Condividi questo articolo

Submit to FacebookSubmit to Google PlusSubmit to Twitter

L’angelologia diPlinio Corrêa de Oliveira

 

Con la partecipazioni di teologi, studiosi e semplici appassionati del tema, si è tenuto presso il Santuario di S. Maria la Nova, in Campagna (SA), il VII Meeting sugli Angeli, organizzato dal rettore don Marcello Stanzione. Davanti a un folto pubblico che tracimava sulla piazzetta antistante, i diversi relatori hanno tenuto conferenze incentrate sul tema di quest’anno: “Gli angeli dei Fondatori”.

Don Renzo Lavatori ha parlato della devozione agli angeli di San Bernardo da Chiaravalle, fondatore dei cistercensi, mentre Padre Serafino Lanzetta, dei Francescani dell’Immacolata, spiegava l’intimità con gli angeli di San Francesco d’Assisi. Padre Ignacio Suárez Ricondo ha tenuto una dotta relazione sugli angeli negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, mentre Padre Vittorio Pascucci parlava degli angeli in San Giovanni Leonardi, fondatore dei Chierici regolari della Madre di Dio.

È toccato a Julio Loredo, della TFP italiana, tenere la relazione “Plinio Corrêa de Oliveira e la devozione agli spiriti celesti”, nella quale venivano presentate, in modo necessariamente succinto, alcune considerazioni sugli angeli del pensatore e leader cattolico brasiliano. Offriamo di seguito un riassunto di questa relazione, il cui testo integrale è stato pubblicato in Marcello Stanzione, «Gli Angeli dei fondatori», Edizioni Segno, Udine, 2011.

 

*    *    *    *    *

 

La dottrina di Plinio Corrêa de Oliveira sugli angeli è disseminata tra vari saggi e una cinquantina di conferenze. Si tratta di elaborazioni a carattere meramente ipotetico, che egli sottometteva “senza restrizioni” al giudizio finale del Magistero della Chiesa.

Finalità apostolica e catechetica

 

Per comprendere l’angelologia del prof. Plinio Corrêa de Oliveira dobbiamo considerare, anzitutto, il suo carattere apostolico e catechetico. Leader di movimenti laicali, era sempre alla ricerca di argomenti e di analisi da poter utilizzare come “armi da combattimento” nel suo apostolato.

“La dottrina sugli angeli — egli scrive – potrebbe inferire un colpo mortale alle concezioni materialistiche dell’uomo contemporaneo. La presentazione di questa dottrina sarebbe una sfida al moderno materialismo. Sarebbe la risposta cattolica al New Age e al pentecostalismo, un invito agli uomini perché abbandonino i peccati del mondo e si aprano invece all’universo angelico. Lo studio degli angeli ci permetterebbe di intravedere una sorta di universo meraviglioso, che potrebbe essere presentato come alternativa agli orrori del mondo contemporaneo. Sarebbe non solo l’apostolato della bellezza angelica ma, più in generale, l’apostolato del bello presentato angelicamente”.

Lo studio dell’universo angelico, continua il pensatore e leader brasiliano, “implicherebbe una particolare impostazione di fronte alla bellezza che, purtroppo, oggi non viene insegnata nel Catechismo. In contrasto con il laicismo moderno, che ingabbia il mondo al solo ambito umano, la dottrina sugli angeli aprirebbe tali orizzonti, raggiungerebbe tali profondità, da costituire un fiore all’occhiello della catechesi cattolica. Sarebbe vano confutare intellettualmente gli errori moderni, come il relativismo se, parallelamente, non realizzissimo un apostolato della bellezza angelica. Questo è soprattutto indispensabile con le nuove generazioni, molto più aperte alla bellezza di quanto non lo siano i loro genitori, ancora incantati dal progresso materiale della società industriale”.

Un altro elemento da tener presente è che l’attenzione di Plinio Corrêa de Oliveira si rivolgeva, precipuamente, al campo temporale. Egli concepiva la sua missione come esplicitazione dei lineamenti di una Civiltà cristiana, salvo poi impegnarsi nella sua concreta realizzazione. A questo era finalizzata la sua opera intellettuale e, concretamente, la sua angelologia: “Vorrei elaborare una visione globale dell’universo angelico salvo poi trasferire i suoi principi fondamentali all’universo umano, per esempio al fine di sviluppare una teoria del governo e una teoria dell’autorità nella società umana”.

