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Capitolo III

 

La parola-talismano

espediente del trasbordo ideologico inavvertito

 

Nel capitolo precedente, abbiamo esaminato il processo del trasbordo ideologicoinavvertito. Esaminiamo ora la parola-talismano.

1. - Un espediente tra i più efficaci

L’espediente che qui denominiamo parola-talismano (12) è uno dei mezzi più efficaci per realizzare il trasbordo ideologico inavvertito. Esso consiste essenzialmente nell’usare con una tecnica astutissima certi vocaboli, più o meno elastici, adatti ad agire in un modo molto sui generis sulla mente d’individui, gruppi o grandi collettività.

2. - Metodo di utilizzazione della parola-talismano

Il metodo col quale si produce il trasbordo ideologico inavvertito mediante la parolatalismano, benché comporti necessariamente adattamenti a ciascun caso concreto, può essere descritto nelle proprie linee generali.

Per maggior comodità, inizieremo questa descrizione immaginando questo metodo come applicato da qualcuno su un gruppo ristretto di persone. È evidente ch’esso può essere applicato anche da una persona che agisca individualmente su un’altra, o da un gruppo ristretto che agisca su un altro, sia pure molto maggiore.

L’applicazione di questo metodo si sviluppa progressivamente nel modo che descriveremo qui di seguito.

a) Un punto di impressionabilità.

Come punto di partenza, il metodo presuppone, in coloro ai quali sarà applicato, una speciale impressionabilità su un determinato argomento.

* Nell’ordine dei problemi sociali, questo punto d’impressionabilità sarà per esempio:

- una evidente ingiustizia, quale può aversi in certi privilegi di classe;

- un rischio particolarmente temibile, come quello di una rivoluzione sociale;

- una sciagura presente, come la fame o la malattia.

* Nell’ordine dei problemi ideologici (filosofici, religiosi, etc.), il punto d’impressionabilità può essere, tra l’altro:

- la sventura di coloro che vivono nell’errore – ad esempio, eretici, ebrei, pagani e altri “fratelli separati” (13) – e la impellente necessità d’illuminarli e d’istruirli;

- il timore della imminente vittoria, a livello locale o mondiale, di una falsa ideologia (quella marxista, per esempio), con tutta la catena di conseguenze religiose, culturali e morali che ne deriverebbe;

- il rischio che il crescente conflitto tra ideologie e regimi contrapposti aggravi le pericolose tensioni che tormentano il mondo contemporaneo, giungendo fino al parossismo di una guerra termo-nucleare.

b) Un punto di apatìa.

All’inizio del processo, il metodo suppone inoltre, in coloro ai quali sarà applicato, un punto di apatia o d’imprudenza che sia simmetrico al punto d’impressionabilità.

* Nel campo dei problemi sociali, questo punto simmetrico può essere, per esempio:

- l’insensibilità di fronte a ingiustizie che in nessun modo sono meno flagranti o meno numerose di quelle legate a certi privilegi giustamente detestati. Per esemplificare, ricordiamo qui le ingiustizie gravissime e assai diffuse inerenti alla sistematica distruzione dei diritti di persone, famiglie, gruppi sociali o regioni, attuata gradualmente dalla massificazione delle società contemporanee, ossia dalla trasformazione del popolo in massa, secondo il celebre insegnamento di Pio XII nel radiomessaggio natalizio del 1944 (14). Questa massificazione può accadere sia mediante la trasformazione dei costumi, sia per effetto delle leggi socialiste, sempre più numerose nei Paesi non-comunisti, sia anche per effetto della instaurazione della cosiddetta “dittatura del proletariato”, nei Paesi dove trionfa il comunismo. In questo modo, in olocausto a ciò che molti chiamano “socializzazione”, vengono immolate senza pietà non solo peculiarità personali, familiari o regionali legittime che costituiscono valori inestimabili, ma anche disuguaglianze culturali e sociali proporzionate e organiche, fondate su giusti motivi di ordine morale, intellettuale o patrimoniale;

