà e di giustizia sociale che gli valse l’appoggio dei teologi della liberazione. La situazione del Nicaragua è la migliore dimostrazione di come Giovanni Paolo II avesse visto giusto e soprattutto fosse nel giusto nel contrastare, anche duramente, le contaminazioni fra cristianesimo e marxismo. Non c’era in quegli anni una guerra fra ricchi e poveri in America Latina, fra oligarchie dominanti e poveri perseguitati come si è voluto far credere, ma una lotta per l’egemonia fra gli Stati Uniti da una parte e l’Unione Sovietica dall’altra nel quadro della guerra fredda e dei blocchi contrapposti, con i sovietici che si servivano delle rivoluzioni (e indirettamente della Teologia della Liberazione) per entrare in casa del nemico e creare altre Cuba nel cuore del continente americano. Una guerra geopolitica senza alcuna finalità evangelica o di vera giustizia sociale.

    I vari esponenti di spicco della Teologia della Liberazione che l’hanno propagandata, da Gustavo Gutiérrez, ad Hélder Câmara, da Leonardo Boff a Camilo Torres Restrepo per finire con Ernesto Cardenal e Miguel d’Escoto Brockmann sono stati complici di un grande inganno. Si salva forse soltanto Oscar Romero, l’unico in buona fede, che infatti si fa fatica ad inquadrare come organico alla Teologia della Liberazione nonostante i vari tentativi di assimilazione e certe sue ambiguità e contraddizioni.

    Spiace soltanto che Bergoglio nella sua opera di demolizione della Chiesa stia restituendo dignità a figure cui nessuna riabilitazione andrebbe concessa, ma soltanto la condanna di un inganno e di una errata interpretazione del Vangelo piegata all’ideologia marxista, ad opera di abili manipolatori e diabolici impostori.

     

    Fonte: Stilvm Curiae – Marco Tosatti, 14 Agosto 2021.

  • Nel 1972 la grande domanda: Come sarà la Chiesa nel 2000?

    Nel 1972 Plinio Corrêa de Oliveira tenne una conferenza pubblica in cui, analizzando notizie dell’epoca, gettava uno sguardo profetico sulla Chiesa dell’anno 2000.

     

    Svizzera, 2016: liturgia celebrata da laici e donne (screenshot acquisito dal sito RSI News)

    Svizzera, 2016: liturgia celebrata da laici e donne (screenshot da RSI News)

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Non so se avete visto l’ultimo numero di Paris Match, con la foto di Jacqueline [Kennedy] e [Aristotele] Onassis sulla copertina. La rivista contiene un lungo articolo illustrato dal titolo “L’avenir chrétien”, il futuro dei cristiani, in cui, con base nei fatti attuali, cerca di scorgere come sarà la Chiesa nell’anno 2000.

     

    Una Chiesa laica mossa da “profezie” pentecostali

    Vedete qui: è la fotografia di una riunione pentecostale in una comunità cattolica degli Stati Uniti, nella quale alcuni cominciano a parlare le lingue. C’è un gruppo di persone con al centro due hippy che stanno avendo una sorta di estasi sciamanica o spiritista. Dicono che stanno “profetizzando”, ovviamente fra virgolette. Dicono che sarebbe il miracolo della Pentecoste che si rinnova nella Chiesa dei nostri giorni. Bene, questa è una tendenza per la Chiesa del futuro, cioè una Chiesa quasi senza gerarchie, con personaggi “profetici” che incanalerebbero il senso popolare, di cui avrebbero una sorta di conoscenza carismatica.

    Un’altra tendenza è il crollo delle vocazioni sacerdotali e la crescente assunzione da parte dei laici delle loro funzioni. Vedete questa foto di una chiesa, tra l’altro bella. I fedeli vi si riuniscono la domenica, nell’orario della Messa. Sull’altare c’è la tovaglia e un cesto con il pane. Un laico legge qualcosa, con gli altri seduti ad ascoltarlo. Dopo la lettura tutti mangiano il pane che è sull’altare. Pretendono che questa cerimonia in qualche modo sostituisca la Messa. Ed è un altro aspetto della Chiesa del XXI secolo.

    Si sta camminando verso la trasformazione della Santa Messa in un’agape - cioè le antiche feste [pagane] - in cui, ovviamente, non ci sarà la Presenza Reale. Col pretesto che non ci sono sacerdoti, cominceranno a fare celebrazioni di questo tipo che poi chiameranno “Messa”, ma in realtà sarà la sostituzione della Messa con l’agape pagana. D’altronde, perché sia veramente “profetica”, una celebrazione così dovrà essere spontanea.

    Tutto a pretesto del crollo delle vocazioni che, infatti, è drammatico. La stessa rivista Paris Match dà qualche numero. Nel 1965 c’erano 41.000 sacerdoti diocesani in Francia, nel 1975 saranno meno di 32.000. E anche i seminari soffrono. Nel 1965 c’erano in Francia 5.279 seminaristi, nel 1971 sono appena 2.840, cioè un crollo del 47% in meno di otto anni, in coincidenza con l’applicazione delle riforme conciliari.

    Sorgono quindi piccoli “gruppi profetici” ai margini delle strutture religiose, la parrocchia scompare e si trasforma in una rete di cellule. I progressisti vogliono una Chiesa senza sacerdoti. Non vogliono vocazioni né seminari. Vogliono eliminare quasi del tutto il ruolo del sacerdote nella Chiesa. Perciò proporranno tappe intermedie, come l’ordinazione part time, cioè non a tempo pieno. Verrà anche l’ordinazione di uomini sposati e perfino di donne. Ora, loro sanno che questo è eretico, non esistono sacerdotesse. Si profila quindi una Chiesa eretica ma “profetica”, in cui la profezia potrà essere esercitata dalle donne, una sorta di Chiesa matriarcale. Allora sì che avremo una Papessa Giovanna! (3)

    C’è da chiedersi se la Chiesa del futuro avrà un Papa alla sua testa. I progressisti tendono verso una figura del Papato come un primum inter pares, incaricato di mediare le differenze fra le varie “chiese”, e non come monarca della Chiesa. Questo processo passa dalla decentralizzazione della Chiesa e dall’accettazione di ogni settore, in nome del “pluralismo”. Escluso, è chiaro, il settore tradizionalista, che sarà trattato con la frusta.

    Questa nuova Chiesa adopera perfino un linguaggio diverso. Tanto che è lecito chiedersi quanta continuità vi sia con la Chiesa di sempre.

