Chávez: le cifre del disastro
Nonostante l’essersi proclamato “salvatore dei poveri”, i numeri lasciati dal defunto presidente Hugo Chávez dopo 14 anni di governo parlano da soli.
Petrolio. Pur disponendo il Venezuela di enormi riserve di petrolio (il 18% del totale mondiale), la produzione attuale ammonta a circa 2,3 milioni di barili al giorno, il 32,7% in meno rispetto al 1999. La produzione ha registrato un netto calo a causa dell’ostilità del governo nei confronti delle compagnie petrolifere internazionali, le inefficienze amministrative e la mancanza di investimenti nel settore. L’unico quesito che è migliorato è quello del numero dei dipendenti dell’ente statale PDVSA, che da 40mila è passato a 120mila, un incremento del 300%.
Violenza. Secondo le stime dell’Osservatorio venezuelano sulla violenza, l’anno 2012 si è chiuso con 21.692 morti vittime di violenza, il 12,2% in più rispetto al 2011 e il 382% in più da quando Chávez è salito al potere. Queste cifre collocano il Venezuela al secondo posto nella graduatoria dei paesi più violenti al mondo, con un tasso di 73 omicidi ogni 100 mila abitanti. Caracas è la città più violenta del Venezuela e una delle più insicure del mondo.
Inflazione. Nonostante il controllo dei prezzi e dei tassi di cambio, negli ultimi sette anni il Venezuela ha registrato la seconda inflazione più alta di tutta l’America Latina. Tra il 2009 e il 2012 il prezzo dei prodotti alimentari è aumentato del 90%. L’inflazione accumulata durante gli anni di governo di Chávez è del 933%.
Espropriazioni. Tra il 2002 e il 2012 il governo venezuelano ha espropriato 1.168 aziende (il 41% nel settore dell’edilizia, il 24% nell’agro-alimentare). Nonostante il gran numero di imprese nazionalizzate, la crescita del settore pubblico non ha generato più ricchezza per il paese.
Povertà. Sebbene il prezzo del petrolio si sia mantenuto attorno ai 100 dollari al barile, mentre nel 1999 si attestava a poco più di $20, il paese si è impoverito. Secondo l’ultimo rapporto della CEPAL, in un solo anno la percentuale di famiglie venezuelane il cui reddito non riesce a coprire il proprio fabbisogno è passata dal 27,8 al 29,5 per cento. Stessi dati per gli indicatori di povertà e di estrema povertà. Ciò in netto contrasto con il resto dell’America Latina, dove la povertà si è invece ridotta del 50%.
Investimenti esteri. Nel 1998 il Venezuela ricevette un flusso di investimenti esteri pari a tre miliardi di dollari. Gli ostacoli posti dal governo Chávez a tali investimenti hanno fatto calare questa cifra del 20% annuo. Un recente rapporto della Banca Mondiale ha classificato il Venezuela al 180° posto su 185 paesi analizzati per le condizioni favorevoli agli investimenti.