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Intervista a Fran Markić

 

Croazia: referendum in favore della famiglia naturale

 

Possiamo battere le lobby omosessualiste Ecco tre recenti iniziative vittoriose in difesa della famiglia naturale, raccontate da tre protagonisti: in Croazia, in Francia e in Estonia Iniziamo con Fran Markić, volontario della coalizione “U ime obitelji”

 

TFP: Possiamo dunque battere le lobby omosessualiste?

Fran Marckić: Il mio Paese è stato sempre sulla linea di confine della difesa dell’Europa contro l’islam di origine turca. In passato è stato chiamato “Scudo della Cristianità”, proprio per questo ruolo di sentinella avanzata. E anche oggi, nel 2013, la Croazia ha dimostrato di essere un caposaldo della civiltà cristiana.

A differenza di altri paesi, che hanno dovuto subire l’assalto omosessualista, salvo poi reagire, in Croazia ci siamo mossi d’anticipo. Proprio per evitare da noi il caso francese, abbiamo pensato di indire un referendum per obbligare il Parlamento a definire nella Costituzione croata il matrimonio come “un’unione tra un uomo e una donna”.

In Croazia, entrata nell’Unione europea il primo luglio di quest’anno, il matrimonio è definito nel Codice della Famiglia come un’unione tra un uomo e una donna, mentre nella Costituzione non è in nessun modo preclusa la sua definizione. Il governo di centro-sinistra, capeggiato dal premier Zoran Milanović, aveva promesso una legge speciale per il riconoscimento delle coppie omosessuali. Bisognava fermargli il passo.

Abbiamo quindi formato una vasta coalizione chiamata “U ime obitelji” (Nel nome della famiglia). Anche se noi cattolici siamo la maggioranza, direi la forza trainante, la coalizione è aperta a tutte le persone e a tutte le associazioni che credono nella famiglia. Si tratta, dunque, di un’iniziativa non propriamente religiosa ma morale e culturale, in difesa della nostra civiltà. L’idea è nata da persone già da tempo impegnate nel campo pro life, come il mio nonno Marijo Živković, direttore del Family Centre di Zagabria. Abbiamo disegnato un logo, ispirato a quello della Manif pour tous, che mostra in forma stilizzata una famiglia naturale: padre, madre, figli. Il logo è stato riportato sui nostri manifesti, su magliette, palloncini e via dicendo.

 

TFP: Quante firme vi servivano?

Fran Marckić: Per la riuscita dell’iniziativa referendaria bisognava raccogliere 450 mila firme, corrispondenti al 10 per cento dell’elettorato. Ebbene, ho la gioia di proclamare che abbiamo superato abbondantemente tale soglia, raccogliendo più di 800 mila firme! Proporzionalmente, è come se in Italia avessero firmato dieci milioni di persone. Il segreto del nostro successo?

Prima di tutto la chiarezza del quesito referendario. Evitando accuratamente il “legalese”, abbiamo semplicemente chiesto: “Siete favorevoli all’inserimento nella Costituzione di un articolo che definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna?”.

Poi bisogna menzionare l’appoggio del clero. A differenza di altri paesi, dove, per motivi vari, gli uomini di Chiesa raramente scendono in campo, il clero croato ha risposto con entusiasmo al nostro appello. Dopo aver ottenuto il beneplacito dei vescovi, abbiamo inviato una lettera a tutti i parroci del Paese, chiedendo loro di raccogliere firme nelle rispettive chiese. Per due settimane, dunque, volontari parrocchiani hanno allestito banchi all’ingresso delle chiese e dei santuari.

Il terzo segreto del nostro successo è proprio il vasto corpo di volontari. Tramite la rete abbiamo diramato un appello per reclutare volontari. Hanno risposto in 4.500, per lo più giovani, dimostrando il caloroso sostegno popolare all’iniziativa. Questo vero “esercito”, entusiasta e organizzato, ha allestito banchi per le vie di tutto il Paese, negli shopping center, nelle stazioni ferroviarie, nelle piazze, davanti alle scuole e alle università e via dicendo. La campagna è proseguita con ritmi incalzanti.

 

TFP: Ci sono state reazioni da parte delle lobby omosessualiste?

Fran Marckić: Gli omosessualisti hanno reagito con sdegno. Marko Jurcić, coordinatore del Zagreb Pride, ha parlato di “iniziativa dell’estrema destra” che “incoraggia la discriminazione”. Tutto falso, ovviamente.

Il 14 giugno scorso circa mille membri della coalizione “Nel nome della famiglia” sono scesi in piazza a Zagabria per consegnare le firme al Parlamento. La portavoce, mia madre Zeljka Markić, si è rivolta alla folla così: “Siamo tutti uniti dall’obiettivo di garantire ai croati la possibilità di esprimere la propria opinione su questioni importanti come la famiglia, il matrimonio, l’adozione dei bambini”. Ormai l’esito è nelle mani di Dio, e del popolo croata.

Un’ultima riflessione. Santa Giovanna d’Arco diceva: “Noi combattiamo e Dio dà la vittoria”. Se noi non ci diamo da fare, inutile sperare nell’aiuto di Dio. Quante sconfitte nel campo pro life sono avvenute solo perché non abbiamo combattuto! Dobbiamo contrastare la mentalità disfattista di tanti cattolici e dimostrare che, con fede e con entusiasmo, si possono fare meraviglie.