    La cosa più grave è che tutto questo è evidentemente fatto con il consenso delle autorità superiori. A volte esse istigano questi cambiamenti. A volte semplicemente creano un ambiente propizio. Nella Chiesa,fino agli anni Sessanta,questo era impossibile. L’ultima delle parrocchie più povere, nell’angolo più sperduto del Sudamerica, sapeva benissimo che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, e sapeva che il Papa è infallibile. Questa situazione di crisi non poteva verificarsi senza che qualcuno creasse uno stato di dubbio, almeno per omissione dolosa.

    Un altro aspetto della Chiesa nel secolo XXI sarà l’apostolato con settori “marginali”. Per esempio, qui c’è una foto che non posso mostrare. È un sacerdote vestito malissimo in mezzo a delle prostitute in un Paese asiatico. È un orrore!

    Qui c’è una foto che rivela una tendenza opposta nella Chiesa del secolo XXI: il refettorio del seminario di Ecône, di mons. Lefebvre, con i seminaristi in talare. Questi seminaristi rifiutano di rinunciare all’abito talare e alla liturgia tradizionale. Quindi, una linea tradizionalista. Ci sono, dunque, tendenze divergenti all’interno della Chiesa. Vedete come questa lacerazione comincia a essere oggetto dell’attenzione dei più grandi organi pubblicitari. E come il mondo contempla tutto ciò con un’indifferenza sorprendente.

    Giacché siamo nella riunione conclusiva dell’anno, mi sembra che queste previsioni non siano irragionevoli. Io credo che, salvo un miracolo e un papa come san Pio X, niente fermerà la marcia delle cose in quella direzione. Questo processo andrà avanti.

     

    Si spezza l’ultima resistenza

    Passo, quindi, a commentare alcuni brani dell’articolo di Paris Match, scritto da un noto analista di cui ho già sentito parlare, Robert Serrou. Egli descrive il pieno compimento di ciò che noi stessi avevamo previsto negli anni Sessanta (1):

    “La Chiesa a cammino verso il 2000 è in piena crisi. Fra trent’anni, cosa accadrà alla Chiesa di Gesù Cristo? Siamo all’inizio del XXI secolo. Il Concilio Vaticano IV finisce, ma la riforma liturgica decisa dal Vaticano II è ancora lontana. Essa è applicata un po’ ovunque, ma ci sono delle eccezioni. Ad esempio, a Muck Abbey, sperduta su un’isola al largo delle coste irlandesi, i monaci celebrano ancora la Messa in latino e migliaia di pellegrini da tutto il mondo accorrono per riscoprire le preghiere dei loro antenati. Un giorno sbarca a Muck un giovane inviato del Papa, incaricato di porre fine allo scandalo. Per obbedienza, l’abate del Monastero alla fine cede, ma a prezzo della sua fede. E l’abbazia, sprofonda nel nulla e nella notte” (2).

    Guardate come la visione di quest’uomo abbia alcuni aspetti simili a ciò che vediamo oggi: una minuscola roccaforte fedele alla vera Fede e alla vera Liturgia, su un’isola sperduta di difficile accesso, che però esercita un’attrazione sul mondo intero. Masse di fedeli vengono a pregare, attirate dal fascino di questo unico residuo che ancora resta. Purtroppo, questo residuo non ha il coraggio di chiarire la propria posizione di fronte al Papa, e si lascia prendere dall’ambiguità. Non è, per esempio, la nostra posizione. Riceve quindi un ultimatum perché non ha voluto affrontare un problema che non vuole vedere, e si arrende. La resistenza è finita. Il Papa pone fine all’ultima resistenza cattolica nel mondo. Poi l’abate perde la fede e il monastero sprofonda nel vuoto e nella notte. È la fine della vera Chiesa cattolica, uccisa da un Papa.

    “Che cosa accadrà al cristianesimo nell’anno 2000? Nessuno conosce il futuro. Ma il fatto è che il cristianesimo dell’anno 2000 è già in germe nel presente. Nella Chiesa le strutture sono sempre più scosse. All’era della contestazione violenta e della critica corrosiva, è seguita un’era di indifferenza”.

    In altre parole, la vittoria del progressismo nella Chiesa si è realizzata senza entusiasmo e nell’indifferenza generale, senza reazioni di un qualche spessore.

     

    Il “Concilio Vaticano III”

    L’articolo di Paris Match menziona quindi la proposta del cardinale Suenens di realizzare un Concilio Ecumenico a Gerusalemme.

    La cosa più terribile non è tanto che un cardinale progressista lo dica, ma che questo trovi eco in una rivista importante. Ciò mostra come il progressismo stia penetrando da tutte le parti. Solo un miracolo potrà fermare questa infiltrazione. Il progressismo si sta sviluppando come un cancro, occupando tutti gli spazzi, penetrando dappertutto, e riducendo a uno stato di miseria i gruppi veramente cattolici.

    Il fatto che una rivista del calibro di Paris Match lo dica apertamente sembra indicare che i fautori di questa infiltrazione non temano più alcuna reazione. Costoro stanno già preparando l’avvento di questa nuova Chiesa, che io non ho dubbi nel chiamare chiesa di Satana. Corruptio optimi pessima. Se tutto questo progetto eretico si dovesse avverare fino in fondo, io non ho remore di dire che sarebbe la chiesa di Satana. L’espressione potrebbe sembrare troppo violenta. Io, però, ho presentato una serie di argomenti, ognuno con un valore. Essi andrebbero confutati da chi opina che ho usato un’espressione troppo violenta.

    Vediamo allora che gli stendardi di Satana non avanzano più di notte, mentre tutti dormono, temendo la luce per paura che qualcuno si svegli e possa reagire. Ormai si mostrano alla luce del giorno, non temendo più una valida reazione di grandi proporzioni.

    È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto l’opportunità di affrontare questi problemi. L’articolo di Paris Match mi dà l’opportunità di portare alla vostra attenzione tutta questa problematica. È una situazione umanamente disperata per chi vuole essere veramente fedele alla vera Chiesa cattolica. Chiudere gli occhi su questo, a mio avviso, sarebbe il culmine della cecità.

     

    Una società segreta

    Passiamo adesso a commentare un articolo di Gustavo Corção del 22 dicembre scorso (4):

    “I vescovi francesi si sono nuovamente riuniti a Lourdes in assemblea plenaria. (…) Parleranno della crisi delle vocazioni e del clero, cercando una risposta radicale: qual è la Chiesa che dobbiamo servire? (…) La Chiesa oggi vede la diminuzione del numero dei seminari come segno di una crisi più profonda a tutti i livelli: dottrinale, morale, sacramentale, pastorale. Per i conservatori l’unica soluzione sarebbe il ritorno alla loro forma tradizionale, cosa che i vescovi francesi a Lourdes proprio non vogliono. Io concludo, senza esitazione, che i vescovi francesi riuniti a Lourdes non sono più cattolici. Quello che leggiamo negli atti ci autorizza a questa brutale conclusione: A Lourdes, nella capitale della preghiera, la società segreta francese incaricata di distruggere le ultime mura della Chiesa di Cristo, ha incontrato poche onorevoli eccezioni”.

