Centenario di Plinio Corrêa de Oliviera
Uomo di fede, di cultura e d'azione
di Don Calogero d'Ugo
[A Palermo, il convegno in onore del prof. Plinio Corrêa de Oliveira si è tenuto presso il Grand Hotel Villa Igiea, davanti a un attento pubblico che gremiva il Centro Congressi. Ha presentato i relatori D. Calogero d’Ugo, direttore della Scuola di formazione Sociopolitica dell’Arcidiocesi di Palermo. Ecco le sue parole introduttive.]
Ho l’onore di aprire questo convegno. E lo faccio non con parole mie ma riportando il testo di un autore non molto noto: “Gli uomini che hanno il cuore pieno di ideali, ma soprattutto i santi che lo hanno pieno di Dio, somigliano ai fuochi d’artificio: puntano al Cielo, esplodono e cadono verso la terra illuminandola e donandole bellezza”.
Sono parole che, a mio parere, possono essere applicate alla nobile esistenza di Plinio Corrêa de Oliveira, che stasera intendiamo ricordare a cento anni dalla sua nascita terrena, il 13 dicembre 1908 a San Paolo del Brasile. Fu battezzato col nome di Plinio, antico nome romano che deriva dal termine plenus, cioè pieno.
Gli studiosi dei nomi propri dicono che Plinius è “adespota”, cioè non deriva né dipende da niente. Questo il senso dell’aggettivo “adespota”, senza padrone. Forse mai come nel caso del nostro “dottor Plinio”, così giustamente, dopo la laurea, si è cominciato a chiamarlo seguendo le usanze brasiliane, il nome dice tanto sulla personalità.
Egli fu un uomo pieno di capacità, di bene e di virtù, che egli fece fruttificare come il servo fedele del Vangelo che aveva moltiplicato i talenti datigli dal padrone. Fu uomo libero da condizionamenti storico-culturali che, ideologicamente, avrebbero fatto fuorviare tanti altri, mantenendosi invece sempre sulla retta via della verità su Dio, l’uomo, il creato, la storia.
Era nato il 13 dicembre, memoria liturgica di Santa Lucia, vergine e martire. Noi veneriamo s. Lucia, che si considera la protettrice degli occhi, e quindi anche del rapporto vista-cecità, luce-tenebre. Il ricordo di questa sua padrona aggiunge, al mio parere, un altro elemento alla personalità del nostro dottor Plinio: fu un uomo illuminato dalla grazia di Dio, che in lui risplendeva con una straordinaria luce intellettuale che lo rese capace di leggere fra le pieghe della cultura e dell’anima umana.
Non sta a me tracciare un profilo intellettuale del dottor Plinio. Qui sono presenti due noti studiosi che hanno approfondito il pensiero e l’opera pliniana. Ma, anche se solamente a volo d’uccello, non posso esimermi dal ricordarne alcuni aspetti, profondi per la capacità di penetrazione intellettuale, ricchi per dottrina ed entusiasmanti per l’azione che ispirano. Ecco i suoi libri In difesa dell’Azione cattolica, Riforma agraria questione di coscienza, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, La libertà della Chiesa nello Stato comunista, Il socialismo autogestionario, e altri scritti e articoli numerosissimi.
Ma il dottor Plinio non fu solamente professore e accademico, uno studioso staccato dall’impegno sociopolitico. Tutt’altro! La sua riflessione intellettuale era accompagnata da un’azione militante. Ecco perché da tanti fu detto anche “uomo d’azione”. Pensiamo in epoca giovanile, alla fondazione dell’Azione universitaria cattolica, all’attività svolta nella Lega elettorale cattolica, alla sua attività politica, all’attività legata al Legionario, e poi a Catolicismo, ai viaggi in Europa per stringere rapporti con personaggi ed istituzioni, alle attività legate alla lotta contro la riforma agraria socialista in Brasile negli anni ‘60 e di sostegno alla Chiesa oppressa dal comunismo. Le campagne negli ultimi trent’anni le svolse alla guida dall’associazione da lui fondata nel 1960: la Società brasiliana di difesa della Tradizione Famiglia e Proprietà.
Uomo di pensiero, uomo d’azione ma anche, ed anzi principalmente, uomo di preghiera e di vita interiore. Una volta chiesero a S. Josemaría Escrivá de Balaguer cosa fosse la vita interiore, ed egli rispose: significa non perdere mai di vista Gesù. Il dottor Plinio non ha mai perso di vista Gesù. E lo fece in un impianto interiore misto di grazia e di dottrina, fondamentalmente cattolico, in linea con la più nobile tradizione spirituale della Chiesa. Ecco i suoi grandi amori: Gesù Eucaristico, Maria e il Papa. I tre grandi amori che da secoli la tradizione cattolica, specie quella della Contro-riforma, propone ai membri della Chiesa.
Sentiamo le sue parole: “Desidero che l’ultimo atto del mio intelletto sia un atto di fede nel Papato, che il mio ultimo atto di volontà sia un atto di amore per il Papato”. Insieme a quelle parole che furono scritte sulla sua tomba: Vir catholicus, apostolicus, plene romanus, uomo cattolico, apostolico, pienamente romano.
Vorrei concludere ponendomi una domanda. Ho pensato in questi giorni, da quando ho avuto l’invito a presentare questo convegno: che senso abbia riportare stasera, dopo cento anni, in una città come Palermo, in un contesto culturale alquanto mutato rispetto a quello che, per tempo e per geografia, ha conosciuto il dottor Plinio. Cosa può dire ai cattolici di oggi?
Mi sono risposto: agli uomini di oggi può dire tanto, per quella forza che ha l’esempio. Può farli riflettere sul mistero di Dio nella propria vita, alla luce della cattolicità. Può dire agli uomini di oggi che cultura, fede e ragione possono andare a braccetto. Perché dalla sua esistenza viene fuori quella provocatoria ma realissima affermazione di Jean Guitton: o atei o cattolici.
Davanti alla situazione odierna, egli ci sprona ad essere cattolici in tre punti fondamentali: non trascurare il pensiero metafisico in campo culturale; coltivare la vita interiore; non sottrarsi alla militanza socio-politica.
Lui queste cose le ha incarnate: uomo di cultura, uomo di vita interiore, apostolo entusiasta e trascinatore!