Come il Brasile protegge l’Amazzonia
di Evaristo Eduardo de Miranda
Presentata come una delle economie emergenti più forti , il Brasile è già una potenza ambientale nello scenario internazionale. Tuttavia, quando si parla di ambiente, il paese e la sua agricoltura sono bersaglio di attacchi assurdi e ingiustificati, sia qui che all'estero. Dieci punti rilevanti illustrano con fatti e cifre l'eccezionale posizione sull’ambiente del Brasile.
1 - Il Brasile ha la più grande area protetta del mondo
Il Brasile è il paese con più aree protette al mondo: 2,4 milioni di chilometri quadrati, ovvero il 28% del suo territorio. La Cina arriva seconda con 1,6 milioni di chilometri quadrati, il 17% del suo territorio. Al terzo posto troviamo la Russia, il paese più grande del mondo, con 1,4 milioni di chilometri quadrati protetti, circa l'8% del suo territorio. Al quarto posto abbiamo gli Stati Uniti d'America con 1,2 milioni di chilometri quadrati, il 12% del proprio territorio; L'Australia è quinta con 730 mila chilometri quadrati, il 9% della sua estensione. Secondo la IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura http://www.iucn.org/) la media mondiale delle aree protette è del 12,2%.
Molte di queste aree protette si trovano in deserti, montagne scoscese, regioni polari, ecc. In Brasile, le aree protette occupano in genere terreni con un grande potenziale di utilizzo, il che spiega in parte la difficoltà per la conservazione.
Nella maggior parte dei paesi - specialmente quelli industrializzati - i parchi nazionali sono autorizzati ad avere agricoltura, bestiame, villaggi, turismo, ecc. In Brasile, nella loro vasta maggioranza, le unità di conservazione con protezione integrale (443.000 km2) non ammettono nemmeno visitatori.
Le Nazioni Unite considerano il Brasile un leader nella creazione di aree protette: il 75% degli oltre 700.000 km2 di aree protette create in tutto il mondo negli ultimi sette anni si trovano in Brasile! (Http://www.brasil.gov.br/cop10/). Le aree protette coprono già il 54% della foresta amazzonica brasiliana.
2 - Il Brasile è tra i Paesi che hanno preservato maggiormente le loro foreste
La deforestazione ha sradicato oltre il 75% dell'area boschiva del pianeta e oggi ne rimangono meno di 15,5 milioni di km2. L'Europa, senza la Russia, possedeva oltre il 7% delle foreste del pianeta, ma oggi ne ha solo lo 0,1%. L'Africa aveva quasi l'11% e ora ne ha solo il 3,4%. L'Asia aveva quasi un quarto delle foreste del mondo (23,6%); ora ne ha il 5,5% e continua a deforestare. Al contrario, il Sud America, che aveva il 18,2% delle foreste, ne detiene ora il 41,4%. Questo dato è dovuto soprattutto al Brasile, che preserva il 69% della sua vegetazione naturale. Il Brasile aveva il 9,8% delle foreste originarie del pianeta e, dopo due secoli, a causa della deforestazione mondiale, ne detiene adesso il 28,3%!
Se la deforestazione globale continuerà al ritmo attuale, il Brasile - uno dei paesi meno deforestati – potrebbe possedere in futuro quasi la metà delle foreste native del pianeta. Tuttavia, piuttosto che essergli riconoscente per la sua storia di conservazione delle foreste, il paese è severamente criticato dai classici campioni della deforestazione (http://www.desmatamento.cnpm.embrapa.br/).
3 - Il Brasile è l'unico paese che richiede agli agricoltori di preservare dal 20 all'80 percento di foresta nativa originaria nelle loro proprietà.
Il Codice Forestale brasiliano stabilisce che dal 20 all'80% della proprietà rurale, a seconda del bioma in cui è situato, deve essere mantenuto con la sua copertura vegetale nativa a titolo di Riserva Legale (Art. 1§2 - III). Questa "area situata all'interno di una proprietà o di un possedimento rurale diverso da un'area di conservazione permanente" è considerata "necessaria per l'uso sostenibile delle risorse naturali, la conservazione e la riabilitazione dei processi ecologici, la conservazione della biodiversità e la protezione della fauna e della flora native".(Http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/Leis/L4771.htm).
