Paladini della fiducia
Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno messo a dura prova la nostra Fede e, perfino, la nostra tenuta psicologica. Mentre troppe autorità ecclesiastiche paiono intente alla distruzione di ciò che resta della Santa Chiesa e della Civiltà cristiana, riducendo sempre di più gli spazi ai veri fedeli, la società civile si sgretola da tutte le parti colpita dalla pandemia, dalla guerra, dalla crisi energetica, dalla crisi economica, dalla crisi morale, e chi più ne ha più ne metta. E le persone ne soffrono. La Società italiana di psicopatologia ha rilevato un notevole aumento dei disturbi mentali, specialmente ansia e depressione. Alcuni studi stanno già parlando della “prossima grande epidemia sanitaria”, appunto quella dei disturbi mentali. Sempre più spesso si sentono persone sbottare “Non ne posso più!”. E anche l’indice di suicidi, dopo anni di tendenza al ribasso, torna a salire.
Mai come oggi siamo chiamati a praticare la virtù teologale della speranza, definita da san Tommaso d’Aquino “fiduciosa attesa di un bene futuro assolutamente buono”. La Madonna stessa ci ha mostrato il bene che dobbiamo attendere: il trionfo del suo Cuore Immacolato. Ed è proprio in questo versante che l’esempio di Plinio Corrêa de Oliveira si staglia come una luce che rasserena, orienta, sprona.
Chi conosceva Plinio Corrêa de Oliveira non poteva non restare meravigliato della sua vivacità. Profondamente turbato dal corso che prendevano gli avvenimenti moderni, egli non aveva tuttavia niente di quei personaggi cupi che passano il tempo a lamentarsi di come le cose vanno male. Questo tipo di personaggio può convincere, ma non entusiasma perché non dà speranza. Plinio Corrêa de Oliveira era, invece, un uomo di speranza calorosa, entusiasmante, contagiante.
Questa vivacità proveniva, fondamentalmente, dalla sua certezza nel trionfo del Cuore Immacolato di Maria, derivante non solo dalla virtù teologale della speranza, ma anche da una sana teologia della storia e, nondimeno, dalla precisa promessa fatta dalla Madre di Dio a Fatima nel 1917.
Definendo la sua opera spirituale, egli scrisse nel 1946:
“Chi siamo noi? Nella tempesta, nell’apparente disordine, nell’apparente afflizione, nell’apparente rovina di tutto ciò che per noi sarebbe la vittoria, noi siamo quelli che hanno avuto fiducia, che non hanno mai dubitato, anche quando il male sembrava aver vinto per sempre. Chi siamo noi? Siamo figli e saremo gli eroi della fiducia, i paladini di questa virtù. Quanto più gli avvenimenti sembreranno smentire la voce della grazia che ci dice ‘vincerai!’, tanto più crederemo alla vittoria di Maria!”.
La virtù della speranza è stata la chiglia che ha diretto l’azione di questo grande leader cattolico. Negli anni Sessanta, scrisse un biglietto che soleva tenere in mano durante i periodi di prova e di lotta: “Contra Spem in Spem credidit, ut fiet patrum gentarum multarum, sicut dictum est ei”, un riferimento alla nota lettera di San Paolo Apostolo (foto pagina a fianco). Molto usurato dal continuo maneggiamento, il biglietto colpisce soprattutto per la sottolineatura delle parole “sicut dictum est ei”, un chiaro riferimento alla grazia divina che parlava al suo cuore con la forza di una promessa interiore.
Plinio Corrêa de Oliveira esercitava la virtù teologale della speranza in modo precipuo di fronte alla situazione in cui era precipitata la Santa Chiesa. Ecco alcune sue parole:
“Di fronte alla crisi che scuote il mondo moderno, il fedele è naturalmente portato a guardare verso la Chiesa, sperando di ottenere da Ella il tipo di conforto e di orientamento che ne riceveva, per esempio, nel Medioevo. In fondo ha ragione, poiché la Chiesa è ‘vita, dolcezza e speranza nostra’. Come sono diversi i tempi, però! Oggi la Chiesa giace in un letto di dolore.
“Ma, così come un figlio sente raddoppiare il suo amore e la sua venerazione verso la madre quando la vede caduta nella sventura e soverchiata dalla sconfitta, così è con raddoppiato amore, con venerazione inesprimibile che io contemplo oggi la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, mia madre. In questo momento storico in cui spetterebbe a Lei ricostruire un nuovo mondo alla luce del Vangelo, proprio adesso La vedo schiacciata da un doloroso e deprimente processo di autodemolizione, La vedo tutta appestata dal fumo di Satana, penetrato in Ella da fessure infami.
“Dove allora volgere i nostri sguardi in cerca di speranza? A Dio stesso, che mai abbandonerà la sua Chiesa, santa e immortale. Attraverso la sua Chiesa Egli manderà la sua misericordia e la sua giustizia, dando luogo – in giorni a noi ancora misteriosi – alla rinascita della Civiltà cristiana, al Regno di Cristo, al Regno di Maria”.