- l’insensibilità di fronte alla considerazione che, se una rivoluzione sociale è un male gravissimo, lo è abitualmente soprattutto a causa dei suoi obiettivi ingiusti e rovinosi, per cui nulla è più assurdo che voler evitare a tutti i costi la rivoluzione facendola dall’alto verso il basso, provocando così proprio quei risultati ingiusti e rovinosi che bisognava evitare. In altri termini, è assurdo realizzare dall’alto verso il basso, per iniziativa di coloro che dovrebbero essere i naturali custodi dell’ordine, quelle stesse “riforme” che la tattica comunista vuole imporre dal basso verso l’alto: infatti, per tutto il corpo sociale, questo significa «propter vitam, vivendi perdere causas» (15);

- l’insensibilità di fronte al fatto che, se contro la fame o la malattia (qui considerate come mali sociali) si deve fare assolutamente tutto quanto è possibile, in nessun modo però si deve tentare l’impossibile, l’utopico, perché ciò non farà che aggravare, in un tempo più o meno breve, quegli stessi mali che si vorrebbe eliminare. In molti casi, lente sono le soluzioni profonde e durevoli di quei mali.

Questo non costituisce un motivo per applicarle senza premura; occorre porle in p ratica con raddoppiata sollecitudine, onde evitare che, alla naturale lentezza della soluzione, si aggiunga il censurabile ritardo prodotto dalla nostra negligenza. Ma molte volte bisogna rinunciare al desiderio impaziente di risultati immediati; questo desiderio ci espone infatti al rischio di preferire alle soluzioni autentiche le panacee violente, efficaci solo in apparenza, preconizzate dalla demagogia.

* Nell’ordine dei problemi ideologici, in modo ugualmente simmetrico, si possono enunciare i seguenti punti di apatia o d’imprudenza:

- l’insensibilità ai rischi di uno zelo apostolico intemperante. Poiché la conoscenza della vera Religione è la maggior fortuna, certamente sono da compiangere sommamente coloro che non la conoscono, e sono da elogiare coloro che usano tutti i mezzi per portare all’unità della Fede i nostri “fratelli separati”. Pertanto costituisce per noi un vero pericolo l’omettere, per negligenza o ignoranza, una qualunque forma di azione conducente a tal fine. Ciò nonostante, è necessario non essere insensibili ai pericoli che possono derivare dall’eccesso opposto, cioè dallo zelo disordinato dell’apostolo e dal carattere naturalistico dei propri metodi. Pur di attrarre gli acattolici, lo zelo disordinato e il naturalismo possono spingere a usare tecniche illegittime, come ad esempio la terminologia confusa, le concessioni dottrinali implicite o esplicite, ecc. Limitandoci a considerare soltanto l’efficacia apostolica di questi cattivi artifici, bisogna comprendere che i più accorti e coerenti tra i nostri “fratelli separati”, lungi dal lasciarsi ingannare da astuzie di questo genere, le guardano con sospetto. Proprio i migliori e i più avvicinabili tra loro tengono gli occhi fissi su di noi, per giudicarci in base alla nostra sincerità e alla nostra coerenza con la Fede che professiamo. Potrà provocare in loro solo pena e avversione il vedere che, nell’ansia di ottenere conversioni, confidiamo più in tecniche moralmente dubbie che nel soprannaturale. Questi sono altrettanti pericoli ai quali non possiamo essere insensibili. Infine, e soprattutto, non possiamo rimanere indifferenti al pericolo di esporre a vacillamenti nella Fede i nostri stessi fratelli cattolici, convincendoli – pur di attuare una coesistenza pacifica con i “fratelli separati” – ad ascoltare conferenze e discorsi, a leggere libri o a partecipare a convegni mediante i quali l’eresia, lo scisma o la corruzione morale penetrano nella loro anima (16). Dobbiamo vigilare ben più sulla preservazione dei
cattolici, che sulla conversione degl’infedeli; infatti, nella gerarchia dell’amore verso il prossimo, nessuno merita maggior amore del fratello che condivide la nostra stessa Fede, come avverte san Paolo: «Pertanto, mentre abbiamo tempo, facciamo del bene a tutti, ma principalmente ai fratelli nella Fede» (Gal. 6, 10);