    Non sono stato io a dirlo. Ora, una società segreta di vescovi incaricata di abbattere gli ultimi muri della Chiesa è una società al servizio di Satana. L’opera specifica di Satana è distruggere la Chiesa. Questo non può meravigliarci. Negare che ci siano vescovi agenti di Satana implica negare il Vangelo quando dice che Satana entrò in Giuda e lo portò a ciò che sappiamo.

     

    L’immoralità

    Passo a commentare un altro aspetto del problema: l’immoralità dilagante. Da diversi fonti mi arrivano notizie di quanto le mode immorali siano esplose con l’arrivo del caldo estivo. Tanto che perfino nelle chiese si vedono ragazze vestite in modo succinto. Si sta camminando a larghi passi verso il nudismo.

    Qui ci sono due punti. Da una parte la provocazione che ciò esercita sulle persone che vogliono mantenere la purezza. Queste persone si trovano quasi impossibilitate a frequentare certi ambienti. D’altra parte, se queste mode si diffondono, le persone vi si potranno abituare, passando a pensare che ciò sia naturale. Questo porterà, anche implicitamente, a pensare che i modi della Chiesa di una volta siano ormai vecchi e superati, qualcosa che oggi non ha più ragion d’essere. E così crolla tutta la morale cattolica.

    Questo porta a una riflessione di carattere religioso. Una donna che esce vestita in questo modo costituisce una prossima e grave occasione di peccato mortale per gli uomini che incontra. In una chiesa sovraffollata, o in una strada trafficata, quanti peccati si commettono per causa delle mode? E cosa succede quando un sacerdote dà l’assoluzione a queste persone, senza chiedergli di cambiare atteggiamento? E un parroco che celebri la Santa Messa con i fedeli vestiti in questo modo, quanti sacrilegi porta sulla sua coscienza? Nel dare la comunione a persone vestite così, implicitamente si afferma che ciò non è più immorale.

    Io mi chiedo: i sacerdoti stanno o no proclamando implicitamente che questo non è più immorale? Certo che sì! È un modo di insegnare l’errore con i fatti. Quando si tratta un fatto come normale, quando si accetta che una persona vestita in modo immorale faccia la Comunione, si afferma implicitamente che la persona è in pace con Dio nostro Signore, quindi si afferma la liceità di quel modo di vestire.

    Ora, quando questo diventa un’abitudine diffusa in una diocesi, e quando i vescovi che fanno o permettono questo restano al loro posto, io mi domando se il peccato non sia grande come una torre di Babele, grande come il mare, come le stelle del cielo, come le sabbie del mare.

     

    Note

    1. Si riferisce soprattutto al saggio “Gruppi occulti tramano la sovversione nella Chiesa”, pubblicato in Catolicismo nel 1969. Cfr. “Verso una Chiesa Nuova”, Tradizione Famiglia Proprietà, ottobre 2017.

    2. Gerroux si ispira al romanzo di Brian Moore Cattolici, pubblicato nel 1972.

    3. La “Papessa Giovanna” avrebbe regnato sulla Chiesa col nome di Giovanni VIII dall’853 all’855. Si tratta di un’invenzione diffamatoria senza nessuna base storica.

    4. Gustavo Corção (1896 – 1978), scrittore cattolico brasiliano, esponente della corrente conservatrice.

     

    Fonte: Conferenza per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 30 dicembre 1972. Brani scelti, tratti dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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  • Opzione preferenziale per i protestanti pentecostali

     

     

    di Julio Loredo

    L’America Latina era una volta chiamata il “continente colore porpora cardinalizia”. Allo scoccare del secolo XX, la percentuale dei cattolici superava abbondantemente il 90%, attestandosi in alcuni casi intorno al 98%. La Chiesa era in piena espansione. Affrancandosi dalla tutela di Propaganda Fide, la Chiesa in America Latina diventava a sua volta missionaria. Si moltiplicavano le nuove parrocchie e le diocesi. Nascevano le Pontificie Università Cattoliche. I movimenti laici come le Congregazioni Mariane e le Pie Figlie di Maria, raggiungevano il loro auge. I Papi cominciarono a riferirsi all’America Latina come “il continente della speranza”.

    Poi arrivò il progressismo…

    Il declino della Chiesa in America Latina iniziò molto prima del Concilio Vaticano II. Nell’analisi di diversi storici e sociologi, già dagli anni '40 in vari Paesi, tra cui il Brasile – per una scelta che poi si dimostrerà calamitosa – la gerarchia ecclesiastica cominciò ad abbandonare lo stile militante e impavido, paladino di un cattolicesimo integrale sulla scia del “omnia instaurare in Christo” di San Pio X, per abbracciare invece una linea di “dialogo” col mondo moderno e di accettazione delle tendenze del tempo. Cioè di “aggiornamento”. Mentre i fedeli chiedevano “più religione”, la gerarchia dava invece “meno religione”[1]. E i numeri iniziarono a declinare…

    Quasi come per i vasi comunicanti, mentre la Chiesa cattolica si sgonfiava, le sette evangeliche invece prosperavano[2]. Cioè, la religiosità non diminuiva, ma soltanto cambiava di indirizzo. Negli anni '50, la crescita di queste sette era già percepibile in Brasile e in alcuni paesi dell’America Centrale, in questo caso soprattutto per influenza americana.

    Opzione preferenziale per i poveri

    La situazione precipitò negli anni '60. Sulla scia del Concilio era nata la cosiddetta Teologia della liberazione, di chiara ispirazione marxista, che lanciò lo slogan “opzione preferenziale per i poveri”. Secondo questa visione, i “poveri” sarebbero i destinatari preferenziali del messaggio evangelico, il locus theologicus privilegiato per l’intelligenza della fede[3]. “La teologia della liberazione — secondo Gustavo Gutiérrez, fondatore della corrente — è un tentativo di comprendere la fede dall’interno della prassi concreta, storica, liberatrice e sovversiva dei poveri di questo mondo”[4]. “I poveri sono il vero locus theologicus per la comprensione della verità e della prassi cristiana”, spiega il teologo Jon Sobrino[5].

