Gloria in Excelsis Deo!
Sotto tanti profili, il 2017 è stato un annus horribilis.
Una serie di uragani come non si erano mai visti prima ha devastato interi paesi, compreso il Sud degli Stati Uniti. I cicloni sono arrivati fino all’Irlanda e all’Inghilterra, dove hanno provocato il fenomeno del “cielo rosso”, facendo esclamare a molti che sembrava l’Apocalisse.
Questi, però, sono venticelli a confronto di ciò che sta accadendo nella Santa Chiesa.
Smentendo chi volesse salvare l’Esortazione apostolica Amoris Laetitia, dandogli una lettura accomodante, nel 2017 si è diffusa la lettura più sovvertitrice, quella che ritiene che il documento, di fatto, modifichi la dottrina morale della Chiesa, rompendo con duemila anni di Magistero. Un teologo indicava che si è passati alla “fase 2” del Pontificato di Papa Bergoglio. Mentre nella prima si era posto l’accento sulla pastorale a scapito della dottrina, adesso si confessa apertis verbis che si vuole proprio manomettere la dottrina.
Questa manomissione rischia di toccare perfino ciò che abbiamo di più centrale nella Fede: la sacra liturgia.
Concedendo ampia libertà alle Conferenze episcopali nella traduzione dei testi liturgici nelle lingue volgari – finora prerogativa della Santa Sede – il motu proprio Magnum Principium rischia di aprire la strada al caos liturgico. Il cardinale Robert Sarah, prefetto del Culto Divino, ha cercato di preservare l’autorità della Santa Sede in questo campo, salvo poi essere seccamente smentito dallo stesso Pontefice.
Tutto ciò mentre va avanti il progetto di stilare una “Messa ecumenica”, accettabile anche dalle sette protestanti. Non sono mancate voci autorevoli che, per realizzare una tale “Messa”, propongono di cambiare la dottrina – dogmatica – della transustanziazione, una pietra d’inciampo per l’ecumenismo.
Il 2017 ha segnato anche il centenario della Rivoluzione bolscevica, che diede inizio alla diffusione degli “errori della Russia” denunciati dalla Madonna a Fatima nel 1917. Sarebbe stata una bella occasione per rinnovare le condanne al comunismo, aggiornandole per colpire anche l’odierno marxismo culturale. Niente! Le stesse celebrazioni per il centenario delle apparizioni di Fatima hanno lasciato più di uno perplesso, per la quasi totale mancanza di riferimento ai contenuti del messaggio stesso. Chi scrive è stato quest’anno a Fatima per ben cinque giorni. In una sola occasione, alla fine di una Santa Messa, è stato menzionato il messaggio della Madonna di Fatima.
L’auge, però, doveva ancora arrivare.
Il 2017 ha segnato il cinquecentesimo anniversario della cosiddetta “Riforma” protestante. Un po’ ovunque il monaco apostata Martino Lutero è stato celebrato dagli eretici, e lodato per il “gesto coraggioso” di aver sfidato la Chiesa di Roma. Ahimè. Gettando nello sgomento milioni di fedeli, tali celebrazioni si sono estese anche a molti ambienti di Chiesa, compreso il Vaticano. Abbiamo così visto l’eresiarca, il lascivo, il guerrafondaio Lutero festeggiato ufficialmente da quella stessa istituzione che egli voleva distruggere. Si è arrivati all’estremo di emettere un francobollo vaticano commemorativo di Martino Lutero, lui che è morto esclamando: “Muoio odiando il Papato. Vivo io ero la tua peste, morto sarò la tua morte, o Papa!”.
In duemila anni di storia non si era mai vista una manifestazione tanto devastante di quella voglia di “autodemolizione” denunciata da Paolo VI nel 1968.
Contro tale lugubre panorama, nel quale sembra che tutte le tenebre si siano scatenate, si staglia la luce di un Bambino! Un neonato piccolo, apparentemente debole e indifeso, e che, invece, avrebbe cambiato per sempre la storia dell’umanità. La luce diffusa da quella culla a Betlemme conteneva già tutti gli splendori della Civiltà cristiana: tutta la bellezza delle cattedrali gotiche, tutta l’epopea delle crociate e della Contro-Riforma, tutta la santità dei santi a venire, compresi quelli che hanno lottato contro l’eresia protestante.
Se a volte rischiamo di perdere la speranza, sopraffatti dal cupo panorama, guardiamo verso la mangiatoia di Betlemme, da dove ci viene ogni salvezza. Un messaggio di tranquillità, di forza e di fiducia in mezzo alle tenebre odierne. Una voce che, da allora e per tutti i secoli, proclama: “Non abbiate paura, Io ho vinto il mondo!”