- l’insensibilità al fatto che è illecito rinunciare ad alcuni principi superiori e improrogabili, e accettare alcuni errori del marxismo pur di evitarne una vittoria totale. La vittoria marxista è certamente causa di catastrofiche sciagure. Tuttavia, il nostro maggior rischio sta non nell’essere sconfitti da esso sul campo militare o politico, ma nell’inginocchiarci davanti al vincitore. Accettare un modus vivendi che comporti la rinuncia a principi per evitare le conseguenze funeste della nostra sconfitta – per esempio, rinunciare esplicitamente o implicitamente all’istituto della proprietà privata pur di ottenere la libertà di culto (17) – è mille volte più triste che subire le persecuzioni provocate da un comportamento nobilmente e santamente fedele all’ortodossia;

- l’insensibilità al rischio che il comunismo giunga a dominare il mondo, tra il silenzio e l’inerzia dei cristiani. Se i comunisti ci pongono brutalmente davanti all’alternativa tra rinunciare a combattere i loro errori o accettare il rischio di una guerra, implicitamente essi ci chiedono di scegliere tra compiere il nostro dovere di cristiani e apostatare concretamente. In questo caso, è necessario ripetere l’ammonimento di san Pietro: costi quel che costi, «si deve ubbidire più a Dio che agli uomini» (At. 5, 29).

c) Una parola -talismano

In questa iniziale posizione – nella quale la vittima, per colpa dell’unilateralità della propria situazione spirituale, già appare favorevolmente predisposta al trattamento psicologico che sta per subire – l’uso di una parola ben scelta può produrre risultati sorprendenti. È la parola-talismano.

Si tratta di una parola, il cui significato legittimo è simpatico e talvolta perfino nobile, ma che comporta una certa elasticità. Se questa parola viene usata tendenziosamente, comincia a rifulgere di un nuovo brillìo che affascina il paziente e lo conduce molto più lontano di quanto avrebbe potuto immaginare.

Citeremo alcuni di questi sani e perfino nobili vocaboli. Una volta distorti, torturati, deturpati, violentati in vari modi, a quanti equivoci, errori e sbagli essi hanno fatto da etichetta di garanzia! Si può pure dire che, quanto più nobile ed elevato è il contenuto della parola della quale si abusa, tanto più dannosi sono gli effetti di questa tecnica: “corruptio optimi pessima”. Tra le parole portatrici di un contenuto valido, ma poi trasformate in ingannevoli talismani al servizio dell’errore, possiamo citare: giustizia sociale, ecumenismo, dialogo, pace, irenismo, coesistenza, etc.

d) ...che suscita una costellazione di simpatie e repulsioni

Così impregnato di uno spirito nuovo, ciascuno di questi vocaboli, in coloro che si trovano nelle condizioni di spirito indicate più sopra (paragrafi A e B), suscita tutta una costellazione d’impressioni ed emozioni, di simpatie e repulsioni. Come vedremo più avanti, questa costellazione va orientando tali persone verso nuove rotte ideologiche: ossia verso il relativismo filosofico, il sincretismo religioso, il socialismo, la cosiddetta “politica della mano tesa”, l’aperta collaborazione col comunismo e infine l’accettazione della dottrina marxista.

