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A proposito di Plinio Corrêa de Oliveira

 

[Recensiamo due importanti studi, recentemente pubblicati in Italia, riguardanti il prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Uno è il libro di Giovanni Cantoni «Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo (Sugarco, Milano, 2008). L'altro, una serie di tre saggi scritti da Massimo Introvigne sul sito del Centro studi sulle nuove religioni (CESNUR).]

 

Il 40° anniversario del maggio ‘68 ha visto una pletora di pubblicazioni evocative. Alcune apertamente inneggianti, altre invece critiche, anche se non di rado cercando di salvarne qualche pezzo. Pochi, però, hanno badato a presentare un’alternativa. Fra questi spicca Giovanni Cantoni con suo recente libro Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. Lo stesso autore spiega il senso dell’opera:"Mentre l’Occidente vive l’ormai plurisecolare agonia della Cristianità (...) la stessa Modernità va dissolvendosi: con il malato viene morendo anche il virus che lo sta uccidendo. Di fronte all’ambigua postmodernità (...) si può immaginare una Cristianità Nuova nel terzo millennio? (...) Una cristianità che fronteggi la sfida del mondo multipolare, così come si è rivelato dopo il 1989, dopo l’implosione del focus occidentale del sistema imperiale ideocratico socialcomunista, e che combatta la quarta guerra mondiale, scoppiata l’11 settembre 2001?"

La risposta di Cantoni è ovviamente affermativa. E perciò si richiama alla "risposta positiva e profetica" di Giovanni Paolo II, alla quale fa eco Benedetto XVI quando "auspica un’autocritica della Modernità e dello stesso cristianesimo moderno". L’opera raccoglie ben ventiquattro articoli del noto pensatore cattolico piacentino, che è fondatore e reggente nazionale di Alleanza Cattolica, nonché direttore della rivista Cristianità.


Le due sponde della risposta

La prima fonte alla quale Giovanni Cantoni attinge -- e non poteva essere diversamente -- è la parola del Magistero e, concretamente, il richiamo alla "nuova evangelizzazione" rivolto da Giovanni Paolo II e che alcuni hanno ridotto ai suoi elementi spirituali, trascurando il denso contenuto culturale e di civiltà.

Una seconda fonte è la grande tradizione europea, la "coscienza della Magna Europa", che non è altro che la Civiltà cristiana come concretamente essa è esistita, dalla conversione dell’Impero romano alla formazione del Medioevo. Dall’11 settembre 2001, cioè dall’attentato alle Torri Gemelle, questa Cristianità si trova ad affrontare una sfida che ha tutte le connotazioni di essere all’ultimo sangue: l’assalto dell’islam terrorista, primizia di ciò che più di un analista ha qualificato come Quarta guerra mondiale.

In Cantoni troviamo, altresì, una grande originalità. Prendendo il largo da una certa letteratura che spesso sembra appena vorticare su sé stessa, egli esplora non solo la grande tradizione europea, ma anche una realtà non solitamente pressa in considerazione dagli analisti europei, e anzi a volte perfino disistimata, eppure ricchissima di contenuti e di promesse: il pensiero contro-rivoluzionario latinoamericano, rappresentato da personaggi come Plinio Corrêa de Oliveria e Nicolás Gómez Dávila.


Plinio Corrêa de Oliveira

Diversi capitoli sono dedicati all’analisi della vita e del pensiero del prof. Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), ispiratore delle Società per la difesa della Tradizione Famiglia e Proprietà - TFP.

È merito di Giovanni Cantoni l’aver diffuso largamente in Italia il capolavoro del dott. Plinio, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», al quale dedicò un articolo sul Secolo d’Italia già nel 1964, in occasione della prima edizione italiana. In un’intervista concessa all’Ufficio TFP di Roma nel 1999, e trascritta nell’opera in questione, Cantoni spiega il suo interesse per questo saggio: "Ho creduto d’identificare nell’opera una risposta utile ai miei personali problemi politico-religiosi e a quelli del mondo politico-culturale in cui vivevo: quindi uno strumento per far chiarezza. (...) E mi ha colpito soprattutto il fatto che permettesse di andare oltre la comprensione politica del passato e che, cogliendo aspetti esistenziali del processo rivoluzionario, ponesse nella seconda parte le premesse per un’opera di Restaurazione"

Il libro di Giovanni Cantoni chiude con un denso saggio sul "Contributo di Plinio Corrêa de Oliveira e di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione allo sviluppo del pensiero de dell’azione contro-rivoluzionari". In questo saggio conclusivo, l’autore si concentra su "un aspetto di novità, forse il principale aspetto di novità" del leader brasiliano: l’analisi della dimensione "tendenziale" della Rivoluzione, cioè del ruolo degli ambienti e delle "piccole realtà" nella formazione delle mentalità e, quindi, della società.


