Nostra Signora di Coromoto, Patrona del Venezuela
Nel secolo XVII, gli spagnoli portarono a termine l’evangelizzazione dell’America Latina. Alcuni popoli indigeni, in particolare quelli che abitavano gli sconfinati spazi selvatici, restavano però ancora al di fuori dell’opera missionaria. Era il caso degli indios Cospes, della zona di Guanare nel Venezuela centrale.
L’8 settembre 1652, il cacicco dei Cospes, Coromoto, camminava per il bosco quando fu avvicinato da una bellissima Signora che, con voce soave, gli disse: “Andate alla casa dei bianchi e chiedete loro che vi infondano l’acqua in testa per poter andare al cielo”, cioè farsi battezzare.
Appresa la notizia, molti indigeni Cospes si convertirono. Eccetto il cacicco Coromoto, che anzi fuggì nel cuore della selva. Lì la Signora gli apparse per la seconda volta, esortandolo a convertirsi. Accecato dall’ira, Coromoto prese un sasso e tentò di lanciarlo contro l’apparizione. Caduto a terra come fulminato, l’indigeno scoprì con stupore che sul sasso ancora nella sua mano era scolpita l’immagine della Madonna che seduta su un trono teneva sulle ginocchia il Bambino Gesù. Convertitosi, Coromoto chiese agli indigeni, che sotto il suo comando si erano opposti ai conquistatori, di battezzarsi.
La piccola immagine è custodita nel Santuario Nazionale di Guanare. Nel 1950 Papa Pio XII dichiarò Nostra Signora di Coromoto patrona del Venezuela.
Ancor oggi, purtroppo, la devozione mariana nel Venezuela deve contendere gli spazi ai riti indigeni tuttora molto radicati in alcune zone rurali. Proprio a tali riti si affidò il presidente Chávez quando gli fu diagnosticato il tumore. Rivolgendosi ai paracadutisti del Forte Tiuna nell’agosto 2011, il leader socialista disse: “Cancro? Cosa è il cancro per me? Io ho fede negli spiriti delle pianure. Io vivrò!”.
Nato ed educato nei llanos (pianure) nel Venezuela centrale, Chávez professava quel curioso mix di cattolicesimo romano e di riti pagani ancestrali purtroppo molto diffusi nella sua regione. È risaputo, per esempio, che egli era un seguace della setta che rende culto alla dea María Lionza, alla quale il mandatario bolivariano si riferiva spesso, affidandosi alla sua protezione. Venerata come “prottretice delle acque”, Maria Lionza è raffigurata nuda e cavalcando un tapiro.