    Nel 1968, la II Conferenza Generale del CELAM (Conferenza Episcopale Latino-Americana) tenutasi a Medellín, Colombia, adottò ufficialmente questa linea. La presenza di Papa Paolo VI diede all’evento un’ulteriore autorevolezza. Gustavo Gutiérrez esultò: “L’opzione preferenziale per i poveri è il contributo più importante del nostro tempo per la vita e la riflessione dei cristiani in America Latina, e per la coscienza della Chiesa universale”[6].

    Questa “opzione” implicava non solo un radicale cambio di prospettiva teologica, con l’introduzione dell’analisi marxista in sostituzione della teologia tradizionale, ma anche un mutamento non meno radicale nella pastorale. Non si predicava più una religione “spirituale” e “a-storica” incentrata sulla pratica della virtù, ma si promuoveva la “liberazione” socio-politica dei “poveri”. Il socialismo, e addirittura il comunismo, prendevano il posto del Regno di Dio. Insomma, si sostituiva la predica del Vangelo con la Rivoluzione. Pensavano che così avrebbero attirato dietro di sé le masse dei “poveri”. E invece…

    Mentre la Chiesa latino-americana faceva l’opzione preferenziale per i poveri, i poveri facevano l’opzione preferenziale per i protestanti.

    Prendiamo l’esempio del Brasile. Si passa dal 95% di cattolici nel 1940 al 44,9% nel 2020. In senso contrario, gli evangelici crescono dal 2,7% al 31,8%. Secondo il demografo José Eustáquio Alves, professore presso la Escola Nacional de Ciências Estatísticas, il sorpasso avverrà nel 2032[7]. Situazione non molto diversa in Guatemala, il più grande Paese dell’America Centrale. Si passa dal 99,5% nel 1950 al 45% nel 2022. Gli evangelici, invece, crescono dal 2% fino al 43%. Ci sono oggi 96 “templi” protestanti per ogni chiesa cattolica[8]. La situazione varia da paese a paese, ma la tendenza generale è la stessa: crollo dei cattolici e boom dei protestanti evangelici.

    Alle soglie del Terzo millennio, perfino i progressisti più incalliti si rendevano ormai conto che qualcosa non funzionava nella pastorale della Chiesa. Alcune Conferenze episcopali si rivolsero addirittura a note aziende di marketing per chiedere un parere scientifico. Invariabilmente, queste aziende diedero la stessa soluzione: Volete recuperare i fedeli? Tornate alla Tradizione! [9] Con ostinazione, però, i progressisti continuarono imperterriti. Preferivano suicidarsi piuttosto che ammettere di aver sbagliato strada.

    Non appena eletto al soglio pontificio, Francesco rilanciò questa linea pastorale fallimentare: “Ah!, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”[10]. L’opzione preferenziale per i poveri trovò posto anche nell’enciclica Fratelli Tutti e nei documenti del Sinodo Panamazzonico tenutosi in Vaticano nel 2017. Più recentemente, nell’Udienza generale del 19 agosto 2019, egli ribadì: “L’opzione preferenziale per i poveri è un criterio chiave dell’autenticità cristiana, un’esigenza etico-sociale che viene dall’amore di Dio”[11]. E ancora nell’udienza generale del 5 agosto 2020 ripropose “il principio dell’opzione preferenziale per i poveri[12].

    Il popolo rigetta il progressismo

    Il fenomeno sta ora cominciando a interessare anche i big media. Recentemente, il Wall Street Journalha pubblicato un articolo intitolato “Papa Francesco sta perdendo fedeli”. Afferma il noto quotidiano di New York: “Per secoli essere latinoamericano è stato sinonimo di cattolico; la religione cattolica non aveva concorrenza. Oggi il cattolicesimo ha perso aderenti a favore di altre denominazioni nella regione, in particolare del pentecostalismo. Questa perdita non ha smesso di aumentare sotto il primo papa latinoamericano”[13].

    Quando si studiano le possibili spiegazioni di questo fenomeno, sorgono diverse concause. Alcune toccano aspetti veri ma secondari, come il bisogno di sentirsi all’interno di una comunità fraterna (ma anche la Chiesa aveva questo, per esempio negli oratori e nelle associazioni laicali). Altre spiegazioni mettono l’accento sugli aspetti sociali: le sette protestanti aiutano materialmente le persone bisognose (ma anche la Chiesa aveva una pletora d’iniziative caritatevoli). La causa principale, però, è un’altra. Secondo un sondaggio dell’autorevole Pew Institute, ben l’81% dei protestanti dichiarano di aver lasciato la Chiesa cattolica perché “voleva sentire parlare di Dio”. Secondo loro, la Chiesa ormai “parla troppo di questo mondo”, mentre loro vorrebbero “sentire parlare di Cristo”[14].

    In altre parole, c’è nel popolo latino-americano un’inestinguibile sete di spiritualità (“più religione”), mentre la Chiesa ormai parla quasi esclusivamente di problemi sociali o psicologici (“meno religione”).

    Un altro motivo di questa moria di fedeli a vantaggio dei protestanti risiede nello stesso messaggio veicolato dalla Chiesa. Nelle versioni estreme (teologia della liberazione), questo messaggio predica apertamente l’ideale della povertà. Confondendo i Comandamenti con i consigli evangelici, si afferma che solo la povertà ci permetterà di diventare veramente fratelli. Nelle versioni mitigate, si predica la “semplicità”, la “quotidianità”, il “nascondimento”, la “piccolezza”, il “distacco” e via dicendo. In altre parole, per essere cristiani si deve quasi sparire. Tutto questo accompagnato da robuste prediche contro il “consumismo”.

    Ora, come diceva pittorescamente un leader del carnevale di Rio de Janeiro, Joãozinho Trinta, “o povo gosta de luxo, miséria é para intelectual” (al popolo piace il lusso, la miseria è per gli intellettuali). Gli evangelici predicano la “teologia della prosperità”, secondo cui la grazia di Dio porta anche all’abbondanza materiale. E il popolo corre loro dietro. Evidentemente, la povertà non è fatta per i poveri…

    Ma c’è ancora un’altra causa che vorrei evidenziare: lo spirito conservatore degli evangelici. Richiama subito l’attenzione che in molte cerimonie evangeliche gli uomini siano in giacca e cravatta e le donne con la gonna sotto il ginocchio. Ciò mostra un’evidente voglia di decenza e di pudore nel vestire che la Chiesa ha da molto abbandonato. Si moltiplicano negozi protestanti di abbigliamento, maschile e femminile, che offrono soltanto vestiti morigerati.

    Questo spirito conservatore si manifesta anche nelle scelte politiche. Le sette evangeliche tendono decisamente verso il centro-destra, mentre la Chiesa si butta quasi sempre a sinistra. In America Latina il socialismo è ormai un fenomeno di élite. Un sano populismo, cioè un atteggiamento che tenga conto delle reali appetenze del popolo, non dovrebbe assecondare le loro preferenze politiche?

