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 La voce di Dio sta risuonando nella presente pandemia?

 

di Luiz Sérgio Solimeo

 

Dio può castigare? Ciò non sarebbe contrario alla sua infinita bontà? Perché i castighi colpiscono sia i giusti che i peccatori? Che cosa ne dice la dottrina della Chiesa? Un’approfondita analisi teologica su temi di scottante attualità.

 

Per alcuni prelati di alto livello, Dio non punisce mai. Dire che il flagello dell’attuale epidemia potrebbe essere una punizione divina sarebbe, per loro, una cosa pagana.
È quanto ha affermato in una recente intervista l’attuale successore di San Carlo Borromeo nell’arcidiocesi di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini. Il giornalista gli ha chiesto se si dovrebbe chiedere soccorso a Dio, visto che, come affermano alcuni predicatori, è Lui che manda il flagello del virus. La risposta dell’arcivescovo è stata sorprendente: «Queste sono teorie su Dio che non so da dove vengano e che non condivido. La preghiera non serve a chiedere a Dio di togliere un castigo che Lui stesso ha mandato, non abbiamo un Dio arrabbiato che deve essere calmato. Mi sembra questa un’immagine molto pagana» (1).


Nello stesso senso ha parlato il cardinale Antonio Marto, vescovo di Leiria-Fatima, in Portogallo. Alla domanda se fosse d’accordo con chierici e cardinali che sostengono che il coronavirus sia una punizione di Dio, in netto contrasto con lo stesso messaggio di Fatima, ha risposto: «Questo non è cristiano. Lo dicono per ignoranza, fanatismo settario o follia solo quelli che non hanno nella loro mente o nel loro cuore la vera immagine di Dio-Amore e Misericordia che si è rivelata in Cristo» (2).


Anche un altro prelato, il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, sembra trascurare la preghiera durante la pandemia. Ad alcuni fedeli che desideravano l’autorizzazione delle messe con pubblico, ha commentato: «La religione non è una magia dove diciamo solo preghiere e pensiamo che le cose cambieranno. Dio ci ha dato un cervello e il dono dell’intelligenza, e dobbiamo usarlo in questo momento» (3).


Anche padre Raniero Cantalamessa, OFMCap., Predicatore della Casa Pontificia dal 1980, nel sermone del Venerdì Santo in una basilica di San Pietro quasi vuota, ha negato che l’attuale pandemia potrebbe essere una punizione di Dio: «Dio è alleato nostro, non del virus! (…). Se questi flagelli fossero castighi di Dio, non si spiegherebbe perché essi colpiscono ugualmente buoni e cattivi, e perché, di solito, sono i poveri a portarne le conseguenze maggiori. Sono forse essi più peccatori degli altri?» (4).


Non ci sarebbero motivi per una punizione?


Come possono questi ecclesiastici essere così sicuri che la pandemia di coronavirus non sia una manifestazione dell’ira di Dio per i nostri molti peccati oggi? Che non sia un castigo o un avvertimento di Dio?


La sbalorditiva apostasia della società moderna dalla verità del Vangelo spinge molti a chiedersi se Dio non cerchi di inviare un messaggio all’umanità attraverso il coronavirus. Egli potrebbe voler dirci: “Così come amo, così anche rimprovero e castigo. Sii zelante, quindi, e fai penitenza. Ecco, sto bussando alla porta”? (5). Dio potrebbe starci mostrando il suo supremo dispiacere per l’amoralità, il libertinismo, la perdita di fede ed il peccato? Considerando solo l’aborto procurato, ad esempio, non potrebbe la pandemia essere un castigo divino per il sangue di milioni di vittime innocenti che sale in Paradiso chiedendo a gran voce giustizia? “Hanno versato il sangue dei Santi come acqua, attorno a Gerusalemme. E non c’era nessuno che seppellisse. Vendica, o Signore, il sangue dei tuoi santi, che è stato sparso sulla terra” (6).


Le affermazioni dei summenzionati ecclesiastici derivano da una falsa nozione di misericordia e giustizia divina e sono in contraddizione con la dottrina e la tradizione cattolica. Ecco perché sembra opportuno ricordare alcuni punti dottrinali e rispondere ad alcune obiezioni.


“Se la pandemia di coronavirus può essere spiegata scientificamente non può essere un intervento divino”


Questa è la solita obiezione all’intervento di Dio. Se la scienza è in grado di spiegare la natura e le conseguenze del coronavirus (SARS-CoV-2), non è necessario tirare in ballo l’intervento divino. Ma mentre la scienza positiva può spiegare la meccanica delle catastrofi naturali, non spiega il loro significato trascendente.


