Il dolce cammino ambrosiano verso il Natale
di Diego Zoia
A Milano l’ambiente natalizio si fa già sentire dal 7 dicembre con la Festa di sant’Ambrogio, Patrono della Città, e con la popolare Fiera degli Oh Bej Oh Bej, risalente al secolo XIII.
Mediolanum, ovvero il “luogo in mezzo alla terra”, è da sempre una grande città occidentale che fa l’occhiolino all’Oriente. Ce lo racconta non solo la sua vocazione da sempre multiculturale e cosmopolita, da non confondersi con le correnti accezioni, ma da interpretarsi in modo “imperiale”: ossia, con quell’ampio respiro che ha fatto grande Milano in questi secoli, annoverandola talvolta fra le capitali – non solo morali – d’Europa.
E quest’inclinazione ad essere un crocevia ce lo testimonia anche la liturgia ambrosiana, con il suo Avvento lungo sei settimane (esattamente come nelle tradizioni liturgiche orientali): un cammino di preparazione alla Natività del Signore ed ai suoi misteri. Sei settimane che ricordano al popolo cristiano la Prima Venuta del Signore, e che richiamano il cuore e la mente a riflettere sul suo Secondo e definitivo Avvento. Ma non poteva non avere, in questo percorso, un ruolo fondamentale Nostra Signora: l’ultima domenica di Avvento la Chiesa Ambrosiana celebra la Divina Maternità della Beata Vergine Maria, quasi a sottolineare (nell’imminenza della festa vera e propria del Natale del Signore) che ogni volta che celebriamo la Madre, celebriamo anche il Figlio.
Questo lungo periodo che parte dalla prima domenica dopo la festa di San Martino fa brillare Milano di festose luci: il 7 dicembre la Città celebra il suo Patrono, Ambrogio, con solenni celebrazioni e belle tradizioni. Spicca, fra queste la Fiera degli Oh Bej! Oh Bej!, da sempre il mercatino natalizio dei milanesi.
Se le prime attestazioni storiche di questa festa risalgono al 1288, quando – narrano le cronache – si svolgeva una festa in onore di sant’Ambrogio nella zona dell’antica santa Maria Maggiore (la Basilica Vetus, adibita dai milanesi alla funzione di cattedrale invernale prima della costruzione del Duomo), a buon diritto possiamo pensare che le origini del mercato fossero ben più arcaiche, e forse anche paleo-cristiane.
Comunque sia, il nome della festa come oggi la conosciamo, con le sue luci, le sue bancarelle e i suoi colori debbono essere fatte risalire al 1510 e coincidono con l’arrivo in città di Giannetto Castiglioni, alto dignitario dell’Ordine di San Lazzaro, incaricato dal Papa Pio IV (zio di san Carlo Borromeo) di recarsi nella città ambrosiana con la precisa missione di riaccendere nei fedeli milanesi la devozione e la fede verso i Santi.
Narra la tradizione che, giunto nei pressi della città, Giannetto ebbe il timore di non esser accolto con molto favore dalla popolazione milanese, piuttosto fredda nei confronti del Papa: era il 7 dicembre, giorno in cui Milano festeggiava il suo patrono Ambrogio. Quale captatio benevolentiae, Giannetto decise allora di approntare un gran numero di pacchi, riempiti con dolciumi e giocattoli. Varcate le porte di Milano, iniziò con il suo seguito a distribuire il contenuto dei pacchi ai bambini milanesi, che al ricevere i graditi e golosi doni, proruppero in esclamazioni di gioia gridando: “Oh bej! Oh bej!” (“Oh belli! Oh belli!”), accettando così di buon grado i doni del messo pontificio. Con lui, tutti coloro che si erano radunati intorno al corteo insieme ad una gran folla di cittadini raggiunsero dunque la Basilica di sant’Ambrogio attorniati da una folla festante.
Per questo, da allora, l’antica e già esistente fiera che si teneva nel periodo della festa dedicata a sant’Ambrogio divenne la fiera degli Oh bej! Oh bej!
Venivano allestite bancarelle di vestiti, vecchi giocattoli, e soprattutto di prodotti gastronomici tipici dell’epoca e di cui i milanesi andavano, e ancora vanno, ghiotti: mostarda di frutta, castagnaccio e gli immancabili firòn: castagne affumicate al forno, bagnate nel vino bianco e infilate in lunghi spaghi.
Questa bella fiera, che apre la stagione natalizia milanese, ha vissuto traslochi importanti: nata in prossimità di santa Maria Maggiore, dal 1886 fino ad alcuni anni or sono si era spostata attorno alla Basilica di Sant’Ambrogio, collocazione che regalava un fascino unico nel suo genere; oggi si svolge a Piazza Castello. E sebbene la Fiera assuma sempre più caratteristiche internazionali, la “milanesità” della festa si gusta con ancora le castagne, il vino, la mostarda e il castagnaccio: sapori tradizionali e immancabili, perché ogni festa richiede ed è fatta anche dalla sua dimensione materialmente umana.
Non per nulla, la Divina Maternità di Maria e il Natale alle porte, ci ricordano che Nostro Signore ha voluto assumere la nostra natura umana in tutto e per tutto, eccetto il peccato: e dunque anche aspetti materiali come il gusto, forse molto terreni, ma certamente piacevoli, sono meritevoli anch’essi di santificazione. E santificare la festa significa condividere con chi amiamo il gusto di cibi semplici e nel contempo speciali, e particolarmente gradevoli. A proposito: nell’aria, già sembra di sentire il profumo del panettone: ma questa è un’altra storia natalizia, tutta milanese.