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Spagna: quando il Re non è più utile alla Rivoluzione…

 

“Stiamo rigirando la Spagna come un calzino”

“Quando avremo finito con la Spagna, non la riconoscerà nemmeno la madre che l’ha partorita”

“Stiamo attuando una Rivoluzione tremenda ma tranquilla” “Avremo bisogno di venticinque anni per cambiare tutto”

Ecco come, negli anni Ottanta del secolo scorso, i leader socialisti spagnoli si vantavano della Rivoluzione che stavano portando avanti, continuata poi nel nostro secolo da Zapatero. Questa Rivoluzione iniziò nel 1976 all’indomani della morte di Francisco Franco che, contrariamente a quanto si pensa, aveva preparato tutto affinché la “transición” si svolgesse senza intoppi.

Una figura chiave di questa “Rivoluzione tremenda ma tranquilla” fu, senza dubbio, il Re Juan Carlos I. Egli coprì e sancì con la sua autorità regale la politica demolitrice dei successivi governi di sinistra che puntavano a smantellare, pezzo dopo pezzo, la Spagna cattolica e tradizionale: dal divorzio all’aborto all’abolizione delle feste religiose alla legalizzazione delle droghe all’educazione laica, e un lunghissimo e triste eccetera magistralmente raccontato nel libro della TFP spagnola “España anestesiada” (Madrid, 1988, 584 pp).

Nel luglio 1978, quando questo processo era ancora nelle fasi iniziali, la Sociedad Cultural Covadonga (la TFP spagnola) consegnò una lettera a S.M. il Re, presentandogli rispettosamente la propria perplessità per la piega che stavano assumendo le cose in Spagna. La TFP si meravigliava che i comunisti e i socialisti – che fino a ieri volevano fucilare il Re – stessero adesso inneggiando a lui. Ovviamente il Monarca era utile ai loro progetti.

Dopo aver riaffermato la propria devozione per la persona del Re, la TFP presentava un’apprensione: “Quando i comunisti non avranno più motivo di temere alcuna reazione, il Vostro tempo sarà giunto, Sire. Voi gli sarete inutile. E, nel momento stesso in cui diventerete inutile, gli risulterete insopportabile. Allora Vi renderete conto che, dal centro delle attenzioni in cui Voi adesso Vi trovate, Vi ritroverete al centro del dolore”.

Sono passati quarantadue anni, ed ecco che questa terribile previsione si è avverata appieno! L’ormai ex-monarca si trova oggi “al centro del dolore”, costretto a lasciare il Paese quasi come un fuggitivo, incalzato dalle “pietre” della propaganda e dal disprezzo di tanti spagnoli.

Non possiamo esimerci dal manifestare tutto il dolore che ci provoca questo corso di avvenimenti. Non possiamoo neppure non registrare che Re Juan Carlos aveva avuto la possibilità di udire una filiale voce di allarme e di ammonimento, nell’ormai lontano 1978, scegliendo di ignorare quelle parole che, intrise di amore e di venerazione per la Monarchia, gli dirigevano i discepoli di Plinio Corrêa de Oliveira.