 

Gli angeli: esistenza e natura

 

Plinio Corrêa de Oliveira inizia il suo studio commentando le questioni della Summa Theologica che trattano dell’esistenza, natura e operazioni degli angeli. Su questo non mi soffermo se non per evidenziare come, ad ogni passo, egli trae dagli insegnamenti del Doctor Angelicus spunti per una teoria della Civiltà cristiana. Vediamo un paio di esempi, in modo necessariamente schematico:

Egualitarismo e gerarchia. In contrasto con lo spirito ugualitario della Rivoluzione, Plinio Corrêa de Oliveira propone una concezione gerarchica della società, che troverebbe fondamento nell’universo angelico.

Dio non avrebbe potuto creare un solo essere che da solo riflettesse tutte le Sue perfezioni. Egli ha creato una molteplicità di esseri. E questa molteplicità implica una gerarchia, nella quale gli angeli hanno una funzione. L’angelo, puro spirito se paragonato con l’uomo, non è immateriale e incorporeo in relazione a Dio. Egli è un essere intermediario, necessario all’ordine gerarchico dell’universo affinché fra l’uomo e Dio non vi sia un abisso.

Commenta il pensatore brasiliano: “Questa gerarchia è fondata sulla natura degli esseri: dai minerali, alle piante, agli animali, all’uomo, agli angeli. Non è una mera gradazione di convenienza, ma è necessaria all’ordine dell’universo. Queste nozioni dovrebbero stare alla base della formazione anti-egualitaria dei cattolici oggi. Non basta insegnare nel Catechismo l’esistenza degli angeli come decorrente dalla Rivelazione. È invece necessario focalizzare  la loro funzione nella gerarchia dell’universo”.

Il movimento nella società cristiana. Gli angeli si muovono. Non nel senso che si spostano fisicamente – non avendo materia essi non occupano spazio – ma nel senso che passano continuamente dalla potenza all’atto, nel conoscere e nel volere.

“Da qui – commenta il pensatore brasiliano – possiamo dedurre una teoria del movimento nella società cristiana. La società cristiana ha la più alta forma di movimento, che non è riferito al muoversi fisicamente, ma al conoscere sempre più profondamente la verità ed amarla sempre più intensamente.  In una società cristiana, il movimento fisico è secondario. Primeggia il movimento spirituale. Un governante davvero cristiano dovrebbe essere in grado di stimolare principalmente questo movimento”.

 

Società angelica, modello della società umana

 

Per Plinio Corrêa de Oliveira la società angelica dovrebbe essere il modello della società umana. Egli dedica, di conseguenza, molto spazio allo studio dei rapporti interni in Dio (la pericoresi trinitaria) nonché ai rapporti di Dio con i suoi angeli, e degli angeli fra loro:

“Al fine di elaborare una spiegazione trascendentale dell’Ordine, dobbiamo dedurla dalla propria essenza divina e dai primi rapporti con le creature. In altre parole, è nella Santissima Trinità e nella natura dei rapporti di Dio con i Suoi angeli che troviamo il modello perfetto di ciò che dovrebbe essere una società umana”.

Questo è trattato, per esempio, nel suo saggio «Note sul concetto di Cristianità. Carattere sacrale della società temporale e sua ministerialità» che, per brevità, mi esimo dall’esaminare, limitandomi a citarne un paragrafo:

“Considerata l’anima umana nella sua natura, nelle sue potenze, nella sua attività, in che senso può avere una vita sociale? Poiché un campo della vita sociale comprende relazioni puramente spirituali da uomo a uomo, può sembrare che si situi a un’altezza così elevata da non poter dire a suo proposito nulla di definito e di utile. Questa impressione si dissolverà nel caso facciamo ricorso a quanto la Chiesa ci insegna sugli angeli”.

 

La caduta degli angeli

 

Un capitolo interessante del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira in questo campo è il suo studio sulla caduta degli angeli, cioè il peccato di Lucifero, dal quale egli traeva spunti per l’analisi dei processi sociali di decadenza. In base al principio che le società si comportano come una grande anima umana collettiva, si possono studiare i processi sociali come se fossero processi spirituali.

