Attualità
Pedofilia, roba di sinistra
Lo scorso 17 febbraio, L’Osservatore Romano riproponeva un interessante articolo del prof. Manfred Lütz, apparso qualche giorno prima sul quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Psichiatra e teologo, il dottor Lütz è direttore dell’Alexianer Krankenhaus, l’ospedale psichiatrico di Colonia.
Il noto specialista difendeva il Papa e la Chiesa contro i feroci attacchi della stampa tedesca a proposito degli scandali di pedofilia nel clero. Tra i molteplici quesiti sollevati, ci preme sottolinearne due. Un primo punto è che è stata proprio la sinistra a proporre la depenalizzazione della pedofilia.
“Nel 1970 — scrive Lütz — il noto sessuologo Eberhard Schorsch durante un intervento al Bundestag, senza essere contestato dichiarò: ‘Un bambino sano in un ambiente intatto elabora le esperienze sessuali non violente senza che abbiano conseguenze negative durature’. L’ambiente di sinistra coccolava i pedofili. Nel 1969, prima di congedarsi per entrare nella Rote Armee Fraktion [le Brigate Rosse tedesche, ndr], Jan Carl Raspe nel suo Kursbuch elogiò la Comune II [il ‘68 tedesco, ndr], dove gli adulti spinsero i bambini, nonostante la loro resistenza, a tentativi di rapporti sessuali. Tra i Verdi, nel 1985 vi fu la richiesta di decriminalizzare il sesso con i bambini e nel 1989, la celebre casa editrice Deutscher Ärtzteverlag pubblicò un libro che chiedeva apertamente che venissero permessi i contatti pedosessuali. All’epoca si combatteva in particolare la morale sessuale cattolica in quanto ostacolo repressivo alla ‘emancipazione della sessualità infantile’”.
Con quale faccia tosta può questa sinistra tedesca accusare uomini di Chiesa di aver compiuto atti che lei stessa propone come naturali e, anzi, auspicabili?
Ma il prof. Lütz solleva anche un’altra domanda che forse ci porta al cuore del problema: perché questa sinistra se la prende proprio con la Chiesa cattolica?
Secondo lui, nella società moderna si è persa la figura paterna, vale a dire quella che ha “il compito di dettare le regole”. “Siamo in una società senza padre”, afferma Lütz. Si è persa nella famiglia con la sua crescente disgregazione. Si è persa nella società con la crisi di ogni autorità. Si è persa perfino nella politica: “il padre Stato non esiste più”. Questa soppressione della figura paterna corrisponde all’ideologia di sinistra, che è per natura ugualitaria e libertaria.
Nel mondo di oggi, resta appena una realtà che si attribuisce questo “ruolo paterno”: la Chiesa cattolica. La Chiesa è l’unica istituzione che rivendica il diritto, anzi il dovere, di dettare regole: regole di credenza (dogma), regole di condotta (morale), regole di governo (autorità). La Chiesa, dice Lütz, è “l’unica istituzione che riconosce delle norme e non nega la sua identità storica”. E questo non è tollerabile in una società che si fonda proprio sulla negazione di ogni regola, di ogni radice, di ogni principio di autorità. Donde questa animosità anticattolica, che rasenta veramente la ferocia.
Salute e famiglia tradizionale
Roseto è una piccola comunità italo-americana nello stato di Pennsylvania: famiglie numerose, festività religiose, lavoro onesto, belle mangiate e tanta musica, insomma un pezzo del Belpaese finito oltreoceano. L’eccellente salute dei rosetani sbalordiva gli osservatori: “Gli uomini del villaggio fumavano e bevevano vino liberamente. (...) A casa, le tavole erano cariche dei piatti della cucina tradizionale italiana. Un mix che farebbe urlare di disperazione un moderno dietologo”. Eppure, fino a qualche anno fa, Roseto vantava il più basso indice di malattie cardiovascolari in tutta la regione: meno della metà.
Oggi tutto questo è cambiato. I rosetani ormai muoiono come tutti gli americani. Che cosa è successo?
