Due lettere, reverenti e filiali, rimaste senza risposta…
Nel 1944 fu nominato arcivescovo metropolita di San Paolo mons. Carlos Carmelo de Vasconcelos Motta, favorevole alle nuove tendenze. La polemica attorno al libro di Plinio Corrêa de Oliveira «In difesa dell’Azione Cattolica» era al culmine. Mentre alcuni vescovi, superiori religiosi e teologi lo attaccavano con acredine, altri lo difendevano con altrettanta decisione. Il giovane leader cattolico era riuscito a stanare l’eresia, che dovette quindi presentarsi con la sua vera fisionomia.
Nella sua prima Lettera Pastorale, mons. Motta decretò sotto obbedienza che ogni polemica sull’Azione Cattolica cessasse, poiché le questioni controverse sarebbero state risolte in modo autorevole dall’Assemblea Episcopale per l’Azione Cattolica. Plinio Corrêa de Oliveira ubbidì senza indugio e, per un anno, fu messo alla gogna, ridotto al silenzio mentre i suoi avversari violavano impunemente la “tregua” imposta da mons. Motta.
Annunciata nel settembre 1945 la tanto aspettata riunione dell’Assemblea Episcopale, il leader cattolico non esitò a scrivere all’Arcivescovo la lettera che trascriviamo nelle pagine seguenti. Il dott. Plinio chiedeva soltanto una cosa: essere giudicato. Se aveva sbagliato, implorava di essere corretto. Se non aveva sbagliato, perché allora veniva avversato in questo modo? La Commissione finì i lavori senza prendere nessuna decisione sulle tesi del libro.
Pochi mesi dopo, fu annunciata una riunione plenaria dei vescovi brasiliani per trattare i problemi dell’Azione Cattolica.
Tramite il suo amico, mons. José Maurício da Rocha, vescovo di Bragança Paulista, Plinio Corrêa de Oliveira indirizzò allora una lettera all’Episcopato nazionale. In essa reiterava ciò che mesi prima aveva scritto a mons. Motta: chiedeva di essere giudicato.
La lettera fu letta nel plenario da mons. Rocha ed ebbe l’effetto di una bomba. Nella confusione che ne seguì, mons. Antônio dos Santos Cabral, arcivescovo di Belo Horizonte, cominciò a piangere… Interpellato sul motivo di tale pianto, egli rispose: “Le loro eccellenze non vedono cosa è successo? Con questa lettera il dott. Plinio ha rovesciato la situazione. Prima sul banco degli imputati c’era lui e noi eravamo i giudici. Adesso a essere giudicato sarò io, poiché ho condannato pubblicamente questo libro. Come potete giudicare me, con un foglio di servizio alla Chiesa lungo più di trent’anni? Sarebbe un insulto alla mia vecchiaia!”. La scena fu riferita al dott. Plinio dallo stesso mons. Rocha.
Nonostante l’intervento di alcuni vescovi in sostegno di Plinio Corrêa de Oliveira, la questione non arrivò mai al plenario. E la campagna di calunnie nei confronti del leader cattolico continuò. Il dott. Plinio scrisse allora una lettera al Nunzio, Apostolico che aveva concesso la Prefazione al libro, e che nel frattempo era stato nominato cardinale. Trascriviamo brani di questa lettera, della quale manca l’ultima pagina.