Il vero obiettivo dell’impeachment di Trump: una visione cristiana dell’America
di John Horvat II
È difficile dare un senso al caos politico che regna oggi in America. La maggior parte delle persone alza disperata gli occhi al Cielo quando gli viene chiesto di spiegare l’impeachment di Donald Trump. E giustamente. Il processo al Presidente è diventato un misto di politichina e di circo da paese.
Il bizzarro dramma che si sta consumando negli Stati Uniti sembra fatto apposta per confondere: manca un filo conduttore, mancano dei personaggi ben profilati e un copione. Gli attori si limitano a riempire il teatro di urla, emozioni, rabbia e slogan che servono solo a frammentare l’America come mai prima.
C’è qualcosa di sinistro in tutto questo caos. Non sembra esserci un desiderio di chiarezza. Troviamo unicamente la volontà di distruggere istituzioni, protocolli e persone. Il tam-tam mediatico ha poi creato un’atmosfera fremente, come quelle che precedono le grandi rivoluzioni.
Che cosa possiamo dire in mezzo a tale baldoria, che sembra sfidare ogni spiegazione logica? Forse la cosa migliore è allontanarci dal palcoscenico, prendere le distanze dalle minuzie del caso, andare oltre le polemiche politiche cercando invece di assumere una visione più alta e universale.
Facciamo dunque alcune osservazioni generali dall’alto, lontani dalla folla ululante.
Non è Trump
La prima osservazione è che l’impeachment non riguarda il presidente Donald Trump. È ovvio che il suo comportamento ha fornito il pretesto per avviare la procedura. Indipendentemente dal merito dell’accusa, però, l’effervescenza passionale indica che il vero obiettivo è qualcosa di molto più importante e profondo della persona del Presidente.
Il vetriolo della sinistra è diretto verso ciò che il Presidente rappresenta, piuttosto che verso ciò che ha fatto o non fatto. I suoi oppositori vogliono farlo fuori non per la sua condotta, bensì perché egli rappresenta qualcosa che essi vogliono cancellare dalla scena politica americana. Tale motivazione si estende al di fuori del Congresso, coinvolgendo l’establishment liberale e le false élite di Hollywood/Silicon Valley. Tutti chiedono la rimozione di Trump.
Il bersaglio dell’impeachment non è un uomo, bensì una visione dell’America. Preoccupata che questa visione si affermi e si diffonda, la sinistra vuole spazzarla via quanto prima.
Trump non corrisponde alla pseudo-narrativa
La seconda osservazione è che la sinistra e i media hanno costruito una falsa narrativa in cui cercano di inquadrare il presidente e i sessantatré milioni di americani che lo hanno votato.
Secondo questa falsa narrativa, il presidente Trump rappresenterebbe un segmento ormai morente, composto da pochi bianchi omofobi e xenofobi, pieni di odio contro gli altri gruppi razziali, le minoranze, le donne e gli immigrati. Questa narrativa inquadra il dibattito nella dialettica della lotta di classe marxista: uno scontro fra questi bianchi, oggi al potere con Trump, e la stragrande maggioranza del popolo americano che ne sarebbe invece oppressa.
La sinistra ha trasformato questa falsa narrativa in dogma, non ammettendo nessun altro motivo per il quale un americano abbia potuto votare per Trump, come ad esempio per il fatto d’essere contro l’aborto. I media della sinistra ripetono questa falsa narrativa fino alla nausea. Ecco, per esempio, come l’editorialista del New York Times Michelle Goldberg ha descritto il dibattito sull’impeachment: “Una discussione fra anziani bianchi repubblicani e una vibrante maggioranza di democratici, donne, persone di colore e giovani”.
Hanno furbescamente bollato la destra come “razzista” ovviamente perché questa è l’unica questione che può ancora accendere l’indignazione del grande pubblico. Marchiando i sessantatré milioni di elettori di Trump come vecchi, bianchi, omofobi, xenofobi e misogini, Goldberg e la sinistra sperano di demonizzare tutti coloro che hanno votato per il Presidente, indipendentemente dalle ragioni che li hanno spinti a farlo.
Tuttavia, il razzismo non è affatto il nucleo del dibattito, e la sinistra lo sa benissimo. Tutti gli americani di buon senso rifiutano il razzismo in ogni sua manifestazione. Si tratta semplicemente dell’ultima furbata della sinistra per promuovere la propria causa.
