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Stanislao Medolago Albani: un vero cattolico tra Stato e Chiesa

 

di Riccardo Giulio Bevilacqua

 

Chi era il conte Stanislao Medolago Albani, unico “sopravvissuto” allo scioglimento dell’Opera dei congressi? Gli archivi storici e i ricordi di famiglia ci fanno scoprire una delle più straordinarie figure del cattolicesimo sociale italiano, a cavallo tra Ottocento e Novecento

 

Il 6 novembre 1922, a un anno dalla morte, Bergamo ha commemorato per la prima volta Stanislao Medolago Albani, alla presenza del vescovo mons. Luigi Marelli e delle più alte autorità civili e religiose. «Il conte Stanislao Medolago Albani fu un cattolico tutto d’un pezzo, senza reticenze, senza sottintesi - ricorda padre Alfonso Casoli della Compagnia di Gesù - Fu tra i capi di quella schiera umile e gloriosa, che senza rossore e senza viltà si proclamava cattolica, intransigente, papale, in mezzo agli insulti di chi li segnava a dito come nemici della patria, senza speranza di croci di cavalierati, ma unicamente con la croce di Cristo e fieri di essere cavalieri dell’idea cristiana, orgogliosi di alzare la fronte dinnanzi ai loro avversari e d’imporsi con la purezza dei loro ideali, con l’onestà della vita e con l’eroismo del sacrificio».

 

Natali e formazione

Stanislao Medolago Albani nasce a Bergamo il 30 luglio 1851 dal conte Gerolamo e da Benedetta de Maistre, nipote del celebre Joseph, teorico della Controrivoluzione. La madre muore nel darlo alla luce e il padre, risposatosi con la cognata Filomena de Maistre, si spegne quattro mesi dopo il secondo matrimonio. Stanislao cresce sostenuto dalla sua seconda madre – che, dopo il matrimonio del figlio, entrerà nella congregazione delle Figlie del Sacro Cuore, a Roma, con il nome di suor Maria Teresa – e dei parenti Medolago Albani e de Maistre, antiche famiglie profondamente cristiane. La sua prima presenza pubblica avviene all’età di sei anni. Il 13 gennaio 1857, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, con la consorte Elisabetta di Baviera, è ospitato dalla famiglia Medolago Albani nel palazzo di Bergamo Alta. Il piccolo Conte declama alla Coppia imperiale una poesia preparata per l’occasione.

Stanislao si laurea in Teologia e Filosofia all’Università gregoriana a Roma. Parla correntemente francese, tedesco, latino e greco antico. Nel 1873 sposa la contessa piemontese Maria Luisa Callori di Vignale, donna forte e di grande fede, che gli darà quattro figli. La coppia elegge come residenza ufficiale il maestoso palazzo natio di Bergamo Alta. Sovente si reca anche nell’amata dimora di Medolago, la più antica della casata. 

 

Attività in terra bergamasca

Stanislao avrebbe potuto trascorrere la propria vita nella spensieratezza e nel divertimento, grazie all’enorme patrimonio ereditato dal padre. Così facendo, sarebbe stato certamente benvoluto dai poteri forti dell’appena costituito Stato unitario, retto da potenti fazioni liberali ostili alla Chiesa e al sentimento religioso degli italiani. Ma l’amore per Cristo, il Papa e la Chiesa, lo spingono a scegliere la via stretta. Si prefigge di difendere operai e contadini dagli errori del socialismo, secondo le direttive della Santa Sede, avviando molte iniziative di rilievo in terra bergamasca.

Favorisce la nascita di Cooperative di credito, di lavoro e di assicurazione, costruisce Case popolari, apre Casse rurali, Società di mutuo soccorso e di assistenza pubblica. Nel 1880 fonda il quotidiano cattolico “L’Eco di Bergamo”, e ne diventa primo presidente del Consiglio di amministrazione. Nel 1890 è tra i fondatori della Cooperativa Case operaie. Nel 1891 è tra i fondatori del Piccolo Credito Bergamasco, poi Credito Bergamasco. Nel 1896 è cofondatore e presidente della Società cattolica di assicurazioni, con sede sociale a Verona. Instancabile, Medolago Albani s’impegna anche in politica, eletto in qualità di presidente dell’amministrazione provinciale dal 1894 al 1909.

