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Paesi Bassi: la radicale intolleranza dei campioni della tolleranza

 

A fine maggio ero stato invitato dalla Fondazione Civitas Christiana (la TFP olandese) a dare alcune conferenze a Nimega. Il programma prevedeva una giornata di apostolato giovanile, con una dozzina di ragazzi, sul tema: “La sacralità della Civiltà cristiana”, e una mezza giornata di conferenze per una sessantina di simpatizzanti adulti, sul tema “Plinio Corrêa de Oliveira: il crociato del secolo XX”. Infatti, anche nel Paese dei tulipani sta crescendo l’interesse per questo grande leader cattolico contro-rivoluzionario.

Sabato pomeriggio, come parte del programma giovanile, siamo andati al centro di Nimega per realizzare una protesta contro un poster immorale diffuso nella città, che mostra due omosessuali mentre si baciano. Hugo Bos, direttore della TFP dei Paesi Bassi, aveva giustamente definito il poster “altamente sconveniente per la morale pubblica e, specialmente, diseducativo per i bambini”. La manifestazione consisteva nella distribuzione, in modo pacifico e legale, di un foglietto sollecitando le persone a firmare online una sottoscrizione di protesta.

Pochissimi minuti dopo l’inizio della campagna, ecco che arriva una caterva di militanti LGBT. Erano intorno a cento. Alcuni avevano il volto coperto da sciarpe, oppure indossavano caschi integrali. Erano evidentemente preparati per la guerriglia urbana. Inferociti, ci hanno subito aggredito fisicamente in modo piuttosto violento. Solo la nostra calma e superiorità morale, e soprattutto uno speciale aiuto della Madonna, hanno impedito che la cosa degenerasse. La polizia ha poi arrestato diversi teppisti LGBT sui quali adesso pendono procedure penali per violenza fisica aggravata e resistenza a pubblico ufficiale.

Gli energumeni ci hanno bombardato con palloncini ripieni di vernice e lanciato negli occhi polvere urticante e brillantina. Hanno stracciato tutti i nostri foglietti, strappandoli con forza dalle nostre mani e hanno cercato, senza riuscirci, di rubare anche i nostri striscioni. A un certo punto, abbiamo cominciato a pregare il Santo Rosario. Incuranti del carattere strettamente religioso dell’atto, i teppisti LGBT ci hanno strappato dalle mani i Rosari, rompendoli e deridendoli. L’odio alla Fede era evidente.

La Polizia, molto gentile e disponibile, ci ha protetto solo in parte. Anche loro avevano paura di essere poi processati per “atti omofobici”.

Non è la prima volta che mi trovavo sulla piazza ad affrontare energumeni LGBT. Questa volta, però, ho avuto tempo di ponderare meglio alcune riflessioni.

1. Mi ha colpito il clima di terrore ideologico imposto dalla lobby LGBT in Olanda, Paese in teoria liberale e tollerante. Ben quattro tipografie si sono rifiutate di stampare i nostri foglietti, per paura delle rappresaglie. Alla fine, una piccola tipografia amica ha accettato l’incarico, ma di nascosto. Dov’è andata a finire la libertà di stampa? Ecco un elemento tipico delle dittature: il controllo della stampa.

2. La stessa Polizia ci ha detto di non poterci proteggere più di tanto, perché dovevano essere molto attenti a non incappare in qualche “reato di omofobia” che può comportare il licenziamento e anche un processo penale. Dov’è finito il diritto del cittadino a essere protetto dalle forze dell’ordine? Ecco un altro elemento tipico delle dittature: il controllo della Polizia.

3. La nostra protesta, oltre a essere pacifica, era saldamente motivata sia dal punto di vista intellettuale che morale. Noi presentavamo, in modo sereno, un punto di vista: quello della morale cattolica e del diritto naturale. L’intolleranza della dittatura LGBT, però, è radicale, totale, assoluta. Nessuno ha il diritto di manifestare un punto di vista diverso dal loro. Chi lo fa rischia, letteralmente, la pelle. Ecco un terzo elemento della dittatura: il controllo del pensiero con la forza bruta.

4. Quando, ormai senza foglietti, abbiamo cominciato a pregare il Santo Rosario, la furia degli LGBT ha raggiunto il parossismo. Non solo ci hanno strappato i Rosari dalle mani, ma ci hanno provocato sessualmente, praticando in nostra presenza atti lascivi, e perfino mettendoci le mani addosso, senza che noi potessimo reagire del tutto perché qualsiasi gesto deciso da parte nostra per scrollarci di dosso queste persone sarebbe stato ipso facto bollato come “violenza di genere”. La situazione era francamente sgradevole, anche per la possibilità che qualcuno di loro fosse infetto da AIDS. Ecco ancora un elemento della dittatura: la virtuale proibizione di praticare la propria religione, anche in campo morale.

Stiamo camminando, in modo velocissimo, verso quella “dittatura del relativismo” denunciata da Papa Benedetto XVI. In Olanda, sono ormai riusciti a instaurare un clima di terrore ideologico. Spero che fatti come questi – frequenti anche nel nostro Paese – possano aprire gli occhi a tante persone sul pericolo che, nel nostro continente, si instauri una dittatura LGBT. (JL)