Apostolo della Civiltà Cristiana
di Massimo de Leonardis
Non ho avuto il privilegio di conoscere personalmente il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira, ma da più di trent’anni ho familiarità con gli scritti suoi o da lui ispirati e dalla stessa epoca ho avuto il piacere di incontrare i militanti delle associazioni Tradizione Famiglia Proprietà in Italia e vari altri paesi europei, traendone ulteriori importanti ragioni per apprezzare l’opera del Dr. Plinio.
Come illustrare un’opera ed una testimonianza di vita eccezionali, multiformi nelle loro espressioni, tutte legate però da stretta coerenza? Il Dr. Plinio è stato un cattolico di profonda spiritualità e di vita esemplare, un pensatore di grande cultura teologica, filosofica e storica, un professore universitario ed un pubblicista autore di numerosi volumi, senza contare quelli da lui direttamente ispirati, di migliaia d’articoli e conferenze, un leader politico. Difficile, non solo nel secolo in cui visse, trovare riunite in una stessa persona doti eminenti di santità personale e di pensiero, carisma di fondatore e guida di movimenti civici.
Tenterò di indicare brevemente le ragioni che per un cattolico di questi tempi oscuri rendono fondamentale l’opera del Dr. Plinio e soprattutto di indicare alcune caratteristiche che la rendono unica. La sintesi di tali ragioni sta nel fatto che in un’epoca in cui è spesso sembrato che ai cattolici impegnati nella polis restasse solo l’alternativa tra la fedeltà a prezzo dell’impotenza o la partecipazione al potere basata sul tradimento, il Dr. Plinio e le associazioni da lui create hanno dimostrato che la dottrina contro-rivoluzionaria oggi più che mai può orientare l’azione dei cattolici e renderla efficace. Si può avere uno stile di vita assolutamente conforme al Vangelo, ai comandamenti ed ai precetti della Chiesa, da veri cavalieri nel senso nobile del termine, anche in questa società contemporanea in preda alla dissoluzione, si può servirsi dei moderni strumenti di comunicazione per diffondere inalterati i valori del Cattolicesimo, soprattutto si possono comprendere gli avvenimenti tumultuosi di un mondo in disordine solo alla luce delle categorie del pensiero contro-rivoluzionario. «Sono sicuro – scrive il Dr. Plinio nel suo Autoritratto filosofico – che i princìpi ai quali ho consacrato la mia vita sono oggi più attuali che mai e indicano il cammino che il mondo seguirà nei prossimi secoli. Gli scettici potranno sorridere, ma il sorriso degli scettici non è mai riuscito a fermare la marcia vittoriosa di coloro che hanno Fede».
La dottrina contro-rivoluzionaria non è altro che la dottrina cattolica tradizionale. Nel capitolo XII di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, è ben spiegato che se è assurdo affermare che «la Chiesa sia soltanto la Contro-Rivoluzione», è altrettanto vero che «la Chiesa è la più grande delle forze contro-rivoluzionarie», che «l’esaltazione della Chiesa è l’ideale della contro-rivoluzione» e che «nella misura in cui è un apostolo il cattolico è contro-rivoluzionario».
La scelta di essere un cattolico apostolo fu compiuta dal Dr. Plinio molto presto. Nelle edizioni portoghese ed inglese del volume Tradizione Famiglia Proprietà. Mezzo secolo di epopea anticomunista, con la data «Festa del Cuore Immacolato 1980» sono riprodotte queste parole manoscritte del Dr. Plinio, che cito nella bella traduzione di Roberto de Mattei nella sua biografia: «Quand’ero ancora molto giovane, contemplai rapito le rovine della Cristianità. Ad esse affidai il mio cuore; voltai le spalle a mio futuro e, di quel passato carico di benedizioni, feci il mio Avvenire». Esse figurano anche nell’immagine ricordo diffusa dopo la morte terrena del Dr. Plinio; a buon diritto possono quindi essere considerate il suo programma di vita e meritano dunque qualche riflessione.