Escludere qualsiasi intento divino negli eventi è negare che “tutte le cose, in quanto partecipano all’esistenza, devono allo stesso modo essere soggette alla divina provvidenza” (7). Altrimenti, o il Creatore ha fatto le cose senza un fine e uno scopo, e quindi non è saggio, o non è in grado di intervenire nella sua stessa creazione e quindi non è onnipotente. Ma questo equivarrebbe a negare la sua esistenza, poiché la pura possibilità di un Dio imperfetto contraddice la stessa nozione di Dio. O è un Essere assolutamente perfetto, o il concetto stesso di Dio non ha senso.


Nulla nella Creazione sfugge al governo divino


Infatti, non solo Dio ha creato tutti gli esseri attraverso un atto sovrano della sua Divina Volontà, ma li sostiene nell’esistenza e li orienta verso il fine per cui li ha creati, vale a dire la Sua gloria estrinseca. In altre parole, tutta la Creazione è sotto il governo divino ed è soggetta ai disegni sapienziali di Dio. Così insegna San Tommaso d’Aquino: "Il governo delle cose compete a Dio per la stessa ragione per cui gli compete la produzione di esse, poiché tocca al medesimo agente produrre un essere e conferirgli la debita perfezione: compito, quest’ultimo, proprio di chi governa. Ora Dio non è già causa particolare di un determinato genere di cose, ma è causa universale di tutti gli esseri, come fu già dimostrato. Quindi, come non può esservi cosa che non sia stata creata da Dio, così non può esservi cosa che non sia sottoposta al suo governo" (8).


San Tommaso spiega inoltre che mentre questo governo divino è diretto e immediato dal punto di vista del disegno, ciò non significa che Dio non possa usare mezzi secondari per l’esecuzione ultima dei Suoi piani. Di conseguenza, può usare gli angeli o persino gli uomini per intervenire nella storia. Può usare le forze naturali e le leggi fisiche che derivano dalla natura degli esseri così come li ha creati e le loro relazioni reciproche (9).


Tuttavia, il fatto che Dio usi normalmente queste cause seconde per eseguire i suoi piani, non significa che non stia dirigendo, in modo superiore, tutte le cose verso il loro vero scopo, ovvero la Sua gloria. Dio agisce comunemente nella storia senza sospendere le leggi della natura ma guidandole per ottenere risultati specifici. Ad esempio, quando il profeta Elia pregò per la pioggia in Israele, che soffriva di una terribile siccità, Dio fece sì che molte nuvole si unissero e piovessero pesantemente (10). Altre volte sospende le leggi della natura, come quando gli israeliti attraversarono il Mar Rosso (11).


In effetti, la perfezione assoluta di Dio richiede che agisca continuamente nella storia. Ciò è ampiamente confermato dalle Sacre Scritture e dagli scritti dei Padri e Dottori della Chiesa. Pertanto, quando si analizza l’attuale catastrofe, il governo di Dio nel mondo deve essere preso in considerazione.


“Dio è la bontà stessa, quindi non castiga mai gli uomini”


Questa è un’altra obiezione comune al castigo divino. Considerata nella sua logica e ultima conseguenza, essa negherebbe il dogma dell’Inferno.


Poiché Dio è l’essere assolutamente perfetto e la causa di ogni perfezione, deve avere in sé tutte le possibili perfezioni (12). Pertanto, non è solo infinitamente buono e misericordioso, ma anche infinitamente giusto. Come dice così appropriatamente il salmista: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (13).


Dio si riserva la ricompensa o la punizione finale e definitiva per la prossima vita, come si vede nella parabola del grano e della zizzania (14). Ma castiga anche su questa terra. Questa verità è formalmente fondata sulla Scrittura. Alcuni esempi sono le piaghe d’Egitto (15), il Diluvio (16), la distruzione di Sodoma e Gomorra (17) e quella di Gerusalemme (18).


Dio difatti giudica e castiga gli uomini e ciascuno individualmente


Inoltre, San Paolo afferma che l’autorità terrena “porta la spada; (perché) è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male” (19). Ovviamente, nessuna autorità umana potrebbe essere un ministro o un agente della giustizia divina se Dio stesso non avesse previsto la punizione terrena.


Secondo l’Apostolo, l’uomo non può sfuggire alla giustizia divina, sia in questa che nella successiva vita: “… pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? … Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all’ingiustizia” (20).


Dio è misericordioso. Ma la sua misericordia “si stende di generazione in generazione su quelli che lo temono”, ci dice Maria Santissima nel Magnificat (21).


