Centenario di Plinio Corrêa de Oliveira
Pensatore della crisi, profeta dell'alba
di Massimo Introvigne
Il tema del mio libro, che intende rendere omaggio ad uno dei miei maestri, Plinio Corrêa de Oliveira, che ho avuto occasione di conoscere personalmente, è la crisi nella Chiesa nel XX secolo. Due elementi confermano questa crisi. Uno di carattere sociologico e quantitativo: nel corso del ventesimo secolo abbiamo visto in Occidente una diminuzione nel numero di sacerdoti e di religiosi, nonché nel numero di cattolici praticanti.
Vi è poi un elemento di carattere storico. Il Magistero, che vede dall’alto, ha visto una crisi di immani proporzioni. Giovanni Paolo II diceva nel 1981: “Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia”.
A cominciare da una serie di denuncie di Papa Paolo VI, che già nel 1972 parlava di un’interpretazione del Concilio come ripudio della Tradizione, fino a Benedetto XVI, il Magistero ha descritto una visione del secolo XX come un periodo di crisi.
Plinio Corrêa de Oliveira è stato, forse, il pensatore più lucido della crisi. Egli ha pensato la crisi non in riferimento a questo o quel singolo episodio, ma nella sua globalità.
Nato nel 1908, Plinio Corrêa de Oliveira ha attraversato tutte le grandi crisi del ventesimo secolo. Non le ha solo attraversate, ma le ha descritte in modo acuto e profondo e, con la sua azione, ha cercato di contrastarle.
Di fronte ai totalitarismi
Possiamo dividere la sua vita facendo riferimento a quattro grandi crisi a cui egli si è trovato davanti. La prima è la crisi determinata dai regimi e dalle forme di pensiero politico totalitarie e autoritarie. Forme che qualcuno poteva immaginare, certo non nelle declinazioni pagane tipiche del nazionalsocialismo tedesco, che in qualche modo costituissero un habitat favorevole alla Chiesa.
Questa è la posizione che, in Brasile, assunsero molti cattolici di fronte alle due forme di questo pensiero: quella vincente del dittatore Getulio Vargas, e quella perdente dell’Azione integralista brasiliana di Plinio Salgado, cioè il fascismo brasiliano. Queste forme di pensiero potevano sembrare disponibili a mettersi d’accordo con la Chiesa.
Tuttavia, Plinio Corrêa de Oliveira seppe scorgere, con uno sguardo che andava molto al di là del Brasile, come queste forme di pensiero costituissero un inganno e ponessero le fondamenta delle successive crisi. E questo per due ragioni. Una perché, pur offrendo alla Chiesa un habitat non ostile, il tipo di Stato che, vuoi Vargas vuoi Plinio Salgado vuoi il fascismo italiano — che era il punto di riferimento dei teorici di queste correnti, e verso cui Plinio Corrêa de Oliveira era critico — era comunque lo Stato moderno che aveva smantellato la Tradizione. Certo, letto in modo diverso dai socialisti e dai liberali, ma pur sempre moderno. Quindi, aderire a queste forme voleva dire aderire allo Stato nato dalla Rivoluzione francese.
Ma in secondo luogo, e da un punto di vista pastorale, queste forme di pensiero, questa forma di Stato, incitavano i cattolici a radunarsi nel privato, a occuparsi della preghiera, ad occuparsi al massimo delle opere caritatevoli, delegando al Partito o allo Stato la politica. Quindi una psicologia della delega che poneva le radici dell’apostasia dei cattolici rispetto alla dottrina sociale della Chiesa.
Plinio Corrêa de Oliveira fu tra i primi a contrastare la dittatura di Vargas. Quando la pressione dell’opinione cattolica lo costrinse a convocare un’Assemblea costituente Plinio Corrêa de Oliveira promosse la formazione d’una Lega elettorale cattolica per la quale fu eletto, ancora giovanissimo, col maggiore numero di voti del Paese.
L’Azione Cattolica
Lo strumento col quale la Chiesa pensava di farsi presente in quest’epoca era l’Azione Cattolica. Obbediente alla Gerarchia, Plinio Corrêa de Oliveira, che pur aveva il suo cuore nelle Congregazioni Mariane, nelle quali aveva esercitato la sua leadership nel movimento cattolico, accettò l’invito del suo arcivescovo di diventare presidente della Giunta arcidiocesana.
Ma si accorse che l’Azione Cattolica respirava l’aria che c’era in giro e che assorbiva i difetti tipici della crisi, specialmente idee che venivano dall’Europa, da forme di pensiero di tipo liberale e già progressista.
Plinio Corrêa de Oliveira scrisse un libro,«In difesa dell’Azione Cattolica», un libro molto coraggioso che le costò tutte le cariche che aveva nell’Arcidiocesi. Esso, però, fu letto con interesse a Roma. Fu elogiato dal Nunzio che ne scrisse la prefazione, il futuro cardinale Benedetto Aloisi Masella. Ricevette anche una lettera di encomio del Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Giovanbattista Montini, futuro Paolo VI.
Quindi, in questa fase, che poteva sembrare favorevole per la Chiesa, Plinio Corrêa de Oliveira già seppe vedere i germi di un primo cedimento della Chiesa all’aspetto anticristiano della modernità.