La Cristianità è il territorio dell’ordine cristiano, il Cristianesimo che plasma la società e lo Stato. Anche nelle altre lingue è chiara la distinzione: Christendom (dominio del Cristianesimo, come Kingdom è il dominio del Re) è diverso da Christianity, Chrétienté da Christianisme, Cristiandad da Cristianismo, Christenheit da Christenthum. La Civiltà Cristiana è l’Ordine, con la O maiuscola, è «la pace di Cristo nel Regno di Cristo». Nell’enciclica Immortale Dei del 1885, Papa Leone XIII scrive un brano che il Dr. Plinio cita nel suo Autoritratto Filosofico: «Vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava la società: allora la forza della sapienza cristiana e lo spirito divino erano penetrati nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in ogni ordine e settore dello Stato, quando la religione fondata da Gesù Cristo, collocata stabilmente a livello di dignità che le competeva, ovunque prosperava, col favore dei Principi e sotto la legittima tutela dei magistrati; quando sacerdozio e impero procedevano concordi e li univa un fausto vincolo di amichevoli e scambievoli servigi. La società trasse da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, consegnata ad innumerevoli monumenti storici, che nessuna mala arte di nemici può contraffare od oscurare».
Nelle Note sul concetto di Cristianità, pubblicate in italiano nel 1998, il Dr. Plinio si sofferma sul «carattere spirituale e sacrale della società temporale» e la «sua “ministerialità”». «La società temporale – egli scrive – deve esercitare, come la famiglia … una funzione di apostolato nella propria sfera temporale, sotto l’ispirazione e il magistero della Chiesa» (41). Il Dr. Plinio ama la Civiltà Cristiana, non se ne vergogna, come molti cattolici che passano il tempo a pentirsi delle Crociate e di Lepanto. Il suo atteggiamento è all’opposto di quello che l’allora Cardinale Ratzinger descriveva un anno fa come «un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico … [che] non ama più se stesso; della sua storia vede solo ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro» (70).
Il Dr. Plinio è grato alla Provvidenza perché l’Europa ha portato di là dell’Atlantico la civiltà cristiana. Sono certamente un segno provvidenziale ed una circostanza storicamente eccezionale che un tale alfiere della Cristianità sia sorto fuori dell’Europa, ed in particolare in America Latina, il continente che si apriva all’evangelizzazione proprio nel momento in cui la Cristianità europea stava per subire l’attacco del Protestantesimo. Mi è capitato, da studioso della materia, di constatare come il ruolo dell’America Latina sia largamente trascurato nella storia delle relazioni internazionali. In realtà, formato da popolazioni quasi integralmente cattoliche, con lingua e cultura quasi comuni, ricchezze naturali ingenti ed ancora largamente da sfruttare, tale semi-continente offre alla Provvidenza mirabili opportunità per costruire una nuova Cristianità.
L’insegnamento del Dr. Plinio è in netta opposizione alla tendenza di chi, epigono del mito rousseauiano del buon selvaggio, esalta il tribalismo indigeno, pagano e primitivo dell’America pre-colombiana e vede la conquista dell’America Latina da parte delle potenze cattoliche, Spagna e Portogallo, come una violenza alla sua vera fisionomia, quasi un genocidio. Per brevità è sufficiente citare un’opera pubblicata dal Dr. Plinio nel 1977 nella quale denunciava il tribalismo indigeno come ideale comuno-missionario proposto al Brasile del XXI secolo, nonché i titoli delle importanti relazioni, tenute nel 1992 all’annuale convegno tradizionalista di Civitella del Tronto, da due tra i più illustri discepoli del Dr. Plinio. Mi riferisco al saggio di Nelson Fragelli La cristianizzazione delle americhe: un’epopea della fede, o anche epifania della fede, come scritto nel testo, ed a quello del qui presente Juan Miguel Montes, La cospirazione missiologica-tribalista: una offensiva contro l’opera evangelizzatrice e civilizzatrice della Chiesa e dell’Occidente cristiano». È opportuno qui citare il brano di Leone XIII immediatamente successivo a quello ricordato prima: «Se l’Europa cristiana domò le nazioni barbare e le trasse dalla ferocia alla mansuetudine, e dalla superstizione alla luce del vero; se vittoriosamente respinse le invasioni dei musulmani, se tenne il primato della civiltà, e si porse ognora duce e maestra alle genti in ogni maniera di lodevole progresso, se di vere e larghe libertà poté allietare i popoli, se a sollievo delle umane miserie seminò dappertutto istituzioni sapienti e benefiche; non ci è dubbio, che in gran parte ne va debitrice alla religione, in cui trovò ed ispirazione ed aiuto alla grandezza di tante opere».