Come decadono le società umane? Per esempio, com’è decaduto il Medioevo cristiano? Oppure, come decade un Ordine religioso? Una volta capito il meccanismo, si potrebbe costruire una catechesi mirata ad evitare una tale contingenza.

Plinio Corrêa de Oliveira si chiede se la prova alla quale Dio ha sottoposto gli angeli era assolutamente necessaria, oppure se Egli avrebbe potuto dispensarli. Nella sua opinione, tale prova sarebbe stata assolutamente necessaria. “Prima di ammettere gli angeli nella Sua intimità, Dio ha voluto che dessero una prova del loro amore. Questa prova era, in modo assoluto, necessaria affinché gli angeli raggiungessero il grado di perfezione al quale erano chiamati”.

Questo per il principio – valido anche per le società – che la vita spirituale ascendente (quella che tende alla santità) è fatta di successivi olocausti, nei quali la persona va gradualmente “uccidendo l’uomo vecchio” facendo sbocciare quello nuovo. La perfezione non può essere raggiunta senza questo olocausto di sé.

Tutto porterebbe a credere che, in un primo momento, Dio si sia un po’ celato agli angeli. Mentre alcuni avrebbero conservato vivo il Suo ricordo e, semmai, avrebbero fatto uno sforzo notevole per amarLo senza vederLo, in altri invece si sarebbe insinuata una sorta di amnesia di Dio. Questo per una stanchezza del sublime che avrebbe rallentato l’impulso verso la santità.

Questo rallentamento avrebbe diverse cause, da menzionare sia pure sinteticamente: la scelta dei beni più immediati anche se minori; la sostituzione dell’idealismo con la fruizione personale; il sorgere di fantasie irragionevoli.

Tutto ciò avrebbe innescato un processo di offuscamento spirituale che avrebbe percorso alcune tappe: autocompiacimento tendente all’autosufficienza; i conseguenti guizzi dell’orgoglio e connesso rifiuto di umiliarsi davanti al Trascendente; una crescente irritazione verso l’Ordine gerarchico creato da Dio.

Alla fine, questo processo sarebbe sfociato nel Non serviam, con il quale Lucifero si è ribellato apertamente a Dio e ha portato via con sé una terza parte degli angeli del Cielo, attuando, per così dire, la prima Rivoluzione della storia.

 

San Michele e la militanza angelica

 

Nel suo apostolato, Plinio Corrêa de Oliveira ha dovuto spesso contrastare quell’atteggiamento che oggi chiamiamo buonismo, che implica la rinuncia al carattere militante della Chiesa ed è alla radice di tanti cedimenti, sia nell’ambito dottrinale che disciplinare. Perciò egli rivolgeva una particolare attenzione  allo studio della missione militante di alcuni angeli e, in primis, di san Michele, che contrastò la ribellione di Lucifero con quel magnifico Quis ut Deus! che ancora echeggia nella storia.

San Michele è il principale guerriero di Dio. Si potrebbe obiettare: la lotta angelica non è militare. Vero. Si tratta di una lotta di presenza, di amore al bene e di odio al male, in cui il bene s’impone al male e lo espelle dalla presenza divina.

È questa l’essenza del proelium magnum riferito nell’Apocalisse. Perciò Plinio Corrêa de Oliveira parla del Cielo come “il più bel campo di battaglia di tutta la storia”.

Secondo il pensatore brasiliano, la missione di san Michele comporterebbe due aspetti: “La lotta non è solo la distruzione di coloro che insorsero contro Dio. Essa implica anche l’affermazione del contrario. La lotta non è gloriosa se non nella misura in cui afferma e ravviva ciò che il nemico ha cercato di distruggere. Proclamando Quis ut Deus! San Michele non solo ha cacciato via l’avversario nell’inferno, ma ha anche fatto risuonare nell’universo un canto perfetto di amore a Dio, che echeggerà per tutta l’eternità. Il canto di amore perfetto è allo stesso tempo un canto di guerra e un canto di adorazione nei confronti di ciò che si difende e si afferma. È dall’amore dell’Ordine che nasce l’odio contro il disordine”.

Ma ci sono altre missioni militanti nel mondo angelico, studiate con cura dal pensatore brasiliano.