Il populismo
La seconda fase dell’azione di Plinio Corrêa de Oliveira è la sua testimonianza nell’epoca del populismo, cioè quel atteggiamento che nasce dopo la II Guerra mondiale e secondo cui bisognava rifare tutto nuovo. È il disprezzo dell’antico in nome del moderno. È il disprezzo delle élites in nome della massa. Ed è anche un clima morale di generale involgarimento, che arriva anche attraverso le mode, il cinema e la televisione.
Plinio Corrêa de Oliveira reagisce attraverso la rivista Catolicismo, nonché attraverso il suo libro «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», che è molto di più d’una critica al populismo. La nozione della Rivoluzione nelle tendenze, per esempio, ci dice quanto sia importante combattere il brutto, combattere il volgare. Chi si circonda di brutte cose sarà anche protagonista d’una brutta politica e penserà male secondo una brutta filosofia e una brutta teologia.
Il progressismo
Gli anni ‘60 e oltre, sono quelli della terza grande crisi: l’affermarsi in Occidente delle idee socialiste e comuniste, che penetrano anche nella Chiesa. Di nuovo, Plinio Corrêa de Oliveira si trova nel posto cruciale, perché la teologia della liberazione di impronta marxista ha i suoi massimi esponenti proprio in Brasile.
Questi teologi della liberazione, che portano all’interno della Chiesa il marxismo, agitano come bandiera un fatto, e cioè quello che il Concilio Vaticano II, nonostante la richiesta di un numero cospicuo di Padri Conciliari, decise di non ribadire ufficialmente e solennemente la condanna del comunismo. Su questo Plinio Corrêa de Oliveira scrisse delle pagine che inducono ad una riflessione equilibrata sul ruolo del Concilio Vaticano II nella crisi nella Chiesa.
Plinio Corrêa de Oliveira è vissuto sufficientemente a lungo per rallegrarsi che uno dei battenti della teologia della liberazione fosse stato chiuso da Giovanni Paolo II nel discorso di Puebla, e che il cardinale Ratzinger, Prefetto delle Congregazione per la Dottrina della Fede, avesse iniziato a chiudere il secondo con l’istruzione Libertatis nuntius. Però, l’influenza del comunismo nella Chiesa, lontano dall’essere anacronistica, ancora oggi per qualche verso continua.
La IV Rivoluzione
Plinio Corrêa de Oliveira ebbe modo di riflettere anche su una quarta fase, che attacca quello che Benedetto XVI chiama i “principi non negoziabili”. Questa ha un inizio nel maggio ‘68 francese. Ma c’e stato anche un ‘68 nella Chiesa: la rivolta contro l’enciclica Humanae Vitae. Anche in Brasile si fece silenzio su questa enciclica. Ci fu una sola personalità pubblica in Brasile che mandò un telegramma a Paolo VI per congratularsi con l’enciclica, ed era Plinio Corrêa de Oliveira.
Senza abbandonare la lotta contro il comunismo, il prof. Corrêa de Oliveira dedicò molte energie a combattere contro il divorzio, contro l’aborto, contro chi cominciava a parlare — e lui lo vide con molto anticipo — di riconoscimento delle coppie di fatto, di eutanasia, ecc. Egli introduce questa categoria di IV Rivoluzione che attacca non solo la Chiesa e la società, ma la persona umana.
Nel mio libro io cito un teologo, molto lucido, che a proposito del ‘68 disse che si pensa che il ‘68 sia cominciato nelle università e nelle fabbriche e poi sia entrato nella Chiesa. È tutto il contrario. Il ‘68 è cominciato nei seminari e nelle università cattoliche, anche nella sua dimensione di giustificazione del terrorismo. Questo teologo si chiamava Joseph Ratzinger. Questa analisi incontra le autentiche profezie di Plinio Corrêa de Oliveira su ciò che poi sarebbe successo.
Una grande speranza
Tutto quanto abbiamo detto non ci deve far pensare che Plinio Corrêa de Oliveira fosse un personaggio che passava il suo tempo a lamentarsi di come le cose andassero male. Questo tipo di personaggi ci possono convincere, ma non ci potranno mai entusiasmare, perché non ci danno una speranza. Io ho conosciuto Plinio Corrêa de Oliveira e posso dire che era uno degli uomini di speranza più calorosi ed entusiasmanti che mi sia mai trovato di fronte.
Egli nutriva una grande speranza. Certo, vedeva castighi all’orizzonte, ma portava lo sguardo oltre il castigo e vedeva l’alba d’una nuova civiltà cristiana. Quella che S. Luigi Maria Grignon da Montfort chiama il Regno di Maria.
Le civiltà muoiono, le civiltà nascono. Una battaglia nella notte. Le notti sono lunghe, ma non sono mai eterne se non all’inferno. Dopo la notte viene l’alba. E la qualità dell’alba dipende dalla nostra capacità di aver supportato la notte, di aver militato nella notte con lo sguardo fisso nella speranza della luce. Dopo la notte della crisi nella Chiesa, dopo la notte della Rivoluzione, l’alba che verrà sarà forse molto più luminosa di quanto noi in questo momento, con i soli mezzi umani, ci possiamo immaginare.
Se quest’alba sarà particolarmente luminosa, noi dobbiamo dire grazie a chi nella notte ha tenuto accesa la candela, ha testimoniato per la luce, ha vissuto nella luce. Dobbiamo dire: grazie Plinio Corrêa de Oliveira!