“Poiché la calamità ha colpito sia il bene sia il male, non può essere un castigo divino: Dio non castigherebbe mai il bene”


Per affrontare correttamente questa obiezione, dobbiamo prima ricordare alcuni insegnamenti base della nostra Fede cattolica:


a. Dio è il Signore della vita: dobbiamo la nostra esistenza a Dio, e proprio come ci ha dato gratuitamente la vita, è libero riprendercela. Non c’è ingiustizia quando lo fa, indipendentemente dal momento della vita, sia quella di un bambino, un ragazzo, un adulto nel suo pieno vigore o uno che ha raggiunto una venerabile vecchiaia.


b. La vita e la felicità eterne e non quelle terrene, sono il nostro obiettivo finale. Di più, la nostra vita terrena e la felicità non sono fini a se stesse. Non sono la ragione principale della nostra esistenza. Sono la strada, il mezzo per raggiungere la vita eterna, il nostro vero obiettivo. Pertanto, San Paolo ci ricorda: “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli” (22). Il modo di agire di Dio ci diventa incomprensibile quando perdiamo di vista la vita eterna e la felicità celeste.


c. Dio punisce collettivamente il peccato collettivo: quando il peccato si generalizza, quando è fortemente tollerato o è commesso da individui particolarmente rappresentativi, coinvolge tutta una famiglia, una città, una regione, una nazione o persino delle epoche storiche. Questa dimensione collettiva rende il peccato particolarmente grave e offensivo per Dio avendo come risultato che il castigo divino è anche collettivo. Sia i buoni che i cattivi soffrono. I primi soffrono per diventare più perfetti. I secondi come castigo per i loro peccati.


Sant’Agostino spiega il castigo collettivo


Il grande sant’Agostino, vescovo di Ippona, nell’Africa settentrionale, e dottore della Chiesa, visse durante le invasioni barbariche che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. In effetti, mentre moriva, i Vandali stavano prendendo d’assalto le porte della città.


Durante questo travagliato periodo, i pagani romani accusavano la Chiesa del crollo dell’Impero e della civiltà. Se l’Impero non fosse diventato cristiano, sostenevano, Giove e gli altri dei di Roma lo avrebbero salvato dalla distruzione. Inoltre, aggiungevano, il Dio dei cristiani non era affatto un dio poiché non aveva risparmiato i cristiani dai barbari.


Sant’Agostino scrisse La città di Dio per difendere la Chiesa e fortificare la fede nei cuori. Nel suo capolavoro, spiega la ragione dei castighi collettivi. Il suo ragionamento può essere riassunto come segue:


1. Poiché le nazioni in quanto tali non passano alla vita eterna, vengono ricompensate o castigate in questa terra per il bene o il male che praticano. Tanto il bene quanto il male sentono gli effetti sia della ricompensa sia del castigo (23).


2. Per quanto riguarda i buoni, il castigo purifica il loro amore per Dio e può essere l’occasione persino per portarli fuori dalle tribolazioni di questa esistenza alla vita eternamente felice del Cielo. “Il caso di Giobbe esemplifica che lo spirito umano può essere provato e che può manifestarsi con grande forza di una pia fiducia e grande amore disinteressato, per aderire a Dio” (24).


3. D’altra parte, spesso i buoni sono giustamente castigati per l’egoismo, la mancanza di coraggio e di zelo apostolico che impedisce loro d’indicare ai cattivi il male delle loro vie: “Perché per debolezza apprezzano l’adulazione e il rispetto degli uomini e temono i giudizi delle persone e il dolore o la morte del corpo; cioè, il loro non intervenire è dovuto all’egoismo e non all’amore” (25).


4. In quanto ai cattivi, essi sono castigati dalla “Divina Provvidenza, che è solita riformare le maniere depravate degli uomini con la punizione” (26).


Tale è anche l’insegnamento di San Tommaso, che afferma: “Anche nel fatto che i giusti sono puniti in questo mondo appare la giustizia e la misericordia, in quanto che per mezzo di tali afflizioni si purificano di certi difetti, e distaccandosi dall’affetto delle cose terrene si innalzano di più a Dio, secondo il detto di S. Gregorio: ‘I mali che ci opprimono in questo mondo, ci spingono ad andare a Dio’” (27).


La Madonna a Fatima: un avvertimento profetico e materno


Nel 1917, la Beata Vergine Maria apparve a Fatima per avvertire che se il mondo non si fosse convertito e non avesse fatto penitenza, sarebbe stato castigato: “Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che sta per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo di guerre, carestie e persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. …La [Russia] diffonderà i suoi errori nel mondo. … I buoni saranno martirizzati … varie nazioni saranno annientate” (28).


