Emissioni del Brasile e CO2
di Evaristo Eduardo de Miranda
Qual è il contributo del Brasile all'effetto serra nelle emissioni di biossido di carbonio (CO2) rilasciate dai combustibili fossili nell'atmosfera terrestre? Il Brasile è accusato nei media di essere uno dei grandi emettitori di CO2. Siamo classificati come il quarto più grande emettitore di CO2 al mondo senza spiegare cosa viene confrontato, a partire da quali dati e in base a quali criteri. Tuttavia, secondo i dati dell'Energy Information Administration statunitense del 2005 e del Balanço Energético Nacional (Bilancio energetico nazionale), tenendo conto di quattro indicatori omogenei di comparazione, vale a dire il valore assoluto delle emissioni di CO2, i valori relativi per abitante e per km2, e la ricchezza prodotta, il Brasile è tra i paesi che contribuiscono meno a questo fenomeno.
Emissioni totali assolute
In termini assoluti, nel 2005 il mondo ha emesso un totale di 28.193 miliardi di tonnellate di CO2 di origine fossile. Gli Stati Uniti contribuivano con il 21% delle emissioni mondiali con 5,957 miliardi di tonnellate, seguite dalla Cina con 5,323 miliardi (19%). Poi veniva la Russia con 1.696 miliardi (6%), il Giappone con 1.230 miliardi (4,4%) e l'India con 1.166 miliardi (4%). Insieme, questi sei paesi rappresentano da soli il 55% delle emissioni planetarie. Il Brasile era al 18° posto con 360 milioni di tonnellate (1,3%), ben dietro a Germania, Canada, Inghilterra, Corea del Sud, Italia, Sud Africa, Francia, Australia, Messico e altri paesi. Perché il Brasile diventi il quarto emettitore più grande del mondo, subito dopo la Russia, dovremmo moltiplicare le nostre emissioni annuali di cinque volte, qualcosa d’inimmaginabile, pur aggiungendo le nostre emissioni di origine non fossile. E pure in questo caso, per comparare equamente, dovremmo aggregare anche questo tipo di emissioni ai conti di tutti gli altri paesi.
Emissioni per abitante
Gli Stati Uniti d'America sono leader nelle emissioni di CO2, con oltre 20 tonnellate pro capite/anno, dietro solo ad alcuni paesi produttori di petrolio come il Qatar (62t) o gli Emirati Arabi Uniti(33t). L'Australia, con 20t, è quasi pari agli americani, seguita da Canada (19t), Russia (12t) e Germania (10t). La media europea è di 8t/CO2/abitante/anno. Con 16.4t, i Paesi Bassi sono uno dei campioni europei di emissioni di CO2.
Ad eccezione di Germania e Danimarca, i paesi europei hanno aumentato le loro emissioni di CO2 negli ultimi dieci anni. Alcuni, come la Spagna, di oltre il 50%. E tutti sono firmatari del Protocollo di Kyoto! L'Europa sta costruendo enormi gasdotti provenienti dalla Russia. Il consumo di gas aumenterà di circa il 50% a breve termine. Le emissioni europee sono due volte la media mondiale che è di 4,4t/CO2/abitante/anno.
La Cina, considerata un importante emettitore di CO2 a causa del suo crescente uso di carbone e prodotti petroliferi, con 4t/CO2/abitante/anno è ancora al di sotto della media mondiale.
Le emissioni totali di CO2 della Cina hanno superato gli Stati Uniti nel 2007, ma essa ha in carico il 25% della popolazione mondiale. L'America Latina ha un'emissione media di CO2 di 3,1 tonnellate per abitante, con in testa Venezuela (6t), Cile (4,4t), Messico (3,8t) e Argentina (3,7t).
Che dire del Brasile? Ogni brasiliano emette 1,9 tonnellate di CO2 all'anno. Piantare solo due o tre alberi per persona non è sufficiente per rimuovere questo carbonio dall'atmosfera. Ma abbiamo un tasso dodici volte inferiore a quello degli americani, quattro volte meno di quello degli europei e metà di quello della media mondiale. E ancora meno dei latinoamericani (3.1t), dell'Asia e dell'Oceania (2,87t) e del Medio Oriente (7,9t).
Emissioni per km2
Anche la stima delle emissioni di CO2 per chilometro quadrato è molto favorevole per il Brasile. Qui le emissioni sono nell'ordine di 42 tonnellate di CO2/km2/anno mentre in Canada sono 69t, in Cina 555t, negli Stati Uniti 710t, in Germania 2.365t, in Giappone 3.256t, nei Paesi Bassi 6.493t/CO2/km2/anno!
Emissioni per produzione di ricchezza
Il quoziente tra le tonnellate totali di CO2 emesse da un paese e il suo Prodotto Interno Lordo (PIL) fornisce una misura dell'efficienza energetica e ambientale delle economie nazionali nella produzione di ricchezza. Approssimativamente, più un paese è efficiente, più piccola è la cifra. Data la variazione del tasso di cambio del dollaro tra paesi, il PIL è stato calcolato in base al potere d'acquisto delle monete nazionali, la cosiddetta Parità di Potere d'Acquisto (PPP).
I leader di emissioni di CO2 nella produzione di ricchezza sono la Cina (0,63) e i Paesi Bassi (0,62). Quest'ultima si distingue in tre conteggi (emissioni pro capite, per area e unità di PIL), seguita dal Canada con 0,61. La media mondiale è 0,49 e la media europea è 0,39. Un uso elevato dell'energia nucleare e una buona efficienza generano indici più bassi come quelli del Giappone (0,36) e della Francia (0,26).
Con un quoziente di 0,24, il Brasile è più efficiente di tutti i paesi sopra menzionati, più efficiente della media dell'America Latina (0,32) e molto più avanti della Bolivia (0,40), del Venezuela (0,80), delle Antille olandesi (3,34) e del Suriname (5,10)!
Colpevole o vittima?
Ciò che spiega l'eccellente performance del Brasile è la sua matrice energetica, con una delle più grandi percentuali di energia rinnovabile del pianeta: il 46,7% contro una media mondiale del 13,9%. L'agricoltura brasiliana garantisce il 28,5% di questa energia rinnovabile. Eppure, su questo tema, il paese è ingiustamente accusato e collocato sulla sbarra degli imputati, sia nei media che nelle aule scolastiche, qui e all'estero. Questo trattamento è molto diverso da quello riservato ai Paesi Bassi, ad esempio, che usa e abusa dei combustibili fossili nonostante sia seriamente minacciato dall'innalzamento del livello del mare. In ogni caso, mentre le eccezionali prestazioni del Brasile non sono una licenza per aumentare irresponsabilmente le sue emissioni di CO2, in questo settore siamo più vittime che colpevoli.
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