Editoriale
È nella notte che è bello credere alla luce
Nel film The Passion, Mel Gibson fa dire a Nostro Signore Gesù Cristo, sanguinante e sfinito sulla via del Calvario, rivolgendosi a sua Madre angosciata: “Io faccio nuove tutte le cose!”. Vi è in questa frase qualcosa di paradossale. Essa è tratta dall’Apocalisse (21,5), dove però è pronunciata da “Colui che sedeva sul trono (…) l’Alfa e l’Omega”, cioè dal Divino Sovrano nell’apogeo del suo potere e del suo splendore. Invece, il regista australiano la mette in bocca a Nostro Signore proprio mentre Egli si trova nell’apparente sconfitta, nell’apparente umiliazione, trascinato per terra dai suoi aguzzini, ridotto al nulla…
Ecco il paradosso della nostra Fede: è proprio nell’apparente sconfitta che si trova la radice del trionfo supremo. Con la sua passione e morte, con lo spargimento del suo Preziosissimo Sangue fino all’ultimo goccio, Nostro Signore non solo ha comprato tutte le anime fino alla fine del mondo, strappandole alle grinfie del demonio, ma anche tutte le grazie della storia: dalla fondazione della Chiesa fino alla fedeltà degli ultimi alla fine del mondo.
Fra poco saremo nella Settimana Santa. Si succederanno, in rapida sequenza, episodi gioiosi e tristi: dal trionfo popolare nella Domenica delle Palme, alla sordida cospirazione del Sinedrio, alla dolorosa passione e morte in croce, alla sfavillante aurora della Domenica di Risurrezione, completata poi con la Pentecoste. Dalla sconfitta più totale e infamante si passa al trionfo più glorioso di tutta la storia. Vincerà non tanto chi ha acclamato Gesù all’ingresso di Gerusalemme in mezzo ai festeggiamenti, ma chi ha conservato la fiducia nel Redentore quando tutto sembrava perduto; vincerà chi è rimasto al piede della croce quando Nostro Signore ha esclamato “Eli, Eli lama sabactani?” e le tenebre hanno ricoperto la terra.
“La Chiesa attraversa oggi un periodo simile al Venerdì Santo”, scriveva Plinio Corrêa de Oliveira nel 1961. Da allora, la situazione è precipitata, soprattutto dopo il cataclisma postconciliare. E oggi sembra che siamo arrivati all’auge delle tenebre. Non pochi hanno perso la fede. Altri, sgomenti dal “fumo di Satana nel tempio di Dio” (Paolo VI), hanno apostatato verso altre confessioni religiose. Molti traballano, sbattuti tra lo scoraggiamento e la perniciosa tentazione del sedevacantismo.
E, invece, la soluzione è sempre una: Fiducia! “Quando tutto sembra perso, quando sembra che non ci sia più niente da fare, è l’ora di preparare l’incenso: il Te Deum sta per cominciare!”, proclamava Padre Thomas de Saint-Laurent nel suo celebre «Libro della Fiducia». “È nella notte che è bello credere alla luce”, scrisse il poeta Edmond Rostand.
Plinio Corrêa de Oliveira voleva che i suoi discepoli fossero “eroi della fiducia, paladini di questa virtù”:
“Chi siamo noi? Nella tempesta, nell’apparente disordine, nell’apparente afflizione, nell’apparente rovina di tutto ciò che per noi sarebbe la vittoria, noi siamo quelli che hanno avuto fiducia, che non hanno mai dubitato, anche quando il male sembrava aver vinto per sempre.
“Chi siamo noi? Siamo figli e saremo gli eroi della fiducia, i paladini di questa virtù. Quanto più gli avvenimenti sembreranno smentire la voce della grazia che ci dice ‘vincerai!’, tanto più crederemo alla vittoria di Maria!”
Siamo paladini della Fiducia! Ecco i nostri auguri in questa Santa Pasqua 2020.