    Chiudiamo questo articolo, ormai troppo esteso, facendoci la domanda dal milione di dollari: perché i progressisti si ostinano su questa via fallimentare? Secondo il Wall Street Journal, nell’articolo sopra citato, l’ipotesi che il cattolicesimo divenga minoranza non spaventa il Vescovo di Roma. Anzi, sembra proprio questo il suo scopo. E allora tante cose del suo pontificato si spiegherebbero.

     

    Note

    [1] Cfr. Massimo Introvigne, Una battaglia nella notte. Plinio Corrêa de Oliveria e la crisi del secolo XX nella Chiesa, Sugarco, 2008, pp. 29-44. Introvigne analizza la crisi della Chiesa in Brasile dal lato dell’offerta religiosa, e conclude: “La religione declina quando l’offerta non è abbastanza ‘religiosa’” (p. 35.). Plinio Corrêa de Oliveira era il leader della corrente che chiedeva “più religione”.

    [2] Utilizziamo la parola “setta” nel senso stretto, cioè un gruppo religioso organizzato staccatosi dalla Chiesa cattolica.

    [3] Cfr. Julio Loredo, Teologia della liberazione. Un salvagente di piombo per i poveri, Cantaglli, 2014.

    [4] Gustavo GUTIÉRREZ, The Power of the Poor in History, Orbis Books, New York 1983, p. 37. Trad. italiana, La forza storica dei poveri, Queriniana, Brescia 1981.

    [5] Jon SOBRINO, Ressurreição da Verdadeira Igreja. Os Pobres, Lugar Teologico da Eclesiologia, Edições Loyola, São Paulo 1982, p. 102. Locus theologicus, espressione coniata nel secolo XVI, vuol dire fonte o sorgente della teologia.

    [6] Gustavo Gutiérrez, “Opción por los pobres. Evaluación y desafíos”, Allpanchis: n. 43-44, 1994, p. 583.

    [7] “Evangélicos devem ultrapassar católicos no Brasil a partir de 2032”, Veja, 4 febbraio 2020.

    [8] “Católicos superan por poco a evangélicos”, Prensa Libre, 21 gennaio 2022.

    [9] Cfr. “Chiesa e marketing. Vince la Tradizione”, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2015.

    [10] Udienza ai mezzi di comunicazione, 16 marzo 2013. Cfr. Joan Planellas Barnosell, La Iglesia de los pobres: del Vaticano II al Papa Francisco, 2015, p. 2.

    [11] “El Papa: El amor preferencial por los pobres es misión de todos”, Vatican News, 19 agosto 2020.

    [12]https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200805_udienza-generale.html

    [13] Cfr. “Wall Street Journal: El Papa Francisco está perdiendo a los católicos iberoamericanos”, InfoVaticana, 13 gennaio 2022.

    [14] “Iberoamérica está dejando de ser católica”, Infovaticana, 18 gennaio 2022.

     

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  • Ortega: “Non ho mai avuto rispetto per i vescovi”

     

     

    di Raffaele Citterio

    È a tutti nota l’espressione “compagni di viaggio”, coniata da Lenin, per indicare i borghesi di cui il comunismo si sarebbe servito come alleati provvisori, salvo poi scaricarli una volta si fosse affermata la rivoluzione proletaria. Per estensione, l’espressione designa qualsiasi alleato provvisorio del comunismo. Tra i “compagni di viaggio” del comunismo internazionale nel secolo XX, forse nessuno gli è stato tanto utile quanto la Teologia della liberazione, specie in America Latina.

    Infatti, nessuno è stato più fedele al comunismo in America Latina quanto i “compagni” della Teologia della liberazione, compresi tanti sacerdoti, vescovi e perfino cardinali. E come li ha ripagati il comunismo? Trattandoli da “utili idioti”, salvo poi scartarli come si scartano le bucce di un limone spremuto.

    Vediamo il caso paradigmatico del Nicaragua. In questo Paese centroamericano, il comunismo prese il potere nel 1979, dopo anni di sanguinosa guerriglia nella quale combatterono insieme militanti comunisti e militanti provenienti dalle Comunità ecclesiali di base, legate alla Teologia della liberazione. “Le CEB fornirono militanti e leader rivoluzionari al Frente Sandinista de Liberación Nacional”, scrive Johanes van Vugt[1]. Il risultato fu la vittoria militare del FSLN, nel luglio 1979.

    Una volta al potere, il comunismo ricevette l’appoggio di molti vescovi e cardinali, e non solo in Nicaragua. Rimarrà nella storia la “Notte Sandinista” tenutasi nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo del Brasile, sotto l’egida del cardinale Paulo Evaristo Arns, nella quale guerriglieri sandinisti, compreso il presidente Daniel Ortega, incitarono i brasiliani a prendere la via delle armi per instaurare il socialismo[2].

    Ortega, questa volta per via democratica (al netto di frodi e inganni), è tornato al potere nel 2007, perpetuandosi al potere fino ai giorni nostri nel più puro stile cubano o venezuelano. Non sentendo più bisogno dell’appoggio del clero, e infischiandosene del debito di gratitudine nei loro confronti, egli ha iniziato a perseguitare preti e vescovi. L’ultimo episodio è stato il sequestro di mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, portato via in piena notte dagli sbirri comunisti per essersi permesso di realizzare una processione col Santissimo. Già dai primi giorni di agosto, il vescovo era sotto assedio e impossibilitato a dire Messa. Dal 2018, la Polizia e le milizie sandiniste hanno invaso diverse chiese, portando via i parroci.

    Ortega non nasconde più i suoi veri sentimenti. Parlando lo scorso 16 dicembre all’Accademia di Polizia Walter Mendoza Martínez, di Managua, il dittatore è stato molto chiaro: “Io non ho mai avuto rispetto per i vescovi e per i sacerdoti. (…) Io non mi fido dei sacerdoti”[3]. Egli, tuttavia, segnala “rare eccezioni”, come Gaspar García Laviana, un sacerdote guerrigliero noto come Comandante Martín, morto in combattimento nel 1978 mentre prendeva parte a una imboscata contro una pattuglia della Guardia Nacional.

    Tutto questo comporta per noi una lezione di vita spirituale: è un brutto affare scendere a patti con la Rivoluzione.

