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Vir catholicus, apostolicus, plene romanus

 

Le pagine precedenti ci hanno mostrato un Plinio Corrêa de Oliveira dalla personalità molto ricca: pensatore di grande cultura storica, filosofica e teologica, leader politico di successo, affascinante oratore, raffinato uomo di società, professore universitario, brillante giornalista, scrittore, fondatore di movimenti civici. Ma esiste un tratto che possa definirlo, una chiave di lettura che possa compendiare tutti questi aspetti? Certamente. Lo troviamo nell’epitaffio che egli stesso ha voluto sul suo sepolcro: Vir catholicus, apostolicus, plene romanus, Uomo cattolico, apostolico, pienamente romano.


Ecco la chiave per comprendere Plinio Corrêa de Oliveira: la centralità della sua Fede cattolica: “Io non voglio altro che essere figlio della Santa Chiesa, membro della Chiesa e obbediente alla Chiesa. Questa è la mia definizione. La parola cattolico contiene tutto ciò che di buono, di bello, di vero e di giusto esiste nel vocabolario umano, di più non si può dire! Se qualcuno mi scrivesse come epitaffio Fuit vir catholicus, io esulterei di gioia nel mio sepolcro!”


La sua Fede si esprimeva soprattutto nelle tre devozioni che costituivano il fulcro della sua vita spirituale: devozione al Santissimo Sacramento, alla Madonna e al Papato.


Apostolo della Comunione quotidiana, Plinio Corrêa de Oliveira era solito fare lunghe adorazioni di fronte al Santissimo, col quale sembrava intrattenere un dialogo mistico che traspariva nel suo sembiante, raccolto ed estatico. A sua volta, si prodigava per inculcare questa devozione nei suoi discepoli. “Per nessun motivo al mondo tralasciate di fare la comunione ogni giorno — egli ribadiva spesso — è questo che ci mantiene sulla strada giusta e, particolarmente, nella pratica della purezza”.


Plinio Corrêa de Oliveira fu anche, in sommo grado, un paladino della devozione mariana. Il suo esempio edificante, i suoi libri, i suoi articoli e discorsi erano sempre pregni di quella devota adesione che il cattolico deve a Colei che è Madre di Dio e Mediatrice di tutte le grazie.


Instancabile nel raccomandare il ricorso alla Madonna, non perdeva mai l’opportunità di conquistarle un nuovo fedele, di esaltare il suo nome, di introdurre in un locale adeguato una sua immagine, di raccomandare un atto di pietà mariana. Quante volte, chiedendogli un figlio spirituale un consiglio, si udiva dalle sue labbra: “Abbia più devozione alla Madonna!” Il suo saluto era sempre “Salve Maria!”. Nel prendere congedo di qualcuno, anziché il solito “arrivederci!”, egli diceva: “che la Madonna lo aiuti!”


La recita quotidiana del Rosario completo, il rinnovo della sua consacrazione come schiavo di amore a Maria secondo l’insegnamento di San Luigi Maria Grignon di Montfort, la recita delle Litanie lauretane e dei Salmi del Piccolo Officio della Beatissima Vergine, l’uso della Medaglia Miracolosa, la visita ai santuari mariani, erano alcune fra le sue devozioni più assidue.


Sin da giovane, egli si era consacrato a Maria come “schiavo di amore”. Questo lo ricorda nel suo testamento spirituale: “Ringrazio ugualmente la Madonna, senza trovare le parole sufficienti per farlo, per la grazia di aver letto e diffuso il ‘Trattato della Vera Devozione alla Santissima Vergine’ di San Luigi Maria Grignion di Montfort, e di essermi consacrato a Lei come schiavo perpetuo. La Madonna è stata sempre la luce dei miei giorni, e spero che Ella nella sua clemenza sia la mia luce e il mio ausilio fino alla fine della mia esistenza”.


Ma l’orizzonte spirituale del dottor Plinio non sarebbe completo senza la sua sconfinata devozione al Papato, espressa per esempio nella conclusione di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione»:


“Non vorremmo considerare concluso questo studio senza un omaggio di filiale devozione e di obbedienza illimitata al ‘dolce Cristo in terra’, colonna e fondamento infallibile della Verità, Sua Santità Papa Giovanni XXIII. Ubi Ecclesia ibi Christus, ubi Petrus ibi Ecclesia. Al Santo Padre si rivolge dunque tutto il nostro amore, tutto il nostro entusiasmo, tutta la nostra devozione. Con questi sentimenti, che ispirano il nostro gruppo dalla sua fondazione, abbiamo creduto di dover pubblicare anche questo studio. Nel nostro cuore, non abbiamo il minimo dubbio sulla verità di ognuna delle tesi che lo compongono. Le sottomettiamo, tuttavia, senza restrizioni, al giudizio del Vicario di Gesù Cristo, disposti a rinunciare senza esitazione a qualsiasi di esse, se si allontana, anche lievemente, dall’insegnamento della santa Chiesa, nostra Madre, Arca della Salvezza e Porta del Cielo”.


Questa devozione per il Papato nacque dalla più tenera età: “La prima volta che io sentì parlare del Romano Pontefice ero un bambino, e non sapevo cosa volesse dire. Ma pensai: Che bella parola! Pontefice! Che musica! Il Romano Pontefice, dunque, è qualcuno che dall’alto è infallibile, lui comanda e gli altri obbediscono. Ah! Essere cattolico è una cosa straordinaria!”


La devozione per il Papato è andata poi crescendo per tutta la sua vita, sicché pochi anni prima della morte poté dire in una conferenza: “Desidero che l’ultimo atto del mio intelletto sia un atto di fede nel Papato; che il mio ultimo atto di volontà sia un atto di amore per il Papato!”.