e)... dotata di grande efficacia propagandistica

La vittima del processo di trasbordo ideologico si trova sempre più attratta versoLa vittima del processo di trasbordo ideologico si trova sempre più attratta versoqueste rotte ideologiche dal fascino della propaganda. Le parole-talismano corrispondono a ciò che gli organi propagandistici in genere stimano essere moderno, simpatico, attraente. Perciò i conferenzieri, oratori e scrittori che usanoquelle parole, per questo solo fatto vedono aumentate le proprie possibilità di successo nella stampa, nella radio, nella televisione. Per questo motivo, il radioascoltatore, il telespettatore e il lettore di giornali o riviste troveranno utilizzatead ogni proposito queste parole, che riecheggeranno sempre più nel fondo dellaloro anima.

f) ... della cui elasticità si abusa per scopi propagandistici

Questo valore propagandistico della parola-talismano spinge lo scrittore, l’oratoree il conferenziere alla tentazione di usarla con crescente frequenza, ad ogni proposito e perfino a sproposito, perché in tal modo potranno farsi applaudire più facilmente. Inoltre, pur di moltiplicare le occasioni di citare questa parola, cominciano a usarla in significati analogici sempre più rischiosi, ai quali la suaelasticità naturale si presta fin quasi all’assurdo.

g) ... suscettibile di essere fortemente radicalizzata

Una volta che la parola-talismano si è così dotata di una vasta gamma di applicazioni sempre più rischiose, le più audaci tra queste, e perciò stesso più “avanzate”, vanno mettendo in disuso quelle più moderate, sensate e correnti. Chi tempo addietro applaudì o usò la parola-talismano nel suo significato appena un po’ deformato, come se fosse una succosa novità, finirà per applaudirla e usarla in senso sempre più estremizzato, fino a raggiungere l’apice. È il fenomeno della radicalizzazione della parola-talismano.

h) ... realizzando in tal modo il trasbordo ideologico inavvertito.

Questa radicalizzazione della parola-talismano va di per sé operando il trasbordo ideologico inavvertito di coloro che la usano. Costoro infatti, presi dal fascino del vocabolo, vanno senz’altro accettando come ideali supremi e ardentemente professati quei significati sempre più radicali ch’esso va assumendo. Pari passu, questi ideali, con la forza dei valori accettati come supremi, vanno producendo nella vittima del trasbordo tutti quei mutamenti di atteggiamento interiore ed esteriore, nei confronti dell’avversario di prima, che abbiamo descritto nel capitolo precedente (punto 4).

Così, la parola-talismano serve a innescare e portare a compimento il procedimento del trasbordo ideologico inavvertito.

3. -Come impedire il successo dello stratagemma della parola-talismano

Il lettore ovviamente si domanderà se c’è qualche maniera per impedire il successo dell’espediente che abbiamo descritto. Questa maniera esiste: è facile scoprirla, se si tiene conto di alcune caratteristiche della parola-talismano.

a) La parola-talismano è restìa a esplicitarsi.

La parola-talismano radicalizzata è restia a esplicitare il suo significato. Infatti la sua grande forza sta nell’emozione che suscita. La chiarificazione turberebbe e impedirebbe ipso facto la fruizione emotiva e immaginifica del vocabolo, attirando verso di esso la considerazione analitica di chi l’usa o l’ascolta. Mantenendo invece così ostinatamente implicito il suo significato, la parola-talismano continua ad essere veicolo e nascondiglio del suo crescente contenuto emotivo.

b) La spiegazione "esorcizza" la forza magica della parola-talismano.

L’azione della parola-talismano può dunque essere “esorcizzata” mediante la sua spiegazione. È la conseguenza di ciò che abbiamo detto. Si comprende così l’utilità del presente studio, che vuole mettere a disposizione degl’interessati il mezzo per arrestare il procedimento di trasbordo ideologico inavvertito “esorcizzando” la parola-talismano.

4. - Riserva sull'uso della parola impregnata di significato talismanico

Sarebbe superfluo aggiungere che qui non vogliamo raccomandare di non usare mai la parola impregnata di significato talismanico, ma semplicemente di usarla solo a proposito e sempre nel suo senso naturale e legittimo.