    Ne fece esperienza, per esempio, Leone XIII, un Papa straordinario sotto tanti punti di vista. In un gesto noto come Ralliement, nel 1890 il Pontefice tese una mano amichevole al governo anticlericale di Francia, proibendo contestualmente ai cattolici di avversarlo. Egli sperava che il gesto fosse contraccambiato allentando la persecuzione alla Chiesa. Il risultato fu disastroso. Mentre il campo cattolico si sgretolò, il governo francese non diminuì la persecuzione. Verso la fine della sua vita, in una lettera al presidente Emile Loubet, Leone XIII dovette ammettere con amarezza il totale fallimento della sua politica dialogante.

    Veramente, è un brutto affare scendere a patti con la Rivoluzione…

    Attribuzione immagine: By Presidencia de la República Mexicana – FlickrCC BY 2.0 Wikimedia.

     

    Note

    [1] Johannes VAN VUGT, Christian Base Communities, in “The Ecumenist”, Ottawa, vol. 24, n. 1, novembre/dicembre 1985, p. 1.

    [2] Si veda Plinio CORRÊA DE OLIVEIRA, Na “Noite sandinista”, incitamento à guerrilha dirigido por sandinistas “cristãos” à esquerda catolica no Brasil e na America espanhola, in “Catolicismo”, luglio-agosto 1980.

    [3] “I never had respect for the bishops”, The Irish Catholic, 5 gennaio 2023.

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  • Verso una Chiesa-Nuova?

    Nell’aprile 1969 la rivista “Catolicismo” di San Paolo del Brasile, portavoce della TFP brasiliana, pubblicò un numero speciale doppio contenente il riassunto analitico di un saggio apparso poco prima sulla rivista “Ecclesia”, di Madrid, che denunciava l’esistenza all’interno della Chiesa di gruppi, autoproclamatisi “profetici”, che tramavano per la sua distruzione [“I piccoli gruppi e la corrente profetica”, Ecclesia n° 1423, 11 gennaio 1969]. Riportiamo l’introduzione scritta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira, con una dettagliata disanima della dottrina di questo movimento. Un testo di enorme attualità, che getta luce sulla “Chiesa dei poveri” che taluni settori vorrebbero costruire, anche ai giorni nostri.

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Insubordinazione e disalienazione: filo rosso dei misteri “profetici”

    Nell’articolo di presentazione di questo numero di “Catolicismo” (intitolato “Il perché di questo numero doppio”), vengono descritti i rapporti fra l’IDOC [Istituto di Documentazione della Chiesa Conciliare, ndr] e i cosiddetti “gruppi profetici”. È facile vedere che questi e quello costituiscono, insieme, una immensa macchina semi-segreta, inserita nella Chiesa, per realizzare il disegno malefico di trasformarla nel contrario di ciò che è stata in questi duemila anni di esistenza.

    Vogliamo, adesso, aiutare il lettore nello studio dell’articolo di “Ecclesia” sui “gruppi profetici”, mettendo in speciale rilievo gli aspetti più profondi e chiarificatori di questa specie di società iniziatiche.

    In questo commento non intendiamo approfondire propriamente la dottrina dei “gruppi profetici”, la coerenza interna delle diverse tesi che la integrano, i loro maestri, i loro precursori, le loro analogie o discrepanze con altri sistemi di pensiero. Né pretendiamo analizzare le condizioni culturali, politiche, sociali, economiche o altre, che favoriscono o avversano la genesi e lo sviluppo di questi gruppi.

    Il nostro obiettivo è più circoscritto e anche di una utilità più immediata. Messi dinanzi alla crescita tangibile dei cosiddetti “gruppi profetici”, alla loro evidente nocività, e quindi alla necessità di sbarrargli il passo, ci domandiamo quale sia il loro programma, se contano con una struttura definita di direzione e di propaganda, com’è questa struttura, come agisce, come vedono le trasformazioni per le quali la Chiesa è passata di recente e continua a passare, quali sono le tecniche di reclutamento, formazione e sovversione usate da questi gruppi, e infine, quali sono i loro rapporti con il comunismo.

    È nell’articolo di “Ecclesia” che cercheremo le risposte a queste domande.

    I. Disalienazione: ribellione contro ogni superiorità e ogni disuguaglianza

    Il concetto-chiave della dottrina dei “gruppi profetici” è, a nostro avviso l’alienazione. Quindi, prendiamola come punto di partenza e come filo conduttore di questa esposizione. Il lettore vedrà che, in questo modo, la materia si farà limpida ed accessibile.

    Alienus è un vocabolo latino che equivale alla parola alieno, cioè di un altro.

    Alienato è colui che non appartiene a se stesso, bensì a un altro.

    Nella prospettiva comunista, ogni autorità, ogni superiorità sociale, economica, religiosa o un’altra qualsiasi, di una classe sull’altra, porta a un’alienazione. Alienante è la classe sociale che esercita l’autorità, o possiede una superiorità, sia attraverso un Re, un Capo di Stato, un Papa, un Vescovo, un Sacerdote, un Generale, un professore o un padrone. Alienata è la classe che presta obbedienza a quella alienante. La classe alienata, per il fatto stesso di essere soggetta a un’altra classe, in misura maggiore o minore, in questa esatta misura non appartiene a se stessa, ed è alienata a quest’altra.

    Trasferendo il concetto di alienazione ai rapporti tra persona e persona nella sfera religiosa, si può dire che un Papa, un Vescovo o un Sacerdote in quanto partecipano alla classe dirigente, che è il Clero, è alienante nei confronti di un semplice fedele, il quale è membro della classa guidata, cioè, il laicato.

    Ogni alienazione è uno sfruttamento dell’alienato da parte dell’alienante. E siccome ogni sfruttamento è odioso, bisogna che l’evoluzione dell’uma- nità conduca alla soppressione di tutte le alienazioni, e perciò di tutte le autorità e disuguaglianze, poiché ogni disuguaglianza crea in qualche modo un’autorità. La formula più conosciuta e popolare della totale disalienazione sta nel motto della Rivoluzione francese: “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”. L’applicazione assolutamente radicale di questo motto condurrebbe a un’anarchia senza caos. La dittatura del proletariato non è altro che una tappa per la realizzazione dell’anarchismo.

    L’egualitarismo radicale è la condizione perché ci sia libertà, ed affinché, cessati gli sfruttamenti e le conseguenti lotte di classi, regni tra gli uomini la fratellanza.

    Ecco la criminale chimera dei comunisti.

    II. Il supremo obiettivo “profetico”: una Chiesa non alienante né alienata

    Dall’articolo di “Ecclesia” si deduce che i “gruppi profetici” vogliono trasformare la Chiesa cattolica da alienante ed alienata, come lo sarebbe ai nostri giorni, in una Chiesa-Nuova, senza nessuna forma di alienazione.