La legge proibisce anche l'utilizzo di quelle aree considerate di conservazione permanente - APPs, associate all'idrografia e ai rilievi. Secondo il Censimento dell’IBGE del 2006, gli agricoltori possedevano nelle loro proprietà 858.000 km2 di foreste (il 10% del territorio nazionale), delle quali più di 500.000 km2 erano destinate a Riserva Legale e APPs. Per rispettare la legge, questo numero dovrà aumentare, quindi il numero totale di aree legalmente protette in Brasile supererà il 60% del territorio nazionale, un caso unico in tutto il mondo.
4 - Il Brasile è leader nell'uso delle energie rinnovabili
Il Brasile ha una delle matrici energetiche più pulite del mondo. Secondo i dati del Bilancio energetico nazionale - BEN 2010 - Anno base 2009, il 47,3% dell'energia brasiliana proviene da fonti rinnovabili (canna da zucchero, impianti idroelettrici, legno, carbone e altre fonti rinnovabili) contro una media mondiale del 18,6%. L'uso medio di energia rinnovabile da parte dei paesi dell'OCSE è di appena 7,2% (http://ben.epe.gov.br/).
5 - L'agricoltura brasiliana produce quasi un terzo dell'energia del Brasile
Oltre ad essere un importante produttore di alimenti e fibre, l'agricoltura fornisce il 30,5% della matrice energetica del Brasile, equivalente a circa 68,3 milioni di tonnellate di petrolio (TEP). La canna da zucchero (etanolo, cogenerazione di elettricità e altri) concorre per il 18,3% e ha superato da diversi anni il contributo degli impianti idroelettrici (15,2%). Le foreste energetiche (legna e carbone) concorrono per il 10,3%.
Grazie allo sviluppo tecnologico, l'agricoltura consuma solo il 4,5% di energia fossile di questa matrice o qualcosa equivalente a 9,1 milioni di TEP per produrre tutta questa agro-energia. (http://ben.epe.gov.br/).Da sola, la tecnica del plantio direto - che ha eliminato l'aratura in oltre 266.000 km2 in cui si produce cereali - ha ridotto il consumo di diesel del 40% (http://www.febrapdp.org.br/).
6 - Il Brasile contribuisce poco all'effetto serra causato dalle emissioni di CO2
Nel 2008, il mondo ha emesso 31,5 miliardi di tonnellate di CO2 fossile. Di queste, la Cina ne è stata responsabile per il 21% (6,5 miliardi di tonnellate), seguita dagli Stati Uniti (19%), Russia (5,5%), India (4,8%) e Giappone (3,9%). Questi cinque paesi rappresentano da sole il 53,4% delle emissioni globali. Dal 2005 al 2008, la Cina ha aumentato le sue emissioni di un miliardo di tonnellate!
Il Brasile, con 428 milioni di tonnellate all'anno, si è posizionata al 17° posto (1,4%), ben dietro a Germania, Canada, Inghilterra, Iran, Italia, Sud Africa, Australia, Messico, Indonesia e altri, secondo i dati della Energy Information Administration (http://tonto.eia.doe.gov/).
7 - Il Brasile è tra i paesi che emettono meno CO2 pro capite/anno
L'Australia e gli Stati Uniti sono leader nelle emissioni di CO2 pro capite/anno: 20,3 e 19,9 tonnellate! Sono secondi solo ad alcuni paesi produttori di petrolio come il Qatar (74 t) o agli Emirati Arabi (43t). Seguono il Canada (17,9 t), i Paesi Bassi (17t), l’Estonia (16t), il Belgio (14,9t) e la Russia (11,7 t). Con 17 tonnellate, l'Olanda è uno dei campioni europei di emissioni pro capite.
Ogni brasiliano emette 2,1 tonnellate di CO2 l'anno, dieci volte meno degli australiani e degli americani, quattro volte meno degli europei e metà della media mondiale, con l'86esimo posto al mondo a questo riguardo (http://tonto.eia.doe.gov )
8 - Il Brasile è leader mondiale nell'economia a bassa emissione di carbonio
Il quoziente tra il CO2 totale emesso e il Prodotto Interno Lordo (PIL) fornisce una misura dell'energia e dell'efficienza ambientale delle economie nazionali nella generazione di ricchezza. Dato il tasso di cambio del dollaro tra i paesi, il PIL è stato calcolato in base al potere d'acquisto delle monete nazionali, la Parità del Potere di Acquisto (Purchasing Power Parities, PPP).
