Svizzera: mentre si proteggono i pulcini si uccidono i bambini
di Marco Giglio
Il Parlamento svizzero ha deciso di vietare il metodo della triturazione dei pulcini non utilizzati per la produzione di uova. La Svizzera è uno dei paesi più “avanzati” in materia di protezione degli animali, e perfino delle piante, visto che è in discussione nel Parlamento federale un DDL sui “diritti dei vegetali”.
La misura è in buona parte simbolica, poiché il metodo di triturazione è ormai superato, secondo quanto informa Gallo Suisse, l’associazione federale dei produttori di uova. Non viene neppure più utilizzato dai quattro incubatoi che forniscono i polli a tutti gli allevatori svizzeri.
Dietro questa legge, piuttosto, ci sono interessi di tipo ideologico. Il Governo ha fatto sapere che “questo metodo di uccisione non è più tollerabile” e che “deve tutelare il benessere degli animali”.
Questo straziante animalismo contrasta con la ferocia con cui sono trattati i “pulcini” umani, cioè i bimbi nascituri.
In Svizzera, l’aborto è disciplinato dal Codice penale. La legge prevede che l’uccisione di un bimbo innocente non è punibile se necessaria per evitare alla donna un “grave danno fisico” o “una profonda sofferenza”. Basta, cioè, che la donna dichiari che la gravidanza le provoca “disagio”, perché l’aborto diventi legale. Dal 2011 al 2020 sono stati uccisi più di centoventimila bambini, cioè l’intera popolazione di Monza, Bergamo o Trento.
C’è da chiedersi: quale deformazione morale e mentale può spingere a uno stato d’animo che, mentre piange per la triturazione di un pulcino, non si commuove minimamente per quella di un bambino?