    1ª disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio

    a. La Chiesa “costantiniana” (la cui era storica, secondo i “gruppi profetici”, inizierebbe con Costantino, l’Imperatore romano che nel 313 liberò la Chiesa dalle persecuzioni, togliendola dalle catacombe, e si estenderebbe sino ai nostri giorni) crede in un Dio trascendente, personale, dotato di intelligenza e di volontà, un Dio perfetto, eterno, creatore, reggente e giudice di tutti gli uomini. Questi sono infinitamente inferiori a Dio e gli devono ogni soggezione. Quindi, credendo in un tale Dio, gli uomini accettano un Dio alienante. Dunque, la Religione è pura alienazione.

    La Chiesa-Nuova non crede in un Dio alienante. Il Dio della Chiesa “costantiniana” corrisponde a una fase già superata dell’evoluzione dell’uomo, cioè l’uomo infantile e alienato. Oggi, l’uomo, reso adulto dall’evoluzione, non accetta un Dio di cui è, in ultima analisi, un servo, e che lo mantiene nella dipendenza del suo potere paterno, o meglio, paternalista, come dicono in modo peggiorativo i “gruppi profetici”. L’uomo adulto respinge ogni alienazione, e vuole per sé un’altra immagine di Dio: quella di un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente in lui. Un Dio che è impersonale, come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura, e pertanto anche in ogni uomo. In una parola, un Dio che non aliena.

    b. Ed è perché non accetta questa nuova figura di Dio, e si ostina nel mantenere la vecchia figura del Dio personale, trascendente e alienante, che la Chiesa “costantiniana” genera l’ateismo. Infatti, l’uomo adulto di oggi, non potendo accettare questa immagine infantile della divinità, si dichiara ateo. Però, se la Chiesa gli presentasse un Dio aggiornato, immanente e non alienante, egli lo accetterebbe. E smetterebbe di essere ateo.

    c. È vero che l’affermazione di un Dio trascendente e alienante si fonda su numerosi passaggi delle Sacre Scritture. Tuttavia, secondo i “gruppi profetici” questi brani non costituiscono realtà storiche precise. Essi sono miti elaborati dall’uomo non adulto, alienato e bramoso di alienazione. Oggi, queste narrative devono essere reinterpretate secondo un concetto non alienante ma adulto, o persino rifiutate. Con ciò si purifica la Religione dai suoi miti. È propriamente ciò che si chiama demitizzazione.

    d. È, per esempio, ciò che si dovrebbe fare per quanto riguarda la spiegazione della triste condizione dell’uomo, soggetto all’errore, al dolore e alla morte. Per l’uomo adulto, il rimedio per questa situazione non può decorrere da una Redenzione operata dal sacrificio del Dio trascendente incarnato, e completata dalle sofferenze dei fedeli. Il rimedio viene, invece, dall’evoluzione, dalla tecnica e dal progresso. Nel concetto dell’uomo disalienato, non c’è più ragione per le mortificazioni, alquanto masochistiche, che la Chiesa “costantiniana” promuoveva. La Chiesa-Nuova invita a una vita interamente volta alla felicità terrena. La Redenzione-progresso non ha come scopo condurre gli uomini verso un cielo ultraterreno, ma trasformare la terra in un cielo.

    2ª disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale e al sacro

    La religione cattolica “costantiniana”, coerente con la sua dottrina sulla trascendenza di Dio, ammette il soprannaturale, e con esso il sacro. Ora, il concetto di un ordine soprannaturale, superiore a quello naturale, di una sfera religiosa e sacra superiore alla sfera temporale, causa evidenti disuguaglianze. Da ciò provengono, ipso facto, molteplici alienazioni. Nella Chiesa-Nuova, disalienante e disalienata, si ammette come realtà soltanto il naturale, il temporale, il profano. È una Chiesa desacralizzata. Da qui decorrono numerose conseguenze:

    a. È ovvio, innanzitutto, che la Chiesa-Nuova è tutta posta nell’ordine naturale. Essa esercita la sua missione salvifica inducendo i fedeli a impegnarsi nel promuovere il benessere terreno.

    b. La nozione della Chiesa come società distinta dallo Stato e sovrana nella sfera spirituale perde, quindi, ogni sua ragion d’essere. La Chiesa desacralizzata è, dentro la società temporale, un gruppo privato come un altro qualsiasi, la cui missione consiste nell’essere all’avanguardia delle forze che promuovono l’evoluzione dell’umanità.

    c. La vita sacramentale cambia pure di contenuto. I Sacramenti hanno un senso simbolico meramente naturale. L’Eucaristia, per esempio, è una cena in cui i fratelli familiarizzano intorno a una stessa tavola. E perciò dev’essere ricevuta come un cibo qualsiasi, durante un comune pasto.

    d. La condizione sacerdotale non dev’essere più considerata sacra, posto che la sacralità muore con la morte delle alienazioni. Nel modo di presentarsi, di vestirsi e di vivere, i sacerdoti devono essere come un laico qualsiasi, poiché la sfera del sacro, a cui appartenevano, è sparita, e devono integrarsi senza riserve nella sfera temporale. Così pure devono comportarsi i religiosi, se ci saranno ancora i tre voti di obbedienza, povertà e castità nella Chiesa, ormai disalienante e disalienata.

    e. Non vi è ragione perché esistano edifici destinati solo al culto, visto che è già morto il soprannaturale e il sacro. In questo mondo evoluto, adulto, contrario alle alienazioni, il culto del Dio immanente e diffuso nella natura può essere praticato in qualunque luogo profano. Se esisteranno edifici destinati al culto, siano utilizzati pure per finalità profane, in modo da evitare la distinzione alienante tra lo spirituale e il temporale.

    3ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla fede, alla morale, al Magistero e all’azione evangelizzatrice

    a. La Chiesa-Nuova è una Chiesa povera. Innanzitutto nel senso spirituale del termine. Una delle ricchezze della Chiesa “costantiniana” consiste nell’affermarsi Maestra infallibile. La Chiesa-Nuova invece non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante.

    Ognuno riceve carismi dallo Spirito Santo, che parla direttamente all’anima. Ed è a questa voce interiore, della quale può prendere coscienza, che ognuno deve credere.

    Tutto ciò, che è vero per le materie riguardanti la fede, lo è pure per la morale. Ognuno ha la morale che gli suggerisce la propria coscienza.

