Il sacrificio è valso la pena
di Raffaelle Citterio
Oggi, settantacinque anni dopo la pubblicazione di «In Difesa dell’Azione Cattolica», è lecito domandarsi col vantaggio della retrospettiva storica: è valsa la pena? In altre parole: il libro di Plinio Corrêa de Oliveira ha raggiunto il suo obiettivo? Riproduciamo in merito due testimonianze al di sopra di ogni sospetto.
La prima è di Frà José Ariovaldo da Silva, OFM, che nel 1978 presentò una tesi di laurea in Teologia presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma sul “Movimento Liturgico in Brasile”, nome col quale era allora conosciuta la corrente neo-modernista. Documenti alla mano, padre da Silva illustra il ruolo centrale che il “Gruppo del Legionario”, cioè il movimento guidato da Plinio Corrêa de Oliveira, svolse nella condanna di questa corrente da parte del Vaticano.
L’altra testimonianza è di Alceu Amoroso Lima, letterato di fama internazionale, ritenuto il Maritain latino-americano, e che allora ricopriva la carica di presidente nazionale dell’Azione Cattolica brasiliana. Senza menzionarlo, egli si lamenta che il libro del prof. Plinio Corrêa de Oliveira abbia segnato l’inizio della fine della corrente neo-modernista in seno all’Azione Cattolica.
Per afferrare pienamente il suo ragionamento dobbiamo spendere due parole su una tesi centrale di «In difesa dell’Azione Cattolica»: l’analisi del concetto di partecipazione. Nell’atto di fondare la moderna Azione Cattolica, papa Pio XI l’aveva definita “partecipazione dei laici nell’apostolato gerarchico della Chiesa”. Questa formula, perfettamente adeguata se letta con i canoni della teologia tradizionale, era invece interpretata dai militanti più radicali di AC alla luce della Nouvelle Théologie.
Tutto si giocava sul concetto di partecipazione. Fondamentalmente ugualitaria, la Nouvelle Théologie tendeva in vari modi a livellare clero e laicato. Secondo la lettura dei militanti radicali di AC, la “partecipazione” dei laici supponeva “un nuovo modello di Chiesa”, non più gerarchico ma “comunitario”, diverso da quello del Magistero tradizionale e affine invece al Modernismo. Per tagliare alla radice qualsiasi possibilità di equivoco, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira proponeva di sostituire “partecipazione” con “collaborazione”, un concetto che salva- guardava pienamente la costituzione gerarchica della Chiesa. Questa interpretazione finalmente la spuntò nella riorganizzazione che dell’Azione Cattolica fece Pio XII precisamente per arginare il cedimento a sinistra.
Suonavano la tromba e Roma interveniva
Scrive Frà José Ariovaldo da Silva:
“Passo a trattare di un libro tipicamente polemico, In difesa dell’Azione Cattolica, che diede molto filo da torcere e determinò una serie di misure pubbliche che intaccarono la credibilità del Movimento liturgico. (...) Il libro di P. Corrêa de Oliveira – con prefazio del Nunzio! – faceva furore, incoraggiando [i vescovi tradizionalisti] a prendere rigide misure [contro le innovazioni]. (...) Il libro ebbe enorme successo, disseminando un clima di diffidenza nei confronti del lavoro svolto dal Movimento liturgico”. (...)
“In difesa dell’Azione Cattolica va considerato una sorta di precorritore dell’enciclica Mediator Dei nella lotta contro gli errori e gli spropositi del liturgicismo”. (...)
“[Quello di Plinio Corrêa de Oliveira] era un gruppo rappresentativo di tutta una linea di grande forza e influenza in Brasile, che riusciva perfino a far arrivare alla Santa Sede denunce sugli ‘abusi liturgici’ nel Paese. Infatti, poco tempo dopo le denunce di questo gruppo, Roma emise un’avvertenza per tutti i vescovi del Brasile”.
(...) “Si trattava di un gruppo molto agguerrito e influente, che faceva di tutto per eliminare, o per lo meno neutralizzare, il Movimento liturgico. (...) Si trattava, ripeto, di un gruppo molto influente, il cui intento era di estirpare dalla radice il male del liturgicismo. I suoi membri erano talmente influenti, suonarono la tromba in modo talmente forte, che lo stesso Vaticano dovette intervenire tramite la Sacra Congregazione dei Seminari, con una lettera indirizzata a tutti i vescovi del Brasile, richiamandoli alla vigilanza nella formazione dei seminaristi e contro il ‘gusto esagerato e poco prudente per ogni e qualsiasi novità’” (1).
L’Azione Cattolica cominciò a morire...
Riportiamo le parole di Alceu Amoroso Lima:
“Rio de Janeiro, 22 gennaio 1960. Entrai in quello stesso cortile dietro al Duomo che avevo tante volte attraversato ai bei tempi dell’Azione Cattolica, sì di quella Azione Cattolica che era nata liturgicamente nel 1935 proprio lì nel Duomo, e che oggi è tanto cambiata, è così diversa che non conserva nemmeno un’ombra di quello spirito che noi volevamo allora conferirle, e che potrebbe essere espresso nell’importanza che attribuivamo al termine partecipazione.
“Quando ne venni a conoscenza, provai una fortissima emozione con l’Azione Cattolica, ritenendo fosse l’inizio d’una nuova era nella vita della Chiesa. (...) Ero rimasto soprattutto impressionato dall’utilizzo della parola partecipazione nella definizione di Pio XI: ‘Azione Cattolica, partecipazione dei laici nell’apostolato gerarchico della Chiesa’. Fu per me una rivelazione. E coincise con un’altra fortissima emozione quando venni a contatto con quella teoria sul Corpo Mistico, nella quale riconobbi che noi eravamo parte di quel corpo e non semplici spettatori o aderenti. Fu per me una nuova luce.
“Ebbene, poco tempo dopo, questo concetto di partecipazione cominciò ad essere abbandonato e sostituito con quello di collaborazione. Questo sviluppo non era fortuito, ed io ne fui profondamente colpito. Possibile che io avessi esagerato l’importanza della parola come segno d’una rinnovata rilevanza dei laici all’interno della Chiesa? Il caso è che le stesse autorità ecclesiastiche cominciarono a indietreggiare, rimettendo i laici ai loro posti. E l’Azione Cattolica cominciò a morire...
“Cominciò a morire prima di tutto in me, ma anche in se stessa. E la reazione prese il sopravvento. (...) Da allora cominciai ad avvertire una regressione, una decadenza dell’Azione Cattolica in tutti i paesi del mondo. Io non voglio esagerare. (...) Sarà forse una tappa transitoria? Non lo so. Ma io non posso rigettare l’evidenza dei fatti. E il fatto è che quell’Azione Cattolica che conobbi, (...) lievito nuovo nella massa dei fedeli (...) precorritrice di un nuovo ruolo per i laici, è andata via via scemando, scemando, non restandone oggi che un vago ricordo storico. (...)
“Quando penso a questo sento un brivido nella spina dorsale. Possibile che [tutto ciò] fosse appena un capriccio, un mito della nostra immaginazione di nuovi cristiani? (...)
“La crisi dell’Azione Cattolica, come noi la concepivamo, è cominciata quando hanno sostituito la parola partecipazione con collaborazione. Tutto è tornato al passato” (2).
1. José Ariovaldo da Silva, O.F.M., O movimento liturgico no Brasil - Estudo historico, Petrópolis, Vozes 1983, pp. 163, 194, 195, 313, 314, 336.
2. Alceu Amoroso Lima, João XXIII, José Olympo, Rio de Janeiro 1966, pp. 34-36.