Il comunismo è stato la grande minaccia globale all’Occidente cristiano nel XX secolo. Una minaccia che ad un certo momento sembrò perdere la sua monoliticità, ma opportunamente, in un articolo del 1969 il Dr. Plinio ammonì che i «comunismi assortiti», come i plateau de fromages dei ristoranti, ai quali faceva riferimento l’arguto titolo originale, portavano alla «smobilitazione della diffidenza universale» ed alla «apertura di incontestabili zone di simpatia in tutta l’opinione pubblica mondiale». A ciò corrispondeva la denuncia, apparsa in Italia quasi contemporaneamente, del passaggio dall’anticomunismo sostanziale a quello “democratico”. Il primo che da preminenza alla «difesa delle tradizioni cristiane, della famiglia e della proprietà, schiacciate dal comunismo», mentre per il secondo la ragione pressoché unica di opporsi al comunismo consiste nel fatto che i regimi da esso fondati sono antidemocratici. L’atteggiamento della Chiesa era fondamentale per l’esito della lotta tra comunismo ed anticomunismo. Il silenzio del Concilio Vaticano II sul comunismo, lasciando «tutta la libertà ai lupi», apparve al Dr. Plinio «enigmatico, sconcertante e spaventoso, apocalitticamente tragico».
Tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80 del secolo scorso il comunismo internazionale, approfittando anche del clima di distensione tra le due superpotenze, vide nell’America Latina un teatro geopolitico nel quale effettuare una manovra diversiva, aprire un nuovo fronte e riportare una vittoria strategica nella lotta contro l’Occidente. Nello stesso periodo si manifestava apertamente la deriva progressista della Chiesa, le cui lontane origini il Dr. Plinio aveva denunciato fin dal 1943 nel suo primo volume. In un semi-continente quasi integralmente cattolico, l’esito della partita contro il comunismo dipendeva largamente dall’atteggiamento della gerarchia ecclesiastica, che in America Latina, scriveva il Dr. Plinio nel 1985, costituisce un vero e proprio «V Potere», oltre a quelli esecutivo, legislativo e giudiziario ed al potere economico del grande capitalismo. «Il futuro dell’America Meridionale – egli affermava – si sta dunque decidendo nel momento attuale, in funzione del dibattito interno alla Chiesa. Se la maggioranza cattolica propenderà, in nome della fede, verso l’ugualitarismo teologico e socio-economico, l’America Meridionale sarà comunista. Se, in nome della fede, resisterà a questo egualitarismo, essa sarà contraria al comunismo». Nella lotta tra progressisti e reazionari per conquistare la grande massa dei conservatori, indecisi e indolenti, uso i termini del Dr. Plinio, il ruolo delle TFP diffuse in tutti i paesi dell’America Latina fu determinante. Anche in Italia sono stati tradotti studi fondamentali del Dr. Plinio come Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, La libertà della Chiesa nello Stato comunista, la sua raccolta di articoli Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, il volume di Fabio Vidigal Xavier da Silveira Frei, il Kerensky Cileno. Questi ultimi due accusavano molti vescovi e la democrazia cristiana cilena di aver favorito l’avvento al potere del massone filo-comunista Salvador Allende; un saggio successivo La Iglesia del Silencio en Chile, diffuso in 4 edizioni per un totale di 82mila copie, denunciò l’opposizione di parte della gerarchia all’opera di restaurazione sociale ed economica del governo del Generale Pinochet.
Nato in Brasile, ma a pieno titolo figlio della civiltà cristiana europea, il Dr. Plinio ha voluto con la sua opera idealmente ricambiare al Vecchio Continente, ma non solo ad esso, i doni di fede e intelletto che ne aveva ricevuto. Un altro elemento del tutto originale dell’opera del Dr. Plinio è appunto la diffusione internazionale nei cinque continenti delle sue idee e delle associazioni che a lui si ispirano, estesasi, dopo la caduta del muro di Berlino ai paesi dell’Europa orientale e dell’Asia ex sovietica. La storia dell’età moderna e contemporanea dimostra l’importanza fondamentale della dimensione internazionale per il progresso della Rivoluzione; altrettanto internazionale deve essere l’azione della Contro-rivoluzione.
