Brexit: cosa è veramente successo finora?
di Peter Knowles
Hanno ragione i profeti di sventura, che prevedono immani catastrofi per le Isole Britanniche nel dopo Brexit? Oppure gli euroscettici che annunciano un periodo di serena prosperità? Lasciamo parlare i numeri.
Col titolo “Com’è andata l’economia dopo la Brexit?”, la BBC di Londra ha pubblicato a metà gennaio un’estesa analisi della situazione in Gran Bretagna sei mesi dopo il referendum che ha sancito la separazione del paese dalle istituzioni europee. Basata sui dati ufficiali delle diverse agenzie dello Stato, l’analisi mostra un quadro assai diverso dagli scenari catastrofistici dipinti da taluni analisti prima del voto. “Prima del referendum, molti economisti prevedevano un impatto fortemente negativo sull’economia britannica e sulla fiducia dei consumatori, nel caso avesse vinto il ‘Leave’ – segnala la BBC – Finora, queste predizioni catastrofiche non si sono avverate”.
Fra luglio e settembre 2016, l’economia è cresciuta dello 0,6%, e a dicembre ha toccato il 2% su base annua, un risultato superiore alle attese. Per il 2017, la Bank of England ha migliorato le previsioni di crescita: da 0,8% a 1,4%. Per il 2018, invece, la Banca centrale prevede una crescita di 1,5%, in linea con il resto dell’Europa.
La Borsa di Londra (FTSE 100), che riflette la fiducia dei mercati, ha guadagnato ben il 14,5%, toccando un record storico. L’altro indice, il FTSE 250, che misura soprattutto l’andamento delle imprese nazionali, è cresciuto del 3,7%.
L’indice di fiducia dei consumatori, che era vistosamente calato subito dopo il referendum, è tornato a salire fino ai livelli precedenti, mentre il Major Purchase Index è aumentato di cinque punti.
Le vendite nel periodo natalizio sono scese dello 0,1% nei negozi, ma sono aumentate di ben il 19% online.
Dopo il referendum, la lira sterlina era crollata da 1,47 per dollaro a 1,09. Poi ha iniziato a risalire, fino a situarsi, a gennaio, a quota 1,21. La tendenza è a recuperare i livelli pre-Brexit. La sterlina debole ha favorito l’export britannico e soprattutto il turismo, che è cresciuto del 7,1% dopo il voto. Perfino Ryanair, la celebre (e controversa) linea area low cost, che aveva minacciato di trasferire altrove le sue basi operative, ha annunciato un forte incremento dei passeggeri trasportati nelle Isole Britanniche.
Il prezzo delle case è aumentato del 4,5% nel 2016, un indice identico al 2015. A dicembre, il Royal Institution of Chartered Surveyors aveva dichiarato: “Il mercato immobiliare si è ormai calmato, dopo la Brexit”.
Un dato assai curioso. I profeti di sventura avevano previsto una fuga massiccia dalle Isole Britanniche. È successo il contrario. Secondo l’Office for National Statistics, nel 2016 ben 284mila cittadini comunitari e 335mila extracomunitari si sono trasferiti in Gran Bretagna.
La bilancia commerciale ha avuto un calo nei mesi successivi al referendum, salvo poi situarsi, verso metà dicembre, nei valori storici.
Dopo il solito calo post-referendum, l’edilizia è cresciuta fino a livelli record. Secondo l’ultimo Markit/CIPS UK Construction Purchasing Managers’ Index, il settore edilizio è cresciuto dal 45,9% a luglio al 56,1% a dicembre.
Per chiudere, il tasso di disoccupati è leggermente calato dopo la Brexit, mantenendosi comunque su livelli considerati dagli economisti ancora inadeguati.
E noi ci domandiamo: dov’è l’Armageddon previsto dagli europeisti?