Nei suoi autorevoli «Commentaria in Sacram Scripturam», Cornelio a Lapide affronta l’esegesi del 2° capitolo di Zaccaria in cui si narra la visione di quattro corna, che rappresentano il male che ha disperso Giuda, Israele e Gerusalemme. Vi sono poi quattro operai, che il teologo gesuita chiama “angeli ferrai”, che battono queste corna con pesanti martelli. La loro missione è di “abbattere e demolire le corna delle nazioni che cozzano contro il paese di Giuda per disperderlo”.

Questi angeli erano stati inviati sulla terra ma, trovandola in pace, si erano concentrati su Giuda, che era invece attanagliata dai nemici. In altre parole, erano venuti proprio a cercare la guerra per intervenirvi.

Le corna, commenta Plinio Corrêa de Oliveira, rappresentano quattro diverse forme del male. Contro ognuna di esse Dio suscita una forma di bene repressivo, alle quali corrisponde una persona angelica. Questi angeli hanno la missione d’incutere terrore, di abbattere e demolire queste forme del male. Siccome gli angeli agiscono ex natura propria,  cioè la loro missione si fonda sulla natura, questo vuol dire che questi angeli sono essenzialmente guerrieri. La guerra è loro consustanziale.

A questa visione ne segue un’altra nel VI capitolo: si tratta di quattro carri trainati da cavalli bai, neri, bianchi e pezzati e che il profeta chiama “i quattro venti del cielo che dopo essersi presentati al Signore partono per tutta la terra”. Mentre i cavalli bianchi sono inviati per “calmare lo spirito delle nazioni”, quelli bai vengono definiti da Cornelio a Lapide “angeli vendicatori”. Scengono cioè per attuare vendetta sui nemici del Signore e per aiutare i figli della luce a sbaragliare gli avversari.

“È un concetto romantico pensare che l’angelo sia inviato solo per estinguere una peste – glossa Plinio Corrêa de Oliveira – Nelle Sacre Scritture ci sono molti brani che citano angeli inviati per castigare, per flagellare, sia nazioni sia individui”.

Su questa scia, Plinio Corrêa de Oliveira esamina anche la visione dei sette angeli vestiti di lino puro con sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio, proposta nel capitolo 15 dell’Apocalisse. Egli commenta: “Il lino puro rappresenterebbe la gioia degli angeli nell’eseguire la giustizia divina castigando gli empi. Le coppe sono d’oro perché l’ira proviene dall’amore. L’ira è l’amore in stato di militanza, è un’ira santa”.

 

Gli angeli custodi

 

In tema di angeli custodi, Plinio Corrêa de Oliveira esamina un terreno forse ancora poco esplorato: gli intimi rapporti della persona con il suo angelo.

Egli parte dal presupposto che l’angelo custode non è dato a caso. Dio avrebbe destinato un angelo specifico ad ogni individuo. Questo angelo avrebbe un vincolo profondissimo con la persona, che andrebbe oltre gli aspetti accidentali e toccherebbe quasi il suo essere. L’angelo custode sarebbe l’archetipo della persona, a livello angelico, la perfetta realizzazione di ciò che essa dovrebbe essere secondo i progetti di Dio.

Di solito si ha l’idea che l’angelo custode esista soltanto per difendere la persona dal male. In realtà, come recita la preghiera, la sua missione consiste nel “illuminare, custodire, reggere e governare”. Oppure, secondo Dionigi Aeropagita, nel “purificare, illuminare e perfezionare”. Questo, commenta Plinio Corrêa de Oliveira, “sarebbe il senso più profondo di ogni governo, divino, angelico e umano, visto nel suo aspetto più elevato”.

La sostentazione nell’essere. Un primo elemento sarebbe la sostentazione nell’essere. Dio, creatore di tutte le cose, le sostenta continuamente. Solo Dio è ens per se, cioè trova in Se stesso la Sua propria ragion d’essere. Le creature sono ens per accidens, e hanno bisogno della sostentazione divina per esistere.  Il teologo domenicano Antonio Royo Marín spiega questa verità con una metafora: se per assurdo Dio si assopisse, si sveglierebbe senza universo, giacché sarebbe venuta meno la sostentazione nell’essere.