Ricorderò per la loro importanza le campagne nel 1981 e 1983 contro il primo governo Mitterand in Francia, a partecipazione comunista, con la diffusione in quasi 35 milioni di copie in 53 paesi del manifesto Il socialismo autogestionario: una barriera o una testa di ponte verso il comunismo? e poi del volume Autogestion socialiste: les tetes tombent à l’entreprise, à la maison, à l’ècole e quella del 1988 con la pubblicazione del poderoso volume Spagna. Anestetizzata senza avvertirlo, imbavagliata senza volerlo, fuorviata senza saperlo. L’opera del PSOE, che smascherava la subdola opera di de-cristianizzazione della Spagna svolta dal governo di Felipe Gonzales. Tutti questi studi si caratterizzano per l’ampiezza e l’incisività della documentazione e per il rigore della dottrina, le stesse caratteristiche che si ritrovano nei saggi sui temi della morale, sui quali non mi soffermo, come The Womb becomes a Tomb [Il grembo materno diviene una tomba] ed il recente Defending a Higher Law: Why We Must Resist Same-Sex “Marriage” and the Homosexual Movement.
Ho sempre considerato una delle forme più efficaci e significative d’apologetica della società cristiana la rubrica, ambienti, costumi, civiltà, ben nota a chi conosce le pubblicazioni della TFP, ma apparsa in origine sulla rivista Catolicismo, che consiste in un breve ma penetrante commento del Dr. Plinio ad immagini, talvolta contrapposte, emblematiche di un ambiente cristiano o di una società frutto della Rivoluzione. Nelle Note sul concetto di Cristianità il Dr. Plinio si sofferma sul concetto di «ambiente», scrivendo: «È l’espressione dell’anima che attraverso il gioco delle forme e dei colori, una persona è riuscita a comunicare a oggetti materiali … Quando ci si trova di fronte a un “ambiente”, proprio perché esprime uno stato dell’anima, esso non può essere moralmente indifferente: o sarà buono e favorirà le anime nella considerazione e nell’assimilazione di Dio, o sarà cattivo e agirà in senso opposto … l’ambiente, la cultura, lo stile, la civiltà, cioè i beni intrinsecamente più alti della società umana, sono il prodotto della vita sociale in quanto società di anime». (29, 30, 34). E ancora: «L’uomo accentua la capacità espressiva del suo corpo con l’abito e con l’ornamento» (27).
Se c’è un adagio il cui vero ed originario significato è stato distorto è quello che si rifà al Canone sesto della sessione XIV del Concilio di Trento, che recita: «Anche se l’abito non fa il monaco, è necessario tuttavia che i chierici portino sempre un abito conforme al loro stato, in modo che un abito appropriato mostri l’interiore onestà dei costumi». Il suo vero senso sta nella norma di Clemente III o Innocenzo III che «quum monacum non faciat habitum, sed professio regularis», ossia che non basta la presa dell’abito, ma occorre la professione religiosa per diventare monaco. Invece, in base a tale affermazione, oggi tanti membri del clero hanno abolito l’abito ecclesiastico e, in nome di una distorta concezione della povertà evangelica, praticano il miserabilismo, mentre gli stili di vita della IV rivoluzione, la Rivoluzione, che, dice il Dr. Plinio, pur includendo anche l’aspetto politico, «si qualifica “culturale”, ossia che comprende grosso modo tutti gli aspetti dell’esistenza umana», portano a rifiutare ogni correttezza formale nell’abbigliamento, oltre ad esaltare nella moda le espressioni più laide e immorali. Ecco perché, come accennavo in apertura, non ritengo affatto accessorio, ma anzi fondamentale che le sedi ed i militanti delle TFP si presentino sempre con uno stile anche formalmente impeccabile. Mi conforta in questa considerazione il Prof. De Mattei, quando scrive: «Si può immaginare che donna Lucilia educasse Plinio con le parole che san Francesco Saverio rivolse a suo fratello, accompagnandolo una sera ad un ricevimento: “SOYONS DISTINGUÉS AD MAJOREM DEI GLORIAM» (39).