Che cosa rappresenta esattamente Trump?
Se il dibattito sull’impeachment non riguarda la narrativa razzista, allora che cosa rappresentano Trump e i suoi elettori? E perché ciò terrorizza la sinistra a punto di rischiare tutto pur di rimuovere tale minaccia?
Questa non è una domanda facile. Tutti ammettiamo che il Presidente è una persona complessa che sfida ogni categoria, si contradice facilmente e può comportarsi in modo assai irregolare. Allo stesso modo, i suoi elettori non formano un blocco monolitico in cui tutti la pensano allo stesso modo. È difficile mettere in atto un attacco efficace contro un bersaglio indefinito e in movimento.
A questa complessità si aggiunge la crescente radicalizzazione della società, il crollo della famiglia e delle comunità. Tutto ciò ha scosso le fondamenta del classico mondo liberale. Al suo posto c’è un mondo instabile e frenetico in cui l’immagine è tutto. Tutto diventa possibile, sebbene nulla sia certo.
Pertanto, dobbiamo prendere in considerazione non tanto ciò che il presidente Trump sia in realtà, ma ciò che egli rappresenta per la destra, e anche per la sinistra. La vera lotta è tra due visioni dell’America per le quali il Presidente Trump sta fungendo da parafulmine.
Una lotta tra due visioni dell’America
Per la destra traumatizzata, il Presidente Trump tocca alcuni temi che hanno una risonanza profonda in larghe fasce dell’opinione americana. Egli incoraggia l’amore patrio, promuove la famiglia e i diritti del nascituro. Ha nominato giudici pro-famiglia e pro-vita. Invoca il nome di Dio e la Croce. Augura agli americani un “Santo Natale” anziché “Buone Feste”. Al di là del personaggio, per molti, questi discorsi rappresentano una speranza in mezzo a un mondo ormai alla deriva.
Per la sinistra radicalizzata, questi discorsi rappresentano invece tutto quanto è deplorevole per l’America. Essi minacciano il “progresso” faticosamente ottenuto dalla sinistra in passato, e in particolare la rivoluzione sessuale.
Quando i piccoli gesti hanno un grande significato
Alcuni potrebbero obiettare che altri presidenti hanno fatto simili riferimenti a Dio, alla famiglia e alla Patria. In effetti, fa parte del costume nazionale che ogni presidente, anche liberale, faccia un vago accenno a Dio, chiedendo la sua benedizione sull’America.
Ciò che rende oggi le cose diverse è la disperazione dei tempi in cui viviamo. Molte persone, di entrambe le parti, ritengono che siamo arrivati a un punto di non ritorno, e sono disposte a cogliere al volo qualsiasi cosa dia loro un barlume di speranza, anche se ciò li porta poi ad abbracciare un’evidente contraddizione.
Così, coloro che difendono la morale cristiana trascureranno gli ovvi difetti del Presidente e plauderanno i suoi più piccoli gesti come un incoraggiamento a continuare la lotta per la Fede. Dall’altra parte, i sinistrorsi dimenticheranno le sue azioni, passate e presenti, che portano acqua al loro mulino, e vedranno invece nei suoi minimi gesti conservatori un fattore scatenante di oltraggio, irrazionalità e malcontento.
Evitare la possibilità di un risveglio
In un tale clima, ogni azione del Presidente assume un’importanza esagerata. Entrambe le parti sentono che una semplice parola di sostegno al nascituro insinua una legge morale e un ordine sociale basato sul matrimonio tradizionale e sulla famiglia. Le manifestazioni esteriori di patriottismo vecchio stile potrebbero far risorgere nozioni di dovere, sacrificio e onore in contrasto con le richieste liberali per l’abolizione dei confini e l’istituzione di un governo mondiale. Una semplice menzione a Dio potrebbe risvegliare sentimenti religiosi che sfidano il nostro sterile secolarismo.
La semplice possibilità che i gesti morali del Presidente possano risvegliare qualcosa nel profondo dell’America terrorizza la sinistra e rende urgente l’impeachment. Il suo dramma/circo oscura i problemi reali. Ecco perché la sua falsa narrativa deve trascinare nel fango i sessantatré milioni di elettori che hanno votato per il Presidente. Il vero oggetto dell’impeachment è una visione cristiana dell’America.