Dum Romae consulitur
“Il problema musulmano costituirà una delle più gravi questioni religiose del nostro tempo dopo la fine della guerra”, ammoniva nel 1943 il prof. Plinio Corrêa de Oliveira.
Sessanta anni dopo, queste parole del leader cattolico brasiliano si sono pienamente avverate.
Dall’arroganza di Adel Smith ai proclami di Osama bin Laden, dal vile attentato di Nassiriya alla persecuzione dei cristiani in Sudan, dai micidiali terroristi suicidi in Israele alle bombe nelle sinagoghe di Istambul, per non parlare poi dell’11 settembre 2001, nel mondo odierno si fa sempre più incalzante la presenza di un certo islam militante e sul piede di guerra contro l’Occidente.
Al suo fianco, come ha ben osservato il prof. Angelo Panebianco, esiste pure un altro islam, molto più potente e deleterio, che “proprio perché è forte (...) rifugge dall’avventurismo e pratica l’entrismo per conquistare [gradualmente] posizioni” in Europa. È con questo islam, secondo il noto opinionista, “quello con cui dovremo fare i conti, e saranno conti difficili e penosi”.
Sia nella versione militante che in quella “moderata”, la meta è comunque sempre la stessa: la penetrazione islamica in Europa a scapito del cristianesimo.
E mentre i seguaci di Allah in questo modo riescono a penetrare nel Vecchio Continente, quelli che dovrebbero invece difenderlo indulgono in polemiche senza fine sull’“identità europea”, al punto di non essere in grado di accordarsi nemmeno sul preambolo della Costituzione counitaria. Orbene, se è vero che “ogni regno diviso contro se stesso sarà devastato, ed ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere” (Matt. 12, 25), non possiamo non nutrire i più cupi presentimenti circa il futuro dell’Europa e della civiltà cristiana.
Ma questo calcolo non sembra prendere in considerazione un fattore, che è invece quello fondamentale: “Non prevalebunt” (Matt. 16, 18), una promessa che si riferisce propriamente alla Chiesa, ma per analogia applicabile anche al cristianesimo nelle sue varie manifestazioni, comprese quelle storiche. In altre parole, l’aiuto della grazia divina non verrà mai meno.
Fino a che punto si può scorgere l’azione del soprannaturale nelle recenti reazioni dell’opinione pubblica italiana in difesa del Crocifisso, simbolo della nostra fede oltre che della nostra identità nazionale? E come non presagisce ulteriori interventi della Provvidenza, fino a quel trionfo del Cuore Immacolato previsto dalla Madonna a Fatima, nel 1917?