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Estonia: nel buio della notte artica brilla la luce di Cristo

 

di Varro Vooglaid

In Estonia, il Natale è il periodo più buio dell’anno. Nell’era pre-cristiana in questi giorni si celebrava la festa del sole, poiché le giornate cominciavano a diventare più lunghe e la luce iniziava a vincere l’oscurità. Anche la parola estone per Natale - jõul - viene dal vecchio scandinavo hjul, cioè “sole”.

Poco sappiamo sulle abitudini pagane in quel periodo dell’anno. Si sa, comunque, che i poveri si mascheravano come animali e andavano di casa in casa urtando le persone e spruzzandole con acqua. Per far cessare questo scherzo dovevano ricevere un regalo, per esempio una mela, una pagnotta di pane, un paio di calzini o una manciata di noci. Questa usanza è persistita fino alla fine del XIX secolo.

Un’altra abitudine pagana sopravissuta fino a poco tempo fa è la confezione di figure di paglia con fattezze umane. Queste figure erano poi introdotte segretamente nelle case e nei cortili dei vicini. Il gioco consisteva nello scoprirle e portarle fuori quanto prima. Altrimenti, la famiglia sarebbe stata infettata dalla pigrizia. Chi le trovava poteva portarla in altre case. E così il gioco andava avanti con grande gioia di tutti.

Il cristianesimo ha poi introdotto molti bei costumi natalizi nell’Estonia rurale, oggi per lo più dimenticati con la scomparsa della cultura del villaggio. Naturalmente, il cuore delle celebrazioni di Natale erano le Sante Messe. Le cronache raccontano che le chiese erano così affollate che, nel secolo XIX, hanno dovuto costruire balconi e strutture adiacenti per accogliere tutti.

Si trascorreva il mese di Dicembre, tempo di Avvento, nell’attesa del Natale. C’erano tantissime piccole usanze, come quella di addobbare il cavallo e la slitta con motivi natalizi, per portare in chiesa tutta la famiglia, anche in luoghi assai lontani. Uno dei più bei momenti dell’anno era proprio quando le famiglie, ognuna nella sua slitta adornata e illuminata, e suonando campanelli mentre avanzavano, si indirizzavano verso le chiese per la Messa di mezzanotte, e poi facevano ritorno.

Persiste ancor oggi il costume di visitare i cimiteri il giorno di Natale, accendendo candele sulle tombe dei parenti defunti. Fino alla fine del secolo XIX, si usava mettere un po’ di fieno nel salotto di casa per commemorare la nascita di Gesù in una stalla, e la sua mangiatoia. Le persone costruivano anche corone di fieno decorate con gusci d’uovo, piume e pezzi di stoffa. Queste corone erano ispirate ai candelabri delle chiese.

Nel secolo XIX arrivò dalla Germania l’uso dell’albero di Natale, posto nel salotto principale poco prima della festa e tenuto fino all’Epifania. Erano splendidamente decorati con candele e pezzi di vari colori. Ancor oggi la famiglia si riunisce ai piedi dell’albero per cantare canzoni natalizie. Invece, il pomeriggio del 25, giorno di Natale, le famiglie si visitano a vicenda. Ci sono dei giochi sociali che si usa giocare in quell’occasione, mentre si sorseggia qualcosa e si mangiano biscotti.

Un’altra bella usanza: rientrando a casa dopo la Messa di Natale, si serviva agli animali nella stalla pane con un po’ di sale, segno di augurio per il Natale. Così anche loro erano invitati a prendere parte alla gioia della nascita del Salvatore. Addirittura alcune persone portavano cibo nelle foreste, per condividere la loro gioia con le bestie feroci.

D’altronde, per tutto il Natale era severamente proibito ogni lavoro manuale non direttamente legato alle celebrazioni. Si doveva mantenere un clima di raccoglimento spirituale in attesa che la luce di Cristo brillasse nella notte artica.