A prescindere dal fatto che le cause della pandemia di coronavirus siano naturali o umane, non possiamo escludere i disegni saggi e insondabili della Divina Provvidenza. Piuttosto, viste tutte le ragioni sopra esposte e in particolare il messaggio di Nostra Signora a Fatima, ci sembra prudente prendere seriamente in considerazione la possibilità che Dio ci stia avvertendo delle nostre colpe e chiamando al pentimento.


Dio non vuole la morte del peccatore, ma la sua conversione (29). Tuttavia, se il mondo non ascolta la chiamata alla conversione della Madonna, non possiamo soprenderci se tragedie ancora peggiori affliggeranno il mondo: l’annientamento di intere nazioni, per esempio, come da Lei menzionato a Fatima.


Qualunque cosa il futuro possa avere in serbo per noi, dovremmo sempre ricordare che la Madonna ha anche predetto a Fatima sia la conversione finale dell’umanità sia la sua vittoria finale: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!”.
Che la serie di catastrofi che hanno colpito il mondo possa aiutarci a prendere a cuore l’appello materno alla conversione della Madonna: “Sii fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita” (30).

 

Note__________________________________________________

1. Salvatore Cernuzio, “Delpini: ‘Da Pagani Pensare a un Dio Che Manda Flagelli. A Milano Chiese Chiuse Mai’”, La Stampa, Mar. 16, 2020, https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2020/03/16/ news/delpini-da-pagani-pensare-a-un-dio-che-manda-flagelli-a-milano-chiese-chiuse-mai-1.38600147 (corsivo nostro).
2. João Francisco Gomes, “’Ignorância, Fanatismo ou Loucura’ Cardeal António Marto Critica Quem Diz que Pandemia É Castigo de Deus,” Observador, Apr. 15, 2020, https://observador.pt/ 2020/04/15/ignorancia-fanatismo-ou-loucura-cardeal-antonio-marto-critica-quem-diz-que-pandemia-e-castigo-de-deus/ (primo corsivo nostro).
3. Bernie Tafoya, “Cardinal Cupich Prepares For A First-Of-Its-Kind Easter Amid Coronavirus,” WBBM780.radio.com, Apr. 9, 2020, https://wbbm780.radio.com/articles/cardinal-cupich-prepares-for-a-first-of-its-kind-easter.
4. Vatican News, “Celebrazione della Passione del Signore, Omelia di padre Raniero Cantalamessa, 10 aprile 2020, http://www.vatican.va/latest/sub_index/documents/latest_sub_index_doc_20140418_omelia-cantalamessa_it.htm
5. Ap 3,19–20. Tutte le citazioni scritturistiche sono tratte dalla versione Douay-Rheims, se non diversamente specificato.
6. Adattamento del Salmo 78, 3. 9–10, Tratto della Messa dei Santi Innocenti, martiri (28 dicembre) dell’antico Messale Romano.
7. Santo Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, I, q. 22, a. 2c.
8. Ibid., I, q. 103, a. 5.
9. See Ibid., a. 6.
10. Cfr 1 Re 18, 41–45.
11. Cfr Essodo 14, 16.
12. Quindi, dice San Tommaso: “Poiché Dio è la causa efficiente di tutte le cose, la perfezione di tutte le cose deve esistere in Dio in modo più prominente”. Op. Cit., I, q. 4, a. 2.
13. Ps. 84,11.
14. Cfr Mat 13,24–30.
15. Cfr. Esodo 7–8.
16. Cfr. Gen. 6–8.
17. Cfr. Gen. 19.
18. Cfr. Matt. 24,1–2.
19. Ro 13, 4.
20. Rm 2, 3–8. (The New American Bible, Revised Edition.)
21. Lu 1, 50. (NABRE)
22. Fili 3,20. (NABRE)
23. Vedere A. Rascol, s.v. “Providence, S. Augustin,” in Vacant-Magenot-Amann, Dictionnaire de Théologie Catholique (Paris: Letouzey et Ané, 1936), vol. 13, col. 963.
24. Sant’Agostino, The City of God, bk. 1, ch. 9.
25. Ibid.
26. Ibid., ch. 1.
27. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, I, q. 21, a. 4.
28. L.S. Solimeo, Fatima: A Message More Urgent Than Ever (Spring Grove, Penn.: The American Society for the Defense of Tradition, Family, and Property, 2008), 49–50.
29. “Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?” (Ez 18, 23).
30. Ap 2,10.

Fonte: Tradition, Family and Property, 4 Maggio 2020.