B. Egolf, J. Lasker, S. Wolf e L. Potvin, ricercatori dell’Università di Lehigh, hanno condotto un approfondito studio sulle cause di questo mutamento (The Roseto effect: a 50-year comparison of mortality rates). Le loro conclusioni danno da pensare: “Fino al 1965 vi era una sorprendente differenza tra l’indice di mortalità a Roseto e quello dei paesi vicini. Questa differenza è sparita quando Roseto si è ‘americanizzata’ negli anni ‘60. (...) Fra le cause dobbiamo rilevare l’erosione della famiglia tradizionale, coesa e solidale”.
Tutti vorremmo una salute migliore. Ma, possiamo scomettere che nessuno scienziato moderno oserà proporre il ritorno della famiglia tradizionale come soluzione per le malattie cardiovasculari?
Il bio che fa male
Il mondo moderno è fatto da tanti miti. Uno molto alla moda è quello degli alimenti biologici, cioè prodotti senza trattamenti con sostanze chimiche, ritenute nocive alla salute. Sembrava la panacea del futuro. Adesso la notizia arriva invece come una doccia fredda: secondo uno studio inglese certificato dalla Food Standard Agency, gli alimenti biologici non sarebbero migliori che il cibo ottenuto con l’agricoltura convenzionale e, in alcuni casi, potrebbero perfino essere pericolosi.
Lo studio, pubblicato dalla prestigiosa rivista American Journal of Clinical Nutrition, costituisce una delle ricerche più approfondite condotte negli ultimi cinquant’anni sull’argomento, con oltre 162 pubblicazioni confrontate tra loro. Il verdetto è secco: “Non emerge prova di alcun beneficio significativo per la salute derivante dal nutrirsi di alimenti cosiddetti biologici”. In altre parole, non esistono differenze, a livello di conseguenze per la salute, tra l’alimentazione “industriale” e quella “naturale”.
Secondo il dott. Angelo Visconti, direttore dell’Istituto di Scienze delle Produzioni alimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’uso adeguato e controllato di sostanze chimiche è anzi garanzia di qualità, una garanzia che manca a molti alimenti prodotti biologicamente. Si arriva quindi al paradosso che questi possano talvolta nuocere alla salute (Riflessi, ottobre 2009).
Cristianofobia in Francia
Ha taciuto, pro bono pacis, quando una chiesa della sua diocesi è stata svaligiata e incendiata da mani criminali. Ha taciuto quando sono stati profanati tre cimiteri cattolici. Ha taciuto perfino quando hanno decapitato una statua della Madonna. Però, quando i soliti “ignoti” hanno distrutto il tabernacolo e profanato il Santissimo Sacramento, disperdendo per terra e poi calpestando le Ostie nella chiesa di Morangis (Essone), mons. Jacques Dubost, vescovo di Évry-Corbeil, non ci ha visto più.
In un drastico comunicato, pubblicato lo scorso 19 febbraio, il prelato esalta “la prontezza delle istituzioni, dei politici e dei mezzi di comunicazione nel reagire quando una moschea o una sinagoga è attaccata”. Una prontezza che contrasta penosamente col “silenzio e l’inerzia quando si tratta di chiese cattoliche”. Basta una semplice scritta sul muro d’una moschea per scatenare la reazione delle istituzioni, mentre le chiese vengono sistematicamente derubate, incendiate, profanate senza che i media nemmeno diano la notizia e senza che le autorità muovano un dito.
Mons. Dubost accusa apertamente i poteri pubblici, “responsabili per la loro assenza” e “sospetti di non interessarsi alle aggressioni quando colpiscono i cattolici”. “Bisogna reagire! Ecco perché ho lanciato questo ruggito”, conclude il vescovo. Un “ruggito” che ha ricevuto l’appoggio della Conferenza episcopale, per bocca del suo portavoce mons. Podvin, che ha salutato la “collera costruttiva” del suo confratello. Il portavoce dei vescovi ha anche rincarato la dosi denunciando “la banalizzazione delle violenze contro il cristianesimo in Francia, il ché mostra una somma ingratitudine”.
Nella più assoluta indifferenza delle istituzioni, nel 2009 almeno quindici chiese sono state profanate e quattro incendiate, diversi cimiteri cattolici sono stati profanati e molti oggetti religiosi in oro ed argento rubati.