Congregazione per la Dottrina della Fede

  • A proposito di «Fidem servare»: qualche (preoccupata) osservazione a prima lettura

     

     

    di Enrico Roccagiachini

    Come preannunciato ieri da MiL, che sin dal 15 dicembre scorso aveva anche anticipato il contenuto della riforma, con il Motu Proprio «Fidem servare», pubblicato oggi (ved. qui qui), il Sommo Pontefice ha modificato la struttura interna della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF).

    Se consideriamo l’importanza della materia, la Lettera Apostolica pare un testo piuttosto smilzo, che potrebbe quasi passare inosservato, o ritenersi una mera anticipazione dell’attesa e mai realizzata riforma complessiva della Curia romana. 

    Tuttavia, ad una prima e veloce lettura almeno un passaggio può attirare la nostra attenzione. Si tratta di questo (è il punto 2. del Motu Proprio): «La Sezione Dottrinale, attraverso l’Ufficio dottrinale, si occupa delle materie che hanno attinenza con la promozione e la tutela della dottrina della fede e della morale. Essa, inoltre, favorisce gli studi volti a far crescere l’intelligenza e la trasmissione della fede al servizio dell’evangelizzazione, perché la sua luce sia criterio per comprendere il significato dell’esistenza, soprattutto di fronte alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società».

    Alla "nuova" CDF, dunque, compete un'attività in qualche modo promozionale (“favorire gli studi”), in particolare nel senso precisato dal Motu Proprio: la Lettera Apostolica sembra indicare ai teologi lungo quali linee orientare la riflessione scientifica, segnalando altresì quali siano le questioni che si ritengono meritevoli di particolare approfondimento, a servizio dell'evangelizzazione. A tal proposito, colpisce, in particolare, la volontà di far crescere l’intelligenza e la trasmissione della fede per comprendere il significato dell’esistenza (sic) soprattutto (si badi: soprattutto) di fronte alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società. 

    A fronte di tutto ciò, pur senza trascurare il taglio inopinatamente esistenzialistico dell’assunto, quasi che la miglior intelligenza della fede serva più che altro per sentirsi a proprio agio nella condizione esistenziale in cui ci si trova, piuttosto che a conseguire la salvezza acquistataci dal Signore col sacrificio redentivo della Croce, non ho potuto non pensare a quanto leggevo lo scorso 10 febbraio sul blog di Sandro Magisterche menzionava la seguente dichiarazione del Card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo (con sottolineature mie): «Le posizioni della Chiesa sulle relazioni omosessuali come peccaminose sono sbagliate. Credo che la fondazione sociologica e scientifica di questa dottrina non sia più corretta. È tempo per una fondamentale revisione dell’insegnamento della Chiesa e il modo con cui papa Francesco ha parlato dell’omosessualità può condurre a un cambiamento nella dottrina».

    È esagerato il timore che il richiamo “alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società”, inserito proprio nell’atto riformativo della Congregazione per la Dottrina della Fede, possa preludere ad un allineamento alle pretese teorie scientifiche circa la normalità dell’orientamento omosessuale, e, così, alla tanto attesa disapplicazione, in nome di una rinnovata dottrina science-friendly, degli scomodissimi insegnamenti paolini sulla sodomia? 

    È sempre Magister a ricordare che in una recente conferenza stampa, il vescovo di Limburgo e presidente della conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, ha riferito che «dopo un incontro avvenuto in Lussemburgo tra lui, Hollerich e il cardinale maltese Mario Grech, segretario generale del sinodo dei vescovi, è stato ricevuto in udienza da papa Francesco, che avrebbe incoraggiato la creazione di un gruppo di lavoro su come conciliare il sinodo tedesco con quello della Chiesa universale».

    Sto formulando un giudizio temerario, se ipotizzo che la riforma della Congregazione della Dottrina della Fede sia stata pensata per arrotondare gli spigoli dottrinali che rendono difficile la fase attuale del pontificato, e consentire un qualche assorbimento del sinodo tedesco, anche a costo di adattare la dottrina agli aneliti fieramente eterodossi dell’episcopato teutonico? Ed è plausibile domandarsi quali ulteriori magnifiche sorti e progressive potranno essere aperte alla miglior comprensione della fede in base allo sviluppo scientifico e sociale, oggi particolarmente sensibili all'ambientalismo più radicale? Non è forse questo ciò che auspica da sempre il modernismo: la permanente riformulazione della dottrina al seguito dell’inarrestabile mutare delle teorie scientifiche e sociologiche?

    Si tratta di preoccupazioni destinate ad acuirsi, se mai risultassero confermate le indiscrezioni che circolano circa i nominandi nuovi Prefetto della Congregazione e Segretario della Sezione Dottrinale (ved. qui). Da parte mia, sarei davvero felice se le mie considerazioni potessero rivelarsi sbagliate; in ogni caso, mi permetto di suggerire di aggrapparci al Rosario. Il Motu Proprio reca la data dell’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes: possiamo essere certi che la Madre della Chiesa non permetterà che vada a buon fine nessun tentativo di associarLa a qualsivoglia attentato all’integrità della dottrina.