Naturalmente il Dr. Plinio non fu un cantore della douceur de vivre alla maniera di Talleyrand. In un volume pubblicato nel 1993 dalla TFP brasiliana si esalta sì lo splendore dell’Ancien Régime in Francia, difendendolo dalle calunnie rivoluzionarie, ma si denuncia la degradazione dei costumi, l’ansia di piaceri e divertimenti che ne produsse l’autodemolizione, conducendo i nobili francesi «spensierati» verso la ghigliottina, come recita il titolo. In uno dei suoi scritti di quasi mezzo secolo fa il Dr. Plinio ha descritto quello che definisce l’americanismo: «Uno stato d’animo … che eleva il godimento della vita a supremo valore umano, e cerca di concepire l’universo e di organizzare la vita in modo esclusivamente voluttuoso» (RdeM 48). È una perfetta rappresentazione dello stile di vita oggi diffuso in Occidente, adottato prima dai cosiddetti vip ed ora anche dalle masse.
I vip sono cosa ben diversa dalle élites. Alla Nobiltà ed alle élites tradizionali analoghe, ad esempio militari, diplomatici e docenti universitari, il Dr. Plinio dedicò nel 1993 il suo ultimo volume, traendo spunti dalle 14 mirabili allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà Romana. L’Autore ricorda che la dottrina della Chiesa postula una società fondata su organiche e armoniche disuguaglianze, la cui soppressione rappresenta, nel pensiero e nella prassi marxista, la condicio sine qua non per l’eliminazione della religione. «L’aristocrazia – egli scrive – situata tra l’autorità suprema, la monarchia, e il popolo è elemento di moderazione, di valutazione, di continuità e di unione … è la testa del popolo, la sua educatrice, l’orientatrice delle sue energie, l’aristocrazia senza il popolo è oligarchia», «il popolo senza aristocrazia non è popolo ma massa». Quindi la nobiltà obbliga a concepire la vita come disciplina e come missione, come insegna S. Carlo Borromeo: «Quando qualcuno è mobilissimo, se alla nobiltà dei suoi maggiori non aggiunge le proprie virtù, immediatamente diventa oscuro; poiché con la discontinuità della virtù cessa in lui la nobiltà» (pp. 15-17; 22; 25-27; 29-33; 35; 43). La ricchezza di tale volume, che tra i tanti temi affronta anche quello della «guerra giusta», giustifica pienamente la definizione di «opera capitale» alla pari di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione data nella prefazione dal Capo della Casa Imperiale del Brasile.
Amante del bello e del vero, tra loro intimamente legati, il Dr. Plinio non poteva non essere fedele alla liturgia tradizionale della Chiesa ed assai critico delle innovazioni introdotte dopo il Concilio Vaticano II. Una delle prime, più radicali ed approfondite critiche al Novus Ordo Missae è dovuta proprio alla penna di un suo stretto discepolo, Arnaldo Xavier da Silveira, autore del volume La nouvelle Messe de Paul VI: Q’en penser? Il Dr. Plinio era venuto dal Brasile con un folto gruppo di collaboratori per seguire i lavori del Concilio Vaticano II, che definirà poi, in una nuova edizione di Rivoluzione e Contro-rivoluzione, «una delle maggiori calamità, se non la maggiore, della storia della Chiesa» (147). I membri della TFP fornirono il loro appoggio organizzativo al Coetus Internationalis Patrum, che riuniva i Padri Conciliari fedeli alla Tradizione, a cominciare dai Mons. Marcel Lefebvre, Luigi Carli, Antonio De Castro Mayer e Geraldo de Proença Sigaud, gli ultimi due brasiliani.
È tempo di concludere. Non senza però ricordare che con le sue indubbie doti di preveggenza già nel 1943-44 il Dr. Plinio ammoniva: «Il pericolo musulmano è immenso …il problema musulmano costituirà una delle più gravi questioni religiose del nostro tempo, dopo la fine della guerra … alle porte di un’Europa indebolita e semi-scristianizzata, sta per sorgere un “percolo arabo” simile o peggiore di quello dei tempi di S. Pio V e della battaglia di Lepanto».
In esergo al volume prima citato sull’epopea anticomunista delle TFP, sono poste due citazioni dal messaggio della Madonna a Fatima per esprimere la prima «un grande timore», «la Russia diffonderà i suoi errori in tutto il mondo», l’altra «una grande speranza», «alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà». Accanto agli errori, o meglio gli orrori, del comunismo, risorge oggi un antico pericolo, l’Islam. Con eguale fiducia, dobbiamo affidarci alla Madonna, apparsa a Fatima, nella stessa penisola iberica, dove, da Covadonga, partì la riconquista cristiana. Come diceva il Dr. Plinio, «bisogna dunque pregare, affidarsi alla Provvidenza e agire».