SECONDA PARTE
Celibato sacerdotale. La chiesa dei primi secoli
di Pietro da Verona
In origine il celibato non significava lasciare la vita familiare, ma certamente quella coniugale e per tale motivo si dava la preferenza all’ordinazione di uomini di età più avanzata. Questa pratica è ampiamente testimoniata da autori di peso come Clemente di Alessandria o Tertulliano, vissuti nel 200 d.C. ma anche dai cosiddetti atti degli apostoli apocrifi, composti nel II secolo.
Nel III secolo, soprattutto in Oriente, si trovano molteplici documenti letterari sull’astinenza dei presbiteri. Come per esempio questa citazione presa dalla denominata didascalia siriaca: “Il vescovo, prima di essere ordinato, deve essere messo alla prova, per stabilire se è casto e se ha educato i suoi figli nel timore di Dio”. Così anche Origene di Alessandria (†253/‘54) spiega e approfondisce in diverse opere il celibato di astinenza vincolante.
Tuttavia la prima legge conosciuta in assoluto sul celibato fu quella dettata dal Concilio di Elvira del 305/’06 che dà a questa pratica di origine apostolica una forma di legge. Con il Canone 33, il Concilio vieta a vescovi, sacerdoti, diaconi e a tutti gli altri chierici rapporti coniugali con la moglie e vieta loro altresì di avere figli. Dunque ai tempi si pensava che astinenza coniugale e vita familiare fossero conciliabili.
Anche San Leone Magno, attorno al 450 scriveva che i consacrati non dovevano ripudiare le loro mogli. Dovevano restare insieme alle stesse, ma come se “non le avessero” (1Cor 7,29). Certamente con il passare del tempo, si tenderà ad ordinare solo uomini celibi e la codificazione arriverà nel medioevo, dove ormai si dava per scontato che i pastori dovessero essere celibi. Indubbiamente poi nella pratica (dalle origini come anche oggi) questa disciplina canonica non è stata purtroppo vissuta da tutti. Perciò il celibato ha conosciuto nel corso dei secoli degli alti e dei bassi.
Nel XI secolo, sotto la riforma gregoriana, ci fu una spaccatura; soprattutto nella chiesa tedesca e francese, contrarie al celibato. Queste cacciarono i vescovi che tentavano di imporre tale disciplina e minacciarono di morte gli inviati papali. Tuttavia la riforma riuscì a imporsi e si ebbe così una rinnovata primavera religiosa.
Possiamo notare come la contestazione del celibato vada di pari passo con la decadenza della Chiesa, mentre quando vi è una crescita e una nuova fioritura questa disciplina si rafforza. Possiamo perciò paragonare quest’osservazione a quello che sta accadendo oggi.
La Chiesa D'oriente
Spesso si pone la domanda sul perché nella Chiesa Cattolica orientale sia permesso il matrimonio ai sacerdoti, a patto che siano sposati prima di ricevere l’ordinazione. Ma non lo ammette per i vescovi e i monaci. E dunque c’è chi si chiede se questa pratica non possa essere adottata anche nella chiesa latina.
La pratica del celibato fu ritenuta vincolante proprio ad Oriente, tuttavia durante il concilio del 691 (Quinisextum o Trullanum), influenzati dall’Imperatore, i padri conciliari giunsero alla rottura con il dettato apostolico sul celibato. Infatti era già evidente la decadenza religiosa e culturale del regno bizantino. Questo concilio però non fu mai riconosciuto ufficialmente dai papi. Ed è proprio da allora che risale la pratica descritta sopra della Chiesa d’Oriente.
In seguito a partire dal XVI secolo e successivamente, diverse chiese ortodosse tornarono alla Chiesa d’Occidente. Perciò a Roma si pose il problema del clero sposato di quelle chiese. Per il bene e l’unità della Chiesa, i vari papi decisero di non pretendere dai sacerdoti ritornati alla Chiesa Cattolica alcuna modifica del loro modo di vivere.
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