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Omosessualità al Festival di Sanremo

di Filippo Campo

 

Ha causato generale stupore il gravissimo e deliberato attacco lanciato dalla RAI alla famiglia naturale, nella trasmissione del Festival di Sanremo.

Questa edizione del Festival di Sanremo passerà probabilmente alla storia per avere sferrato un colpo micidiale all’istituzione della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, aprendo la strada alla liceità del peccato contro natura.

Mai invero come quest’anno la promozione dell’omosessualità è stata così lampante sulla rete del servizio pubblico radiotelevisivo. Dalla canzone sull’amore gaio “Il Postino” all’esibizione programmata nella prima giornata della kermesse canora di due omosessuali che hanno lanciato un appello a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso.

Tale misfatto è avvenuto con il beneplacito di Anna Maria Tarantola, presidente della RAI dal luglio 2012, nominata dal Governo Monti, la quale, all’atto del suo insediamento, ha esplicitamente dichiarato che uno dei suoi precipui obiettivi sarebbe stato quello di “contribuire in modo significativo a realizzare una crescita sociale e culturale di ampio respiro”. Ci si chiede quale “crescita” può mai avvenire calpestando il diritto naturale.

Luca Borgomeo, presidente dell’Associazione Spettatori AIART, ha giustamente dichiarato: “Il bacio omosessuale è solo l’ennesima trovata per fare parlare del festival di Sanremo, una manifestazione canora che da tempo ha perso consenso tra gli italiani. Lo spettacolo sembra non conoscere argini”.

Inevitabili anche le ricadute politiche. Il senatore Carlo Giovanardi, responsabile per le politiche famigliari del PDL, si lamentava: “La Presidente e il Direttore Generale della Rai spieghino come sia possibile che, in periodo di par condicio, un conduttore esageratamente pagato e politicamente schierato come Fabio Fazio usi il Festival di Sanremo per uno spot a favore del programma elettorale e di vita del candidato Niki Vendola”.

Dobbiamo constatare con amarezza che il Festival di Sanremo, che dovrebbe costituire la più alta manifestazione dell’arte canora italiana, è diventato uno strumento della peggiore rivoluzione culturale. Il tutto finanziato con i nostri soldi, tramite il famigerato canone.