Dio governa l’universo per le cause seconde. E questo sarebbe vero anche per la sostentazione angelica degli uomini. Dice il dott Plinio: “Dio non avrebbe potuto creare solo la materia, né solo gli uomini, che sono un misto di materia e spirito. Era necessario che vi fossero esseri puramente spirituali fra Dio e l’uomo, e questi sono gli angeli. Per la dottrina cattolica, chi mantiene le creature è Dio. Ma, siccome per volontà divina gli esseri superiori governano quelli inferiori, possiamo dire che gli angeli sostentano gli uomini nell’essere?”.

Per abbozzare una risposta, Plinio Corrêa de Oliveira propone il concetto di complementarità. Nella creazione vi sarebbero realtà complementare, l’una non potrebbe esistere senza l’altra. Sarebbe il caso della luna e la terra. La luna esiste in funzione della terra. De potentia Dei absoluta, Dio avrebbe potuto creare una luna senza terra. Ma la loro complementarità farebbe pensare a qualcosa di più profondo della mera casualità. Scrive il pensatore brasiliano:

“Esisterebbe un’azione indiretta di Dio sull’uomo attraverso l’angelo, che lo sostenterebbe nell’essere. Questa sostentazione non sarebbe ‘de potentia Dei absoluta’ bensì ‘de potentia Dei ordinata’. Ma sembra che non sarebbe un rapporto meramente accidentale. L’uomo non sarebbe pensabile da Dio senza l’angelo. Nella mente divina, l’angelo in un certo modo producerebbe e sostenterebbe l’uomo. In altre parole, l’uomo sarebbe pensato e creato in funzione dell’angelo”.

L’assumere dell’angelo. Ma, in cosa consisterebbe il “purificare, illuminare e perfezionare” dell’angelo in relazione all’uomo? Risponde:

“È una triplice azione che implica il dono dell’archetipo al tipo, che ottiene come risposta l’olocausto del tipo all’archetipo. L’archetipo purifica, illumina e perfeziona il tipo donandosi a lui. Questa è l’essenza del servizio. È in questo senso che il governare è un servizio. Il governante fa dono di sé a coloro che governa. Questi, a loro volta, corrispondono facendo l’olocausto di se stessi. E, quando il tipo fa l’olocausto di se stesso all’archetipo, questi in un certo senso lo assume e gli fa raggiungere la sua perfezione, la sua pienezza. Vi è qui una simbiosi misteriosa che andrebbe meglio studiata”.

Questo è un processo che si verifica negli angeli superiori in relazione a quelli inferiori, e negli angeli in relazione agli uomini. È solo lasciandosi assumere dal suo angelo che l’uomo potrebbe raggiungere le vette della santità.

Lo studio di questo “assumere” dell’uomo da parte dell’angelo – con tutte le applicazioni alla società umana – costituisce un capitolo centrale dell’angelologia di Plinio Corrêa de Oliveira.

 

Angeli custodi di “anime” collettive

 

L’interesse di Plinio Corrêa de Oliveira per la Civiltà cristiana lo ha condotto a studiare in profondità i fenomeni sociali. Tra i problemi esaminati v’è quello delle “anime collettive” dove, ovviamente, il termine “anima” va posto rigorosamente fra virgolette.

Quando un gruppo di individui legati da un certo vincolo si radunano, si può formare qualcosa che è più della semplice somma dei componenti. Dice Plinio Corrêa de Oliveira: “Prendiamo l’esempio di una famiglia nobile nel Medioevo, che vive sparpagliata in dieci castelli. Una volta l’anno, in occasione della festa del Santo Patrono della famiglia, tutti si riuniscono nel castello del capofamiglia. Non è vero che si forma qualcosa di più della semplice somma degli individui? Vi è qualcosa del capostipite, degli antenati e delle loro prodezze, del passato e del futuro. Lì non c’è Tizio, Caio e Sempronio. Lì c’è la Famiglia Tale. Entra in gioco una certa nozione riguardo all’essenza delle anime collettive che andrebbe meglio studiata”.