 

Attività nazionali

Il conte Stanislao si rivela presto un grande uomo d’azione anche a livello nazionale, diventando un prezioso collaboratore di tre Papi: Leone XIII, Pio X e Benedetto XV. Medolago Albani si pone all’attenzione del mondo cattolico nazionale nel 1877, in occasione del IV Congresso nazionale dell’Opera dei congressi e dei Comitati cattolici, presieduto a Bergamo dal vescovo mons. Pier Luigi Speranza. Appena ventiseienne, il conte interviene in veste di presidente del comitato locale dell’Opera. Nel 1882 è già nel Comitato nazionale.

Nel VII Congresso, tenutosi a Lucca nel 1887, la nuova sezione di Economia sociale cristiana viene affidata proprio a Medolago Albani. Le sue relazioni sono sempre dotte, ricche di materiale scientifico e di proposte concrete. Sin dal 1884, egli è membro effettivo in rappresentanza dell’Italia dell’Unione Cattolica degli Studi sociali ed economici di Friburgo, presieduta dal cardinale svizzero Gaspard Mermillod. Gli studi promossi dall’Unione costituiscono i primi preziosi elementi per l’enciclica sociale di Leone XIII Rerum Novarum (1891) che, per volontà dello stesso Papa, viene illustrata nei convegni dei cattolici italiani proprio dal conte Stanislao Medolago Albani.

Nel 1897 l’Opera dei congressi, presieduta dal conte Giovanni Paganuzzi, è al culmine della sua forza. Intanto, però, qualcuno la sta minando dall’interno. Sono i modernisti capeggiati da don Romolo Murri. Questi iniziano una guerra subdola a Paganuzzi, a cui viene imputato di seguire con troppo zelo (!) le direttive della Sede apostolica. Il conte Stanislao sarà tra i primi ad appoggiare pubblicamente Paganuzzi, comprendendo la pericolosità del nascente movimento modernista e democratico cristiano. Purtroppo la zizzania lavorava senza sosta all’interno dell’Opera.

L’elezione del nuovo presidente, il murriano Giovanni Grosoli, inasprisce le tensioni. Il nuovo Pontefice, Pio X, che si adopererà senza indugio per combattere il Modernismo all’interno della Chiesa, non può che ordinarne lo scioglimento nel 1904. L’unica sezione che il Santo Padre decide di lasciare in vita è quella Economico Sociale, proprio perché diretta da Medolago Albani. Un segno inequivocabile di grande stima verso il nobile bergamasco.

Con la morte di Papa Sarto e lo scoppio della Grande Guerra, il conte Stanislao si ritira dalla scena nazionale per dedicarsi all’Istituto pontificio di Scienze sociali, di cui era fondatore e presidente.

 

L’ultima apparizione in pubblico

Nel settembre del 1920, l’anziano nobile si presenta per l’ultima volta in pubblico a Bergamo, nella chiesa di Santo Spirito gremita di fedeli, in occasione del VI Congresso eucaristico nazionale. Sostenuto dalla sua filiale devozione mariana e da una profonda devozione eucaristica, il conte tiene una relazione sull’importanza della partecipazione alla Santa Messa: un’esortazione appassionata – come testimonia un resoconto dell’epoca – a gustare il fascino del Santo Sacrificio dell’Altare, evento che è sempre stato centrale nella sua vita. In quell’occasione, sentendo avvicinarsi “sorella morte”, egli esprime una totale fiducia nel conforto che Gesù gli darà quando dovrà lasciare questo mondo. Neanche un anno dopo, il 3 luglio 1921, muore.

All’indomani della sua dipartita, il sacerdote Clienze Bortolotti, amico e direttore del quotidiano “L’Eco di Bergamo”, sottolineava. «Il conte Medolago Albani per più di trent’anni dette al grandioso movimento cattolico italiano e bergamasco, il lustro del casato, l’autorità del nome, il consiglio saggio e prudente, l’indirizzo sempre e sicuramente cristiano, lo studio profondo e pratico dei problemi religiosi, morali ed economici, l’operosità instancabile della sua persona».

Anche l’“Osservatore Romano”, in un pezzo a firma del direttore Giuseppe Della Torre, rendeva omaggio al nobile bergamasco: «Il conte Medolago Albani era uno dei nostri massimi, per fede inconcussa, per attività indefessa, per altezza d’intelletto. Fu tra gli apostoli dell’Azione Sociale Cattolica, dei più noti e rappresentativi. (… ) Per la sua adamantina franchezza e fortezza cristiana, il conte Medolago Albani ebbe anche gravi dispiaceri e soffrì penose persecuzioni, specialmente in tempi in cui prevalevano, e credevano di poter tutto osare, un liberalismo anticlericale e settario e le prime avvisaglie di un socialismo prepotente e liberticida».