Il "risveglio cattolico" e il ruolo del dott. Plinio

In una serie di tre articoli che si possono leggere nel sito del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni), il suo fondatore e noto sociologo Massimo Introvigne, dirigente anche di Alleanza Cattolica, tratta la figura di Plinio Correa de Oliveira, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, analizzando con acume il contesto storico in cui il leader cattolico brasiliano svolse il suo apostolato controrivoluzionario.

Il primo grande fattore presente in quel contesto, secondo Introvigne, è il fenomeno di "risveglio cattolico" degli anni 1920. Spicca in esso sia l’operato del vescovo (e futuro cardinale) Sebastiao Leme che la conversione del brillante scrittore Jackson de Figuereido. Le due figure chiedono per i cattolici, la stragrande maggioranza della popolazione, uno spazio che finora è stato loro negato. Nello spirito del "risveglio" nascerà la Lega Eleitoral Católica che dovrà domandare alla nuova Assemblea Costituente riunitasi a Rio de Janeiro nel 1934, un "decalogo" di punti da inserire nella Costituzione. La lista cattolica avrà un pieno successo elettorale e raggiungerà i suoi scopi, proiettando anche la figura di Plinio Correa de Oliveira, essendo stato, a soli 24 anni, il candidato più votato dell’intero Paese.

In un secondo articolo, viene presa in esame l’importanza determinante avuta nel Brasile del "populismo", fenomeno apripista del socialismo e, in genere, di una certa demagogia di sinistra che farà propugnare, fra l’altro, "il mito della riforma agraria", panacea sterile di risultati reali per il Paese. Sulla scia di questi ed altri miti populisti, incomincerà l’azione di mons. Hélder Camera, segretario della conferenza dei vescovi, ma in realtà esponente ideologico di una minoranza che, tuttavia, conta sul favore dei mass media. La linea cattolico-populista andrà a confluire nel fenomeno della Teologia della liberazione, che anni più tardi segnerà profondamente la chiesa brasiliana.

In quel periodo Plinio Correa de Oliveira cerca di illuminare i suoi concittadini, diffondendo e commentando il magistero nettamente antisocialista e anticomunista di Pio XII, in realtà trascurato dagli esponenti "mediatici" della Chiesa brasiliana. Uno degli aspetti più rilevanti della scuola di pensiero e di azione che a poco a poco andrà formando Plinio Correa de Oliveira è la sua netta opposizione al populismo, inteso come trionfo della quantità sulla qualità e come agente promotore "dell’involgarimento della cultura". La promozione di ambienti atti alla retta "formazione delle idee" e la denuncia di quelli contrari a questo fine, d’accordo alla massima di Paul Bourget "bisogna vivere come si pensa se no, prima o poi, si finisce per pensare come si vive", sarà un punto originale e caratterizzante dell’apostolato del prof. Plinio.

Nel terzo articolo Massimo Introvigne prende in esame la crisi del cattolicesimo brasiliano che ha provocato lungo i decenni il drenaggio di decine di milioni di fedeli cattolici verso una religiosità di tipo predominante pentecostale e di origine nordamericana. Nella sua ultima fase, questa crisi cattolica si manifestò nella deriva marxisteggiante della teologia della liberazione.

Adoperando la terminologia più recente della sociologia delle religioni di cui è esperto, Introvigne attribuisce la diminuzione del cattolicesimo brasiliano non tanto alla "crisi della domanda" (ossia il processo di secolarizzazione, che fa calare l’interesse per i "beni religiosi"), bensì ad una "crisi dell’offerta", cioè a un problema intraecclesiastico per cui non si riesce a soddisfare l’anelito profondo del popolo di avere più religione, religione "religiosa" e non religione imbevuta di tematiche sociali. Nella svolta sociale del cattolicesimo brasiliano, immense quantità di persone sono migrate verso le nuove realtà religiose. Realtà che, del resto, vengono accusate dalla sinistra cattolica di essere "oppio del popolo", data la loro offerta di religione troppo spirituale e quasi puritana. Perciò, secondo questa analisi, l’accodarsi di una parte importante della Chiesa alle esigenze del populismo politico si è configurato oggettivamente come un fattore che ha favorito l’avanzata pentecostale.

Su questo sfondo di crisi del cattolicesimo brasiliano, Introvigne torna sulla figura di Plinio Correa de Oliveira per segnalare il suo primo libro «In difesa dell’Azione Cattolica» (encomiato da Mons. Montini, futuro Paolo VI, a nome di Pio XII) come un grido d’allarme contro certe tendenze che già si manifestavano negli anni 30 e 40 del secolo scorso e che, da una parte, portavano a diluire il discorso religioso nel discorso sociale e a rilassare la spiritualità in atteggiamenti più lassisti nei temi etici allo scopo di penetrare meglio la società. D’altra parte si tendeva a far confluire tutte le realtà del vasto movimento cattolico, ad. esempio, le Congregazioni mariane, nel solo contenitore dell’Azione Cattolica, creando ancora delusione fra i fedeli. Purtroppo "l’analisi proposta da Em defesa da Ação Catòlica non sarà capita" , conclude Introvigne.