 

Note

12. Com’è evidente, usiamo qui il vocabolo talismano, come anche più avanti il vocabolo magia, nel suoCom’è evidente, usiamo qui il vocabolo talismano, come anche più avanti il vocabolo magia, nel suo senso corrente e meramente metaforico.

13. Nel corso del presente studio, usiamo più volte l’espressione “fratelli separati”, oggi tanto in voga. La interponiamo di volta in volta alle parole “eretico” e “scismatico”, che in certi ambienti vanno cadendo sempre più in disuso. Lo facciamo intenzionalmente, perché “fratelli separati” è anch’essa un’espressione che va subendo un uso talismanico. Essendo stati creati dallo stesso Dio e discendendo dalla medesima prima coppia, tutti gli uomini sono fratelli. A un titolo ancor più nobile, lo sono pure coloro che credono in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, Redentore del genere umano, e in Suo nome sono stati battezzati. Per profonde e forti che siano le divergenze tra gli uomini, ciò non fa scomparire questi titoli di fratellanza. Nulla di più legittimo, dunque, della qualifica di “fratelli separati”. Dire “legittimo”, è ancora dire poco. La citata espressione, che contiene un’evidente accentuazione del sostantivo fratelli, ha il merito di dare a coloro che la usano una coscienza più viva ed attuale di questa superiorità dei vincoli fraterni sulle divisioni, e a tal titolo costituisce un fattore utile a preziosi avvicinamenti apostolici. Tuttavia, se a volte è necessario porre in rilievo che tanti uomini separati da noi sono nostri fratelli, in altre occasioni è non meno necessario porre l’accento sul fatto che questi fratelli non sono fratelli qualunque, ma al contrario sono profondamente separati da noi. Infatti è nella doverosa e intera valutazione di entrambi gli elementi – fratellanza e separazione – che si trova la piena verità sulla posizione dei non-cattolici rispetto ai cattolici. Orbene, le parole eresia e scisma esprimono la natura di questa separazione con mirabile precisione morale e canonica, rammentando l’autorità magisteriale e giuridica della Chiesa, l’enorme gravità dell’errore o della rivolta contro di Essa, la severità delle sanzioni ecclesiastiche e la necessità che i cattolici si preservino dal contagio degl’infedeli. Così, render raro l’uso delle parole eretico e scismatico, o addirittura sopprimerle per parlare solo di “fratelli separati”, comporta una vera e propria mutilazione talismanica della reale portata di questa separazione: mutilazione particolarmente dannosa in un clima infetto da irenismo e relativismo religioso, com’è il nostro. Ciò potrebbe portarci molto lontano, se è vero che una rivista cattolica olandese si è ironicamente domandata quando
cominceremo a proibire la parola demonio per usare solo quella di “angelo separato”.

14. Pio XII, Discorsi e radiomessaggi, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1960, vol. VI, p. 239.

15. Giovenale, Satire, satira VIII, 84 [«Pur di sopravvivere, perdere le ragioni stesse del vivere»].

16. Questo rischio fu presente alle preoccupazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II. Esso dispose che il compito di conoscere meglio il pensiero dei “fratelli separati” e di presentare loro nella maniera più conveniente la nostra Fede, attraverso riunioni in cui siano trattate soprattutto questioni teologiche, non spetta a qualunque cattolico, ma solo a «persone veramente competenti» e sotto la vigilanza dei vescovi (cfr. De Oecumenismo, decreto conciliare del 21.11.1964, § 9; A.A.S., vol. LVII, n. 1, p. 98). È chiaro che, per “persone veramente competenti”, bisogna intendere coloro che non solo sono dotati di cognizioni abbastanza solide per poter resistere illese ai sofismi dell’eresia, ma hanno pure sufficiente vigore nella virtù teologale della Fede.

17. Cfr. il nostro citato saggio su La libertà della Chiesa nello Stato comunista.