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Fra Tommaso da Olera
Un predicatore imperiale contro il protestantesimo

di Riccardo Bevilacqua

 

Un umile frate cappuccino bergamasco diventa confessore dell’Imperatore e predicatore della Corte di Vienna

 

Anno Domini 1619: preoccupato dal minaccioso diffondersi della satanica eresia protestante anche nei suoi domini, il religiosissimo arciduca Leopoldo V d’Austria, governatore del Tirolo, venuto a conoscenza della fama di mistico e di taumaturgo del frate cappuccino Tommaso da Olera (piccolo borgo bergamasco), decide di farlo trasferire dal convento di Padova a quello di Innsbruck, per aiutarlo a meglio contrastare i seguaci di Lutero. Questo convento cappuccino, primo del mondo tedesco, era stato fondato nel 1593 da un’italiana, l’arciduchessa Anna Caterina d’Asburgo, nata principessa Gonzaga.

 

Innamorato di Cristo

Le giornate di Fra Tommaso nel nuovo cenobio si svolgono come sempre: dopo aver lavorato in cucina, coltivato l’orto e tagliata la legna, gira ovunque nella faticosissima incombenza della questua quotidiana, a beneficio del convento e dei tanti poveri che ad esso si appoggiano. Bussando ogni giorno alla porta di decine di case per chiedere l’elemosina, il frate entra in contatto personalmente con centinaia di anime. Il suo amore sincero, traboccante e appassionato per Nostro Signore Gesù Cristo lo porta ad un’ardente predicazione che riesce a riportare alla fede chi l’aveva persa e ad infiammare chi l’aveva sopita.

In questo apostolato si impegna così tanto da essere definito dal celebre storico tedesco Ludovico von Pastor «uno dei più popolari predicatori del Tirolo». L’umilissimo cappuccino, inoltre, come tutti i francescani, risulta particolarmente credibile al popolo proprio perché povero come la maggior parte della gente. Preghiera costante, anche notturna, digiuni, flagellazioni e ogni tipo di rigore alimentano in lui una fede impetuosa. Il suo linguaggio è semplice e diretto, volto a promuovere la pietà popolare per recuperare gli eretici, ma anche sempre pronto a denunciare implacabile i loro errori.

Il Beato nutre una grande devozione alla passione di Cristo e alle Sue sante piaghe che si evolve sfociando nella devozione al Suo sacro Cuore. «Il Cuore aperto di Cristo è per fra Tommaso il riassunto della passione, il culmine di tutta la Redenzione. Dolori fisici e patimenti morali, tutto si riflette e si riassume nel Cuore» (Padre F. Cuman, Frà Tommaso da Olera, Pontificia Università Urbaniana, 1982).

 

Un Frate che parla a chiunque senza alcun timore

Con la sua predicazione il frate bergamasco raggiunge chiunque: ricchi e poveri, ignoranti e colti, nobili e borghesi, tenendo inoltre ben presente che per contrastare gli eretici è importante una sorta di alleanza tra potere religioso e potere politico. Anche quest’ultimo è composto da uomini e anche in loro la fede in Gesù Cristo deve essere risvegliata. L’amicizia con il conte palatino Ippolito Guarinoni, originario di Trento ma operante in Tirolo, medico illustre e suo primo biografo, gli sarà di aiuto per avvicinare sia il doloroso mondo dei malati sia diversi esponenti della Casa Imperiale in quanto Archiatra di Corte.

Il Beato diventa quindi direttore spirituale (e non era sacerdote!) del Governatore del Tirolo, l’arciduca Leopoldo V e di sua moglie, la fiorentina Claudia de’ Medici. Nella stessa veste è spesso a Vienna dal fratello dell’Arciduca, l’imperatore Ferdinando II e dalla sua consorte Eleonora Gonzaga. Sua Maestà Imperiale lo autorizza a predicare a Corte e sarà proprio l’Asburgo ad essere protagonista di un suo miracolo: Ferdinando II è gravemente malato, si teme per la sua vita, quando gli viene suggerito di prendere del brodo con un cucchiaio di legno intagliato dal cappuccino. La guarigione arriva improvvisa ed eclatante.

Tommaso da Olera stringe amicizia anche con Massimiliano I di Baviera, cugino dell’Imperatore, al quale preconizza, con mesi di anticipo, la vittoria dell’Armata cattolica su quella degli eretici nella celeberrima battaglia della Montagna Bianca (1620). Riesce poi a diventare, grazie alla sua ammirevole e ardente fede, direttore spirituale delle sorelle dell’Imperatore, le arciduchesse Elena e Maria Cristina d’Asburgo; quest’ultima era direttrice del “Regio Istituto delle Vergini”, presente nella città di Hall, un centro educativo di grandissima importanza perché frequentato dalle ragazze dell’alta nobiltà tirolese.