     

    Fonte: Messa in Latino, 14 Febbraio 2022.

  • Il vescovo Heiner Wilmer, questo momento cattolico e il futuro cattolico

    Si spera che Papa Francesco sia anche consapevole che la nomina di un uomo come Mons. Wilmer a Prefetto della Dottrina della Fede metterebbe in crisi il Sinodo sulla Sinodalità che è diventato il fulcro del suo pontificato

     

     

    di George Weigel  

    Monsignor Heiner Wilmer, SCJ, il vescovo di Hildesheim, in Bassa Sassonia, bello come un ragazzo, probabilmente non obietterebbe di essere annoverato tra i vescovi più progressisti in un episcopato tedesco dominato dai progressisti. Né il 61enne sacerdote dehoniano ed ex Superiore Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore è timido nell'esprimere le sue opinioni. Così, nel 2020, al culmine della piaga del COVID e delle restrizioni governative sulla frequentazione delle chiese in Germania, il vescovo Wilmer non ha criticato il "divieto di raduno", ma ha detto questo sulle Messe trasmesse in diretta streaming per coloro a cui è vietato riunirsi nelle chiese:

    “Personalmente non mi sento a mio agio con tutto questo streaming. Abbiamo detto che qui in diocesi abbiamo un servizio ufficiale di streaming, ma anche solo audio, dalla cattedrale di Hildesheim. Personalmente non credo che sia un bene che ogni parroco, ogni sacerdote trasmetta in streaming da qualche piccola cappella o dal soggiorno.....Non può essere che ci fissiamo solo sull'Eucaristia! Certo che è importante, ma il Concilio Vaticano II dice che il Signore non è presente solo nell'Eucaristia, ma anche nelle Sacre Scritture, nella lettura della Bibbia, e dovremmo prendere sul serio la parola di Gesù: dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.

    Poi, quando il suo interlocutore ha chiesto: “Questo significa che l'Eucaristia è sopravvalutata, e che lei sta sostenendo di provare altre forme di coesione, anche l'esperienza comunitaria?”. Il vescovo Wilmer ha risposto in questi termini sorprendenti:

    “Beh, secondo la reazione di alcuni credenti, l'Eucaristia è già sopravvalutata. Come se non ci fosse altro”.

    Questa apparente insensibilità nei confronti di ciò che il Concilio Vaticano II ha definito "fonte e culmine" della vita della Chiesa va di pari passo con quella che sembra essere l'indifferenza del vescovo di Hildesheim nei confronti della dottrina. Così, aprendo la fase diocesana del Sinodo sulla Sinodalità per una Chiesa Sinodale nella cattedrale di Hildesheim, il vescovo Wilmer si è dichiarato, con tante parole, un fervente discepolo dello Zeitgeist: 

    “Abbiamo bisogno di un nuovo sguardo sulla sessualità e di un nuovo modo di pensare al ministero del sacerdote. Abbiamo bisogno di un nuovo sguardo sulla partecipazione di genere per tutti nella Chiesa, uomini e donne allo stesso modo...”

    Quanto allo scopo del Sinodo sulla Sinodalità per una Chiesa Sinodale, Wilmer ha dichiarato che “il Papa vuole capovolgere la Chiesa”. E per fare ciò è necessario che “tutti debbano lasciare andare qualcosa, comprese le proprie convinzioni”, per poter ascoltare “ciò che lo Spirito vuole dirci”. (Il vescovo non ha indicato che lo "Spirito" potrebbe "dire" che dovremmo "lasciare andare" le verità incarnate nella Scrittura o le convinzioni espresse nel Credo Niceno, ma ci si può solo chiedere quale principio limitante sarebbe disponibile per temperare "il lasciare andare qualcosa" fino al punto in cui tutti noi lasciamo andare tutto).

    Il vescovo Wilmer è anche fermamente d'accordo con l'episcopato tedesco sul fatto che la radicale reinvenzione del Cattolicesimo proposta dal Cammino Sinodale Tedesco sia necessaria a causa dei peccati e dei crimini degli abusi sessuali clericali. Ma stava forse esprimendo un consenso anche tra i suoi confratelli vescovi quando ha affermato, senza mezzi termini, che “l'abuso di potere è nel DNA della Chiesa”? O quando ha aggiunto che dobbiamo dire che ci sono “strutture del male” nella Chiesa a cui “dobbiamo dire addio”? Tra cui, si può solo supporre, il governo gerarchico della Chiesa, in nome di quella che il vescovo Wilmer sosteneva come “separazione dei poteri” ecclesiali.