I campioni (meno efficienti) delle emissioni di CO2 generatrici di ricchezza sono la Corea del Sud (1,45), il Sudafrica (1,38), Cuba (1,34) e l'Ucraina (1,2). Il Brasile, con un quoziente di 0,24 è più efficiente di altri cento paesi in tutto il mondo, occupando la 104° posizione.
9 - Il Brasile ha ridotto la deforestazione dell'Amazzonia dell'80%
Tra agosto 2009 e luglio 2010, l'Amazzonia ha perso 6,45 mila chilometri quadrati di foresta, il livello più basso in 22 anni. È il più basso tasso annuale di deforestazione registrato dall'Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (INPE) dall'inizio dei rilevamenti iniziati nel 1988 (http://www.obt.inpe.br/prodes/). Con un tasso annuo di 6 mila chilometri quadrati, il Brasile si sta avvicinando all'obiettivo di ridurre la deforestazione in Amazzonia dell'80% entro il 2020. Secondo questo programma, parte di un impegno assunto in sede internazionale, il paese raggiungerebbe un tasso annuo di disboscamento di 3,5 mila Km2. Il governo intende anticipare questo obiettivo al 2016 (http://www.casacivil.gov.br/.arquivos/pasta.2010-08-02.3288787907/ppcdam_Parte3.pdf).
10 - Il Brasile è campione di riciclaggio
Per il settimo anno consecutivo, il Brasile è stato leader mondiale nel riciclaggio di lattine di alluminio, con una percentuale del 96,5% del totale commercializzato nel mercato interno nel 2007. 160,6 mila tonnellate di lattine sono state riciclate, il che corrisponde a 11,9 miliardi di unità o 1,4 milioni ogni ora. Questo è il risultato più alto registrato dal 1990. Il secondo posto nella classifica spetta al Giappone, con il 92,7% di riciclaggio (che lì è obbligatorio per legge) (http://www.cempre.org.br/).
Nel 2009, il Brasile è stato il 9° produttore di carta più grande al mondo, con quasi 10 milioni di tonnellate. Circa il 50% della carta consumata in Brasile viene riciclata. Oltre l'80% del volume di carta ondulata consumata nel 2009 è stato riciclato, rispetto al 68,2% del 1992. Questo tasso non è più alto solo perché il Brasile ha aumentato notevolmente le esportazioni di prodotti industrializzati. Carne, pollo, frutta, calzature e mobili, tra l'altro, imballati in cartone ondulato, hanno generato riciclaggio all'estero. Il riciclaggio di carta per ufficio (riviste, brochure, articoli di cancelleria, carta bianca ecc.) supera il 40%. Questo riciclaggio riduce il consumo di energia e acqua e porta a tagliare meno alberi (http://www.bracelpa.org.br/).
Gli Stati Uniti leader mondiali nella scomparsa delle foreste
In un articolo del 2010 negli Atti della National Academy of Sciences sulla deforestazione, gli Stati Uniti sembrano essere il paese che più ha disboscato tra il 2000 e il 2005: il 6% delle sue foreste. Il Canada si è piazzato al secondo posto con il 5,2% e il Brasile al terzo posto con il 3,6%. In termini assoluti, il Brasile è arrivato primo con 165.000 km2 di foreste scomparse, seguita da vicino dal Canada con 160.000 km2. Secondo i dati del College of Environmental and Forest Sciences della New York University (http://www.pnas.org/content/early/2010/04/07/0912668107), gli Stati Uniti si sono classificati al terzo posto con 120.000 km2.
Se è vero che le eccezionali prestazioni energetiche e ambientali del Brasile e della sua agricoltura non sono una licenza per agire in modo irresponsabile, gli attacchi al paese dal punto di vista della sostenibilità sono ingiustificabili.
Pubblicato in: MIRANDA, Evaristo Eduardo de, Dez Destaques Ambientais do Brasil. EcoRio, v. 173, p. 16-18, 2011. MIRANDA, Evaristo Eduardo de, Dez destaques Ambientais do Brasil. Agro DBO, v. 30, p. 14-16, 2011. MIRANDA, Evaristo Eduardo de, Dez Destaques Ambientais do Brasil. Diário dos Açores, Açores - Portogallo, p. 09 - 09, 30 fa. 2011. MIRANDA, Evaristo Eduardo de, Dez Destaques Ambientais do Brasil. ARPOSOJA, 18 lug. 2011. http://www.evaristodemiranda.com.br/artigos-tecnicos/dez-destaques-ambientais-do-brasil-3/