L’umile cappuccino di Olera è anche consigliere di religiosi e alti prelati, ai quali spesso suggerisce il modo migliore per applicare le riforme promulgate dal Concilio di Trento. Emblematici e fecondi, per esempio, sono i suoi rapporti con Sua Eccellenza l’arcivescovo Paride Lodron, principe – vescovo di Salisburgo e con Sua Eminenza il Cardinale Carlo Madruzzo, principe – vescovo di Trento.

 

Un uomo che riesce a convertire

La vita del Beato è costellata di storie di conversioni e di anime che riesce a strappare all’eresia luterana. Ci limitiamo a citarne alcune tra le più famose. Quella dei baroni Fieger era una delle più potenti famiglie di tutto il Tirolo; famiglia ricchissima, esemplare nella fede, generosa nelle opere di carità. Per motivi di lavoro, però, i baroni Fieger entrano in contatto con i protestanti e ben presto alcuni di loro aderiscono all’eresia. Fra Tommaso, venuto a conoscenza della situazione, si fa presentare a due membri del Casato, Giovanni e Benedetto Fieger. Pian piano conquista la loro stima e inizia a frequentare il loro magnifico castello di Friedberg, entrando in contatto con tutti gli altri esponenti della numerosa famiglia. La breccia è aperta: con le sue parole infiammate d’amore per Cristo e per la sua Chiesa, lentamente ma costantemente, riesce a sradicare dal loro cuore il cancro dell’eresia. Riconduce quindi questa famiglia al fervore cattolico a beneficio di tutte le altre di pari lignaggio e del popolo che li ammirava e li stimava.

Un altro caso è quello della Contessa Eva Maria Fleischer conosciuta alla Corte di Vienna. Fra Tommaso riesce a strapparla al luteranesimo; la sua conversione è così profonda che la nobildonna vende tutti i suoi beni per aiutare i poveri ed entrare nel monastero benedettino di Nonnberg (Salisburgo). Per finire rammentiamo il ritorno all’unica Chiesa di Cristo dell’eretico Duca di Weimar, conosciuto a Monaco alla corte di Massimiliano I.

 

Devoto dell’Immacolata

Nella predicazione Fra Tommaso alimenta la devozione ai Santi e soprattutto alla Vergine Santissima, raccomandando caldamente la pratica del Santo Rosario. Nel 1620 l’amico Ippolito Guarinoni gli confida di voler far costruire una cappella nella città di Hall. Il cappuccino gli consiglia allora di far edificare una vera e propria chiesa da dedicare a Maria Immacolata. Sorge così la prima chiesa, in terra tedesca, dedicata all’Immacolata Concezione di Maria unitamente ai santi Carlo Borromeo, Ignazio di Loyola e Francesca Romana. La costruzione si conclude nel 1654, esattamente 200 anni prima della proclamazione del dogma. Nel secolo scorso la splendida chiesa è stata dichiarata monumento nazionale.

 

I suoi scritti

Nessuno dei numerosi scritti di Fra Tommaso fu pubblicato durante la sua vita. Dopo la sua morte, avvenuta il 3 maggio 1631 nel convento di Innsbruck, l’Arciduca Leopoldo V d’Asburgo, suo amico ed ammiratore, li fece raccogliere e custodire. Fu padre Giovenale da Val di Non a farli pubblicare nel 1682, dopo averli riordinati e analizzati, dedicandoli all’Imperatore Leopoldo I d’Austria. Le opere più importanti pubblicate sono: “Fuoco d’amore mandato da Cristo in terra per essere acceso”, “Selva di perfezione”, “Scala di perfezione” e “Concetti morali contro gli eretici”. In quest’ultima, tra le altre cose, scrive: «Non può esserci verità catholica dove sarà senso, carne e libertà perché Dio, somma purità e perfezione e santità, non può abitare dov’è vizio e peccato. La vita dunque dell’eretico non è altro che vizio e peccato».

Nell’anno in cui moriva il Beato nasceva Carlo Cristofori, il futuro padre Marco d’Aviano. Sembra un passaggio di testimone. Entrambi cappuccini, entrambi al fianco degli Asburgo, entrambi ora Beati, entrambi affrontano con successo due minacce diaboliche per Santa Romana Chiesa e per l’Europa: il primo il dilagare dell’eresia luterana ed il secondo dell’islam. La vita di entrambi questi uomini di Dio possa essere di esempio e di stimolo per meglio reagire, secondo il nostro stato, all’azione straordinaria del maligno che ogni giorno di più ci lascia sgomenti.