    In altre circostanze tale franchezza, per quanto sconcertante dal punto di vista dottrinale, potrebbe essere accolta con favore: ecco finalmente un vescovo che ha il coraggio di dire ciò che molti altri vescovi tedeschi pensano davvero, mentre gli altri si accontentano di ripararsi dietro i burocrati laici della Chiesa e i teologi poco istruiti le cui proposte da cattolico leggero [nel testo si legge Catholic Lite, che potremmo forse rendere in italiano in modo più espressivo con cattolico annacquato, n.d.t.] dominano il Cammino Sinodale Tedesco.

    Ma queste non sono "altre" circostanze, e nemmeno normali. Infatti, secondo le insistenti voci provenienti da fonti romane (alcune sono le solite isteriche, altre molto più credibili), il vescovo Heiner Wilmer, SCJ, sarà nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, forse già il 19 dicembre.

    Se ciò dovesse accadere, segnerebbe un momento davvero straordinario in un pontificato straordinario. E non solo perché c'è qualcosa di surreale in una situazione ecclesiale in cui Heiner Wilmer succede a colleghi tedeschi come Joseph Ratzinger e Gerhard Ludwig Müller come principale custode di quello che Giovanni XXIII chiamò, aprendo il Concilio Vaticano II, "il Sacro Deposito della Fede". Ma anche perché tale nomina sembrerebbe un ripudio papale dell'uomo che Papa Francesco ha precedentemente nominato come Prefetto dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede, il suo collega gesuita, il cardinale Luis Ladaria Ferrer. Perché?

    Perché nel suo discorso ai vescovi tedeschi riuniti a Roma a fine novembre, il cardinale Ladaria ha offerto una critica teologica pacata ma devastante del Cammino Sinodale Tedesco che il vescovo Wilmer sostiene con tanto fervore - e che di fatto incarna. In quel discorso, il cardinale ha ricordato al cattolicesimo tedesco che è parte di una Chiesa universale che ha stabilito insegnamenti sui beni dell'amore umano e sulla sua espressione; una Chiesa che deve rifiutare l'ideologia di genere come incompatibile con la Parola biblica di Dio; una Chiesa che è governata dai vescovi per volontà di Cristo; una Chiesa che ha stabilito di non avere l'autorità di ammettere le donne agli Ordini Sacri; e una Chiesa che legge i "segni dei tempi", non attraverso i sondaggi di opinione tra i cattolici mal catechizzati, ma attraverso la lente di convinzioni antiche, senza tempo e irreformabili, fondate sulla rivelazione.

    Che cosa significherebbe - che cosa segnalerebbe al resto della Chiesa mondiale - se il Santo Padre nominasse come successore del cardinale Ladaria un uomo che, possiamo supporre, trova inaccettabile la critica di Ladaria al Cammino Sinodale Tedesco? Papa Francesco rinnegherebbe la sua stessa "Lettera al popolo di Dio in cammino in Germania", a cui Ladaria ha fatto riferimento all'inizio del suo discorso ai vescovi tedeschi, e che esortava il Cammino Sinodale ad ascoltare meno i presunti segni dei tempi e più le verità durature del Vangelo?

    Si spera che Papa Francesco sia anche consapevole che la nomina di un uomo come Mons. Wilmer a Prefetto della Dottrina della Fede metterebbe in crisi il Sinodo sulla Sinodalità che è diventato il fulcro del suo pontificato. I difensori del processo sinodale che sta entrando nella sua fase continentale, in preparazione alla riunione del Sinodo dei Vescovi del 2023, hanno a lungo insistito sul fatto che l'avventatezza del Cammino Sinodale Tedesco non deve essere confusa con il processo sinodale del Papa; i tedeschi, è stato detto ai cattolici preoccupati, sono le eccezioni.

    Ma il Cammino Sinodale Tedesco, la sua decostruzione della Chiesa e la sua creazione di un Cattolicesimo nuovo e coraggioso non possono essere considerati un'eccezione se uno dei suoi protagonisti e difensori episcopali viene nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. In queste condizioni, il Cammino Sinodale Tedesco non può che essere considerato il motore del processo sinodale mondiale. E questo rischia di far esplodere l'intero processo.

    Durante le riunioni dei cardinali a Roma nell'agosto 2022, un cardinale veterano con una vasta esperienza pastorale e curiale ha ricordato a un cardinale di nomina recente che, secondo una venerabile tradizione all'interno della Curia romana, i suoi membri più anziani devono avvertire il Papa se, a loro giudizio, sta per commettere un grave errore. Questa antica pratica di correzione fraterna, che può trovare le sue origini in Galati 2,11, è stata in gran parte abbandonata nell'ultimo decennio.

    Dovrebbe essere recuperata immediatamente, non da ultimo dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Il Santo Padre, infatti, deve essere pienamente informato delle opinioni del vescovo Heiner Wilmer, in modo che siano chiare le probabili implicazioni e le gravi conseguenze di portarlo a Roma a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede.

     

    FonteCatholic World Report, 16 Dicembre 2022. Traduzione italiana a cura di Messa in Latino.