“È chiaro che, di per sé, l’individuo è più della società – continua – ma è anche vero che una società comporta una perfezione maggiore. Credo abbia a che fare con la frase della Genesi secondo la quale ogni cosa creata da Dio era ‘buona’, ma l’insieme era ‘molto buono’. Si direbbe quasi che nasce qualcosa di ontologicamente diverso e superiore, appunto un’anima collettiva. Questa realtà è accidentale, ma è simile a una persona, meno ‘densa’ ma più nobile, che mette in evidenza ciò che i componenti hanno di meglio”.

Possiamo immaginare che a questa “anima” collettiva corrisponda un angelo diverso e superiore all’angelo custode dei singoli membri. Sarebbe l’angelo custode della collettività, destinato da Dio per purificarla, illuminarla e perfezionarla. Per i principi enunciati sopra, questo angelo sarebbe l’archetipo di questa collettività: “L’angelo scende su quella collettività e entra in simbiosi con essa, conferendogli una ricchezza ontologica che i semplici rapporti umani non possono spiegare”.

Tuto ciò porterebbe a una nozione di angeli custodi non solo per le nazioni – concetto che trova fondamento nella Tradizione della Chiesa – ma, in modo più ampio, per le “anime collettive” nella società umana, come famiglie, istituzioni, ordini religiosi e via dicendo. In questa logica, si potrebbe supporre che persone eminenti, che hanno in mano il governo di collettività, sia spirituali che temporali, possano contare, oltre che sul proprio angelo, anche su quello della collettività.

 

Presenza angelica nella natura

 

Dio ha creato l’universo per la Sua gloria estrinseca. Questa gloria consiste nell’immagine e somiglianza del Creatore nel creato. “Coeli enarrant gloriam Dei et opera manuun ejus annuntiat firmamentum”, dice il Salmo. L’uomo non può conoscere Dio direttamente, ma può contemplare il riflesso delle Sue perfezioni nella creazione, e quindi risalire fino a Lui. Così, per esempio, la maestà di una montagna ci dice qualcosa della maestà di Dio, come l’immensità del mare ci fa intuire la Sua infinità.

Questo è un processo naturale, tanto che gli stessi pagani, meravigliati dalla natura spesso gli attribuivano caratteristiche divine. Erravano nella conclusione, ma non nella premessa. La natura non è Dio ma Lo riflette, e può condurci a Lui attraverso la contemplazione. È il processo studiato da san Bonaventura nel suo celebre «Itinerario della mente a Dio».

Per Plinio Corrêa de Oliveira non è difficile supporre – si tratta ovviamente di un’ipotesi teologica, d’altronde già esplorata dalla Patristica – che, così come Dio ha attribuito ad ogni uomo un angelo custode, Egli abbia affidato ad alcuni angeli la custodia di certi luoghi particolarmente magnifici. Scrive il pensatore brasiliano:

“A volte vediamo certi luoghi della natura così belli e suggestivi di cose superiori, che siamo portati a pensare che vi sia qualcosa di religioso. Evidentemente non vi è niente di divino, come pensavano erroneamente i pagani. Ma, non possiamo pensare che vi sia un’azione angelica? La bellezza del luogo è perfettamente naturale. Ma sopra alleggia la presenza di un angelo. Così come gli angeli personificano virtù morali, si potrebbe pensare che vi siano angeli che personificano la bellezza di certi luoghi?”

Si potrebbe dire di questi angeli qualcosa di simile agli angeli custodi. Essi rappresenterebbero l’archetipo di quel luogo, vale a dire l’aspetto più elevato per cui quel luogo è immagine e somiglianza di Dio.

Il suo ruolo non sarebbe meramente estetico, ma anche apostolico. Egli agirebbe sulle persone che contemplano quel luogo, aiutandoli a contemplarlo in modo corretto, per fargli risalire fino a Dio, salvo poi amarLo con massima intensità.

Quanto è stato detto sulla natura si potrebbe affermare anche riguardo certe creazioni del genio umano. Per esempio, ci sono chiese così belle che è impossibile non pensare a qualcosa di angelico. È come se Dio, una volta costruita quella chiesa, l’avesse affidata a un angelo. Chi non rimane estasiato davanti alla Sainte Chapelle? Come non pensare che vi sia la presenza di un angelo custode a invitare tutti, attraverso la contemplazione dell’edificio, a conoscere meglio la Santa Chiesa e, quindi, ad amarla di più?