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Una giornata con Plinio Corrêa de Oliveira

 

Costretto sempre a fare molto tardi (egli lavorava fino alle 3 di notte...), Plinio Corrêa de Oliveria si svegliava intorno alle 10. Il primo pensiero era rivolto a Dio: dieci Ave Maria per il Papato, un atto di affidamento alla Madonna e una lunga serie di giaculatorie. Incline ai processi lenti e naturali, non gli piaceva passare in modo brusco dalla carezzevole penombra notturna al fulgore della luce solare. Consumava quindi la colazione a letto con le tapparelle ancora abbassate.


Il suo primo contatto con la luce del giorno coincideva con l’inizio dei lavori. Ancora a letto, riceveva un segretario che gli presentava un resoconto dei principali avvenimenti riportati dai giornali. Non di rado, egli già dettava alcuni commenti o delineava eventuali interventi. Se c’era qualche comunicazione urgente arrivata durante la notte, era questo il momento di presentargliela.


Seguivano telefonate con alcuni responsabili della TFP brasiliana, che puntualmente lo aggiornavano sulle rispettive attività, chiedendogli direttive. Dopodiché fissava l’agenda del giorno. Solo allora si alzava dal letto e, dopo un’accurata toilette e uno spuntino nel salotto (a causa del diabete doveva mangiare poco ma spesso), intorno al mezzodì iniziava la sua giornata lavorativa.


Ogni mercoledì, giovedì e venerdì, egli si recava alla sede dedicata alla Madonna del Carmine per le “riunioni del MNF”. Coadiuvato da una commissione di veterani, egli si dedicava a elaborazioni dottrinali. I testi di queste riunioni — che potremmo definire l’opera filosofica di Plinio Corrêa de Oliveira — raggiungono complessivamente quasi 50mila pagine.


Lunedì e martedì, invece, egli rimaneva a casa a lavorare col suo segretario privato. Questi gli presentava i più svariati quesiti: da orientamenti per gli studi dottrinali, svolti da membri delle TFP, a consigli di vita spirituale per i suoi discepoli e direttive per qualche contatto ecclesiastico o politico.


La presentazione delle materie doveva seguire un ordine logico, a cominciare dalle più urgenti e importanti, quali erano, per esempio, i rapporti dei responsabili degli uffici di rappresentanza delle TFP a Roma e a Washington. In quest’occasione egli smistava pure la sua fitta corrispondenza.


Plinio Corrêa de Oliveira pranzava alle tre, sempre attorniato da uno stuolo di veterani della TFP con i quali intratteneva una vivace conversazione su un ampio ventaglio di  temi, ma sempre seri ed elevati. Pressato dalle circostanze, ogni tanto egli era costretto a dedicare questo spazio a qualche impegno importante, come dettare un comunicato stampa urgente.


Raffinato gourmet, egli dovette tuttavia rassegnarsi negli ultimi anni a seguire una dieta molto stretta a causa del diabete. Questa privazione costituiva per lui un cruccio.


Dopo un riposo di circa mezz’ora, Plinio Corrêa de Oliveira dedicava buona parte del pomeriggio alla preghiera. Volendo sfuggire ad eventuali distrazioni, egli faceva un giro in macchina, condotto dal suo efficiente chauffeur e accompagnato dal segretario privato. I telefonini erano proibiti.


Le preghiere seguivano sempre lo stesso ordine: prima il Piccolo Officio dell’Immacolata Concezione, seguito dai Salmi del nome di Maria, l’Esorcismo, una novena perpetua a Santa Teresina e diverse Ave Maria e Salve Regina. Dopodiché pregava la Consacrazione alla Madonna secondo il metodo di S. Luigi Maria Grignon da Montfort, preceduta dal Veni Creator e dall’Ave Maris Stella. Poi pregava il Rosario completo, vale a dire tutti i quindici misteri, seguito da quindici rosari di giaculatorie alla Madonna e a diversi santi.


Quando il tempo lo permetteva, egli si recava alla chiesa di Maria Ausiliatrice o a quella del Sacro Cuore. Le domeniche, invece, pregava nel Monastero della Luce, delle Monache Concezioniste, recandosi poi al cimitero della Consolazione per visitare la tomba di sua madre, Donna Lucilia.


Queste passeggiate in macchina gli fornivano anche un contatto diretto col pubblico della strada, nel quale, grazie alla sua spiccata capacità di penetrazione psicologica, egli poteva analizzare, per esempio, le tendenze della moda, seguendo in questo modo la marcia della Rivoluzione.


Arrivava quindi l’apice della sua giornata. Dopo una diligente preparazione spirituale, egli faceva la Comunione sacramentale, restando in preghiera lunghi minuti. Alla fine recitava l’Anima Christi, composto da S. Ignazio di Loyola.
Era giunto il momento del “Tè”, in maiuscola e fra virgolette, poiché si trattava di una vera e propria riunione, che il dottor Plinio faceva mentre prendeva il tè pomeridiano per lo più con gruppi di giovani. I ragazzi gli facevano qualche domanda ed egli rispondeva volentieri, sempre in modo assai vivace e, allo stesso tempo, profondo. Era soprattutto in queste circostanze informali che egli si dimostrava un grande apostolo della gioventù.


Dopo il Tè, teneva riunioni di lavoro con delegazioni delle varie TFP, oppure con apposite commissioni come la Commissione di Studi Americani, la Commissione Medica (che trattava temi di bioetica) o la Commissione di Studi Agrari.


Finite queste riunioni, tre volte alla settimana il dottor Plinio si recava all’auditorio Maria Ausiliatrice per tenervi conferenze pubbliche seguite da centinaia di persone. Quelle del sabato erano le famose “Riunioni dei ritagli” e duravano solitamente due ore.


Dopo la conferenza, il dottor Plinio rincasava per la cena, che consumava sempre da solo e in silenzio, sentendo musica o sfogliando un album fotografico. Seguiva un riposo di 20 minuti che egli scherzosamente chiamava “nona”, per distinguerlo dalla “siesta” dopo il pranzo. Dopodiché, all’una di notte tornava al suo studio per lavorare con un terzo segretario fino quasi alle 3!


Il segnale che il lavoro, e quindi la giornata, stava per finire era sempre lo stesso. Togliendosi l’orologio dal polso, lo collocava sul tavolo a fianco dicendo: “Allora, figlio mio, preghiamo?” Egli pregava ancora diversi minuti, baciava una ad una tutte le sue reliquie, faceva una visita all’abitazione di Donna Lucilia. Alla fine, tirava un sospiro di sollievo: “Con il favore della Madonna, un giorno di meno per la Rivoluzione!”


Era pronto per il riposo notturno, preludio di sempre nuove e dure battaglie.