    Insomma, l’uomo vive della testimonianza interiore dei carismi, dei quali prende conoscenza. Così, la Chiesa-Nuova non possiede un patrimonio di verità, di cui immaginerebbe avere il privilegio. In questo risiede il principale aspetto della sua povertà.

    b. Da qui decorre un’altra forma di povertà. La Chiesa-Nuova non ha frontiere. Essa accoglie persone di qualsiasi credo, purché lavorino attivamente per la vera Redenzione, che è il progresso terreno. Essa non è, quindi, come un regno spirituale con frontiere dottrinali definite, bensì qualcosa di etereo, di fluido, che si confonde più o meno con qualsiasi chiesa. In altri termini, la Chiesa-Nuova è super-ecumenica.

    c. Un altro titolo di povertà della Chiesa-Nuova, non essendo Maestra, ed essendo super-ecumenica, è quello di non avere più la necessità di opere di apostolato. Di conseguenza, le università cattoliche, le scuole cattoliche, le opere di assistenza cattoliche mantengono la loro ragion d’essere a patto che non mirino a nessun fine apostolico, né abbiano qualsiasi soggezione alienante e antiecumenica riguardo alla Chiesa: vale a dire, purché rinuncino alla nota cattolica, ed assumano un carattere totalmente profano, secolare e laico.

    d. La povertà della Chiesa-Nuova - essendo la cultura e la civiltà valori dell’ordine temporale e terreno, e non pretendendo esercitare più qualsiasi magistero nel plasmare a sé la società temporale - risiede pure nel fatto che non si può più parlare di cultura né di civiltà cattolica. La cultura e la civiltà dell’uomo evoluto e adulto hanno ricevuto la loro carta di emancipazione: sono desacralizzate e disalienate dalla Religione.

    e. Inoltre, la Chiesa-Nuova è povera nel senso materiale del termine. Essa non solo rifiuta le cattedrali e le basiliche, in cui il sacro ostentava trionfalisticamente la sua superiorità, ma, vivendo nell’era dei poveri, rigetta qualsiasi ricchezza, a qualsiasi titolo possibile.

    f. Infine, la Chiesa-Nuova è povera perché è la Chiesa dei poveri. Da nemica di tutte le alienazioni, si sente anche nemica di tutti gli alienanti, di qualsiasi tipo ed ordine, e invece connaturale alla causa di tutti gli alienati. Perciò, gli sfruttati ed alienati della società attuale hanno nella Chiesa-Nuova il loro posto. Essa è per essenza loro difensore contro i detentori dell’autorità o della superiorità terrena. Per ragioni analoghe in senso inverso, la Chiesa “costantiniana” è complice, per propria natura, di tutte le oligarchie alienanti e sfruttatrici.

    4ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia ecclesiastica

    Dal momento che l’autorità è sempre alienante, è doveroso che non esista. E se esistesse, sarebbe soltanto nella misura in cui compiesse la volontà degli alienati, che in questo modo evaderebbero - almeno in certa misura - dal giogo dell’alienazione.

    Nella Chiesa “costantiniana”, la Gerarchia è investita del triplice potere di ordine, magistero e giurisdizione. La Chiesa-Nuova, svuotando i Sacramenti del loro contenuto soprannaturale, che sono sotto il potere della gerarchia di ordine, col negare il Magistero attenta, a rigore di logica, anche contro la gerarchia di giurisdizione.

    Così, l’esistenza di un Papa, monarca spirituale circondato dal Collegio dei principi ecclesiastici, che sono i vescovi - di cui ognuno, nella rispettiva diocesi, è come un monarca soggetto al Papa - non è compatibile con la Chiesa-Nuova. Come pure non possono sussistere i parroci che reggono, sotto gli ordini dei vescovi, porzioni del gregge diocesano.

    Per disalienarla completamente dalla Gerarchia, occorre democratizzare la Chiesa. È necessario costituire in essa un organo rappresentativo dei fedeli che esprima ciò che i carismi dicono nell’intimo della loro coscienza: chiaramente un organo elettivo che rappresenti la moltitudine. Un organo che imponga decisivamente la propria volontà sui gerarchi della Chiesa, i quali, è ugualmente chiaro, dovranno, da quel momento in poi, essere eletti dal popolo.

    A nostro avviso, questa riforma strutturale della Chiesa, auspicata dal movimento “profetico”, è solo una tappa verso la piena realizzazione dei suoi obbiettivi. La totale disalienazione comporterebbe, in una tappa ulteriore, l’abolizione di qualsiasi gerarchia.

    Considerando soltanto la riforma che i “gruppi profetici” ora sostengono esplicitamente, si può dire che vogliono trasformare la Chiesa in una monarchia come quella inglese, cioè, un regime in realtà democratico, diretto fondamentalmente da una Camera popolare elettiva e onnipotente, nel quale va conservato pro-forma un Re decorativo (nel caso della Chiesa-Nuova, il Papa), dei Lord senza potere effettivo (i vescovi e i parroci), e una Camera alta da apparato (il collegio episcopale). Inoltre, affinché l’analogia tra il regime dell’Inghilterra e la Chiesa-Nuova sia completa, è necessario immaginare un Re e dei Lord elettivi (cioè, Papa e vescovi eletti dai fedeli).

    Per completare il quadro della democratizzazione, bisogna aggiungere che nella Chiesa-Nuova le parrocchie costituirebbero dei gruppi fluidi e instabili, e non delle circoscrizioni territoriali definite come sono oggi. A rigore di logica, questa fluidità si estenderebbe pure alle diocesi. La Gerarchia ormai non sarebbe nella Chiesa altro che un vago nome.

    5ª disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico

    Questa disalienazione è già inclusa, a diversi titoli, nei punti precedenti. La Chiesa “costantiniana”, che ha un governo proprio e sovrano nella sua sfera, desidera l’unione e la collaborazione con il Potere temporale. Così facendo, in un certo modo si alienerebbe ad esso, e in un certo modo lo alienerebbe a sé. Per tutti i motivi sopra esposti, la Chiesa-Nuova dichiara invece di non avere bisogno del Potere pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere. Così, la mutua alienazione sarà cessata.

    Conclusione

    Concludendo, la Chiesa-Nuova sarà interamente disalienata, e smetterà di essere alienante.

  • Zan, la Chiesa non vede l'ateismo. Parola di Del Noce

     

    Augusto Del Noce

     

    di Stefano Fontana

     

    Nel novembre 1965 Augusto Del Noce teneva una conferenza al centro culturale Puecher di Milano dal titolo “I cattolici e il progressismo”. Il testo è poi confluito nel libro “Il problema politico dei cattolici”, edito nel 1967. A rileggere oggi quelle parole si trovano molte spiegazioni dell’incoerenza della Chiesa di oggi verso il ddl Zan, incoerenza che allora Del Noce attribuiva al progressismo cattolico e che ora si è costretti ad attribuire ai vertici ecclesiastici. Bisogna riconoscere che certi spunti delnonciani di 55 anni fa erano veramente anticipatori.