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Cristianità

 

Sono tomista convinto — scrive Plinio Corrêa de Oliveira nel suo «Autoritratto filosofico» — L’aspetto della filosofia che più mi interessa è la filosofia della storia. In funzione di essa trovo il punto d’unione tra i due generi di attività ai quali mi sono dedicato durante la mia vita: lo studio e l’azione”.


La Civiltà cristiana


Da laico, la Fede cattolica apostolica romana di Plinio CorrРa de Oliveira si attuava specificamente nella società temporale. Riconoscendo allo stato ecclesiastico la sua preminenza, in quanto afferente direttamente all’ambito spirituale e soprannaturale, egli concepiva tuttavia la sua vocazione alla luce di quella consacratio mundi auspicata da Papa Pio XI come missione precipua dei laici. Nozione, tra l’altro, recentemente ribadita da Papa Benedetto XVI nel Compendio del Catechismo (n° 188).


Gli uomini, osservava il leader brasiliano, vivono il 99% del loro tempo nella società civile. L’apostolato, persino eccellente, del clero in chiesa viene troppo spesso vanificato da un ambiente sociale e culturale che li trascina in direzione opposta. Spetta ai laici costruire un ordine temporale che rispecchi e sostenga quello spirituale, per il bene delle anime e per la maggior gloria di Dio. In altre parole, spetta loro edificare una Civiltà cristiana.


Ecco il leit motiv della vita intellettuale e apostolica di Plinio Corrêa de Oliveira. Dalla più tenera età, egli non ha cessato di studiare, elaborare, sviluppare e esplicitare i lineamenti di una Civiltà cristiana, di cui fosse possibile la concreta attuazione.


Possiamo citare, per esempio, il saggio “Cattolicesimo e civiltà”, apparso sul settimanale O Legionário nel 1931. In esso, il giovane leader cattolico dimostra come la vera civiltà può derivare soltanto dalla Chiesa: “È giunto il momento in cui noi cattolici dobbiamo dimostrare e proclamare la grande verità dalla quale ci viene, come unica fonte, la salvezza: nella sua accezione morale più elevata e nelle sue manifestazioni materiali più legittime, il progresso deriva direttamente dalla Chiesa”.


Dopo un’analisi approfondita del problema, egli conclude: “Le fondamenta che, ancor oggi, sostengono l’immenso peso d’un mondo che va in frantumi, sono opera della Chiesa. Niente è davvero utile se non è stabile. Ciò che resta oggi di stabile e di utile — di civiltà, insomma — è stato edificato dalla Chiesa”.


Un noviziato per il Cielo


Egli torna sul tema nel saggio “La crociata del secolo XX”, nel quale traccia il programma della rivista Catolicismo, e che da più parti è stato considerato un vero “manifesto della Contro-Rivoluzione”.


“Cos’è il regno di Cristo, ideale supremo dei cattolici, e, quindi, meta costante di questa rivista?” si domanda il dottor Plinio in apertura. Affermando che “la vita terrena si differenzia, e profondamente, dalla vita eterna”, egli tuttavia constata che “queste due vite non costituiscono due piani assolutamente separati l’uno dall’altro. Nei disegni della Provvidenza vi è una relazione intima fra la vita terrena e la vita eterna. La vita terrena è la via, la vita eterna è il fine. Il regno di Cristo non è di questo mondo, ma è in questo mondo la via per la quale vi giungeremo. Come l’accademia militare è la via per la carriera delle armi, o il noviziato è la via per il definitivo ingresso in un ordine religioso, così la terra è la via per il Cielo”.


Sacralità dell’ordine temporale


Negli anni ‘50, Plinio Corrêa de Oliveira comincia a scrivere i primi abbozzi di quella che egli intendeva fosse un’opera di lungo respiro sull’argomento, distribuita in vari volumi: «La chiave d’argento». Il riferimento è alla chiave d’argento sullo stemma pontificio, simboleggiante il potere indiretto dei Papi sulla società temporale. Purtroppo, circostanze varie gli impediscono di portare avanti questo colossale progetto, del quale possediamo appena alcuni appunti.


Di questo periodo resta, però, un importante opuscolo rimasto nei suoi archivi privati e pubblicato post mortem, per la prima volta, in Italia: Note sul concetto di Cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua ministerialità.


In esso, Plinio Corrêa de Oliveira affronta decisamente il tema della “sacralità” dell’ordine temporale, vale a dire la sua capacità di incidere sull’anima umana al fine di prepararla ed elevarla al soprannaturale. Questa capacità, pur non assorbendolo nell’ordine soprannaturale, ne fa un vero e proprio “ministro” della Chiesa. Leggiamo nella conclusione:


“La società temporale, voluta da Dio, ordinata da Lui, realizzando in se stessa un’opera di santificazione, è una società santa, che ha una funzione sacra. Società completamente naturale come la famiglia, ma come essa lavorata in profondità dalla vita soprannaturale che germoglia nei suoi membri. Società santa e sacra come la famiglia cristiana, alla quale conviene così bene l’indicazione di santa che perfino il suo vincolo costitutivo è un Sacramento istituito dallo stesso Gesù Cristo.


“Sacro Impero, Santa Russia, Santa Francia, erano anticamente indicazioni correnti e perfettamente legittime. E nessuno si meravigliava che l’olio consacrato servisse come sacramentale per ungere i Re, che la loro investitura nel potere temporale supremo avvenisse durante una Messa, in una funzione essenzialmente religiosa, con la partecipazione del clero; che la Croce di Cristo brillasse in alto sul simbolo del potere temporale che era la corona; e che il titolo più onorevole del detentore supremo del potere temporale fosse un titolo religioso: Sacra Majestas, Rex Apostolicus, Rex Christianissimus, Rex Catholicus, Rex Fidelissimus, Defensor Fidei. Che i duchi di Lorena — i quali si ritenevano anche Re di Gerusalemme — cingessero una corona il cui diadema era fatto di spine, o che il Re di Lombardia avesse nella Corona Ferrea un chiodo della Passione di Cristo. Tutti questi fatti attestavano la sacralità della società temporale e quindi del potere temporale, sebbene questo rimanesse distinto dalla Gerarchia ecclesiastica.


“Arriviamo così alla nozione della società temporale ministra della Chiesa, che apre ampie prospettive per la nozione della società simultaneamente temporale e sacrale”.